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08 Dicembre 2009 00:10 NEW YORK
A NOVEMBRE L'AMERICA HA PERSO 255.000 POSTI, NON 11.000.
QUALCUNO MENTE?
di WSI
Dati del governo sballati? La tendenza a stravolgere le
letture preliminari ha visto un picco a settembre e
ottobre, con una revisione al ribasso di 203.000 posti
di lavoro. Si tratta di un peggioramento del 45%
rispetto ai risultati preliminari.
Dimenticatevi delle cifre ufficiali rese note dal
governo, una societa' di ricerca sostiene che i numeri
di novembre sono in realta' molto peggiori di quelli
pubblicati sulle pagine di tutti i giornali del mondo.
L'economia statunitense ha perso 255.000 posti di lavoro
il mese scorso, e non 11.000 come i dati ufficiali
vogliono far credere. Secondo gli analisti di TrimTabs,
che basa i suoi calcoli sulle tasse depositate
quotidianamente dai contribuenti americani, i risultati
del mese passato mostrano dunque un miglioramento di un
misero 10.2% rispetto ai 284.000 posti persi in ottobre.
Il Bureau of Labor Statistics (BLS) ha riportato invece
che l'economia americana ha perso 11.000 posti in
novembre, una cifra risultata decisamente migliore delle
stime e che ha innescato una corsa agli acquisti sul
mercato azionario venerdi' scorso. Inoltre il BLS ha
rivisto i dati di settembre e ottobre in ribasso, a
quota 203.000 posti. Si tratta di un peggioramento del
44.5% rispetto ai risultati preliminari.
Qualcosa non torna. O i risultati di BLS sono sbagliati,
o lo sono quelli pubblicati sopra, o la verita' sta nel
mezzo. La cosa piu' probabile e' che il BLS stia
sottostimando colpevolmente le perdite di posti di
lavoro, a causa di una imperfetta metodologia per la
raccolta dati.
Tra i difetti si possono citare diversi elementi, tra
cui le correzioni stagionali troppo rigide, un
misterioso aggiustamento basato sulle variazioni del
rapporto tra nascite e decessi e il fatto che solo il
40%-60% dei sondaggi condotti dall'ufficio di statistica
Usa sia completato prima della presentazione dei primi
dati preliminari e che esso sia soggetto a successive
revisioni.
A risultare particolarmente problematiche sono le
correzioni stagionali sotto il periodo delle festivita',
a causa dell'ampio numero di lavori temporanei che
vengono aggiunti alla lista ufficiale in ottobre e
novembre e che sono spesso destinati a scomparire in
gennaio.
Negli ultimi due mesi le correzioni stagionali hanno
sottratto 2.4 milioni di posti ai risultati di partenza.
In gennaio, quando tali aggiustamenti sono solitamente i
maggiori dell'anno, l'ufficio di statistiche aggiungera'
da 2 a 2.3 milioni di posti di lavoro.
Il tentativo di raccogliere i dati piu' accurati
possibili e tutte le indicazioni a disposizione, in modo
tale da misurare ogni mese le perdite di posti di lavoro
nell'ordine delle decine di migliaia o persino delle
centinaia di migliaia, non ha piu' valore se si perde
nel mare di correzioni stagionali, che finiscono per
avere un impatto eccessivo.
Nei dodici mesi conclusisi a ottobre, il BLS ha rivisto
le stime sui tagli al personale in rialzo o in calo di
679.000 posti, ovvero il 13%: una cifra enorme. Queste
revisioni hanno fatto si che la differenza rispetto alle
stime di TrimTabs si sia ristretta ad un paio di punti
percentuali.
L'enorme divergenza tra i due risultati di novembre apre
una serie di quesiti, primo fra tutti: qual e' la causa
a monte di una tale disparita'. La risposta non e'
facile da dare e non puo' essere trovata subito con le
informazioni a nostra disposizione, ma raccoglieremo
altri dati per fornirne una valida. E' una promessa.
08 Dicembre 2009 00:25 NEW YORK
L'EUROPA MICCIA DELLO SCOPPIO DI UNA NUOVA CRISI
di WSI
Le banche crescono ad un ritmo preoccupante, mettendo a
rischio le economie nazionali e gettando le basi per un
altro crack. Passato il pericolo di un Armageddon,
istituti e autorita' di controllo continuano a
comportarsi come se nulla fosse.
Le banche europee stanno emergendo dalla crisi
creditizia piu' grandi di quanto non fossero prima dello
scoppio dei problemi finanziari, mettendo a rischio le
loro rispettive economie nazionali.
BNP Paribas, Barclays e Banco Santander sono tra i 352
isitituti del Vecchio Continente le cui dimensioni sono
aumentate dall'inizio del 2007, stando ai dati raccolti
dall'agenzia Bloomberg. Quindici di queste banche
possono contare su asset maggiori di quelli delle loro
rispettive economie. Tre anni fa erano 10 gli istituti a
poter vantare un tale record.
Negli ultimi due anni nel complesso i governi del
Vecchio Continente hanno sborsato $5.300 miliardi in
aiuti alle banche in difficolta'. Gli istituti bancari
salvati dai governi nazionali sono i nove peggiori
titoli delle 64 componenti dell'indice del settore
bancario europeo di Bloomberg dal fallimento di Lehman
Brothers, il 15 settembre del 2008, ad oggi.
