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Usa: Fed Aumenta Il Tasso Di
Sconto Dello 0,25%
venerdì, 19 febbraio 2010 07:03 NEW YORK
(AGI) - New York, 18 feb. - La Federal Reserve americana
ha aumentato di un quarto di punto allo 0,75% il tasso
di sconto dallo 0,50% precedente. L'aumento sara'
effettivo da domani. Lo ha annunciato la banca centrale
americana in una nota in cui spiega che l'aumento non
significa un cambio di politica monetaria o delle
prospettive dell'economia.
La Borsa di Tokyo chiude in forte
ribasso, pesa la Fed
La Borsa di Tokyo ha chiuso oggi in forte ribasso. Il
Nikkei ha perso il 2,1% a 10.123,58 punti ed il Topix
l'1,7% a 889,08 punti. La Fed ha alzato a sorpresa il
tasso di sconto di un quarto di punto, dallo 0,50% allo
0,75%. Il mercato teme ora che la Banca Centrale degli
USA possa adottare una politica monetaria più
restrittiva prima del previsto. L'aumento del tasso di
sconto da parte della Fed ha fatto impennare il dollaro.
I prezzi delle materie prime sono di conseguenza calati.
Tra i minerari Sumitomo Metal Mining (JP3402600005) ha
perso il 3,5% e Mitsubishi Materials (JP3903000002)
l'1,7%. Nel settore petrolifero Nippon Oil
(JP3679700009) ha perso lo 0,4%, Cosmo Oil
(JP3298600002) l'1,8% e Inpex (JP3294430008) il 2,3%.
Tra i bancari Mitsubishi UFJ Financial (JP3902900004) ha
perso l'1,3%, Mizuho Financial Group (JP3885780001) il
2,8% e Sumitomo Mitsui Financial Group (JP3890350006) lo
0,4%. Goldman Sachs ha declassato Mizuho a "Sell". Nel
settore immobiliare Mitsui Fudosan (JP3893200000) ha
perso il 4,3%, Mitsubishi Estate (JP3899600005) il 4,3%
e Sumitomo Realty & Development (JP3409000001) il 4,2%.
K.K. daVinci ha annunciato che a causa delle
svalutazioni legate al declino del mercato immobiliare
le sue passività superano probabilmente i suoi attivi.
Japan Tobacco (JP3726800000) ha chiuso in calo del 2%.
Secondo delle voci di stampa il Governo giapponese
avrebbe l'intenzione di proibire il fumo nei luoghi
pubblici.
Redazione Borsainside 07:35
Cambi: La Fed Alza Il Tasso Di
Sconto e Scuote Il Mercato (Analisi Fxcm)
venerdì, 19 febbraio 2010 - 8:36
(ASCA-FXCM) - Roma, 19 feb - Dopo la chiusura del
mercato americano ieri, la Fed ha scioccato il mercato
alzando il tasso di sconto (non i Fed Funds) dello 0,25%
fino a 0,75% - e il dollaro s'impenna. Qualche parola di
accompagnamento c'e' stata, nel senso che questa manovra
''non rappresenta un mutamento delle prospettive di
politica economica'', ma le azioni sono quelle che
contano e non le parole. Questa decisione anticipata di
alzare i tassi puo' essere intesa come un'espressione
veramente Hawkish da parte della Fed. E' comunque
importante distinguere il tasso di sconto dai Fed Funds:
il tasso di sconto e' cio' che viene applicato dalla Fed
ai prestiti concessi direttamente alle banche
commerciali che hanno la possibilita' di accedere al
''discount window''. Invece il tasso sui Fed Funds
rappresenta l'interesse applicato tra banche
commerciali. Alzando quindi il tasso di sconto, la Fed
ha anticipato in parte l'effetto che avra' la cessione
del Q.E. a Marzo: un innalzamento degli spread.
Ovviamente questo cambia le carte in tavola per il
mercato FX, che era abbastanza indecisa durante l'ultima
settimana sul da farsi. Oggi esce il CPI (inflazione)
USA, e nonostante le previsioni ottimistiche il parere
rimane che - escludendo il paniere energetico ed
alimentare - ci sia ancora stabilita' anche per via del
mercato del lavoro ancora instabile. Occhi puntati sugli
schermi alle ore 14.30 per quest'ultimo dato della
settimana. Passando all'Europa, la possibilita' del
''falso in bilancio'' da parte della Grecia sta
iniziando ad intaccare la fiducia della Germania. Angela
Merkel ha condannato l'eventuale supporto di banche
d'affari se queste avessero veramente applicato un
pizzico di contabilita' creativa ''a-la-Tanzi''. Gli
spread sui Credit Default Swap (CDS) mostra la titubanza
del mercato, che deve fare i conti anche con diversi
dati EU oggi: PPI Germania (ore 8.00), PMI Germania (ore
9.30), Bilancio di Conto Corrente EU (ore 10.00).
Volgiamo lo sguardo sopra la Manica ed entriamo nella
City: che botta ieri la disoccupazione UK. Non solo e'
aumentata la disoccupazione inaspettatamente, ma anche i
mutui nuovi stipulati sono calati. Dunque non e' un caso
che la Sterlina ha perso di piu' contro il greenback. In
ultima istanza, qualche ''consiglio per gli acquisti'':
sicuramente qualcuno e' stato ''scottato'' da questa
mossa della Fed. Fa parte del gioco, in un mercato dove
gli amministratori hanno il potere di agire come meglio
credono. Interventi del genere si possono forse
paragonare ad un'azione che viene sospesa dalle
contrattazioni: feriscono parecchi investitori
imprudenti, ma non fanno poi cosi' male a chi si rende
conto delle regole del gioco. L'unica cosa da fare, per
evitare disastri, e' utilizzare bene gli stop loss
specie per le posizioni overnight. Protezione del
proprio conto, in previsione dell'imprevedibile. Per
approfondire queste ed altre tematiche, non esitate a
chiamarci. E' da alcuni mesi che teniamo d'occhio questo
livello, per cui non possiamo non iniziare la sezione di
analisi tecnica parlando della salita repentina del
dollaro yen sino a giungere nei pressi di quella
resistenza tanto importante. I prezzi si trovano poco al
di sotto di 92 figura e come e' possibile evincere da un
grafico giornaliero (o comunque con un timeframe in
grado di mostrare l'inizio di aprile) 92.40 e' proprio
il livello da superare, suggerito da una precisa
trendline discendente cominciata il 6 aprile a 101.40.
Oltre a questo livello gli obiettivi sono ambiziosi e
spaziano da un vicino 93.70 sino a 97.70. Come livello
di supporto invece continuiamo a considerare il
movimento di ripresa nel breve dal 4 febbraio, che
suggerisce per oggi un'area prossima a 90.30. Passiamo
all'eurodollaro, dove la notizia a sorpresa ha aiutato
ad oltrepassare il livello di supporto indicato, e ad
giungere spedito al successivo, 1.3425, mancato per soli
10 punti questa notte. L'idea di fondo e' che la pesante
tendenza ribassista evidenziata in due riprese, dalla
fine di novembre, possa perdurare oltre sino ai
successivi livelli di 1.31 figura e, successivamente,
1.29. Nonostante si siano allontanati continuiamo a
considerare 1.3840 ed 1.40 i livelli a cui guardare per
ricercare un trend favorevole alla moneta unica che duri
piu' di qualche giorno. Un dollaro cosi' in ripresa ha
avuto ovviamente ripercussioni anche sul cable, che e'
andato a oltrepassare il punto di supporto a 1.5540. In
questo caso la rottura, se non dovesse riuscire a tenere
il primo baluardo di 1.5350 (area di congestione della
meta' di maggio scorso), ha un obiettivo prossimo a 1.50
figura, livello a cui si sono concentrati massimi per
due mesi di fila fra febbraio e aprile scorsi. Fra le
major e' sicuramente il cambio UsdChf ad avere
l'obiettivo chiave piu' vicino. Stiamo parlando di tutta
un'area di congestione compresa fra 1.0950 e 1.10
figura, probabilmente raggiungibile anche in giornata.
