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Greenspan e Bush drogano l'economia USA

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  Greenspan e Bush drogano l'economia USA

21 Maggio 2001 12:51 Rimini (ITA)

 

Alla luce dell'ultimo taglio dei tassi d'interesse a breve della Fed, ora tutti gli analisti si chiedono se la politica monetaria espansiva adottata da Alan Greenspan dall'inizio dell'anno continuerà oppure siamo giunti alla fine? Nessuno può dirlo o prevederlo, almeno fino a quando i numerosi indicatori economici, non saranno inconfutabili.

Secondo noi tuttavia le domande da porsi sono altre:

1   - I tagli dei tassi operati dalla FED sortiranno l'effetto sperato ?
2   - E' corretto intervenire sulle economie usando con decisione l'arma dei tassi ?
3   - La politica dei tagli fiscali fortemente voluta da Bush sarà effettivamente utile ?
4   - tagli decisi di tassi e tasse non rischiano di drogare l'economia ?
5   - Quali gli effetti postumi su PIL, consumi personali e Bilancia Commerciale U.S.A. ? 


    L'unica cosa certa è che il ciclo decennale della fine del secondo millennio è terminato e che il deciso intervento della Fed se darà dei risultati questi risultati si vedranno fra qualche mese, come avverrà anche per le decisioni prese dalla presidenza Bush di ridurre le tasse ed invogliare gli investimenti.
    Fino ad ora abbiamo avuto solo elementi altalenanti e contraddittori, con il Pil che cresce più del previsto, ma con la disoccupazione in aumento subito però contraddetta dal dato sui sussidi ai disoccupati in calo e dal superindice in aumento.
    Inoltre il deficit commerciale è ai valori massimi dell'ultimo decennio e ciò potrebbe mettere in crisi lo stesso Pil, ma ciò che ci deve far riflettere realmente sul futuro economico-monetario degli Usa è la sua storia.
    Quest'ultima è fatta di forte alternanza fra crescita e frenata, fra interventi restrittivi ed espansivi della Fed ed il pericolo più grande che ora si corre è quello di un eccessivo stimolo che dovrà inevitabilmente essere seguito da una nuova brusca frenata.
    La situazione attuale, infatti, è determinata più da un eccesso produttivo che da una diminuzione dei consumi privati ed un'ulteriore spinta della Fed potrebbe avere conseguenze devastanti.
Secondo noi la crisi americana è di tipo strutturale cioè l'intero sistema produttivo U.S.A. (per non parlare di quello europeo) è entrato in crisi da sovrapproduzione (le scorte accumulate sono a livelli mai visti) e le politiche messe in atto per far ripartire la "locomotiva" U.S.A. non faranno altro che peggiorare una situazione già fortemente compromessa.

Siamo sempre più convinti che sia Greenspan che Bush stiano drogando l'economia americana attraverso un mix di medicinali (tagli ai tassi e alle tasse) che potrebbe dare risultati eccellenti fra 12-18 mesi ma potrebbe di conseguenza avere risultati devastanti negli anni successivi a seguito dei forti scompensi che un'illusoria ripresa economica potrebbe provocare sui consumi, sugli investimenti e sul già abnorme deficit della Bilancia Commerciale U.S.A..

 

                                              Studio C.F.A.