La Borsa di Tokyo chiude in leggero
ribasso su prese di beneficio
08.12.2009
Dopo sei sedute positive di fila la Borsa di Tokyo ha
chiuso oggi in leggero ribasso. Il Nikkei ha perso lo
0,3% a 10.140,47 punti e il Topix lo 0,3% a 896,70
punti. Tra gli esportatori sono scattate delle prese di
beneficio. Honda (JP3854600008) ha perso lo 0,3%, Canon
(JP3242800005) l'1,1% e TDK (JP3538800008) l'1,7%. Lo
yen si è rafforzato oggi in Asia rispetto al dollaro.
Nel settore del trasporto marittimo Mitsui O.S.K. Lines
(JP3362700001) ha chiuso in ribasso del 3,3%, Kawasaki
Kisen Kaisha (JP3223800008) del 5,4% e Nippon Yusen
(JP3753000003) del 5,7%. Il Baltic Dry, l'indice che
misura i costi del trasporto navale delle merci, è
calato ieri a Londra. Nel settore petrolifero Nippon Oil
(JP3679700009) ha chiuso in ribasso del 2,3%, Cosmo Oil
(JP3298600002) dell'1,5% e Inpex (JP3294430008) dello
0,6%. Il prezzo del petrolio ha perso ieri a New York un
ulteriore 2%. Tra i minerari Mitsubishi Materials
(JP3903000002) ha perso l'1,7% e Sumitomo Metal Mining
(JP3402600005) l'1%. Il prezzo dell'oro ha perso ieri al
NYMEX lo 0,5%, quello del rame lo 0,9%.
Redazione Borsainside 7.30
Giappone: Governo Lancia Maxi-Piano Stimolo Da 54 Mld
martedì, 8 dicembre 2009 10:34 TOKYO
(AGI) - Tokyo, 8 dic. - Il governo giapponenese ha
annunciato un nuovo maxi-piano di stimolo per rilanciare
l'economia del Paese da 80 miliardi di dollari (circa 54
miliardi di euro). La misura fa parte di un pacchetto
che complessivamente dovrebbe arrivare a 274 miliardi di
dollari (24,4 miliardi di yen) per dare slancio alla
ripresa, ancora fragile, a causa della deflazione e
dell'impatto sull'export di un forte yen.
Trichet: banche dovranno fronteggiare nuova ondata
svalutazioni
martedì, 08 dicembre 2009 10:57 BRUXELLES
La strada della ripresa per l'economia della zona euro è
ancora accidentata e le banche dovranno fronteggiare
un'altra ondata di svalutazioni.
A sostenerlo è il presidente della Banca centrale
europea Jean-Claude Trichet in un'intervista a
Europarltv, il canale televisivo del Parlamento europeo.
"L'economia reale sta tornando a crescere, ma la crisi
non è finita. Davanti abbiamo una strada accidentata da
percorrere", ha affermato Trichet. A preoccupare sono in
particolar modo gli istituti di credito, sebbene il
numero uno dell'Eurotower respinga l'idea che almeno il
50% degli asset delle banche possa essere definito
tossico.
Attenzione invece a dividendi e bonus.
"Esortiamo a mettere da parte i profitti, senza
imbarcarsi in dividendi consistenti. Esortiamo anche a
erogare bonus e ricompense in modo molto cauto", ha
detto Trichet.
La recessione ha creato infatti problemi che ci vorrà
tempo per risolvere.
"Ci sono molte svalutazioni davanti a noi, causate dalla
recessione", ha concluso.
Dubai, Moody's taglia ancora rating 6 società legate a
governo
martedì, 08 dicembre 2009 12:03 LONDRA
Moody's Investors Service ha tagliato i rating di tutte
le sei società che emettono debito collegate al governo
di Dubai. Lo annuncia l'agenzia statunitense in una nota
spiegando che "questa decisione segue commenti e
dichiarazioni di esponenti del governo che ci portano a
credere che non è possibile ipotizzare un sostegno
sostanziale del governo per società che non siano
direttamente parte o formalmente garantite
dall'esecutivo".
Di conseguenza, Moody's ha ridotto le ipotesi di
sostegno governativo per tutti i sei emittenti. Ora il
merito di credito delle società riflette un profilo di
Credito (BCI.SN - notizie) 'stand-alone' con l'eccezione
di Dubai Electricity & Water Authority rivisti includono
un notch in più dovuto al sostegno del governo,
riconoscendo il loro più stretto collegamento strategico
con le politiche economiche di Dubai.
Ecco l'elenco delle decisioni sui rating:
DP World: issuer e debt rating tagliati a Ba1 da Baa2;
Dubai Electricity & Water Authority (DEWA) issuer e debt
rating tagliati a Ba2 da Baa2;
Jebel Ali Free Zone (JAFZ) issuer e debt rating a B1 da
Ba1;
Dubai Holding Commercial Operations Group (DHCOG) issuer
e debt rating a B1 da Ba2;
Emaar Properties issuer rating tagliato a B1 da Ba2;
DIFC Investments (DIFCI) issuer e debt rating a B2 da
Ba1.
Tutti i rating rimangono, comunque, sotto analisi per un
possibile ulteriore downgrade.
Nuovo tonfo per il Dubai (-6,39%), ora a tremare e'
Emaar
BlueTG.it - martedì, 08 dicembre 2009 12:27 DUBAI
Nuovo “tonfo” per il listino azionario di Dubai, già
provato duramente negli scorsi giorni per l’esplosione
della crisi di Dubai World: a tremare questa volta è
un’altra compagnia finanziaria dell’emirato, Emaar, a
cui come per Dubai World ha fornito capitali il piccolo
stato arabo e che come Dubai World ha investito in
progetti immobiliari (tra cui la Burj Tower, che
dovrebbe divenire l’edificio più alto del mondo e
dovrebbe aprire il prossimo gennaio).