Consideriamo 1.0790-1.08 come l'area di supporto a
questo movimento. Rimaniamo in ambito di franco svizzero
per notare che i due ampi movimenti di EurUsd e UsdChf
hanno permesso al cambio EurChf di non scostarsi per
nulla dal range mantenuto negli ultimi giorni. 1.4640 e
1.4715 sono ancora il massimo ed il minimo degli ultimi
dieci giorni di scambi... una rottura, seppur di 40-50
punti solamente, non puo' tardare oltre. Terminiamo con
il cambio AudUsd dove continua l'inversione iniziata due
giorni fa, e amplificata successivamente alla notizia di
ieri, favorevole al biglietto verde. In questo caso
possiamo ipotizzare che se il cambio dovesse riuscire ad
oltrepassare il supporto di giornata, a 0.8810,
l'inversione dal massimo relativo di 0.9030 (massimo di
tre giorni fa) possa avere come obiettivo i minimi del
cambio visti ad inizio febbraio, in area 0.86.
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19 Febbraio 2010 09:12 -
Sole 24 ore
In Texas kamikaze con un piper per vendicarsi del fisco
Ieri l'America ha
sofferto un altro attacco terroristico sul suo
territorio ispirato per la dinamica a quello dell'11
settembre: un Piper, un piccolo aereo da turismo, si è
schiantato contro un palazzo del fisco americano (Irs) a
Austin in Texas. Bilancio dell'azione kamikaze: un morto
(il pilota), un disperso e due feriti. C'è una
differenza sostanziale rispetto al 2001: a organizzare
l'azione spettacolare non sono stati dei fondamentalisti
islamici, è stato un americano doc, Joseph A. Stack III.
Un attacco interno dunque, premeditato, dal quale vi
saranno profonde conseguenze politiche.
Proprio ieri a Washington si è riunito il movimento
della destra americana, 10mila persone, con star dei
talk show televisivi come Jeff Beck di Fox News, e per
la prima volta con una forte presenza dei Tea Parties,
il movimento di protesta nazionale della nuova destra
che invoca una dura lotta attiva contro il ritorno dello
stato negli affari del giorno per giorno e contro il
pericolo di aumenti fiscali. Il movimento non ha mai
incoraggiato atti terroristici, ma ha semper usato una
retorica infiammata che può aver fatto facile presa su
un uomo come Stack, un consulente informatico di 53 anni
che aveva più volte espresso il suo dissenso in lunghe
diatribe su internet contro l'oppressione delle tasse e
del governo federale. Il suo messaggio prima
dell'azione: «Sono finalmente pronto a por fine a questa
follia. Bene, Grande Fratello uomo dell'Irs, proviamo a
fare qualcosa di diverso: prendi il mio chilo di carne e
dormi bene» si legge nella nota ottenuta dal quotidiano
Austin Statesman.
Stack se la prende con tutti: oltre che con l'Irs, con
le esenzioni fiscali «che hanno reso istituzioni come la
volgare Chiesa Cattolica così incredibilmente ricca» e
con gli executive di Gm e gli altri «furfanti» di Wall
Street prima di affermare di «averne avuto abbastanza».
La dinamica dell'attacco ha riportato alla mente lo
schianto sul Pirellone, il 18 aprile 2002:
l'imprenditore Luigi Fasullo finì con il suo monomotore
contro il grattacielo di Milano uccidendo due impiegati
oltre a se stesso.
Ad Austin, in mattinata, Stack lascia lo scritto, pieno
di invettive. Poi dà fuoco alla sua casa. All'interno ci
sono ancora la moglie e la figlia che vengono salvate da
un vicino. A quel punto Stack si reca in un piccolo
aeroporto alla perfiferia di Austin dove abita a circa
60 chilometri dalla città, ruba un Piper che aveva già
identificato, decolla e si dirige verso il palazzo
federale che ospita oltre alla sede regionale del fisco
anche altri uffici privati. Vicino c'è l'ufficio
dell'Fbi e un altro ufficio che ospita la Cia. Poi
l'impatto. Lo squarcio all'inizio è modesto, subito dopo
scoppia un forte incendio.
19 Febbraio 2010 09:35
NEW YORK
BOND EURO IN RIBASSO DOPO ANNUNCIO FED
di WSI-REUTERS
I titoli di stato hanno aperto in lieve calo,
evidenziando un marcato appiattimento della curva sulla
vendita dei titoli a breve. Il movimento ricalca quello
dei Treasury Usa dopo l'azione della Federal Reserve. Un
trader commenta la situazione..
I titoli di stato della zona euro hanno aperto lieve
calo, evidenziando un marcato appiattimento della curva
sulla vendita dei titoli a breve. Il movimento ricalca
quello dei Treasury Usa dopo l'azione della Federal
Reserve.
La Fed ha ieri elevato il suo tasso di sconto a 0,75% da
0,50% con effetto da oggi, alzando contestualmente il
tasso minimo per le aste a termine allo
0,50%.
L'istituto centrale ha precisato che questa mossa non
segnala alcun cambiamento nel punto di vista sulla
politica monetaria o sull'economia, ma va intesa come
un'ulteriore normalizzazione delle 'lending facilities'.
"E' un avvertimento al mercato... ma i commenti misti
della Fed dal momento dell'azione ne hanno
ridimensionato la significatività" ha detto un trader.
Gli investitori continuano a tenere d'occhio i mercati
periferici, con un'attenzione particolare alla Grecia.
19 Febbraio 2010 09:56 NEW YORK
EFFETTO FED SU MATERIE PRIME, GIU' ORO E PETROLIO
di WSI
Il comparto paga prima di tutto il rafforzamento del
dollaro seguito all'annuncio sull'aumento del tasso di
sconto. Ma secondo gli analisti gli smobilizzi avranno
breve durata in quanto i prezzi hanno ancora margini di
rialzo.
Lo shock per la decisione della Federal Reserve di
alzare a sorpresa il tasso di sconto allo 0,75% non
risparmia nessun mercato. Le vendite colpiscono oggi
anche le materie prime, che pagano prima di tutto il
rafforzamento del dollaro seguito all'annuncio della
Fed.
Le quotazioni del petrolio, dell'oro, del rame e dei
cereali bruciano tutte più dell'1%. Mark Pervan,
analista senior di Anz afferma però in un'intervista a
Reuters che "per le commodity, il rischio al rialzo dei
prezzi esiste ancora".
I forti cali di oggi sono a suo avviso "inevitabili,
considerato il tipo di shock" che ha colpito tutti i
mercati. Detto questo, secondo l'esperto in -e questa
opinione è condivisa da molti analisti -, gli smobilizzi
non avranno una lunga durata.
