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Crisi: Cameron e Sarkozy, Serve Riforma Del
Sistema Bancario
venerdì, 21 maggio 2010 00:04 LONDRA
(AGI) - Londra, 21 mag. - La riforma del sistema
bancario in Europa e' stato il tema centrale della cena
a Parigi ta Nicolas Sarkozy e David Cameron, impegnato
nel primo tour estero che oggi lo portera' dal
cancelliere tedesco, Angela Merkel. Di fronte
all'euroscettico Cameron il presidente francese non ha
mancato di pronunciare un'esortazione: "Abbiamo bisogno
dei britannici in Europa", ha sottolineato Sarkozy, che
si e' detto "piu' europeista" che mai in tuta la sua
carriera politica .
La Borsa di Tokyo scende, nuova pioggia di
vendite sugli esportatori
La Borsa di Tokyo ha chiuso anche oggi in forte ribasso.
Il Nikkei ha perso il 2,5% a 19.784,54 punti e il Topix
il 2,1% a 879,69 punti. Gli esportatori hanno guidato
anche oggi la lista dei ribassi. Toyota (JP3633400001)
ha perso l'1,9%, Honda (JP3854600008) il 2,5%, Canon
(JP3242800005) il 2,6% e Panasonic (JP3866800000) il
2,8%. Lo yen è salito ieri rispetto all'euro ai suoi più
alti livelli dal 2001. Le nuove richieste di sussidi
alla disoccupazione hanno inoltre registrato la scorsa
settimana negli USA, il principale partner commerciale
del Giappone, un forte aumento.
Sony (JP3435000009) ha guadagnato controtendenza lo
0,6%. L'impresa giapponese produrrà i televisori per il
progetto Google TV.
Asahi Glass (JP3112000009) e Nippon Electric Glass
(JP3733400000) hanno perso rispettivamente il 2,4% e il
3,9%. Credit Suisse ha tagliato il suo rating
sull'industria giapponese del vetro da "Overweight" a
"Market weight".
Il nuovo calo dei prezzi delle materie prime ha
penalizzato i titoli delle grandi holdings commerciali.
Mitsui & Co. (JP3893600001) ha perso l'1%, Mitsubishi
Corp. (JP3898400001) l'1,4% e Sumitomo Corp.
(JP3404600003) il 2,8%.
Redazione Borsainside 08:31
Germania: Pil 1* Trim +0,2% Grazie a Scorte e
Spesa Pubblica
venerdì, 21 maggio 2010 08:52 BERLINO
(ASCA) - Roma, 21 mag - Nessuna revisione per il Pil del
primo trimestre della Germania. Confermato quanto
diffuso con la prima stima preliminare: +0,2% su base
congiunturale, +1,6% su base annuale. Nel dettaglio:
spesa per investimenti -1,6% sui base congiunturale,
spesa per consumi privati -0,8%, spesa pubblica +1,1%,
importazioni +6,1%, esportazioni +2,6%. I maggiori
contributi alla crescita del Pil sono stati forniti
dalle scorte per 1,9 punti, spesa pubblica 0,2
punti.Hanno sottratto crescita i consumi privati -0,5
punti, gli investimenti -0,3 punti e le esportazioni
nette -1,1 punti.
ANALISI / Una crisi che
ricorda il dopo Lehman
21 maggio 2010 MILANO di Walter Riolfi - Il Sole
24 Ore
Prima o poi ci troveremo a dover chiudere le borse. E
quel giorno sarà la conseguenza di un'esplosione di
panico, dice il responsabile del reddito fisso di una
grande banca. Probabilmente non esagera, perché la
situazione che stanno sperimentando i mercati finanziari
ricorda molto quella dell'autunno 2008 dopo il
fallimento Lehman. C'entrano poco i fondamentali
dell'economia, per quanto vi siano analisti che
interpretano l'attuale crisi come il risultato di una
falsa ripresa economica. La cosa grave è che una bufera
partita dai debiti governativi e ingigantita dalle
perplessità europeiste della Germania sia dilagata a
tutti i mercati del credito e a quelli azionari e si
stia configurando come una vera crisi di fiducia tra gli
investitori, non diversamente da quanto era avvenuto con
i titoli subprime. A differenza del 2008, non ci
dovrebbero essere titoli "tossici" a complicare questa
volta le cose, a patto che non si vogliano considerare
tali i bond governativi della Grecia che quotano attorno
a 70 centesimi: guarda caso il prezzo indicativo di una
eventuale ristrutturazione del debito ellenico.
Ormai non è più il caso di parlare di speculazione,
perché a vendere non è il presunto concerto di alcuni
hedge fund. Vendono tutti: gli hedge ovviamente per
primi, le banche d'affari che sono piene di titoli nei
portafogli di proprietà, le banche commerciali che sono
nella medesima condizione, i fondi d'investimento e
tutte le grandi istituzioni. Più che vendere sarebbe
corretto dire che stanno cercando di proteggersi, poiché
il ribasso parte soprattutto da chi vende (anche allo
scoperto) i future sulle varie attività finanziarie. Non
si liquidano i titoli di stato, ma si vendono i derivati
sul benchmark; non ci si libera delle azioni, ma si va
al ribasso attraverso i future sugli indici. Lo stesso
modo di operare si riproduce sui mercati delle materie
prime che sono tutte in pesante caduta, persino l'oro
che per parecchi mesi ha rappresentato una sorta di
rifugio.
Anche la presunta protezione rappresentata dal bund
tedesco o dal Treasury Usa è frutto di acquisti mediati
attraverso i derivati. Non c'è la corsa a mettere i
soldi sui titoli di stato tedeschi, americani o
francesi, ma quella di comprare il future: con il
risultato di forzare le quotazioni dei titoli
sottostanti e far crollare i rendimenti che sono finiti
ai minimi storici per i decennali tedeschi e francesi.
Quasi nessuno vende, per esempio, i BTp italiani i cui
prezzi sono semmai cresciuti da inizio anno, ma in un
mercato diventato sostanzialmente illiquido si cerca
protezione comprando l'omologo titolo tedesco. Ecco
perché s'è allargata a dismisura la forbice dei
rendimenti rispetto al Bund. Gli effetti più devastanti
li si vede come sempre sulle borse: non perché la
situazione macroeconomica suggerisca che le azioni siano
care, ma perché quello azionario rimane il mercato
comunque più liquido.
Gli investitori più accorti fanno notare che così era
successo anche nel 2008. Le prime tappe di una riduzione
forzata della leva finanziaria passano attraverso la
ricerca di una protezione. E la leva finanziaria oggi è
forte come quella di due anni fa. Come allora, la
liquidità che si riesce a procurare finisce negli
strumenti di breve periodo. E questo spiega perché il
titolo Schatz a due anni renda appena lo 0,45% quando il
tasso della Bce è all'1 per cento.
Merkel: tassa sulla
finanza
21 maggio 2010 BERLINO di Beda Romano - Il Sole 24
Ore
Dopo mesi di apparenti incertezze e tatticismi il
cancelliere Angela Merkel sta cercando di mostrare
leadership. Ieri ha tentato ancora una volta di
convincere i tedeschi ad accettare il pacchetto di aiuti
europei ai paesi più deboli della zona euro, cavalcando
l'idea di una tassa sulle attività finanziarie.
L'ipotesi è ancora tutta da definire, ma è vista di buon
occhio da un'opinione pubblica molto critica nei
confronti delle banche.