Anche in questo caso pesano rumors di possibili
difficoltà nel rimborso dei debiti contratti in anni di
crescita economica e le incerte prospettive di molti
investimenti immobiliari. Come si è già visto negli
scorsi giorni, anche in questo caso le difficoltà delle
compagnie e del listino del Dubai si riverberano
immediatamente sul confiniante Abu Dhabi, la cui borsa è
oggi a sua volta in deciso calo, per le possibili
ripercussioni della crisi.
Al via negoziati
banche-Dubai World
martedì, 8 dicembre 2009 - 12:42 CET
(ANSA) - MILANO, 8 DIC (Francoforte: 864407 - notizie) -
Hanno preso il via i negoziati tra Dubai World e le
banche per ristrutturare 26 mld di dollari di debiti
della holding pubblica del Dubai.I rappresentanti del
gruppo si sono incontrati con i banchieri di Emirates
Nbd, Abu Dhabi Commercial Bank e delle banche Gb, Hsbc
(Londra: HSBA.L - notizie) , Standard Chartered (Londra:
STAN.L - notizie) , Royal Bank of Scotland Group and
Lloyds.
E' probabile che seguiranno a giorni altri incontri
anche in vista della scadenza, il 14/12, del bond da 3,5
mld di dlr emesso da Nakheel, controllata di Dubai
World.
Borse Asia-Pacifico: Sale
solo Singapore
08.12.2009
Quasi tutte le principali borse della regione
Asia-Pacifico hanno chiuso oggi in ribasso.
Lo Shanghai Composite ha perso l'1,1% a 3.296,66 punti.
Nel settore bancario Industrial and Commercial Bank
(CN000A0LB42) ha perso l'1,5%, Bank of China
(CN000A0J3PX9) l'1,4% e China Construction Bank
(CN000A0HF1W3) il 2%. Un top manager di Central Huijin,
un'unità del fondo d'investimento statale Huijin
Investment, ha indicato che le quattro principali banche
cinesi non potrebbero ricevere l'aiuto del Governo per
rafforzare il loro capitale. Tra i minerari Jiangxi
Copper (CN0009070615) ha chiuso in calo dell'1,1%,
Shandong Gold Mining (CNE000001FR7) dello 0,6% e Zijin
Mining (CNE100000502) dell'1%. Il prezzo dell'oro ha
perso ieri a New York lo 0,5%, quello del rame lo 0,9%.
L'Hang Seng ad Hong Kong ha chiuso in ribasso dell'1,2%
a 22.060,52 punti. Ancora male i petroliferi. PetroChina
(CN0009365379) ha perso l'1,4%, Sinopec (CN0005789556)
lo 0,8% e CNOOC (HK0883013259) l'1,2%. Il prezzo del
petrolio ha perso ieri a New York un ulteriore 2%. Dopo
l'eccezionale rally di ieri Foxconn (KYG365501041) ha
perso oggi il 2,8%.
Tra gli altri listini della regione l'S&P/ASX 200 a
Sydney ha perso lo 0,1%, il Kospi a Seul lo 0,3% e il
Taiex a Taipei lo 0,1%. Lo Straits Times a Singapore ha
guadagnato lo 0,3%.
Redazione Borsainside 13.45
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Giappone
- Edizione Tokyo |
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Rep.
Singapore -
Edizione
Singapore |
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Cina -
Edizione Pechino |
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Crisi: Moody's, No Rischi
a Breve Per i Paesi Con Tripla a
martedì, 8 dicembre 2009 - 15:56 CET
(ASCA) - Roma, 8 dic - Non c'e' a breve termine il
rischio di declassamento per nessuno dei 17 paesi al
mondo che godono della tripla A di Moody's ma l'agenzia
di valutazione afferma che paesi come Stati Uniti,
Germania, Gran Bretagna e Germania dovranno fare i conti
''per molti anni'' con una crisi fiscale. ''Anche se la
crisi finanziaria sta ormai terminando - afferma Moody's
in un rapporto - anche i paesi con tripla A dovranno
profondere uno sforzo importante per reperire soldi per
ridurre l'indebitamento''. USA, Gran Bretagna, Francia e
Germania sono tra i paesi per i quali sara' di cruciale
importanza la sostenuibilita' della crescita economica e
l'andamento dei tassi di interesse che condizionano la
capacita' dei gestire il consistente indebitamento
provocato dalla crisi''.
Atene sempre
piu' in difficolta'
BlueTG.it - martedì, 08 dicembre 2009 16:21 ATENE
Ennesimo “tonfo” per la borsa di Atene e i bond
governativi greci, a causa dell’aumento dei timori circa
la capacità del paese di rispettare gli impegni sul
debito a fronte di un peggioramento del quadro della
finanza pubblica.
Peggioramento che si è oggi riflesso nel taglio del
rating della Grecia da parte di Fitch a “BBB+”, mentre
Standard & Poor’s ha messo sotto osservazione per un
possibile ribasso il proprio “A-”.
In crescita anche lo spread dei titoli greci rispetto ai
bund tedeschi (sulla scadenza a 10 anni si è ormai a 225
punti base, il massimo dallo scorso 21 aprile), oltre
che il costo dei Cds, ossia delle protezioni contro il
rischio di un default greco, salito a 211 punti base (in
questo caso il massimo dallo scorso mese di marzo).