I futures sul petrolio con scadenza a marzo si attestano
a 77,96 dollari al barile, dopo aver chiuso ieri a 79,06
dollari, ovvero al massimo valore di chiusura dallo
scorso 14 gennaio.
Le quotazioni dell'oro sono scambiate a 1.102,40 dollari
l'oncia, dopo aver toccato il minimo intraday a 1.098,55
dollari l'oncia.
19 Febbraio 2010 11:20 NEW YORK
di APCOM
A metà mattina la moneta unica si attesta a 1,3504
dollari, laddove in precedenza aveva toccato un minimo a
1,3493, livelli che non si registravano dallo scorso
maggio. La decisione della Federal Reserve scatena
acquisti sul biglietto verde.
L'euro torna a deprezzarsi ai minimi da nove mesi
rispetto al dollaro americano, dopo che ieri in serata
la Federal Reserve ha a sua volta avviato delle prime
manovre restrittive sulle liquidità supplementari che da
mesi assicura al sistema bancario.
L'istituzione monetaria americana ha inaspettatamente
deciso di aumentare di un quarto di punto il tasso di
sconto, allo 0,75 per cento, ovvero gli interessi che
richiede agli istituti di credito quando concede loro
finanziamenti di emergenza. A metà mattina l'euro si
attesta a 1,3504 dollari, laddove in precedenza aveva
toccato un minimo a 1,3493, livelli che non si
registravano dallo scorso maggio.
Già nei giorni scorsi l'euro era calato a 1,3533
dollari, ieri aveva recuperato terreno e prima
dell'annuncio della Fed - che ha comunicato le sue
decisioni dopo la chiusura di wall Street - si attestava
a 1,3617 dollari.
Per l'immediato gli analisti non si attendono manovre
analoghe sulle voci che si ripercuoterebbero su tutto il
credito al dettaglio, ma la decisione ha innescato un
immediato apprezzamento della divisa americana.
Contestualmente questa manovra, che dopo molti mesi di
'danaro facile' appare invece chiaramente orientata
nella direzione restrittiva, ha depresso l'andamento
delle Borse in Asia ed Europa, favorendo ulteriori
afflussi di capitali verso le attività a rendimento
fisso, meno rischiose tra cui lo stesso dollaro.
Nei mesi scorsi anche la Banca centrale europea ha a sua
volta avviato una progressiva rimozione delle liquidità
supplementari concesse ai sistema bancario di Eurolandia
a condizioni molto favorevoli, e per marzo ha
preannunciato possibili nuove decisioni in questo senso.
19 Febbraio 2010 11:46 NEW YORK
TASSI FED FUNDS: MERCATI SCOMMETTONO DI PIU' SU BEN DUE
RIALZI IN 2010
di WSI
A dispetto delle rassicurazioni della Federal Reserve,
il mercato dei futures sui fed funds guarda in misura
maggiore alla possibilità che il costo del denaro degli
Stati Uniti possa essere alzato per due volte entro la
fine di quest'anno.
Nell’alzare a sorpresa il tasso di sconto allo 0,75%, la
Fed ha tentato di rassicurare i mercati affermando che i
tassi guida, ovvero i tassi sui fed funds, rimarranno ai
minimi storici, dunque nel range compreso tra lo 0% e lo
0,25%.
Le parole di rassicurazione della Fed non sono però
evidentemente bastate, in quanto subito dopo l’annuncio
i mercati hanno scommesso in misura maggiore su un
intervento sui fed funds entro la fine di quest’anno.
Anzi, in realtà su ben due interventi.
E’ quanto risulta dalla reazione dei futures sui fed
funds: prima dell’annuncio relativo all’aumento del
tasso di sconto, il mercato stava scommettendo infatti
su un secondo rialzo dei tassi nel 2010 con una
probabilità del 28%.
Dopo l’annuncio, i futures sui fed funds hanno aumentato
al 50% la probabilità di un secondo aumento del costo
del denaro negli Stati Uniti.
La Borsa di Hong Kong affonda
Le principali borse della regione Asia-Pacifico hanno
chiuso oggi anche in ribasso.
L'Hang Seng ad Hong Kong ha perso il 2,6% a 19,894.02
punti. Anche sulla Borsa di Hong Kong ha pesato la
decisione della Fed di alzare il suo tasso di sconto. Il
mercato teme che la Banca Centrale degli USA possa
adottare una politica monetaria più restrittiva prima
del previsto. Tra i bancari HSBC (GB0005405286) ha perso
l'1,8%, Industrial and Commercial Bank (CN000A0LB42) il
3%, Bank of China (CN000A0J3PX9) il 2,9%. China
Construction Bank (CN000A0HF1W3) il 2,9% e Bank of
Communications (CN000A0ERWC7) il 3,8%. Nel settore
immobiliare Sun Hung Kai Properties (HK0016000132) ha
chiuso in calo del 2,7%, Cheung Kong Holdings
(HK0001000014) del 3%, Sino Land (HK0083000502) del 3,4%
e Henderson Land (HK0012000102) del 4,2%. Li & Fung
(BMG5485F1445) ha perso il 3,6%. Le vendite di Wal-Mart
(US9311421039) hanno registrato lo scorso trimestre
negli USA un debole andamento. Li & Fung è uno dei
principali fornitori del colosso della distribuzione.
Tra gli altri listini della regione l'S&P/ASX 200 a
Sydney ha perso lo 0,4%, lo Straits Times a Singapore lo
0,4% e il Kospi a Seul l'1,7%. Le borse di Shanghai e di
Taipei sono rimaste ancora ferme a causa del Capodanno
cinese.
Redazione Borsainside 11:48
Da Bank of America a Ubs, chi paga
meglio vince
BlueTG.it - venerdì, 19 febbraio 2010 - 12:44
Chi paga meglio vince: resta questa la sola regola nel
mondo finanziario a Londra come a New York.
Lo spiega oggi l’agenzia Bloomberg segnalando come i
cacciatori di teste abbiano notato come gruppi quali
Bank of America e Ubs, che fino a pochi mesi fa si son
distinti per licenziare a migliaia i propri dipendenti e
abbiano dovuto ricorrere a pesanti aiuti di stato per
evitare il peggio, siano ora tornati ad attrarre
banchieri d’affari offrendo fino al doppio in termini di
salario base rispetto a un anno fa.
In tempi di polemiche (e tassazioni straordinarie) sui
bonus la risposta delle banche è dunque di alzare il
compenso fisso e ricorrere a bonus differiti nel tempo
per la parte variabile.
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India -
Edizione New Delhi |
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Edizione
Kuwait City |
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La crisi immobiliare Usa puo'
tirare un brutto scherzo a Warren Buffett
BlueTG.it - venerdì, 19 febbraio 2010 - 13:57
Se le corti americane consentiranno a numerosi progetti
edilizi verso cui sono esposte importanti assicurazioni
e municipalità di aderire al “chapter 11” (procedura di
bancarotta pilotata che assomiglia all’amministrazione
controllata italiana e che inibisce le richieste di
rimborso da parte dei creditori, ndr) il business
assicurativo di Warren Buffett, in particolare quello
legato all’assicurazione di emissioni obbligazionarie
municipali, potrebbe rivelarsi “ad alto rischio”.
