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Paradossi di Borsa

Wall Street: la caduta dell'azionario picchia sui bilanci dei Big Brokers

Rally di fine anno

Wall Street: IPO 2001, peggior risultato dal 1979

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  Paradossi di Borsa

21 Dicembre 2001   17:12  (Ansa)

In Argentina è il caos. Mentre il mondo finanziario si interroga sul futuro del debito pubblico (e delle obbligazioni in mano ai risparmiatori) il Merval continua a crescere.

Chi può credere che, nel momento stesso in cui si vedevano passare in televisione le scene di disperazione degli argentini e di quella repressione finita, per il momento, con oltre 20 morti e decine di feriti, a Buenos Aires
la Borsa guadagnava oltre il 15% nella giornata di giovedì e ben il 26% considerando anche mercoledì? Un paradosso, ma logico.

E’ di inizio dicembre la decisione dell’ormai dimissionario ministro dell’economia Domingo Cavallo che vieta ai cittadini di prelevare più di 250 dollari a settimana dal conto corrente bancario, un piano lanciato dopo che in poche ore centinaia di risparmiatori preoccupati per un'imminente bancarotta dello Stato avevano iniziato a dare l’assalto alle banche per prelevare i propri risparmi.

Di fronte a una crisi di liquidità di queste dimensioni, di fronte al pagamento degli stipendi che avviene da settimane quasi esclusivamente in ticket per fare la spesa,
la Borsa è stata vissuta dagli argentini, da quelli che potevano, come l’unico luogo dove poter convertire pesos in dollari. L’unico luogo fidato dove mettere i propri risparmi per non doverli lasciare in banca e il luogo, hanno supposto alcuni analisti, tramite il quale esportare il proprio denaro, comprando in pesos titoli alla Borsa argentina e rivendendoli in dollari sulle altre Borse internazionali dove gli stessi titoli sono quotati – un esempio per tutti è fornito da Telefonica, quotata anche alla Borsa di New York.

Il Merval ha così guadagnato in un mese il 60%, passando da
200 a 320 punti. Un fuoco di paglia, evidentemente. Soprattutto se è vero che i capitali stranieri sono già andati via dalla Borsa argentina.

Ai risparmiatori che in questi giorni assistono impotenti alla decurtazione del prezzo delle obbligazioni emesse dallo Stato argentino e che aspettano, a momenti, la dichiarazione di fallimento e dello stato di insolvenza del Governo di Buenos Aires non faccia gola la situazione venutasi a creare in Borsa. Come all’indomani dell’attentato dell’11 settembre contro le Torri Gemelle, l’invito è a non speculare in situazioni drammatiche come quella che si è venuta a creare in Argentina.

21 Dicembre 2001   17:12  Roma

 

  Wall Street: la caduta dell'azionario picchia sui bilanci dei Big Brokers

20 Agosto 2001   19:08  New York (Ansa)

Non è bastato il recente rimbalzo dei mercati azionari, dopo il bottom del 21 settembre, a risollevare i bilanci delle grandi case di brokeraggio. Goldman Sachs, Lehman Brothers Holdings e Bear Stearns, infatti, hanno palesemente accusato nell'ultimo esercizio trimestrale la flessione dei ricavi legati alle attività di trading. A ciò si aggiunge un mercato delle IPO a dir poco stagnante, e la rinnovata turbolenza sui listini americani potrebbe nuovamente innescare rinvii tra le aziende in rampa di lancio per la quotazione al NYSE ed al Nasdaq.
Secondo il parere degli esperti, tra l'altro, il 2002 sull'azionario Usa potrebbe essere caratterizzato da guadagni modesti e dalle conseguenti difficoltà per le case di brokeraggio, che potrebbero così ampliare il numero dei tagli al personale.
L'industria finanziaria americana, in definitiva, ha risentito pesantemente dei contraccolpi legati ai tragici attentati dell'11 settembre, dato che la sola Lehman Brothers a causa del disastro è stata costretta ad annunciare accantonamenti per ben $ 127 milioni.
Per far quadrare in qualche modo i bilanci, quindi, le case d'investimento sono costrette a rivedere gioco forza le proprie strategie; A.G. Edwards, per esempio, oltre a pianificare tagli al personale, ha annunciato che potrebbe vendere alcune proprietà immobiliari per poter consegnare nel breve termine dei bilanci apprezzabili.