«Non bisogna essere particolarmente perspicaci per
indovinare che non sarà un tema su cui ci accorderemo
fin dalla prima cena - ha detto la signora Merkel
durante una conferenza a Berlino - ma non penso che
faremmo fallire i mercati se introducessimo una tassa
internazionale. Farò campagna in questo senso». L'idea
circola da qualche settimana. Verrà discussa in
occasione di un vertice del G-20 in Canada alla fine di
giugno.
In un momento di accese critiche al sistema bancario,
accusato da più parti in Germania di essere responsabile
della crisi finanziaria, il cancelliere tedesco vuole
assolutamente strappare un accordo a livello
internazionale da usare anche in politica interna. Ma
non è chiaro a cosa pensi il governo tedesco: a una
Tobin Tax, in altre parole a un'imposta sulle
transazioni finanziarie? O a una tassa sulle attività
finanziarie, come proposto dal Fondo monetario
internazionale?
In ogni caso, «la mia richiesta al G-20 e alla
presidenza sud-coreana (che prenderà dal Canada la guida
di questo consesso nei prossimi mesi, ndr) è la
seguente: penso che questo compito debba essere portato
avanti anche dai paesi che non sono stati toccati dalla
crisi», ha detto la signora Merkel durante una
conferenza organizzata per illustrare le priorità
tedesche nella regolamentazione finanziaria. Il tema di
una tassa sui mercati ha già suscitato dissensi nei mesi
scorsi.
Ieri il segretario al Tesoro canadese Tim Macklem ha
ammesso che «non vi è un consenso» sulla questione e
«mancano soluzioni uniformi». La Francia, in
particolare, ha seguito l'esempio tedesco nelle scorse
settimane con la messa a punto di una tassa nazionale
sui profitti bancari, ma ieri il ministro delle Finanze
Christine Lagarde è rimasto vago su un'imposta più
generale: siamo «sulla stessa linea», ha detto, senza
però precisare quale essa sia.
La verità è che la Germania sta combattendo su più
fronti in modo confuso. Negli ultimi giorni, il governo
democristiano-liberale ha presentato un programma di
rafforzamento del patto di stabilità; ha vietato
unilateralmente le vendite allo scoperto; ha insistito
sull'idea di una tassa sui mercati finanziari. Dopo mesi
di incertezze dinanzi agli sviluppi della crisi greca,
il cancelliere è partito all'attacco per meglio
difendere le priorità tedesche.
A breve termine probabilmente il suo obiettivo è quello
di rassicurare l'opinione pubblica tedesca, preoccupata
dalla crisi dell'euro e arrabbiata con le banche per la
gravissima crisi finanziaria. Oggi il parlamento tedesco
- uno dei primi a compiere questo passo - dovrebbe
approvare un pacchetto composto da garanzie finanziarie
per 440 miliardi di euro che serviranno ad aiutare gli
anelli deboli della zona euro. La quota tedesca è di
circa 130 miliardi.
Questo paracadute europeo non piace a molti in questo
paese. Ieri il presidente dell'istituto bavarese Ifo
Hans-Werner Sinn ha sostenuto che non vi sono in questo
momento «rischi sistemici». Al contrario, secondo
l'economista tedesco, il pacchetto finanziario a favore
della zona euro «comporta incalcolabili pericoli per la
Germania e provocherà sicuramente un rallentamento della
sua crescita economica».
Secondo il capogruppo della Cdu al Bundestag Volker
kauder il passaggio del progetto di legge è da
considerarsi cosa fatta. Ieri i partiti hanno
organizzato un voto di prova che ha avuto successo,
tenuto conto dell'ampia maggioranza Cdu-Fdp alla Camera
Bassa: solo sette deputati della coalizione di governo
hanno votato contro e due si sono astenuti. Dal canto
suo il partito socialdemocratico ha detto che in linea
di massima si asterrà.
Cameron e Clegg
cominciano dalla riforma delle banche
21 maggio 2010 LONDRA di Leonardo Maisano - Il
Sole 24 Ore
Un anno per rivoluzionare il sistema bancario
britannico. David Cameron e Nick Clegg, premier e vice
premier della neonata coalizione che governa Londra,
hanno definito il programma che li unirà nel mandato
congiunto a Downing Street. Le priorità restano quelle
già individuate nell'accordo di base, ma ora sono stati
definiti i dettagli e scanditi i tempi di quella che il
Times ha chiamato «a british revolution». Al primo posto
del programma e non solo - crediamo per ragioni di
ordine alfabetico, c'è la riforma del sistema bancario.
Il governo Con-Lib ha deciso di istituire una
Commissione che entro un anno dovrà delineare la
strategia per dividere le banche retail da quelle di
investimento. Non sono andati oltre l'annuncio,
lasciando al nuovo organismo che è già al lavoro il
compito di definire obiettivi, tempi e strategie di una
trasformazione che sarebbe epocale e non solo per la
Gran Bretagna. Una delle conseguenze ultime dovrà,
comunque, essere il rapido ritorno a una più agevole
concessione del credito che la crisi ha bloccato e solo
ora, marginalmente, rimesso in movimento. Priorità che
il nuovo esecutivo vuole affrontare subito - senza cioè
attendere il documento sulla riforma globale - per
ridare ossigeno alle piccole e medie imprese che più
soffrono dalle conseguenze del credit crunch.
Sul fronte bancario Cameron e Clegg hanno riaffermato
anche l'intenzione di creare un'imposta straordinaria a
carico degli istituti di credito e di mettere fine alla
cultura dei bonus, almeno nella misura astronomica vista
a Londra in questi anni. I conservatori sono poi
riusciti a fare passare, nonostante le resistenze dei
liberaldemocratici, l'idea di dare alla Banca
d'Inghilterra più poteri nella regolamentazione dei
mercati, a scapito della Fsa, la Consob inglese.
Gli altri punti del programma sono il frutto di un
delicato compromesso come quello sulla revisione del
deterrente nucleare Trident in cui i LibDem hanno
indicato che la loro posizione resta differente e
autonoma dal resto della compagine di governo. Ma c'è
assoluta intesa sulla necessità, per esempio, di
introdurre una legge per la libertà, ridando centralità
alla società e all'individuo, attraverso una serie di
riforme specifiche inclusa, per esempio, quella sulle
telecamere per le strade considerate eccessivamente
intrusive. Ci sarà un tetto all'immigrazione non
comunitaria, ma, soprattutto, è caduto l'ultimo velo
sulla riforma del sistema elettorale. Il referendum
sull'introduzione del modello australiano è stata
riaffermato e sarà lanciato in coincidenza con una serie
di riforme che muteranno i contorni dei collegi
elettorali e la durata del parlamento. Londra avrà
infatti una Camera dei Comuni con mandato fisso di
cinque anni e non, come ora, regolata da un mandato più
flessibile, a discrezione del premier che deve solo
rispettare il margine massimo di durata della
legislatura.
C'è qualcuno che aiuta la
moneta unica? Mistero sul recente recupero
di Filippo Legrenzi
Pubblicato il 21 maggio 2010 08:55 MILANO
Fonte: FXCM
(WSI) – Iniziamo con una scena che forse è comune
stamattina: il trader si sveglia, al posto degli occhi
ha ancora solo due righe, con qualche passo affannoso si
avvicina allo schermo, lo guarda… e mentre lo sta
guardando cade il mento e la bocca si spalanca.
Il trader si stropiccia gli occhi, incredulo: l’euro può
essere davvero sopra 1,2600?
Siamo veramente in un momento particolare: ieri in sole
2 ore, l’euro è salito di 250 pips da 1,2340 a 1,2598.
Siccome non c’erano notizie macro in uscita o
dichiarazioni particolari da banchieri centrali, questa
mossa probabilmente è un intervento tacito della SNB, di
nuovo, piuttosto che una trafila di stop loss su
posizioni corte.