Lo riferiscono alcuni analisti intervistati dall’agenzia
Bloomberg, secondo i quali molte società di
assicurazione di bond, come Ambac Financial Group, hanno
offerto coperture assicurative che valutavano vicino a
zero il rischio di fallimento dell’emittente e per
questo potrebbero andare incontro a spiacevoli sorprese
nei mesi a venire
19 Febbraio 2010 15:45 NEW YORK
BILL GROSS: LA FED SARA' ANCORA ACCOMODANTE
di WSI
Parla il numero uno di Pimco. La mossa a sorpresa di
ieri sera da parte della Fed non deve preoccupare: la
politica monetaria accomodante di Bernanke resta
invariata. Perche'? La disoccupazione e' ancora troppo
alta.
La mossa a sorpresa della Fed di alzare il il tasso di
sconto negli Stati Uniti non significa che e’ iniziato
un ciclo fatto di politiche monetarie restrittive. Lo
sostiene Bill Gross, numero uno del piu’ grande fondo
obbligazionario al mondo.
"Non credo sia l’inizio di un rialzo dei fed funds o
degli interessi applicati sulle riserve" ha detto in
un'intervista a Reuters.
"Questo cambiamento e’ la dimostrazione ulteriore della
normalizzazione delle agevolazioni garantite dalla Fed",
ha continuato Gross, aggiungendo che "le modifiche non
vanno ad intaccare, rendendole piu’ difficili, le
condizioni finanziarie di cittadini che possiedono una
casa e di aziende. La decisione di ieri non va nemmeno
interpretata come un cambio di rotta da parte di Ben
Bernanke sulla politica monetaria cosi’ come sulle
prospettive dell’economia".
Per il gestore numero uno di Pimco, difficilmente la Fed
alzera’ i tassi in un contesto caratterizzato da un
elevato tassi di disoccupazione.
"La banca centrale americana sta monitorando molti
fattori fondamentali come il tasso di disoccupazione che
viaggia piu’ o meno intorno al 10% cosi’ come la
produzione. Non credo proprio che la Fed voglia metter
mano ai Fed Funds o alla sua politica monetaria in
generale con un tasso di disoccupazione a doppia cifra",
ha concluso.
Cina: i gestori di fondi americani
passano dall'amore al panico
BlueTG.it - venerdì, 19 febbraio 2010 - 15:51
Che “cosa bella e mortal, passa e non dura” lo scriveva
già il Petrarca in pieno Rinascimento italiano, ma certo
fa impressione vedere come i gestori di fondi americani,
che solo fino a fine 2009 non perdevano occasione per
cantare le lodi della Cina, abbiano in poche settimane
cambiato tutti e radicalmente opinione e vedano ora
nero.
Colpa, si dice, del peggioramento delle relazioni tra
Pechino e Washington, la “stretta” decisa dalla banca
centrale cinese a colpi di incrementi del tasso di
riserva obbligatoria e il rischio che comunque si stiano
creando le premesse per una fiammata inflazionistica che
danneggerebbe gli utili delle aziende in termini reali,
per non parlare della supposta “bolla speculativa”
presente sul mercato immobiliare, la cui esplosione
avrebbe conseguenze gravi per le principali banche del
paese.
Di tutto di più, insomma, e per di più riferito a
problemi o politiche in essere già da mesi, non da
giorni. Tanto che i primi analisti iniziano a trovare
esagerato il panico attuale così come giudicavano
eccessivo “l’innamoramento” di pochi mesi or sono
Toyota:richiami -0,12 punti Pil
Giappone
venerdì, 19 febbraio 2010 - 16:49
(ANSA) - TOKYO, 19 FEB - Il maxi-richiamo di 9 mln di
auto della Toyota nel mondo ha il potenziale di erodere
la crescita nominale del Pil giapponese di 0,12 punti.
Inoltre i problemi della casa automobilistica possono
innescare un effetto domino dalle conseguenze difficili
da prevedere. Lo afferma uno studio di Daiwa Institute
of Research, secondo cui la Toyota potrebbe finire per
sottrarre 5 miliardi di euro all'economia giapponese,
nel caso in cui la produzione domestica di auto scenda
di 300.000 unita' nel 2010.
Fed: Dudley, solo
cambiamento tecnico
venerdì, 19 febbraio 2010 - 17:17
(ANSA) - ROMA, 19 FEB - La decisione della Fed di
rialzare il tasso di sconto di un quarto di punto e'
solo 'un piccolo cambiamento tecnico', dice William
Dudley. Una decisione che - secondo il presidente della
Fed di New York - non segnala un cambiamento nella
politica monetaria. Ci aspettiamo -spiega- che
l'economia continui ad espandersi, ma a un tasso un po'
piu' basso rispetto alla seconda meta' del 2009. Quanto
ai prezzi, con la crescita debole, ci aspettiamo che le
pressioni inflazionistiche restino contenute.
19 Febbraio 2010 17:32
NEW YORK
USA: NUOVO RECORD DI PIGNORAMENTI IN ULTIMO TRIMESTRE
di WSI
Dal comparto immobiliare non mancano pero' segnali
incoraggianti: diminuiscono i casi di chi ha avuto
difficolta' a pagare una rata solo una volta. Il vero
problema restano i casi recidivi.
Mai cosi’ tanti cittadini americani hanno rischiato di
perdere la propria casa nell’ultimo trimestre del 2009,
nonostante i nuovi casi di insolvenza risultino in calo.
E’ quanto emerge dai dati diffusi dalla Mortgage Banker
Association.
Oltre il 15% di chi possiede una casa negli States e sta
ancora pagando il relativo mutuo ha avuto problemi nel
pagare la rata o e’ finito nelle procedure di confisca.
Un dato mai registrato prima d’ora e che caratterizza il
decimo record consecutivo.
La percentuale di chi ha tardato in un solo pagamento e’
scesa al 3.6% dal 3.8% del terzo trimestre del 2009. Il
calo e’ degno di nota visto che da ottobre a dicembre
generalmente si concentrano le spese dedicate alle
festivita’ natalizie.
Ma se scende il numero chi ha tardato a pagare solo una
rata del mutuo, cresce quella di coloro che almeno da
tre mesi non riescono a metter mano al portafoglio per
rispettare i loro impegni con la banca. Oltre il 5%
rientra in questo ultimo caso, su rispetto al 4.4% del
trimestre precedente.
"Abbiamo a che fare con un nocciolo duro di disoccupati
che hanno perso il loro lavoro da molto tempo, questo fa
si' che le inadempienze si mantengano alte nel lungo
periodo", ha commentato il capo economista
dell’associazione con sede a Washington Jay Brinkmann.
Il tentativo da parte del governo di prevenire i
pignoramenti ha dovuto fare i conti con la maggior
contrazione dell’occupazione mai registrata dalla Grande
Depressione. Le aziende a stelle e strisce hanno mandato
in fumo oltre 7 milioni di posti di lavoro dal dicembre
2007. Il tasso di disoccupazione e’ sceso al 9.7% a
gennaio dopo aver toccato il massimo di 26 anni al 10.1%
lo scorso ottobre.