Ocse: Nel 2009 Crollano Fusioni e Acquisizioni (-56%)
martedì, 08 dicembre 2009 16:37 PARIGI
(ASCA) - Roma, 8 dic - Per la prima volta sono calate
drasticamente anche le M&A nelle economie emergenti: il
controvalore delle operazioni effettuate da aziende con
sede in Brasile, Cina, India, Indonesia e Sud Africa
sono scese del 62% a 46 miliardi di dollari rispetto ai
121 miliardi dell'anno scorso. Tra gli effetti della
crisi anche il drastico calo degli investimenti diretti
da parte di aziende estere nei paesi emergenti con la
previsione di una contrazione di quasi il 40% a 80
miliardi dai 140 di un anno fa. Il segretario generale
dell'Ocse Angel Gurria ha sottolineato che i governi
devono fare di piu' per promuovere gli investimenti
delle aziende. ''In un quadro caratterizzato da
un'economia globale fragile e da forti ribassi degli
investimenti diretti anche alle economie emergenti la
comunita' internazionale non puo' permettersi di
abbassare la guardia''. ''Il protezionismo sugli
investimenti costituisce un serio rischio per la ripresa
riducendo ulteriormente i flussi internazionali proprio
nel momento in cui se ne avverte maggiormente il
bisogno. Le sfide globali richiedono inoltre
investimenti su una scala che va nettamente al di la'
delle disponibilita' del denaro pubblico. Gli
investimenti delle aziende privati sono una parte
essenziale della soluzione''.
Diamond (Barclays):
sbagliato tassare i bonus dei banchieri
BlueTG.it - martedì, 8 dicembre 2009 - 17:14 CET
Possono guadagnare milioni di dollari, euro o sterline,
ma l’idea che i propri bonus possano essere limitati o
tassati fa perdere le staffe ai banchieri di tutto il
mondo: l’ultimo a lanciare un “grido d’allarme” per il
“rischio” che Londra correrebbe in termini competitivi
se il governo di Gordon Brown non dovesse cambiare idea
circa l’opportunità di mettere una tassa sui bonus dei
top manager bancari è il presidente di Barclays, Robert
Diamond.
Per il quale, come dichiarato in un incontro con la
comunità finanziaria organizzato oggi dal Wall Street
Journal, sarebbe importante “che i maggiori centri
finanziari (come Londra, ndr) siano equilibrati in
termini di regolamentazione sui capitali, sui principi
contabili e sui compensi”.
08 Dicembre 2009 17:18
NEW YORK
DOLLARO IN RECUPERO, PETROLIO SOTTO $73
di APCOM
Il barile di greggio perde ancora quota, le borse
mondiali cedono terreno. La divisa americana utilizzata
come porto sicuro nelle fasi di indebolimento
dell'azionario.
Il barile di petrolio cade sotto i 73 dollari a New
York, mentre una nuova ondata di ribassi delle Borse si
accopagna da una ripresa del dollaro sul mercato dei
cambi. La divisa americana, con cui si commerciano tutte
le materie prime, da mesi tende ad essere utilizzata
come porto sicuro dagli investitori nelle fasi di
indebolimento dell'azionario. Oggi diversi fattori
negativi si fanno sentire sui listini e quando in Europa
è pomeriggio inoltrato l'euro cala a 1,4754 dollari.
Negli scambi sul Nymex, i futures sul greggio in prima
scadenza calano di 1,14 dollari rispetto alla chiusura
di ieri, con il barile di West Texas Intermediate a
72,79 dollari. Nel frattempo a Londra il barile di
Brent, il petrolio del mare del Nord cala di 99 cents a
75,42 dollari.
In Germania la produzione industriale ha segnato un
inatteso calo, a Dubai la Borsa continua a segnare
ribassi anche se sono iniziate le trattative per
ristrutturare i debiti del gruppo statale Dubai World,
che però saranno "lunghe" secondo il Financial Times.
Intanto l'agenzia Fitcth ha declassato il rating della
Grecia - che perda la A e diventa 'BBB+' - il cui stato
delle finanze pubbliche ha richiamato preoccupazioni
degli altri paesi europei e della Bce.
Le borse europee chiudono
in netto calo, forti vendite su banche e materie prime
08.12.2009
I principali listini azionari europei hanno chiuso oggi
in netto ribasso. Il FTSE 100 a Londra ha perso l'1,7%,
il DAX a Francoforte l'1,7%, il CAC40 a Parigi l'1,4%,
il FTSE MIB a Milano l'1,7% e lo SMI a Zurigo l'1,1%.
I timori relativi alla crisi della Grecia si sono oggi
ulteriormente intensificati. Fitch ha tagliato infatti
il rating sul debito della Grecia da "A-" a BBB+". A
pesare sul mercato è stato anche l'aumento
dell'incertezza relativa a Dubai. Secondo quanto riporta
Bloomberg l'unità immobiliare di Dubai World, che sta
cercando di trovare un accordo sui suoi debiti con i
suoi creditori, avrebbe registrato nei primi sei mesi di
quest'anno perdite per $3,65 miliardi.
Tra i bancari Barclays (GB0031348658) ha perso il 3,2%,
Royal Bank of Scotland (GB0006764012) il 7,7%, Deutsche
Bank (DE0005140008) il 2%, Crédit Agricole
(FR0000045072) il 3%, UniCredit (IT0000064854) il 2,6% e
Credit Suisse (CH0012138530) il 2,1%.