Quest’ultimo movimento dell’euro toglierà un po’ di
pressione dalla BCE perché qualcuno ha fatto già il suo
lavoro.
Ovviamente il silenzio regna sovrano: nessuno sa chi è
stato e questo crea dubbi nel mercato, che non sa
interpretare le notizie e quindi sta fermo.
Analizziamo la price action da vicino: EurChf e EurUsd
hanno iniziato a salire entrambe attorno alle ore 19
ieri, con un salto di 100 pip sull’eurchf in 2 minuti, e
78 pip sull’euro.
La reazione dell’euro è arrivata su punti tecnici e
quindi non possiamo escludere che sia almeno in parte
dovuto alla copertura di posizioni short. Ma una
reazione congiunta su EurUsd e EurChf non può essere
casuale.
Si stima infatti che la SNB abbia investito intorno al
20% del PIL su interventi ufficiali quest’anno. A
livello di dati macro invece, sono stati pubblicati
solamente i prezzi alla produzione della Germania ieri,
che hanno mostrato un incremento delle pressioni
inflazionistiche, il mese scorso.
Un dato ben atteso: con l’euro in ritirata, importiamo
tutta l’inflazione che deriva dal dover pagare in
dollari le materie prime come il petrolio e altri
combustibili. Un’inflazione importata, quindi, non
generata.
Sul fronte USA, la performance del greenback è stata
mista ma non ci sono dubbi che si tratta di avversione
al rischio. Il UsdJpy è sceso del 2% (ed il UsdJpy è la
valuta che meglio esprime la view dei trader sul Usd),
il Dow Jones è sceso di 376 punti mentre il VIX è salito
al massimo da 13 mesi a questa parte.
Mentre accadeva tutto questo, i jobless claims sono
usciti peggiori del previsto a 471k: ricordiamo che un
recupero nel mercato del lavoro inizia ad avere conferme
quando i Jobless scendono sotto il muro dei 400k.
Passando sul fronte commodity block, Cad, Aud e Nzd
hanno perso terreno contro il biglietto verde sulla scia
dei timori che la crisi europea potrebbe minare la
crescita e il recupero globale.
Il prezzo del petrolio è sceso al minimo da 7 mesi a
questa parte. I dati macro canadesi forse hanno sorpreso
in positivo ma nessuno li ha presi in considerazione: il
panico, come sappiamo, è molto più forte come sentimento
e soprattutto quando c’è incertezza e panico, le banche
centrali stanno ferme. Possibile che la BoC non alzi i
tassi così presto come previsto? Oggi a livello di dati
macro arrivano dati europei, inglesi e canadesi.
Giappone: Banca Centrale
Lascia Tassi d'Interesse a 0,1%
venerdì, 21 maggio 2010 09:05 TOKYO
(ASCA) - Roma, 21 mag - La Banca del Giappone ha
lasciato il costo del denaro fermo allo 0,1%, ''restano
rischi di inversione del ciclo causa della crisi
finanziaria'', ha detto la Banca centrale. Nel primo
trimestre il Pil nipponico e' salito dell'1,2% su base
congiunturale, +4,9% su base annuale.
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Wall Street la pacchia è
finita. Ok del Senato americano alla più vasta riforma
dagli anni '30
venerdì, 21 maggio 2010 09:22 WASHINGTON
(ASCA) - Roma, 21 mag -
Il Senato degli Stati Uniti ha approvato ieri sera la
più vasta riforma del sistema di regolazione finanziaria
americano dagli anni 1930, priorità legislativa del
presidente Barack Obama.
I senatori hanno adottato questo testo con 59 voti
contro 39, alcune ore dopo un primo voto che aveva messo
fine al dibattito sul progetto di legge alla Camera
alta.
Il Senato dovrà ora conciliare la sua versione del
progetto di legge con quella adottata nello scorso mese
di dicembre alla Camera dei rappresentanti, prima che il
testo possa essere inviato alla Casa Bianca per la
promulgazione da parte del presidente Obama.
Il testo introduce nuovi sistemi di monitoraggio del
rischio nel sistema finanziario e rende più semplice la
liquidazione di grandi istituti finanziari vicini al
fallimento.
Sono previste inoltre nuove regole per i complessi
strumenti finanziari derivati, per molti tra i
principali responsabili del tracollo di Wall Street di
fine 2008.
Nascerà anche una nuova agenzia per la protezione dei
consumatori.
"Non si potrà scommettere più con il denaro della
gente", ha dichiarato il capo della maggioranza
democratica Harry Reid dinanzi alla stampa al termine
della votazione. "Quando questo progetto di legge sarà
promulgato, il rodeo a Wall Street sarà terminato", ha
insistito.
Reid ha anche espresso soddisfazione per l'approvazione
del testo anche da parte di quattro repubblicani
"coraggiosi" che si sono dissociati dal resto del
partito. Due democratici, che volevano ottenere voti sui
loro emendamenti, hanno votato "no".
"Questo progetto di legge promette di rallentare la
crescita economica poiché impone una pesante
regolamentazione alle imprese, piccole o grandi", ha
dichiarato il repubblicano Richard Shelby al Senato
affermando che "gli americani meritano di meglio".
Intanto, dopo l'approvazione della riforma sanitaria
Barack Obama ha celebrato così una nuova vittoria,
quella contro Wall Street.
Wall Street, ha detto a tal proposito, il presidente
americano, ha "fallito" nel suo tentativo di
ostruzionismo.
Germania: a Maggio Indice
Pmi Manifatturiero Cala a 58,3. Sotto Attese
venerdì, 21 maggio 2010 09:35 BERLINO
(ASCA) - Roma, 21 mag - L'indice Pmi dell'industria
manifatturiera tedesca relativo al mese di maggio ha
subito una contrazioone a 58,3 punti dai 61,5 del mese
di aprile. Lo riportano i traders, il dato e' sotto le
attese degli economisti poste a 55 punti. L'indice Pmi
e' rilevato e diffuso da Reuters.
Germania: Indice Ifo
Maggio a Quota 101,5, Sotto Attese
venerdì, 21 maggio 2010 - 10:07
(ASCA-MarketNews) - Francoforte, 21 mag - L'indice Ifo
in Germania, a maggio si attesta a quota 101,5, sotto le
attese degli analisti. L'indice che registra il clima di
fiducia della imprese tedesche, il mese precedente era
leggermente superiore, a quota 101,6.
La Borsa di Shanghai
torna a salire
Quasi tutte le principali borse della regione
Asia-Pacifico hanno chiuso oggi in ribasso.
Lo Shanghai Composite ha guadagnato l'1,1% a 2.583,52
punti. Durante l'intera settimana il listino cinese ha
perso il 4,2%. Dopo le perdite delle scorse sedute sono
scattate oggi delle ricoperture. Una parte del mercato
specula inoltre sul fatto che la crescente incertezza
relativa alle conseguenze della crisi del debito sovrano
in Europa spingerà il Governo cinese a interrompere le
sue misure volte ad evitare un possibile
surriscaldamento dell'economia. I titoli del setttore
immobiliare hanno guidato la lista dei rialzi. China
Vanke (CN0008879206) ha guadagnato il 4,1%, Poly Real
Estate (CN000A0KE8T0) il 6% e Gemdale (CNE000001790) il
7,6%. Tra i bancari Industrial and Commercial Bank
(CN000A0LB42) ha chiuso in rialzo dell'1,1%, Bank of
China (CN000A0J3PX9) dell'1,8%, China Construction Bank
(CN000A0HF1W3) dello 0,6% e Minsheng Banking Corp
(CN0005910772) dello 0,5%. I titoli delle imprese attive
nella regione dello Xinjiang hanno preso il volo.