Il presidente americano Obama l’anno scorso si e’
impegnato a investire $275 miliardi per permettere a 9
milioni di americani di restare nelle loro case
attraverso rifinanziando quelle proprieta’ il cui valore
e’ sceso a livelli inferiori rispetto a quando il mutuo
per acquistarla era stato acceso e offrendo incentivi
agli istituti per modificare i termini di delinquenza.
Fonte: Bloomberg.com
19 Febbraio 2010 19:53
NEW YORK
CLAMOROSO: L'EURO E' SOPRAVVALUTATO DEL 25%
di WSI
Questa previsione, dello strategist di una grande banca
- che fa apparire timido perfino lo scenario di un
cambio EUR/USD a 1.25 descritto da Morgan Stanley - in
pratica suggerisce un valore vicino alla parita' tra la
moneta europea e la valuta americana.
Secondo lo strategist di una grande banca internazionale
l'euro e' sopravvalutato del 25% nei confronti del
dollaro rispetto agli attuali livelli. Seppure in una
giornata di grande volatilita' per le conseguenze della
decisione Fed sul rialzo del tasso di sconto Usa, questa
previsione fa apparire timido perfino lo scenario di un
cambio EUR/USD a 1.25 descritto da Morgan Stanley e in
pratica indica un valore vicino alla parita' tra la
moneta europea e quella americana, in base ad un'analisi
dei fondamentali delle economie europee.
In un mondo finanziario scosso da crisi e tentativi di
rilancio, dove le "svalutazioni competitive" tra blocchi
(Cina, Europa, Stati Uniti) dettano le regole (quasi
come accadeva in Italia con le "svalutazioni
competitive" della lira per ridar fiato ad economia ed
export) "e' la nazione o il blocco che svaluta per
ultimo che soffre della piu' profonda deflazione..."
Le borse europee
rimbalzano nel pomeriggio e chiudono di nuovo in rialzo
I principali listini azionari europei hanno chiuso oggi
per la quinta seduta di fila in rialzo. Il FTSE 100 a
Londra ha guadagnato lo 0,6%, il DAX a Francoforte lo
0,7%, il CAC40 a Parigi lo 0,6%, il FTSE MIB a Milano lo
0,4% e lo SMI a Zurigo l'1,1%. Nel corso della seduta
sono calati i timori del mercato legati alla decisione
della Fed di alzare il tasso di sconto. Molti esperti
hanno indicato che la mossa va interpretata come una
riduzione delle misure anti-crisi e non come l'inizio di
una politica monetaria più restrittiva. A far rimbalzare
intraday gli indici europei sono stati anche i dati
sull'inflazione negli USA. L'indice "core" dei prezzi al
consumo, cioè depurato dalle più volatili variazioni dei
prezzi di cibo ed energia, è calato lo scorso mese negli
USA per la prima volta dal 1982. L'inflazione non
rappresenta quindi, per il momento, alcun motivo per la
Fed per alzare i suoi tassi d'interesse.
Tra i bancari Barclays (GB0031348658) ha guadagnato
l'1,3%, Royal Bank of Scotland (GB0006764012) il 2,3%,
Deutsche Bank (DE0005140008) l'1,3%, Crédit Agricole
(FR0000045072) il 2%, Société Générale (FR0000130809)
l'1,9% e Intesa Sanpaolo (IT0000072618) l'1%.
Nestlé (CH0012056047) ha guadagnato il 2,4%. Il gruppo
svizzero si attende per quest'anno una crescita organica
superiore a quella del 2009 ed un miglioramento del suo
margine Ebit. Sulla scia di Nestlé Danone (FR0000120644)
ha guadagnato l'1,7% e Unilever (NL0000009348) il 2,7%.
Dopo le forti perdite di ieri Daimler (DE0007100000) ha
guadagnato il 2,6%. Tra gli altri titoli del settore
dell'auto BMW (DE0005190003) ha chiuso in rialzo del
3,5%, Fiat (IT0001976403) del 2,3% e Peugeot
(FR0000121501) l'1,3%
Lafarge (FR0000120537) ha perso lo 0,8%. Il primo
produttore al mondo di cemento ha chiuso a sorpresa lo
scorso trimestre in rosso.
Carrefour (FR0000120172) ha chiuso in ribasso del 2%.
L'utile del colosso della distribuzione è calato nel
2009 del 74,2%.
I minerari hanno potuto ridurre le loro perdite nel
finale di seduta. Anglo American (GB00B1XZS820) ha perso
l'1,8%, Rio Tinto (GB0007188757) lo 0,8%, Lonmin
(GB0031192486) lo 0,4%, Kazakhmys (GB00B0HZPV38) l'1% e
Vedanta (GB0033277061) lo 0,2%.
Redazione Borsainside 18:51
La Borsa di Mosca torna a
salire, bene i petroliferi
Quasi tutte le principali borse dell'Europa dell'Est
hanno chiuso oggi in rialzo.
L'indice RTS ha guadagnato a Mosca lo 0,9% a 1.423,13
punti. Il listino russo ha beneficiato della solida
performance dei petroliferi. LUKoil (RU0009024277) ha
chiuso in rialzo dello 0,9% e Rosneft (RU000A0J2Q06) del
2%. Il prezzo del petrolio ha ripreso a salire nel
pomeriggio a New York. Ancora bene RusHydro
(RU000A0JPKH7). Il titolo della seconda società al mondo
generatrice di energia idroelettrica ha guadagnato
l'1,4%. Gazprom (RU0007661625) e Sberbank (RU0009029540)
hanno perso rispettivamente lo 0,5% e lo 0,8%. Norilsk
Nickel (RU0007288411) ha chiuso invariato.
Il BUX a Budapest ha perso lo 0,1% a 21.344,89 punti.
Quasi tutte le blue chips ungheresi hanno chiuso in
ribasso. MOL (HU0000068952) ha perso lo 0,9%, Magyar
Telekom (HU0000016522) l'1,8% e Gedeon Richter
(HU0000067624) lo 0,2%. OTP Bank (HU0000061726) ha
guadagnato l'1,4%.
Il PX a Praga ha guadagnato lo 0,7% a 1.150,0 punti. I
bancari hanno guidato la lista dei rialzi. Erste Group
Bank (AT0000652011) ha guadagnato l'1,1% e Komercni
Banka (CZ0008019106) l'1,1%. Bene anche Ceske
Energeticke Zavody (CZ0005112300): +0,9% a CZK 873,10.
NWR (NL0006282204) ha perso l'1,2%.
Il WIG a Varsavia ha guadagnato lo 0,2% a 38.650,00
punti. KGHM Polska Miedz (PLKGHM000017) ha chiuso in
rialzo dell'1,3%. Il primo produttore europeo di rame ha
aumentato lo scorso anno il suo utile più di quanto
atteso dal mercato. PKN Orlen (PLPKN0000018) ha
guadagnato l'1,3% a KPN 31,90. UniCredit ha alzato il
suo target price per il titolo dell'impresa
petrolchimica a KPN 37. Ancora male i bancari. Bank
Pekao (PLPEKAO00016) ha perso l'1,9%, PKO Bank Polski
(PLPKO0000016) lo 0,4%, BZW Bank (PLBZ00000044) l'1% e
BRE Bank (PLBRE0000012) l'1,7%.