20 Agosto 2001   19:08  New York (Ansa)

 

  Rally di fine anno

14 Dicembre 2001   16:38  Milano (di *Germana Martano)

Con il Mibtel in perdita da inizio anno del 30% e i dati macroeconomici non positivi a livello mondiale non c’è da aspettarsi un futuro brillante, almeno nel breve, per le Borse mondiali, e tra queste per Piazza Affari. Se rialzo c’è stato dopo l’11 settembre – e tutti gli indici, tranne quello giapponese, lo mostrano molto è stato dovuto all’immissione di liquidità sui mercati, complici le manovre sui tassi decise dalla Federal Reserve.

In breve, il rally a cavallo tra fine anno e inizio 2002, rally consueto per i risparmiatori, abituati da anni ad assistere a fugaci o durature corse all’insù degli indici, a seconda degli anni, questa volta non ci sarà. A meno di una ventata di ottimismo proveniente dagli operatori di Wall Street, stretti tra dati macroeconomici non positivi e la voglia sopita di una ripresa, trainata più da fattori psicologici che non dai numeri.

In Europa, almeno, un po’ di ottimismo potrebbe portarlo
la Banca centrale europea, che si è fatta sfilare sotto gli occhi proprio in settimana l’undicesimo taglio da parte della collega d’Oltreoceano. Il differenziale tra i tassi Usa e quelli dell’area dell’euro a questo punto è ampio: la Fed ha portato i Fed funds all’1,75%, mentre Wim Duisenberg ha lasciato i tassi al 3,25%, non seguendo più Alan Greenspan dopo la riunione dell’8 novembre.

Tutto sommato, viene da dire, meglio così. Quello di gestori e operatori del mercato, d’altronde, non è un segnale di pessimismo diffuso, quanto piuttosto di una sana e necessaria pausa di riflessione, per sé e per gli altri. Se si guarda al Sondaggio Morningstar effettuato a inizio dicembre tra i gestori italiani, le previsioni, di qui a sei mesi, sono ottimistiche. In questo senso, il pessimismo nel breve (a un mese) e l’ottimismo nel medio periodo (i sei mesi del sondaggio) si bilanciano bene, facendo immaginare uno scenario di “normalizzazione” delle fasi di borsa.

D’altronde, gli ultimi tre mesi quelli cominciati l’11 settembre  hanno avuto come unico driver proprio la liquidità, che, anche se ha spinto i mercati all’insù, portandoli sopra i livelli dell’11 settembre, non è mai stata sinonimo di una sana crescita delle Borse.

Con queste premesse rinunciamo volentieri al rally di inizio anno. La speranza è che in questa fase più attenzione venga data a una analisi più approfondita dei propri investimenti e dei propri obiettivi, per star dietro a movimenti, anche al rialzo, di più lungo periodo e guidati dai fondamentali.

*Germana Martano è il Caporedattore di Morningstar.it.

14 Dicembre 2001   16:38  Milano (di *Germana Martano)

fonte Trendonline.it

 

+++ Wall Street: IPO 2001, peggior risultato dal 1979 +++

 

  IPO 2001, peggior risultato dal 1979

(Ansa) Dopo un 2001 difficile, nel prossimo anno dovrebbe registrarsi un incremento dal fronte americano delle IPO. Sono queste, infatti, le aspettative per un 2002 che per gli analisti non sancirà comunque l'inizio di una lunga fase di mercato toro.
Nell'anno che sta per chiudersi, solo 97 aziende sono riuscite a sbarcare sul mercato azionario americano, raccogliendo risorse pari a $ 35.8 miliardi; in accordo con i dati forniti da Thomson Financial, trattasi del peggior risultato dal 1979, quando 62 aziende sbarcarono sui listini a stelle e strisce.
Tutt'altra musica invece accompagnava l'anno 2000, quello dell'euforia Internet, quando ben 384 società fecero il loro esordio sul mercato raccogliendo complessivamente $ 58.9 miliardi; in quelle circostanze, tra l'altro, quasi tutte le aziende nel primo giorno di quotazione hanno fatto registrare delle rivalutazioni da capogiro; non a caso, nel 2000 il rialzo medio dei titoli al primo giorno di scambi è stato pari al 54%, mentre nel 2001 si è drasticamente scesi ad un +13%.
Grazie al rally dell'ultimo trimestre, sul mercato azionario americano sono sbarcate nell'ultimo quarto 31 aziende, anche se buona parte di esse poco avevano a che fare con l'alta tecnologia.
"Gli investitori ora più che mai hanno bisogno di certezze per investire nel mercato delle IPO", ha dichiarato Richard Peterson, market strategist presso Thomson Financial. "Al di la se l'azienda sia o meno in utile - ha aggiunto - il mercato delle IPO continuerà a premiare solo quelle società con un modello di business solido e sostenibile nel tempo".

31 Dicembre 2001  10:46 Roma (Ansa)