Xinjiang Talimu Agriculture Development (CNE000000YW0)
ha guadagnato il 6,8%, Xinjiang Qingsong Building
Material & Chemical (CNE000001FF2) il 5,6% e Xinjiang
Urban Construction (CNE000001GB9) il 10%. Secondo lo
"Shanghai Securities News" la Cina potrebbe raddoppiare
i suoi investimenti nella regione dello Xinjiang nel
quinquennio 2011 - 2015.
Zhongjin Gold (CNE000001FM8) ha chiuso in calo del 2,1%.
Il prezzo dell'oro ha perso ieri a New York un ulteriore
0,4%. PetroChina (CN0009365379) ha perso lo 0,3%. Il
prezzo del petrolio ha perso ieri al NYMEX più del 2%.
Tra gli altri listini della regione l'S&P/ASX 200 a
Sydney ha perso lo 0,3% e il Taiex a Taipei il 2,5%. Lo
Straits Times scende al momento a Singapore del 2%. Le
borse di Hong Kong e Seul sono rimaste oggi ferme.
Redazione Borsainside 10:56
Gran Bretagna, deficit di
bilancio a livelli record
BlueTG.it - venerdì, 21 maggio 2010 12:44 LONDRA
La Gran Bretagna ha registrato un deficit record di 10
miliardi di sterline in aprile (il valore maggiore da
quanto nel 1993 si è iniziato a tenere traccia di questo
dato), rispetto agli 8,8 miliardi di deficit dell’aprile
del 2009.
Poca consolazione viene dal fatto che gli analisti in
media temessero un dato ancora peggiore (consensus: 10,9
miliardi di sterline di disavanzo mensile), dato che il
nuovo Cancelliere dello Scacchiere (ossia il ministro
del Tesoro britannico), George Osborne, sembra
intenzionato a procedere al più marcato taglio della
spesa pubblica da una generazione in qua, con almeno 6
miliardi di sterline di risparmi per il 2010 e ulteriori
misure di austerity che verranno annunciate alla
presentazione del prossimo budget, a fine giugno. (l.s.)
L'euro e' finito,
qualsiasi cosa faccia la Germania di Angela Merkel
Pubblicato il 21 maggio 2010 | Ora 15:23
"A prescindere da cosa faccia la cancelliera tedesca
Angela Merkel, l'euro e' morto". Cosi' titola l'edizione
online dell'inglese The Telegraph che prende le parti di
quei politici che a Londra si sono guardati bene
dall'essere "eurofili". "Se la sterlina fosse stata
sostituita dall'euro questo paese (l'Inghilterra, ndr)
si troverebbe in rovina", si legge nell'articolo dove si
ringraziano le scelte di chi ha evitato che il Regno di
Sua Maesta' finisse sotto il peso di un debito
schiacciante. Il succo: starsene lontani dall'euro "e'
stata la salvezza".
Intanto la donna alla guida del paese Ue piu' ricco si
sta creando un numero sempre piu' cospicuo di nemici, a
cominciare dal suoi stessi elettori piuttosto infuriati
di vedersi costretti a salvare la Grecia che - spiega
l'articolo - "ha speso troppo e ha guadagnato troppo
poco", concedendosi prestiti che permettessero al paese
uno stile di vita da uomini ricchi. The Telegraph non
manca di ricordare che Atene non ha rispettato i limiti
europei sul fronte del deficit definendo i conti
ellenici una vera e propria "moussaka". L'idea e' che la
Grecia non si e' affatto guadagnata il diritto di far
parte dell'Eurozona.
I nemici della Merkel non sono pero' finiti. Oltre ai
suoi concittadini, la versione online del quotidiano
inglese cita anche i partner europei (soprattutto la
Francia), senza dimenticare i trader di tutto il mondo.
In una cosa si puo' esser d'accordo con la Cancelliera:
"l'euro e' in pericolo...se l'euro fallisce, anche
l'Europa fallira'". Ma, si legge nell'articolo, c'e'
ancora un'ammissione che la stessa Angela Merkel non ha
fatto: e cioe' che la causa principale delle sofferenze
che la valuta europea sta attraversando sfugge al suo
controllo. Non solo: che la sua risposta "impetuosa" a
questa crisi di fiducia e' destinata a fallire.
Un'altra dose di quattrini potrebbe solo ritardare e non
risolvere il bisogno di austerita'. Ecco perche',
sentenzia il quotidiano inglese, "l'euro nella sua
attuale forma, e' finito". Tra i motivi, l'incapacita'
di gestire una singola valuta tra 16 paesi membri quando
ci sono, tra di loro, profonde disparita' fiscali.
Banche a rischio
sofferenze
21 maggio 2010 13:11 MILANO - Il Sole 24 Ore
Poco meno di un quinto degli attivi dei primi dieci
gruppi bancari italiani è impiegato in strumenti
finanziari il cui valore è legato alle oscillazioni dei
mercati. Parliamo di una cifra che sfiora i 408 miliardi
di euro, costituita per la quasi totalità da attività al
fair value, cioè bond, azioni e derivati valutati con
parametri di mercato. Per quanto possano sembrare
elevate, queste forme di impiego sono di gran lunga
inferiori a quelle dei maggiori istituti europei e
americani. Per i gruppi creditizi dell'Unione europea
gli attivi finanziari al fair value rappresentano
infatti, mediamente, il 43% delle attività totali, e per
i gruppi americani il 34% (anche se il dato statunitense
è sottostimato per l'ampio ricorso alla compensazione
dei derivati). Ciò rende il sistema bancario italiano
relativamente più stabile e sicuro.
Ma dove è investita questa massa di attività
finanziarie? Il 54%, pari a 220,5 miliardi, è impiegata
in titoli di debito (titoli di stato, bond di enti
pubblici e banche e altri titoli), il 10% in azioni e
quote di fondi, il 31,5%, pari a 128 miliardi, in
derivati detenuti per scopi speculativi (altra cosa sono
i derivati di copertura) e il 4,5% in altre poste.
Quella dei bond pubblici, pari a poco più di un terzo
della massa totale investita, è la categoria dei titoli
tipicamente considerati senza rischio. Ma dopo la crisi
di solvibilità dello stato greco, che ha messo in
evidenza la fragilità finanziaria di altri paesi
europei, e dopo gli interventi pubblici di salvataggio
del sistema bancario internazionale, la percezione del
rischio associato a questi titoli è visibilmente
cresciuta.
Accanto a quello di mercato c'è oggi un rischio
crescente di controparte, vale a dire di qualità
dell'emittente, trasversale a tutte le categorie di
titoli, compresi i titoli di stato. Non a caso
l'esplodere della crisi greca ha costretto le maggiori
banche a rendere pubbliche le esposizioni verso
Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna (Pigs). Quelle
italiane in particolare, secondo dati ancora parziali,
hanno in portafoglio titoli Pigs per valori modesti: 3,7
miliardi. Così suddivisi: UniCredit per 1,6 miliardi,
Intesa Sanpaolo per quasi 1,1, Mediobanca per 400
milioni, Monte Paschi per 350, Banco Popolare per 244.
Nel campione inoltre figurano attività illiquide, prive
di mercato e in quanto tali valutate in modo
discrezionale – i famigerati titoli di Livello 3 –, pari
al 4% di tutti gli attivi considerati al fair value. Il
dato è in linea con quello europeo, ma di molto
inferiore a quello Usa, dove raggiungono il 12 per
cento.