Redazione Borsainside 20:22
Usa:Obama Lancia Pacchetto Da 1,5 Mld Per Crisi
Immobiliare
venerdì, 19 febbraio 2010 20:36 WASHINGTON
(AGI/AFP) - Henderson, 19 feb. - Il presidente Barack
Obama ha lanciato un pacchetto da 1,5 miliardi di
dollari per aiutare gli americani colpiti dalla crisi
immobiliare, focalizzando gli aiuti nel Nevada, in
California e in Florida, dove il collasso del settore e'
stato particolarmente violento. "Questi fondi - dice
Obama - vanno ad aiutare soprattutto i proprietari di
case disoccupati per evitare che vengano colpiti da
un'ondata di pignoramenti".
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WALL
STREET: FUTURES LIMANO LE PERDITE, DIGERISCONO LA
MOSSA FED
19 Febbraio 2010 15:00 NEW
YORK - WSI ______________________________________________
Sta prendendo piede l'idea
che la decisione a sorpresa vada piu' che altro
interpretata come un segnale incorraggiante di
stabilita'. IL PCI allontana i timori suscitati ieri dai
prezzi alla produzione. Finanziari in calo dello 0.4%.
Euro giu'.
Si preannuncia una partenza debole a Wall Street dopo
tre sedute positive consecutive. Ad un'ora e mezza dal
suono della campanella, i contratti sui principali
indici azionari si muovono in ribasso (vedi quotazioni a
fondo pagina).
Se e' vero che il mercato continua a scambiare in calo
di circa mezzo punto percentuale, da un altro lato si
tratta di un andamento in miglioramento rispetto al
sell-off visto nell'afterhours di ieri, dopo la
decisione a sorpresa della Federal Reserve di alzare il
tasso di sconto di un quarto di punto percentuale allo
0.75%.
Il miglioramento dei futures rispetto al sell-off dell'afterhours
e' un indice che nelle sale operative sta prendendo
sempre piu' piede l'idea che la mossa vada piu' che
altro interpretata come un segnale incorraggiante di
stabilita', piuttosto che una mossa a sorpresa di
stretta monetaria.
I contratti sugli indici principali di Borsa si sono
mantenuti sui massimi della mattinata dopo la
pubblicazione dei prezzi al consumo, saliti meno delle
attese in gennaio. La componente core e' invece calata
per la prima volta in 28 anni.
Per ricapitolare quanto avvenuto ieri, l'azionario ha
accusato un sell-off pesante dopo la chiusura dei
mercati, quando la Fed ha annunciato che avrebbe alzato,
a partire da oggi, il tasso di sconto - ovvero il tasso
che le banche devono pagare per ottenere prestiti di
emergenza dalla Banca Centrale - dallo 0.5% allo 0.75%.
Se i titoli azionari hanno imboccato la strada dei
ribassi, il dollaro ha invece ricominciato a guadagnare
terreno, con il mercato dei futures sui tassi che sconta
una possibilita' piu' alta per un incremento dei tassi
guida.
Tuttavia, il nervosismo si e' placato grazie ai commenti
tranquillizzanti di alcuni esponenti della Fed, i quali
hanno sottolineato che la decisione non e' un segnale di
un cambiamento di politica monetaria. D'altronde il
numero uno dell'istituto centrale, Ben Bernanke, aveva
preannunciato il rialzo del tasso di sconto una decina
di giorni fa. Sono i tempi che hanno colto di sorpresa
il mercato.
Il rialzo del tasso che le banche devono pagare per
ottenere prestiti dall'istituto centrale e' arrivato
infatti prima di quanto previsto dagli analisti. Da
quando la crisi e' iniziata la Fed ha sempre cercato di
andare incontro al settore bancario con tassi
estremamente bassi.
Il governatore della Federal Reserve Elizabeth Duke ha
precisato che la decisione non rappresenta altro che
"una normalizzazione ulteriore degli strumenti creditizi
della Federal Reserve". "Non segnalano alcun cambiamento
nell'outlook di politica monetaria e non dovrebbero
restringere le condizioni finanziarie per aziende e
famiglie". Per le banche si pero'. E infatti il settore
e' tra i piu' colpiti al momento (benchmark XLF -0.4%).
In ambito societario deludono i profitti di Dell, che
perde terreno nel preborsa (-5%). Il colosso informatico
ha invece archiviato il quarto trimestre fiscale con un
fatturato in crescita del 10%.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico in
flessione le quotazioni del greggio. I futures con
consegna marzo cedono $0.21 attestandosi a quota $78.85
al barile. Sul valutario la moneta unica arretra a quota
$1.3524. L’oro perde $8.50 a quota $1110.20 l’oncia.
Quanto ai Titoli di Stato, il rendimento sul benchmark
decennale si attesta al 3.800% dal 3.830% di ieri.
Alle 15:00 (le 9:00 ora di New York) il contratto future
sull'indice S&P500 scivola di 3.80 punti (-0.34%) a
1101.80.
Il contratto sull'indice Nasdaq 100 scende di 2.50 punti
(-0.14%) a 1818.25.
Il contratto sull'indice Dow Jones perde 20.00 punti
(-0.19%) a quota 10355.
WALL
STREET: APRE IN CALO DOPO LA MOSSA FED
19 Febbraio 2010 15:30 NEW
YORK - WSI ______________________________________________
Sempre piu' investitori
iniziano ad interpretare la decisione della Banca
Centrale come un tacito segnale che il sistema
finanziario poggia su basi piu' stabili. Rallenta la
corsa del dollaro. Effetto trimestrali: Dell cala del
5%, JC Penney +6%.
Partenza sottotono per il mercato azionario americano,
che comunque si riprende dopo la batosta subita nell'afterhours
di ieri per via della decisione a sorpresa della Federal
Reserve di alzare il tasso di sconto dello 0.25%. Il Dow
Jones cede lo 0.24% a 10368.04 punti, il Nasdaq lo 0.34%
a 2234.14 punti, mentre l'S&P 500 lo 0.38% a quota
1102.50.
La reazione negativa che i mercati hanno avuto ieri sera
e che ha visto il dollaro balzare sui massimi
plurimensili e' da considerare naturale, con gli
investitori che sono stati afflitti dai timori che le
condizioni di politica monetaria inizino a cambiare dopo
un anno senza mai un rialzo dei tassi.
La mossa a sorpresa dopo il preavviso lanciato nei
giorni scorsi rappresenta l'iniziativa piu' aggressiva
di un inversione di tendenza della strategia di
allentamento di politica monetaria, la piu' accomodante
dei 96 anni di storia della Banca centrale.
La Fed ha pero' fatto di tutto per rassicurare gli
operatori, precisando che la decisione non va
interpretata come un segnale di un cambiamento della
politica monetaria e che l'incremento non avra' un
impatto negativo sulle attivita' creditizie di famiglie
e aziende.
Inoltre alcuni operatori hanno iniziato a considerare la
mossa un tacito segnale che il sistema finanziario
poggia su basi piu' solide. Il diffondersi di tali
considerazioni ha rallentato inevitabilmente la corsa
del biglietto verde, con il Dollar Index che e' sceso
dai massimi plurimensili toccati ieri sera, e ha aiutato
i listini a recuperare parte del terreno perso nella
primissima parte di mattinata, anche se sembra che la
serie positiva di tre sedute sia destinata a essere
interrotta.
In ambito macro, la pubblicazione dei prezzi al consumo,
saliti meno delle attese in gennaio, ha allontanato la
paura suscitata dal rialzo dei prezzi alla produzione.