Forti vendite anche sui titoli dei produttori di materie
prime. Nel settore minerario Anglo American
(GB00B1XZS820) ha chiuso in calo del 3,2%, BHP Billiton
(GB0000566504) del 2,8%, Rio Tinto (GB0007188757) del
2,6% e Xstrata (GB0031411001) del 3,5%. Il prezzo del
rame è sceso oggi a Londra ai suoi più bassi livelli da
circa una settimana.
Tra i petroliferi BP (GB0007980591) ha perso l'1,1%,
Royal Dutch Shell (GB00B03MLX29) l'1,8%, Eni
(IT0003132476) l'1,9% e Total (FR0000120271) l'1,4%. Il
prezzo del petrolio è sceso nel pomeriggio a New York
fino a circa $72,50 al barile.
Tesco (GB0008847096) ha perso a Londra il 2,3%. Le
vendite del colosso della distribuzione sono aumentate
lo scorso trimestre nel Regno Unito meno di quanto
previsto dagli analisti.
Ericsson (SE0000108656) ha guadagnato a Stoccolma
l'1,6%. HSBC ha promosso oggi il titolo dell'impresa
svedese ad "Overweight".
Redazione Borsainside 18.40
08 Dicembre 2009 18:42
ROMA
Draghi: si aggrava il problema delle banche a rischio
sistemico
«Le istituzioni
finanziarie too-big-to-fail e cioé con rischi sistemici,
sono un grande problema che sta peggiorando, con
ripercussioni a livello di "moral hazard" e di
competitività dell'industria che sta diventando ancora
più concentrata di quanto fosse prima della crisi». Lo
ha detto il Governatore di Banca d'Italia e presidente
dell'Fsb, Mario Draghi, intervenendo a un convegno
finanziario.
«La maggior preoccupazione» per il futuro ha aggiunto «é
l'enorme volume di debito corporate e pubblico in
scadenza nei prossimi cinque anni». «Se per varie
ragioni i tassi di interesse dovessero salire con i
bilanci delle banche non ancora risanati, e possono
farlo - ha spiegato Draghi rispondendo a una domanda sul
futuro e sul caso Grecia (reduce da un declassamento da
parte dell'agenzia di rating Fitch) - per ragioni di
politica monetaria e perché lo spazio per il risanamento
durerà ancora diversi anni, allora sarebbe una cosa
preoccupante se si considera che i debiti bancari sono
dell'ordine dei trilioni, ai quali bisogna aggiungere il
debito pubblico, allora potrebbe materializzarsi un
rischio per i debiti sovrani».
Obama annuncia chiusura Tarp, sgravi fiscali per piccole
aziende
martedì, 08 dicembre 2009 18:59 WASHINGTON
Il presidente statunitense Barack Obama annuncia la
chiusura graduale del piano di aiuti Tarp, attivato nel
mezzo della crisi finanziaria, e promette sgravi fiscali
per le piccole e medie imprese per sostenere
l'occupazione.
Nel suo atteso discorso il presidente ha precisato che i
risparmi legati al Troubled Asset Relief Program saranno
utilizzati sia per ridurre il deficit pubblico sia per
sostenere la creazione di posti di lavoro.
"Ci sono alcuni che sostengono che dobbiamo scegliere
tra il rimborso del deficit e gli investimenti per
creare occupazione e sostenere la crescita. Ma si tratta
di una scelta falsa" dice Obama nel testo del discorso.
Tra i piani dell'amministrazione anche l'azzeramento
della tassa sui capital gain per un anno.
Un alto funzionario dell'amministrazione ha detto che
altri 50 miliardi di dollari verranno destinati a
strade, ponti e altre infrastrutture per i tasporti e
che i fondi verranno spesi nel corso di un anno.
Ma ci sono pochi dettagli sul costo delle altre
proposte, che verranno delineate insieme al Congresso,
il che implica che potrà passare un po' prima che si
conosca l'ammontare dei fondi stanziati.
La disoccupazione Usa si è leggermente ridotta al 10% il
mese scorso, ma gli americani restano preoccupati dello
stato dell'economia e questo rischia di danneggiare il
consenso per l'amministrazione Obama e per il partito
democratico nelle elezioni di metà mandato il prossimo
novembre.
Obama ha siglato una nota di spese d'emergenza per 787
miliardi di dollari a febbraio e intende evitare
qualunque azione supplementera di stimolo che venga
etichettata come un secondo pacchetto di aiuti, anche
perché due terzi di questo ammontare non sono stati
spesi.
Borse dell'Europa
dell'Est negative, Budapest la peggiore
08.12.2009
Le principali borse dell'Europa dell'Est hanno chiuso
anche oggi in ribasso.
L'indice RTS ha perso a Mosca il 2,6% a 1.353,23 punti.
I volumi di scambio sono scesi rispetto a ieri e sono
stati poco al di sotto della media. Sul mercato
azionario russo hanno pesato i timori relativi alla
crisi finanziaria della Grecia ed il calo del prezzo del
petrolio. Le quotazioni del greggio sono scese nel
pomeriggio a New York fino a circa $73,50. LUKoil
(RU0009024277) ha chiuso in ribasso del 5,3%. L'impresa
petrolifera ha annunciato oggi che nel terzo trimestre
di quest'anno il suo utile è calato del 41% a $2,06
miliardi. Gli analisti avevano atteso in media $2,18
miliardi. Tra le altre blue chips russe Rosneft
(RU000A0J2Q06) ha perso il 2,7%, Gazprom (RU0007661625)
lo 0,5%, Norilsk Nickel (RU0007288411) il 2,1% e
Sberbank (RU0009029540) il 2,9%.