Le attività illiquide rappresentano il 16% del
patrimonio netto tangibile dei maggiori gruppi creditizi
nazionali. Questo stesso dato sale al 55% nel resto
d'Europa e balza addirittura al 75% negli States, dove
il sistema è esposto a rischi maggiori.
Ma il grosso dell'attivo bancario, in Italia, è
costituito da 1.465 miliardi di crediti alla clientela.
Tra questi la massa dei crediti deteriorati, che ha
sfiorato a fine 2009 gli 85 miliardi. La cifra – pari al
5,8% dei crediti totali alla clientela, con punte del
10% per Banco Popolare – è pressocché doppia rispetto
all'anno precedente. Il 44% di quest'importo, 37
miliardi, è costituito da incagli, cioè crediti il cui
rimborso è temporaneamente sospeso per difficoltà del
prenditore, che potrebbero tornare in bonis o
trasformarsi in sofferenze per il prolungarsi della
crisi.
Non solo: l'ammontare dei crediti deteriorati
rappresenta in media il 79% del patrimonio netto
tangibile del campione (il patrimonio netto depurato
degli attivi immateriali), con punte del 143% per Banco
Popolare e del 104% per Monte Paschi. Il 52% di questi
crediti è totalmente assistito da garanzie.
Il caso limite è quello di Banca Carige, i cui crediti
di dubbia esigibilità sono garantiti solo al 28 per
cento. UniCredit e Intesa Sanpaolo sono rispettivamente
"coperti" per il 47% e per il 58%, mentre la banca più
virtuosa è Popolare di Sondrio con garanzie totali sul
78% dei crediti inesigibili.
Per altro verso, il basso livello di sofisticazione
finanziaria del sistema bancario italiano fa da
ammortizzatore ai contraccolpi della crisi
internazionale e alle sue possibili recrudescenze. I
dieci gruppi in questione concentrano in media in Italia
il 71% della loro esposizione per cassa, pari a 1.141
miliardi di euro. Solo Unicredit eroga all'estero la
maggioranza dei suoi crediti, il 54%, la metà dei quali
in Europa. Quota europea che si riduce al 15% per Intesa
Sanpaolo e Monte Paschi.
L'esposizione è per oltre il 54% verso imprese non
finanziarie e per quasi il 24% verso altri soggetti,
principalmente famiglie.
Le attività fuori bilancio, pari a circa 600 miliardi,
rappresentano invece il 27% del totale degli attivi
bancari. Si tratta di impegni potenziali verso terzi che
potrebbero diventare effettivi in caso di difficoltà
della clientela. Il problema non è tanto rappresentato
dall'elevato ammontare di questi crediti, quanto dalla
solvibilità del singolo debitore. Oltre 200 miliardi dei
crediti fuori bilancio sono a basso rischio di default,
60 miliardi sono speculativi e 320 senza un rating
esterno rilasciato da una primaria agenzia
internazionale. (G.O.)
Berlino: rischi da paesi
ad alto debito
venerdì, 21 maggio 2010 - 16:25
(ANSA) - BRUXELLES, 21 MAG - Berlino punta il dito
contro i paesi con alto debito pubblico e deficit
eccessivi: 'sono una minaccia per la Comunita''. La
preoccupazione e' contenuta nella proposta che il
ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble ha
portato a Bruxelles dove si discute della riforma del
Patto di stabilita'. Sui conti pubblici - si legge nel
testo - non basta il controllo della Commissione Ue, ma
servirebbe un esame piu' rigoroso della Bce o di un
gruppo di istituzioni indipendenti.
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- Edizione Londra |
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Goldman Sachs: trasazione
con Sec puo' costare 1 miliardo o piu'
BlueTG.it - venerdì, 21 maggio 2010 16:48 NEW YORK
Secondo quanto riferisce l’agenzia Bloomberg, la maggior
parte degli analisti di Wall Street è convinta che
trovare una transazione con la Sec per chiudere la causa
aperta per “errata rappresentazione” delle informazioni
relative ad alcuni Cdo alla clientela potrebbe costare a
Goldman Sachs almeno un miliardo di dollari se non di
più.
Col rischio che il Tribunale rigetti la richiesta se la
Sec non saprà motivare adeguatamente il perché valuti
adeguato un risarcimento di tale ammontare, anche se
Goldman Sachs fosse in grado e disponibile a pagare la
somma.
Un’eventualità che non così remota visto che già nel
recente passato le corti americane hanno ritenuto di non
poter accettare la richiesta di transazioni tra la Sec
ed altre banche come Bank of America ed hanno pertanto
fatto proseguire la causa. (l.s.)
Crisi: Merkel Difende Le
Sue Scelte. Cameron, 'Serve Eurozona Forte'
venerdì, 21 maggio 2010 17:04 BERLINO
(ASCA-MktNews) - Berlino, 21 mag - Il cancelliere
tedesco, Angela Merkel, difende le scelte adottate per
far fronte alla crisi, blocco delle vendite allo
scoperto in testa, mentre il neo primo ministro
britannico David Cameron rimarca le differenze con
l'Eurozona sottolineando, pero', che un area euro forte
e' nell'interesse di tutti. In una conferenza stampa
congiunta a Berlino i due leader hanno preferito
sorvolare sulle profonde differenze di prospettiva che
dividono i due paesi nel definire le misure anti-crisi.
Cameron ha detto che e' compito della Financial Services
Authority decidere se introdurre il blocco allo short
selling anche in Gran Bretagna: ''Il tema delle vendite
allo scoperto nel Regno Unito e' materia per la FSA e
penso che sia questo il modo giusto di affrontare il
problema''. Ma la Merkel ha difeso la sua scelta
sostenendo che puo' rappresentare uno stimolo alla
discussione europea sulla regolazione finanziaria.
''Abbiamo valutato - ha detto - che per quanto riguarda
il tema della vendita allo scoperto e dei credit default
swap gli sforzi sulla regolazione di Bruxelles
potrebbero intensificarsi adesso anche se questa
regolazione non si e' sviluppata ancora come avevamo
immaginato. Forse il nostro provvedimento contribuira' a
far si' che le cose si muovano piu' rapidamente''. In
questo senso Cameron ha pero' ribadito che la Gran
Bretagna non intende cedere sovranita' a Bruxelles. ''E'
del tutto da escludere che si possa arrivare ad un
trattato che trasferisca poteri da Westminster a
Bruxelles. Questo e' indicato molto charamente nel
programma della coalizione di governo''. ''La Gran
Bretagna - ha proseguito ricordando i suoi poteri di
veto - non e' nell'euro e non entrera' nell'euro e
quindi non faremo alcun accordo che ci avvicini
ulteriormente a supporttare l'Eurozona''. Nonostante
questo, secondo Cameron, un'area euro forte e' anche
negli interessi britannici: ''La vogliamo forte e di
successo. Vogliamo un'Eurozona che porti crescita e
stabilita'''. Restano le distanze sulla regolamentazione
degli Hedge Fund con la Merkel che ha ribadito di
appoggiare il piano dell'Ecofin sui fondi speculativi ed
il Premier britannico che ha manifestato
''preoccupazione perche' non pensiamo che gli hedge
funds siano la causa dei problemi nei nostri sistemi
finanziari''.
Senato Usa pronto a
proprogare i Build America Bonds
BlueTG.it - venerdì, 21 maggio 2010 17:28 WASHINGTON
I “Build America Bonds”, che hanno finora rappresentato
la parte più dinamica del mercato di obbligazioni
municipali salite ormai ad un controvalore complessivo
di 2,8 triliardi di dollari, non scadranno come finora
previsto a fine anno ma verranno estesi fino al 2012
anche se i sussidi che l’amministrazione federale
pagherà agli emittenti come misura di sostegno
all’economia verranno ridotti dall’attuale 35% al 30%.