La componente core del PCI e' calata per la prima volta
in 28 anni.
Per ricapitolare quanto avvenuto ieri, l'azionario ha
accusato un sell-off pesante dopo la chiusura dei
mercati, quando la Fed ha annunciato che avrebbe alzato,
a partire da oggi, il tasso di sconto dallo 0.5% allo
0.75%. Se i titoli azionari hanno imboccato la strada
dei ribassi, il dollaro ha invece preso a guadagnare
terreno, con il mercato dei futures sui tassi che ora
sconta una possibilita' piu' alta per un incremento dei
tassi guida.
Tuttavia, il nervosismo si e' placato grazie ai commenti
tranquillizzanti di alcuni esponenti della Fed, i quali
hanno sottolineato che la decisione non e' un segnale di
un cambiamento di politica monetaria. D'altronde il
numero uno dell'istituto centrale, Ben Bernanke, aveva
preannunciato il rialzo del tasso di sconto una decina
di giorni fa. Sono i tempi ad aver colto di sorpresa il
mercato.
Il rialzo del tasso di sconto - quello che le banche
devono pagare per ottenere prestiti dall'istituto
centrale - e' arrivato infatti prima di quanto previsto
dagli analisti. Da quando la crisi e' iniziata la Fed ha
sempre cercato di andare incontro al settore bancario
con tassi estremamente bassi.
Il governatore della Federal Reserve Elizabeth Duke ha
precisato che la decisione non rappresenta altro che
"una normalizzazione ulteriore degli strumenti creditizi
della Federal Reserve". "Non segnala alcun cambiamento
nell'outlook di politica monetaria e non dovrebbe
restringere le condizioni finanziarie per aziende e
famiglie". Per le banche si pero'. E infatti il settore
e' tra i piu' deboli al momento (benchmark XLF -0.35%).
All'interno della sfera societaria deludono i profitti
di Dell, che perde terreno nel preborsa (-5%). Il
colosso informatico ha invece archiviato il quarto
trimestre fiscale con un fatturato in crescita del 10%.
Il profitto di JC Penney ha invece battuto le attese di
Wall Street, spingendo i titoli in rialzo di oltre il
6%.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico in
flessione le quotazioni del greggio. I futures con
consegna marzo cedono $0.03 attestandosi a quota $79.03
al barile. Sul valutario la moneta unica arretra a quota
$1.3515. L’oro perde $3.80 a quota $1114.90 l’oncia.
Quanto ai Titoli di Stato, il rendimento sul benchmark
decennale si attesta al 3.800% dal 3.830% di ieri.
WALL
STREET: PARE AVER DIGERITO LA MOSSA FED
19 Febbraio 2010 17:12 NEW
YORK - WSI ______________________________________________
Mercato incerto e diviso.
Alcuni investitori la interpretano come una mossa
puramente tecnica per altri ha un valore simbolico,
segnale di un pronto rialzo dei tassi di interesse.
Finanziari resistono bene alla botta. A luci ed ombre le
trimestrali.
La Borsa statunitense si avvicina al giro di boa incerta
tra denaro e lettera, con gli investitori impegnati a
dare un significato alla decisione a sorpresa presa ieri
dalla Fed di rivedere al rialzo il tasso che le banche
pagano alla Banca Centrale per ottenere prestiti.
Dopo un avvio in calo di circa 20 punti, il Dow Jones
sta cercando di allungare la serie di sedute positive
durata per ora tre giorni. L'andamento contrasta con
quello che molti si aspettavano dopo la decisione shock
della Banca Centrale di alzare il tasso di sconto dello
0.25% allo 0.75%. Da oltre un anno la Federal Reserve ha
mantenuto la piu' accomodante politica monetaria nei
suoi 96 anni di storia.
Tra le singole prove, sul paniere delle blue chip
spiccano i cali di Coke (-0.45%), GE (-0.57%) e Cisco
(-0.25%). In cima ci sono invece DuPont (+0.86%) e
Boeing (+0.89%). A livello settoriale, i finanziari non
solo hanno retto bene il colpo, ma si sono anche portati
in territorio positivo (+0.5%), sovraperformando il
mercato. I titoli dei broker online avanzano grazie alla
promozione di analista. C'e' poi chi ha interpretato la
mossa della Fed come una prova che il sistema
finanziario poggi su basi piu' solidi.
Dopo il sell-off subito ieri nell'after hours, questa
mattina il nervosismo e' andato scemando, grazie anche
ai commenti tranquillizzanti di alcuni esponenti della
Fed, i quali hanno sottolineato che la decisione non e'
un segnale di un cambiamento di politica monetaria,
bensi' un'evoluzione naturale della situazione.
D'altronde il numero uno dell'istituto centrale, Ben
Bernanke, aveva annunciato gia' una decina di giorni fa
che un rialzo del tasso di sconto era all'orizzonte.
Sono i tempi ad aver colto di sorpresa il mercato:
nessuno si aspettava infatti che un rialzo avvenisse
cosi' presto (i nuovi tassi sono entrati in vigore da
oggi).
"Sono sconvolto, completamente sconvolto", ha dichiarato
Todd Schoenberger, managing director di LandColt Trading
facendo riferimento alla mossa della Fed, aggiungendo di
essere convinto che cio' significa solo una cosa: che la
Fed alzera' presto i tassi guida, probabilmente gia'
dalla prossima riunione di marzo.
Ma a conti fatti e' tra i pochi a pensarla cosi'. Per la
maggior parte degli investitori si e' trattata in
realta' di una misura dal valore puramente tecnico,
senza alcun significato simbolico, e per questo
ritengono che la Fed non abbia intenzione di alzare i
tassi di interesse ancora per un bel po' di tempo.
La Fed inoltre ha fatto di tutto per rassicurare gli
operatori, precisando che la decisione non va
interpretata come un segnale di un cambiamento della
politica monetaria e che l'incremento non avra' un
impatto negativo sulle attivita' creditizie di famiglie
e aziende.
Dal fronte macro sono giunte notizie confortanti. La
pubblicazione dei prezzi al consumo, saliti meno delle
attese in gennaio, ha infatti allontanato la paura
suscitata dal rialzo dei prezzi alla produzione. La
componente core del PCI e' calata per la prima volta in
28 anni.
Sul fronte delle trimestrali, deludono Dell (-7%) e CBS
(-1.5%), mentre gli utili di JC Penney fanno meglio
delle attese e i titoli vengono premiati dagli
operatori.
Una nuova operazione di M&A sembra alle porte, con la
societa' di servizi petroliferi Schlumberger (-3%) che
avrebbe avviato i colloqui per aggiudicarsi la rivale
Smith International (+13%).
A livello settoriale le migliori performance sono
segnate dai comparti:
Broker Dealers-IAI +2.0%, Metals and Mining-XME +1.8%,
Oil Services-OIH +1.7%, Utilities-XLU +1.6%, Dow
Transports-IYT +1.5%, Silver-SLV +1.4% e Banks-KBE
+1.4%. Le peggiori: Solar Energy-TAN -2.8%, Natural
Gas-UNG -2.0%, Volatility-VXX -1.9%, China-FXI -1.3%,
Japan-EWJ -1.3%, Grid Infrastructure-GRID -1.2% e
British Pound Sterling-FXB -1.1%.