Il BUX a Budapest ha perso il 3,2% a 20.535,42 punti.
Tutte le blue chips ungheresi hanno chiuso in calo. OTP
Bank (HU0000061726) ha perso il 4,4%, MOL (HU0000068952)
il 4,2%. Magyar Telekom (HU0000016522) l'1,1% e Gedeon
Richter (HU0000067624) il 2,2%.
Il PX a Praga ha perso l'1,7% a 1.120,6 punti. Tra i
titoli di maggior peso del listino ceco Erste Group Bank
(AT0000652011) ha perso lo 0,5%, Komercni Banka
(CZ0008019106) l'1,8%, Ceske Energeticke Zavody
(CZ0005112300) il 2,7% e Telefónica O2 C.R.
(CZ0009093209) il 2,1%.
Il WIG a Varsavia ha chiuso in ribasso dell'1,8% a
39.906,64 punti. Diciotto dei venti titoli di maggior
peso dell'indice polacco hanno registrato una seduta
negativa. Tra le blue chips Bank Pekao (PLPEKAO00016) ha
perso il 3,1%, PKO Bank Polski (PLPKO0000016) il 2,7%,
KGHM Polska Miedz (PLKGHM000017) l'1%, Telekomunikacja
Polska (PLTLKPL00017) il 3,2% e PKN Orlen (PLPKN0000018)
l'1,4%.
Redazione Borsainside 21.00
Borse dell'America
Latina: San Paolo e Città del Messico chiudono in
ribasso
08.12.2009
Tra le borse dell'America Latina aperte oggi solo
Caracas ha potuto chiudere in rialzo.
Il Bovespa a San Paolo ha perso l'1,1% a 67.728,51
punti. I timori legati ai problemi finanziari della
Grecia e di Dubai hanno pesato anche sul mercato
azionario brasiliano. Tra i bancari Itau Unibanco
(BRITAUACNPR3) e Banco Bradesco (BRBBDCACNPR8) hanno
perso lo 0,5%. Petroleo Brasileiro (BRPETRACNPR6) ha
perso il 2,1%. Il prezzo del petrolio ha chiuso oggi a
New York in calo per la quinta seduta di fila. Vale
(BRVALEACNPA3) ha chiuso in calo dell'1%. Le quotazioni
del rame hanno perso al NYMEX l'1,4%. Nel settore
dell'acciaio Gerdau (BRGGBRACNPR8) ha perso il 2,1% e
Usiminas (BRUSIMACNPA6) l'1,7%.
L'IPC a Città del Messico ha chiuso in ribasso dell'1,2%
a 31.710,39 punti. Tra le blue chips messicane América
Móvil (MXP001691213) ha perso l'1,8%, Cemex
(MXP225611567) il 2% e Grupo Mexico (MXP370841019) il
2,4%. Ancora bene Wal-Mart de Mexico (MXP810081010):
+0,8% a MXN 58,68.
Tra gli altri listini del continente sudamericano l'IBVC
a Caracas ha guadagnato lo 0,3%. Le borse di Buenos
Aires, Lima, Santiago del Cile e Bogotà sono rimaste
oggi ferme.
Redazione Borsainside 23.55
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WALL
STREET: FUTURES USA SCIVOLANO PER VIA DEL DOLLARO
08 Dicembre 2009 14:30 NEW
YORK - WSI ______________________________________________
Il graduale rafforzamento
del biglietto verde e i dubbi delle agenzie di rating
allontanano gli investitori dai mercati. Obama
annuncera' oggi iniziative per sostenere la creazione di
posti di lavoro. I conti FedEx superiori alle stime.
Si profila una seduta negativa per il mercato azionario
americano, con i contratti sui principali indici di
Borsa che quando mancano due ore all'avvio delle
contrattazioni scambiano in ribasso (vedi quotazioni a
fondo pagina) appesantiti dal rafforzamento del dollaro
che ha messo in secondo piano le buone notizie giunte da
FedEx.
Il Dollar Index scambia in rialzo mentre i prezzi del
greggio e dell'oro stanno perdendo quota. Il biglietto
verde ha confermato i guadagni anche dopo che il numero
uno della Federal Reserve Ben Bernanke ha offerto
indicazioni molto forti del fatto che a breve la banca
centrale non alzera' i tassi di interesse e non
difendera' la valuta americana.
In un intervento previsto per oggi pomeriggio, intorno
alle 17:25 italiane, il presidente degli Stati Uniti
Barack Obama delineera' tre aree di investimento per
sostenere la creazione di posti di lavoro. Gli
investimenti riguarderanno nel contesto le
infrastrutture legate ai trasporti, nuovi incentivi per
coloro che ristrutturano la propria casa e misure per
incoraggiare le piccole aziende ad assumere.
Intanto le agenzie di rating sul credito hanno
sottolineato che i rischi di deficit governativi sono
aumentati. Secondo Moody's Investors i rating di Gran
Bretagna e Stati Uniti potrebbero "testare i confini Aaa",
mentre Fitch Ratings ha declassato il giudizio della
Grecia a BBB+.
FedEx ha rivisto al rialzo le stime sugli utili fiscali
di oltre il 10% citando, tra gli altri fattori, il
successo delle iniziative di risparmio dei costi e la
solida domanda proveniente da Asia e America Latina.