Lo riporta l’agenzia Bloomberg ricordando come il
relativo disegno di legge sia in calendario per la
prossima settimana al Senato Usa, dove solo ieri è stata
varata la maggiore riforma dei mercati finanziari
americani dagli anni Trenta ad oggi, riforma che ora
torna in commissione per il lavoro di raccordo col testo
licenziato dalla Camera dei Rappresentanti.
Mr Doom Roubini prevede
ancora un 20% di calo
21 maggio 2010 18.00 NEW YORK - Il Sole 24 Ore
I mercati azionari continueranno a colare a picco nei
prossimi mesi, fino a perdere un altro 20 per cento. E'
l'opinione del "Dr.Doom" Nouriel Roubini, l'economista
della New York University noto per essere stato tra i
primi a prevedere la crisi finanziaria del 2008. La
debolezza dell'Eurozona e un rallentamento della ripresa
negli Stati Uniti e altri paesi sviluppati renderanno la
vita difficile agli investitori nei prossimi mesi, ha
detto Roubini a Cnbc. "Ci sono alcune parti
dell'economia mondiale che ora sono a rischio di una
seconda recessione", ha detto. "Da questo punto in poi
vedo le cose peggiorare".
Per Roubini i prezzi di azioni e materie prime
soffriranno, e gli investitori potranno trovare un
rifugio sicuro solo nel denaro contante o in altri asset
più sicuri. Il mercato è a rischio "perché prima di
tutto ci sono problemi a livello macroeconomico
nell'Eurozona. Poi in Cina ci sono segnali di
rallentamento, il Giappone non è messo molto bene e la
crescita economica degli Stati Uniti rallenterà", ha
detto. E ha aggiunto che anche la riforma finanziaria
appena approvata dal Congresso americano rappresenta un
rischio "perché non sappiamo che effetti avrà".
Per questo Roubini suggerisce di fare investimenti
sicuri, come nei titoli di stato di paesi "che non hanno
seri problemi di debito pubblico, la Germania per
esempio, e forse il Canada, e alcune altre economie che
da un punto di vista fiscale sono più sane". Per quanto
riguarda l'Europa, Roubini ha detto che risolvere i
problemi del debito in Grecia è una "missione
impossibile" e che delle decisioni difficili sono
inevitabili. "Ciò che si deve fare è chiaro. Bisogna
alzere le tasse e tagliare le spese
Cina a Occidente: no a
protezionismo
venerdì, 21 maggio 2010 - 18:45
(ANSA) -ROMA, 21 MAG- Per ottenere l'equilibrio del
commercio internazionale dobbiamo opporci fermamente al
protezionismo, dice l'ambasciatore cinese a Roma Ding
Wei 'Chiedo agli amici italiani, europei e americani di
riflettere se e' opportuno revocare le limitazioni per
esportazioni di prototipi ad alto contenuto tecnologico
verso la Cina'. 'La Cina non rivalutera' la sua moneta
sotto le pressioni esterne perche' noi dobbiamo essere
responsabili non soltanto della nostra economia ma anche
di quella del mondo'.
Le borse europee
recuperano nel finale, sale Milano
Quasi tutti i principali listini azionari europei hanno
chiuso oggi in calo. Il FTSE 100 a Londra ha perso lo
0,2%, il DAX a Francoforte lo 0,7%, il CAC40 a Parigi lo
0,1% e lo SMI a Zurigo lo 0,9%. Il FTSE MIB a Milano ha
guadagnato l'1,3%. Le borse del Vecchio Continente hanno
recuperato fortemente terreno nel finale di seduta
grazie alla forte ripresa di Wall Street. Il nervosismo
tra gli investitori rimane però alle stelle. I mercati
continuano ad avere dei forti dubbi sulle capacità
dell'UE di superare la crisi del debito sovrano.
I bancari sono rimbalzati. Barclays (GB0031348658) ha
guadagnato il 3,8%, Royal Bank of Scotland
(GB0006764012) l'1%, Crédit Agricole (FR0000045072) il
2,1%, Société Générale (FR0000130809) l'1,8%, UniCredit
(IT0000064854) il 2,5%, BBVA (ES0113211835) il 3,1% e
UBS (CH0024899483) lo 0,7%.
I minerari hanno beneficiato della forte ripresa del
prezzo del rame. Anglo American (GB00B1XZS820) ha
guadagnato il 2,6%, BHP Billiton (GB0000566504) il 2,8%
Rio Tinto (GB0007188757) il 3,5% e Xstrata
(GB0031411001) il 6,4%.
Le vendite hanno colpito soprattutto i titoli dei
settori a carattere difensivo. Tra i farmaceutici
GlaxoSmithKline (GB0009252882) ha perso il 2,3%, Merck
KGaA (DE0006599905) il 3,6%, Novartis (CH0012005267)
l'1,1%, Roche (CH0012032048) il 2,2% e Sanofi-Aventis
(FR0000120578) l'1,4%. Nel settore dell'industria
alimentare Danone (FR0000120644) ha perso l'1,4%, Nestlé
(CH0012056047) il 2,1% e Unilever (NL0000009348) lo
0,9%. Molti investitori hanno probabilmente venduto nei
loro portafogli i titoli considerati meno rischiosi per
tornare a puntare sui titoli dei settori più
speculativi, come quello bancario.
British Airways (GB0001290575) ha chiuso in rialzo
dell'1,1%. La linea aerea ha registrato lo scorso
esercizio delle perdite inferiori alle previsioni degli
analisti.
BP (GB0007980591) ha perso il 4,2%. Nonostante i molti
sforzi ed i recenti progressi fatti dal gruppo
britannico la falla nel Golfo del Messico sta
continuando a far uscire petrolio.
ENEL (IT0003128367) ha guadagnato lo 0,4%. UBS ha alzato
oggi il suo rating sul titolo da "Neutral" a "Buy".
Porsche (DE000PAH0038) ha perso l'1,9%. Goldman Sachs ha
tagliato il suo rating sul titolo del costruttore di
automobili da "Buy" a "Neutral".
Redazione Borsainside 18:55
Crisi: Van Rompuy,
Trovato Accordo Su Sanzioni Per Deficit Eccessivi
venerdì, 21 maggio 2010 19:39 BRUXELLES
(ASCA-AFP) - Bruxelles, 21 mag - I ministri delle
finanze dell'Unione Europea hanno trovato un accordo
sulla necessita' di sanzioni, anche finanziarie, per i
paesi dell'Eurozona che infrangono i limiti sul deficit.
Lo ha detto il presidente dell'Unione, Herman Van Rompuy.
''Una delle conclusioni - ha spiegato - e' un consenso
molto chiaro sul principio di avere sanzioni finanziarie
e non finanziarie''. ''Sono sorpreso e soddisfatto - ha
proseguito - del fatto che tutti fossero pronti a
sostenere un forte patto di Stabilita''' ha proseguito,
riferendosi alle regole che limitano i deficit e i
debiti pubblici che la Germania chiede siano fortemente
rinforzate.
Borse dell'Europa
dell'Est: Sale solo Varsavia
Quasi tutte le principali borse dell'Europa dell'Est
hanno chiuso oggi in ribasso.
L'indice RTS ha perso a Mosca lo 0,4% a 1.297,91 punti.