Alle 18:45 circa il volume di scambio e' di 544 milioni
di pezzi al NYSE e 955 miliardi al Nasdaq. I titoli in
rialzo contro quelli in ribasso sono 1757 a 1175 al Nyse
e 1332 a 1154 milioni al Nasdaq. I nuovi massimi contro
i nuovi minimi delle ultime 52 settimane sono: 144 a 1
al NYSE e 117 a 3 al Nasdaq.
WALL
STREET:
SI RIPRENDE DA SHOCK FED: E SONO QUATTRO
19 Febbraio 2010 22:00 NEW
YORK - WSI ______________________________________________
Guadagni marginali ma
sufficienti per allungare la serie positiva malgrado lo
scossone iniziale. Settimana molto positiva (Dow +3%).
Meglio del mercato finanziari e industriali. Tra le blue
chip bene Dupont e Boeing. Dollaro tocca i massimi di
otto mesi.
Chiusura di seduta appena positiva per la Borsa di New
York che e' riuscita cosi' al pelo ad allungare a
quattro la serie di sedute positive. Il Dow ha
guadagnato lo 0.09% a 10402.35 punti, il Nasdaq lo 0.1%
a 2243.87 punti, mentre l'S&P 500 lo 0.22% a quota
1109.17.
Il mercato ha superato lo shock iniziale per la
decisione a sorpresa della Fed, annunciata ieri a
mercati chiusi, di incrementare il tasso di sconto per
la prima volta dopo tre anni.
Si e' trattato del primo cambiamento di direzione in
materia monetaria da oltre un anno, periodo in cui la
politica monetaria della Banca Centrale, tesa a
combattere una grave crisi finanziaria ed economica, e'
stata la piu' accomodante di tutti i suoi 96 anni di
storia.
Dopo un avvio in calo il mercato si e' poi gradualemente
ripreso, fino al rallentamento della corsa riscontrato
sul finale, che ha fatto si che i livelli degli indici
siano risultati sotto i massimi di seduta. Il paniere
delle blue chip ha scambiato in un range che e' andato
da -20 a +20 punti. La settimana si chiude invece in
buon rialzo, con il Dow che ha guadagnato il 3%, l'S&P
il 3.1% e il Nasdaq il 2.8%. Si tratta della seconda
ottava positiva di fila.
L'andamento altalenante rispecchia l'incertezza degli
operatori, che hanno interpretato in maniere
contrastanti tra loro la decisione a sorpresa shock
della Banca Centrale di alzare il tasso di sconto dello
0.25% allo 0.75%. Da oltre un anno la Federal Reserve ha
mantenuto la piu' accomodante politica monetaria nei
suoi 96 anni di storia.
Sugli altri mercati il dollaro si e' rafforzato anche se
ha chiuso sotto i massimi di seduta, che corrispondono
ai livelli piu' alti di otto mesi, il petrolio ha chiuso
sopra i $79 al barile, mentre l'oro sopra i $1115
l'oncia.
Il Dollar Index, che offre una misura dell'andamento del
biglietto verde contro le sei principali valute rivali,
ha chiuso in rialzo a 80.627 da 80.380, ma ben sotto i
massimi di 81.342. L'indice e' in progresso moderato
dall'80.316 dello scorso venerdi', ma i guadagni sono
sufficienti a consentire alla valuta Usa di chiudere in
territorio positivo per la quarta seduta sulle ultime
cinque.
A livello settoriale i finanziari e gli industriali si
rendono protagonisti delle prove migliori, mentre
tecnologici ed energetici accusano i cali piu' marcati.
Fatta eccezione per JP Morgan, tutte le principali
banche statunitensi hanno guadagnato terreno. E' la
dimostrazione del fatto che sono piu' gli investitori ad
aver letto la decisione della Federal Reserve come una
prova che il sistema finanziario poggia su basi piu'
solide.
Tra le singole prove, sul paniere delle blue chip
spiccano i balzi di DuPont (+0.86%) e Boeing (+0.89%).
Sul fronte delle trimestrali, deludono Dell (-7%) e CBS
(-1.5%), mentre gli utili di JC Penney fanno meglio
delle attese e i titoli vengono premiati dagli
operatori.
Una nuova operazione di M&A sembra alle porte, con la
societa' di servizi petroliferi Schlumberger (-3%) che
avrebbe avviato i colloqui per aggiudicarsi la rivale
Smith International (+13%).
Dopo il sell-off subito ieri nell'after hours, questa
mattina il nervosismo e' andato scemando con il passare
delle ore, grazie anche ai commenti tranquillizzanti di
alcuni esponenti della Fed, i quali hanno sottolineato
che la decisione non e' un segnale di un cambiamento di
politica monetaria, bensi' un'evoluzione naturale della
situazione.
D'altronde il numero uno dell'istituto centrale, Ben
Bernanke, aveva annunciato gia' una decina di giorni fa
che un rialzo del tasso di sconto era all'orizzonte.
Sono i tempi ad aver colto di sorpresa il mercato:
nessuno si aspettava infatti che un rialzo avvenisse
cosi' presto (i nuovi tassi sono entrati in vigore da
oggi).
"Sono sconvolto, completamente sconvolto", ha dichiarato
Todd Schoenberger, managing director di LandColt Trading
facendo riferimento alla mossa della Fed, aggiungendo di
essere convinto che cio' significa solo una cosa: che la
Fed alzera' presto i tassi guida, probabilmente gia'
dalla prossima riunione di marzo.
Ma a conti fatti e' tra i pochi a pensarla cosi'. Per la
maggior parte degli investitori si e' trattata in
realta' di una misura dal valore puramente tecnico,
senza alcun significato simbolico, e per questo
ritengono che la Fed non abbia intenzione di alzare i
tassi di interesse ancora per un bel po' di tempo.
La Fed inoltre ha fatto di tutto per rassicurare gli
operatori, precisando che la decisione non va
interpretata come un segnale di un cambiamento della
politica monetaria e che l'incremento non avra' un
impatto negativo sulle attivita' creditizie di famiglie
e aziende.
Dal fronte macro sono giunte notizie che si possono
considerare confortanti. La pubblicazione dei prezzi al
consumo, saliti meno delle attese in gennaio, ha infatti
allontanato la paura suscitata dal rialzo dei prezzi
alla produzione. La componente core del PCI e' calata
per la prima volta in 28 anni.
Nel comparto energetico le quotazioni del greggio sono
risalite dai minimi di seduta di $77.76, con i futures
con consegna marzo che hanno chiuso in progresso dello
0.9% a $79.81 al barile. In settimana i prezzi dell'oro
nero sono aumentati di ben il 7.7%.
Sul valutario, nonostante l'avvertimento sconvolgente
lanciato da un'analista secondo cui la moneta unica
sarebbe sottovalutata del 25%, l'euro finisce per
avanzare, attestandosi a quota $1.36135. L’oro guadagna
$3.40 a quota $1122.10 l'oncia, in netto progresso
rispetto ai minimi intraday di $1099.30 l'oncia e
chiudendo cosi' la settimana in rialzo del 3.1%.
Avanzano anche i prezzi dei Titoli di Stato, con il
rendimento sul benchmark decennale si attesta al 3.782%
dal 3.830% di ieri.
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Venerdì
19 Febbraio
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Germania
- Edizione Berlino |
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PARTE CRONOLOGICA |
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