L'annuncio della societa' di trasporto specializzata in
spedizioni espresse puo' essere interpretato come un
segnale di rafforzamento della domanda nell'economia
mondiale e ha rinsaldato l'opinione di molti economisti
secondo cui una ripresa dell'economia generale sarebbe
ormai in atto.
L'annuncio, avvenuto ieri a mercati chiusi, ha spinto i
titoli al rialzo di almeno il 3% nell'after-hours. Se i
guadagni dovessero venire confermati anche oggi si
tratterebbe della prima seduta sopra quota $90 dal
settembre dell'anno scorso.
"Da tempo stiamo pubblicizzando FedEx, definendola
un'azienda in quello che aneddoticamente e' finita per
essere un trimestre piu' solido delle attese per le
societa' di spedizioni, con gli industriali e i
protagonisti delle vendite al dettaglio che hanno
incominciato a rimbalzare dai livelli esageratamente
bassi dell'anno scorso", ha scritto in una nota
l'analista di Deutsche Bank Justin Yagerman.
"Sembra che la leverage operativa del modello di asset
di FedEx stia iniziando a dare i suoi frutti, essendo
all'origine di questi utili inaspettatamente alti".
Restando in ambito di risultati societari, le notizie
non mancheranno. Oggi si sapra' come si sono comportate
le vendite nei ristoranti fast-food di McDonald's e i
conti trimestrali del gruppo di bevande alcoliche
Brown-Forman. Dopo il suono della campanella sara' la
volta del gigante dei chip Texas Instruments offrire gli
aggiornamenti di meta' trimestre.
A mettere sotto pressione i listini sono anche le
notizie negative giunte da 3M, con la produttrice di
adesivi e altri materiali industriali che ha rivisto al
ribasso le sue linee guida. Di conseguenza i titoli
subiscono un calo di circa il 2% nelle contrattazioni
preborsa.
Nel frattempo Exxon Mobil e i suoi partner hanno dato
l'approvazione conclusiva al progetto di gas naturale
liquefatto da $15 miliardi in Papua New Guinea, con le
attivita' di distribuzione di gas ai clienti asiatici
che dovrebbero iniziare nel 2014.
Il calendario economico odierno non offre invece
appuntamenti di rilievo, se si esclude l'asta del Tesoro
di $40 miliardi di titoli a tre anni e la decisione sui
tassi di interesse della Banca del Canada.
Sugli altri mercati, sull'energetico cede ancora terreno
il greggio. Al momento i futures con consegna dicembre
lasciano sul campo $0.65 a quota $73.28 il barile. Sul
valutario Il dollaro cede il passo contro lo yen ma
tiene bene nei confronti dell'euro, con la moneta unica
che scende a quota $1.4791. In flessione i prezzi
dell'oro: i futures con scadenza dicembre segnano un
calo di $11.30 a quota $1152.70 l'oncia. In forte
progresso i prezzi dei Titoli di Stato, con il
rendimento sul benchmark decennale che e' sceso al
3.3800% dal 3.4480% di ieri.
Alle 14:30 (le 8:30 ora di New York) il contratto future
sull'indice S&P500 e’ in flessione di 7.20 punti
(-0.65%) a quota 1096.50.
Il contratto sull'indice Nasdaq 100 e' in ribasso di
13.50 punti (-0.76%) a quota 1770.50.
Il contratto sull'indice Dow Jones lascia sul campo 65
punti (-0.63%) a 10326.00 punti.
WALL
STREET: IN ROSSO PREOCCUPA IL DEFICIT USA
08 Dicembre 2009 17:46 NEW
YORKn- WSI ______________________________________________
Ritracciano oro e petrolio,
mentre Treasuries, yen e dollaro avanzano a passo
spedito. Banche centrali e governi hanno ragione quando
dicono che la ripresa e' ancora debole. Il 2010 non
promette troppo bene.
I listini azionari americani tagliano il traguardo di
meta' seduta in rosso, appesantiti dal rafforzamento del
dollaro e dai rischi sul fronte del deficit pubblico del
governo Usa.
L'indice dei mercati dei 23 Paesi industrializzati (MSCI
Emerging Markets Index) accusa un calo dello 0.9% ed e'
autore della serie negativa piu' lunga di un mese.
Mentre gli indici di Borsa cedono quasi un punto
percentuale, l'oro scivola per il terzio giorno di fila
a New York. Per il greggio si tratta invece ormai della
quinta seduta in rosso.
Di tutt'altro tenore la prova dei prezzi dei titoli di
Stato, con il rendimento sul decennale di riferimento
che lascia sul campo ben sette punti base a quota 3.36%.
Lo yen guadagna invece terreno contro tutte e 16 le
principali valute concorrenti, compreso il biglietto
verde.
I bond governativi greci nel frattempo subiscono i cali
piu' marcati dell'anno dopo che Fitch Ratings ha
declassato il rating sul credito del Paese a BBB+, il
terzo grado di investimento piu' basso della scala
dell'agenzia.
A preoccupare sono anche le finanze pubbliche di Stati
Uniti e Gran Bretagna, che secondo Moody's Services
andrebbero risanate se le due nazioni non vogliono
vedersi tagliato il rating sul credito. Moody’s
Investors Service ha detto che il disavanzo pubblico,
ovvero l'ammontare della spesa pubblica non coperta
dalle entrate, potrebbe testare le frontiere di tripla
A.
Gli analisti di Moody's hanno precisato nel report
pubblicato oggi che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna
hanno un rating sul credito AAA giudicato "resiliente",
ma non "resistente" come quelli di Canada, Germania e
Francia.