I volumi di scambio sono aumentati notevolmente rispetto
ai ieri e sono stati molto alti. Anche a Mosca la seduta
è stata molto volatile. L'indice RTS ha potuto
recuperare come gli altri indici europei fortemente
terreno verso la fine delle contrattazioni. Tra i titoli
del listino russo Gazprom (RU0007661625) ha perso il
3,8%, LUKoil (RU0009024277) il 5,5%, Uralkali
(RU0007661302) il 2,5%, Raspadskaya (RU000A0B90N8) il
4,4% e FGC UES (RU000A0JPNN9) il 2%. Sberbank
(RU0009029540) ha guadagnato lo 0,1%, Surgutneftegas
(RU0006936028) lo 0,6% e MTS (RU0007775219) il 2%.
Il BUX a Budapest ha perso l'1,3% a 21.681,28 punti.
Quasi tutte le blue chips ungheresi hanno chiuso in
calo. MOL (HU0000068952) ha perso il 2%, OTP Bank
(HU0000061726) l'1,1% e Gedeon Richter (HU0000067624)
l'1,7%. Magyar Telekom (HU0000016522) ha beneficiato del
suo carattere difensivo ed ha guadagnato lo 0,3%.
Il PX a Praga ha perso lo 0,5% a 1.136,4 punti. Ancora
male NWR (NL0006282204): -1,9% a CZK 211. Il produttore
di carbone ha chiuso a sorpresa il primo trimestre in
rosso. Tra gli altri titoli del PX Ceske Energeticke
Zavody (CZ0005112300) ha perso l'1,7% e Unipetrol
(CZ0009091500) il 3%. Erste Group Bank (AT0000652011) ha
guadagnato lo 0,8% e Telefónica O2 C.R. (CZ0009093209)
lo 0,5%, Komercni Banka (CZ0008019106) ha chiuso
invariato.
Il WIG a Varsavia ha guadagnato lo 0,7% a 39.580,60
punti. KGHM Polska Miedz (PLKGHM000017) ha beneficiato
della forte ripresa del prezzo del rame ed ha chiuso in
rialzo del 3,3%. Quasi tutti i bancari hanno recuperato
una parte del terreno perso durante le scorse sedute.
PKO Bank Polski (PLPKO0000016) ha guadagnato l'1%, Bank
Pekao (PLPEKAO00016) lo 0,7%, BZW Bank (PLBZ00000044) lo
0,8%. BRE Bank (PLBRE0000012) ha perso lo 0,9%.
Redazione Borsainside 19:52
La Borsa di San Paolo rimbalza sulla scia di
Wall Street
Quasi tutte le borse dell'America Latina hanno chiuso
ieri in rialzo.
Dopo sei sedute negative di fila il Bovespa a San Paolo
ha guadagnato il 3,6% a 60.259,33 punti. La ripresa di
Wall Street ha fatto scattare una pioggia di ricoperture
sul mercato azionario brasiliano. Tra i bancari Banco do
Brasil (BRBBASACNOR3) ha guadagnato il 3,5%, Banco
Bradesco (BRBBDCACNPR8) il 4,7% e Itau Unibanco
(BRITAUACNPR3) il 2%. Vale (BRVALEACNPA3), che aveva
chiuso le otto precedenti sedute in ribasso, ha
beneficiato del rimbalzo dei prezzi dei metalli di base
ed ha guadagnato il 7,4%. Nel settore dell'acciaio
Companhia Siderúrgica Nacional (BRCSNAACNOR6) ha chiuso
in rialzo del 6,1%, Gerdau (BRGGBRACNPR8) del 4,6% e
Usiminas (BRUSIMACNPA6) del 5,2%. Petroleo Brasileiro
(BRPETRACNPR6) ha sottoperformato l'intero mercato. Il
titolo dell'impresa petrolifera ha guadagnato solo lo
0,6%. Il prezzo del petrolio ha chiuso ieri a New York
di nuovo in calo. Su Petroleo Brasileiro continua
inoltre a pesare l'incertezza relativa al suo annunciato
aumento di capitale. Gafisa (BRGFSAACNOR3) ha guadagnato
il 7,2%. Secondo J.P. Morgan il titolo dell'impresa
immobiliare brasiliana sarebbe un "top pick". Gafisa
presenterebbe dei solidi fondamentali ed un'attrattiva
valutazione. Klabin (BRKLBNACNPR9) ha guadagnato il 10%.
Fibria Celulose (BRFIBRACNOR9) ha annunciato che ha
l'intenzione di aumentare i prezzi della cellulosa.
Secondo Credit Suisse Klabin, il primo produttore di
carta dell'America Latina, dovrebbe beneficiare
sensibilmente della sua forte esposizione sul mercato
domestico dell'imballaggio.
L'IPC a Città del Messico ha chiuso in rialzo dello 0,9%
a 30.629,15 punti. Tra i titoli principali del listino
messicano Cemex (MXP225611567) ha guadagnato lo 0,1%,
Grupo Mexico (MXP370841019) l'1,6% e Wal-Mart de Mexico
(MXP810081010) lo 0,9%. América Móvil (MXP001691213) ha
chiuso invariato.
Tra gli altri listini del continente sudamericano il
Merval a Buenos Aires ha guadagnato l'1,6%, il Colcap a
Bogotà lo 0,1% il General a Lima il 2,5%. L'IBVC a
Caracas ha perso lo 0,5%. La Borsa di Santiago del Cile
è rimasta ieri ferma.
Redazione Borsainside 00:32
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WALL
STREET: Futures ancora in calo
Pubblicato il 21 maggio
2010 | Ora 15:00 - WSI ______________________________________________
Quando manca mezz'ora
all'avvio delle contrattazioni i futures Usa viaggiano
in territorio negativo, (vedi quotazioni a fondo
pagina), il che lascia prevedere un altro avvio in rosso
per Wall Street. Il tutto avviene all'indomani della
peggior seduta di oltre un anno, che ha spinto i listini
territorio da correzione (vedi dopo).
Con diversi piani di bilancio che saranno probabilmente
implementati in Europa per scongiurare una crisi, la
crescita e' destinata a rallentare e, anche se ancora
non si conoscono le conseguenze che cio' avra' sul resto
del mondo, in America temono che pesera' sull'economia
nazionale, che deve gia' vedersela con i suoi problemi
intestini. Lo scivolone visto ultimamente sui mercati
suggerisce che tali eventi potrebbero mandare in corto
circuito la ripresa mondiale.
Si prevede dunque un'altra apertura con il segno meno,
che equivarrebbe alla settima seduta di cali
consecutiva, con il contratto sullo Standard & Poor’s
500 che e' sceso sotto i livelli toccati durante il caos
del 6 maggio e con il rendimento sul trentennale che e'
scivolato sui minimi di un anno. A tenere banco sono
ancora le preoccupazioni sugli effetti che la crisi del
debito sovrano europeo avra' sulla ripresa dell'economia
mondiale.
L'euro nel frattempo, dopo essere salito sui massimi di
una settimana sul dollaro a quota $1.2672, da allora ha
rallentato il passo ed e' ritornato sui livelli di
$1.2525, dove viaggia con un rialzo dello 0.3%. Ai
livelli attuali, la moneta unica e' in progresso di
circa l'1.2% in settimana. Tutto cio' e' il risultato
dei guadagni messi a segno nella seconda parte
dell'ottava. Mercoledi' la valuta europea ha infatti
toccato i minimi di 52 settimane. Il rally e' stato in
gran parte alimentato dalle vendite short, con i trader
intenti a coprire le posizioni sulle speculazioni che la
Banca centrale europea potrebbe intervenire per aiutare
la valuta.