Una predisposizione alle vendite ha portato gli
investitori a dare poco peso alle buone notizie giunte
dal fronte societario, con l'azienda di trasporto
specializzata nelle spedizioni espresse, FedEx, che ha
rivisto al rialzo le linee guida sui conti fiscali.
La componente del Dow McDonald's ha invece riportato in
novembre un lieve incremento delle vendite globali nei
ristoranti fast food aperti da almeno un anno. Rimanendo
in ambito di trimestrali societarie, dopo il suono della
campanella sara' il gigante dei chip Texas Instruments
ad offrire gli aggiornamenti di meta' trimestre.
A mettere sotto pressione i listini sono anche le
notizie negative giunte da 3M, con la produttrice di
adesivi e altri materiali industriali che ha rivisto al
ribasso le sue linee guida.
Nel frattempo Exxon Mobil e i suoi partner hanno
approvato il progetto di gas naturale liquefatto da $15
miliardi in Papua New Guinea, con le attivita' di
distribuzione di gas ai clienti asiatici che dovrebbero
iniziare nel 2014.
Il calendario economico odierno non offre invece
appuntamenti di rilievo, se si esclude l'asta del Tesoro
di $40 miliardi di titoli a tre anni. In un intervento
tenuto oggi pomeriggio, il presidente degli Stati Uniti
Barack Obama ha delineato tre aree di investimento per
sostenere l'economia e nel contesto la
creazione di posti di lavoro. Tali investimenti
riguarderanno le infrastrutture legate ai trasporti,
nuovi incentivi per coloro che ristrutturano la propria
casa e misure per incoraggiare le piccole aziende ad
assumere.
WALL
STREET:
ANCORA SELL A WALL STREET, ALERT SUL CREDITO
08 Dicembre 2009 22:05 NEW
YORK - WSI ______________________________________________
Le agenzie di rating
Moody's e Fitch lanciano l'allarme sulle finanze
pubbliche dei governi. Attese azioni di Usa e Gran
Bretagna. Si rafforza il dollaro, giu' le commodites.
Bene FedEx, delude 3M.
Chiusura negativa per la borsa statunitense. Il
rafforzamento del dollaro e i rischi emersi sul fronte
del deficit pubblico del governo Usa hanno spinto gli
indici azionari americani in rosso. Il Dow Jones ha
perso l'1% a 10285, l’S&P500 l'1.03% a 1091, il Nasdaq
e’ arretrato dello 0.76% a 2172.
Ad innescare le vendite fin dai primi minuti della
giornata sono state le azioni della societa’ di rating
Moody’s, che ha rivisto al ribasso il giudizio su una
serie di aziende governative del Dubai, Fitch Ratings ha
invece tagliato il giudizio sul credito della Grecia a
BBB- da AAA-, evidenziandone i "timori sull’outlook di
medio termine delle finanze pubbliche considerata la
debole credibilita’ degli istituti fiscali del Paese".
A pesare sul sentiment degli operatori sono stati anche
alcuni dubbi sulle finanze pubbliche di Stati Uniti e
Gran Bretagna, che secondo Moody's Services andrebbero
risanate se le due nazioni desiderano evitare un taglio
del rating sul credito. Moody’s ha confermato che il
disavanzo pubblico, ovvero l'ammontare della spesa
pubblica non coperta dalle entrate, potrebbe testare le
frontiere di tripla A.
La predisposizione iniziale alle vendite ha portato
cosi’ gli investitori a sottopesare le buone notizie
giunte dal fronte societario, con l'azienda di trasporto
specializzata nelle spedizioni espresse, FedEx, che ha
rivisto al rialzo le linee guida sui conti fiscali. La
componente del Dow McDonald's ha riportato in novembre
un lieve incremento delle vendite globali nei ristoranti
fast food aperti da almeno un anno.
Cattive invece le notizie comunicate da 3M: la
produttrice di adesivi e altri materiali industriali ha
rivisto al ribasso le sue linee guida, causando un calo
del titolo dell‘1.2% circa. Subito dopo la chiusura
delle borse sara' il gigante dei chip Texas Instruments
ad offrire gli aggiornamenti infratrimestrali.
In rifeirmento ad altre news di rilievo, durante un
intervento con la stampa il presidente degli Stati Uniti
Barack Obama ha delineato tre aree di investimento per
sostenere l'economia e nel contesto la
creazione di posti di lavoro. Tali investimenti
riguarderanno le infrastrutture legate ai trasporti,
nuovi incentivi per coloro che ristrutturano la propria
casa e misure per incoraggiare le piccole aziende ad
assumere.
Sugli altri mercati, sul valutario a guadagnare ancora
terreno e’ stato il dollaro. Nel tardo pomeriggio di
martedi’’ a New York il cambio con l’euro e’ pari a
1.4701. Per gli analisti, "uno dei problemi con cui
dovra’ fare i conti il mercato azionario e’ proprio il
recupero del biglietto verde, che potrebbe intaccare i
profitti aziendali, specie quelli delle societa’
multinazionali che puntano molto sulle esportazioni".
Il balzo del biglietto verde ha spinto al ribasso le
commodities. Il greggio ha chiuso in calo per la quinta
seduta consecutiva. I futures con consegna gennaio hanno
ceduto $1.31 a $72.62 al barile. Giu’ anche l’oro: i
futures con scadenza febbraio si sono attestati a quota
$1143.40 (-$20.60) l’oncia. In progresso invee i Titoli
di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e'
sceso al 3.3920% dal 3.4480% di lunedi’.
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Martedì
08 Dicembre 2009 |
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