Il nervosismo e' alle stelle e la fiducia dei mercati e'
sotto lo scarpe, con le sale operative che temono per i
piani austeri di bilancio dei PIIGS volti a risanare il
debito e per la proposta di riforma di Wall Street. Il
recente tonfo dei mercati ha mandato in fumo $5300
miliardi di capitalizzazione.
La volatilita' con ogni probabilita' avra' la meglio
anche oggi, giornata di scadenze tecniche, mentre i
listini europei viaggiano sui livelli di 8 mesi fa e a
ridosso di soglie importanti. La borsa di Londra, per
esempio, e' tornata sotto i 5.000 punti con il FTSE per
la prima volta da ottobre scorso.
Con la giornata di ieri sono diventate sei le sedute
consecutive di ribassi con S&P 500, Dow e Nasdaq che
hanno fatto il loro ingresso ufficiale in una fase di
mercato orso (-10% dai massimi del 2010). Le perdite
sono state massicce, con l'indice di volatilita' VIX
(noto anche come indice della paura) che ha fatto un
balzo del 30%, ai massimi di 12 mesi.
Il Dow Jones ha ceduto giovedi' il 3.6% a 10068.01
punti, l'S&P il 3.9% a 1071.59, mentre il Nasdaq lascia
sul campo il 4.11% a 2204.01. Il paniere delle blue chip
e' arrivato a toccare punte di ribasso proprio sul
finale, fattore che e' stato attribuito anche alla fuga
in massa verso i Titoli di Stato Usa, considerati l'asset
piu' sicuro in tempi di turbolenza. Il prezzoo dei bond
e' schizzato e il rendimento sul decennale del Tesoro
Usa e' scase a 3.2%, minimo dell'anno, con aumento del
nervosismo tra i gestori sull'azionario.
L'indice CBOE, che viene considerato il miglior modo per
misurare la paura che aleggia nei mercati, e' arrivato a
mettere a segno un rialzo del 30% oltre quota 45, il
livello piu' alto da oltre un anno.
Tutte e 30 le componenti del DJIA hanno perso quota, a
cominciare da Caterpillar, Alcoa e General Electric (i
colossi americani che esportano in Europa penalizzati da
un euro debole e dal dollaro forte), che hanno accusato
cali compresi tra -4% e -6%. Per il benchmark si e'
verificata una rara evenienza negativa, con 497 delle
500 azioni dell'indice in ribasso (per tutti i dettagli:
leggere articolo borsa Usa di giovedi).
L'S&P 500 - ma anche gli altri due maggiori indici
azionari - e' ora entrato in una fase "formale" di
correzione, in calo di quasi -11% dai massimi del 23
aprile scorso. Il paniere allargato ha inoltre bucato la
media mobile di 200 giorni, secondo la maggior parte dei
sistemi di analisi tecnica, un chiaro segnale di "sell"
a lungo termine, poiche' la curva e' passata da
ascendente a discendente (e uno dei concetti di base
dell'AT). Stessa sorte anche per il Dow Jones
Industrials e per il Nasdaq Composite, che hanno
accusato ambedue flessioni di circa -10% dai massimi di
aprile. Alcuni comparti poi risultano in caduta libera,
come i finanziari, gli energetici e i materiali,
crollati ciascuno -15% dal recente top di un mese fa.
Il Senato americano intanto ha approvato la riforma
sanitaria voluta da Obama, che secondo i repubblicani,
potrebbe essere un deterrente per la crescita
dell'economia Usa, mentre nelle intenzioni del
presidente Obama dovrebbe finalmente mettere a freno le
maggiori anomalie e macroscopi inefficienze del sistema
bancario e finanziario che hanno portato al crash e alla
recessione del 2008. Si tratta della piu' importante
riforma finanziaria (adesso andra' per l'approvazione
alla Camera) in America dai tempi della Grande
Depressione negli anni '30.
Nella giornata odierna non si segnalano dati
macroeconomici. Si guardera' all'Ecofin, dopo l'ok del
parlamento tedesco a sborsare la sua parte di aiuti del
piano per aiutare la Grecia.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico le
quotazioni del greggio, che ieri aveva trascinato all'ingiu'
tutto il comparto energetico, continuano a flettere. I
futures con consegna giugno segnano un calo di $1.43
attestandosi a quota $69.37 al barile (-2.02%). Sul
valutario la moneta unica si attesta a $1.2549 (+0.51%)
dopo aver toccato in mattinata un massimo a $1.2650.
L'oro perde $12.80 attestandosi a $1.1175.80 (-1.08%).
Quanto ai Treasury, il rendimento sul benchmark
decennale si trova al 3.110%, in netto calo dal 3.264%
di ieri.
Alle 15:00 (le 9:00 ora di New York) il contratto future
sull'indice S&P500 cede 9.10 punti (-0.85%) a quota
1060.90
Il contratto sull'indice Nasdaq 100 segna una flessione
di 17.50 punti (-0.97%) a quota 1783.
Il contratto sull'indice Dow Jones scambia in calo di 87
punti (-0.87%) a quota 9969.
WALL
STREET: parte male ma recupera tutta la perdita
(-1.0%) in 20 minuti
Pubblicato il 21 maggio
2010 | Ora 15:50 - WSI ______________________________________________
Feroce braccio di ferro tra
ribassisti (hanno piu' armi geo-politiche) e i
rialzisti. Alta volatilita'. Il mercato e' in calo -10%
dai massimi di aprile. A Wall Street prevedono misure di
bilancio ancora piu' austere per i PIIGS, che potrebbero
finire per mandare in cortocircuito la ripresa globale.
Euro in leggero rialzo sul dollaro. Prezzi greggio: -25%
in 3 settimane. Fuga sui bond Usa: tassi sul Treasury a
30 anni ai minimi di un anno.
Pubblicato il 21 maggio 2010 | Ora 15:50
Apertura in rosso per i listini americani (fino a -1.o%
per il Dow Jones), poi forte ondata di buy, rimbalzo e
passaggio in positivo degli indici, con il mercato che
pero' e' ancora, da ieri, in una fase di correzione. Gli
operatori stanno cercando di ridurre al massimo i
rischi, uscendo dall'azionario e rifugiandosi negli
asset piu' sicuri e liquidi, come valute e Treasuries.
L'elevata domanda per il titolo a 30 anni ha spedito il
rendimento ai livelli piu' bassi di un anno, mentre
quello sul decennale di riferimento e' sceso sui minimi
plurimensili a quota 3.10%. Anche se viene considerato
un bene sicuro per eccellenza l'oro non ha riscontrato
un gran successo ultimamente. Al contrario: e' scivolato
di quasi $75 dal massimo assoluto in area $1250 l'oncia
toccato esattamente una settimana fa. Nel frattempo i
prezzi del greggio hanno bruciato il 25% dai massimi
raggiunti.
Tornando all'azionario, i listini sono in calo di oltre
il 10% dai massimi di due settimane toccati solo un mese
fa. Cio' fa si' che Wall Street si trovi in una fase di
correzione, che seppur moderata non da' segno di volersi
invertire nell'immediato.
Anzi, anche oggi i cali sono abbastanza pesanti, con
l'S&P 500 che e' sceso sotto i livelli toccati durante
il "flash crash" di due settimane fa, quando il Dow e'
arrivato a perdere quasi 1000 punti in una singola
seduta. Cosi' come accaduto di recente, anche oggi il
nervosismo ha preso il sopravvento e gli operatori
preferiscono stare alla larga dal mercato azionario. I
volumi dovrebbero pertanto essere alti, anche in
considerazione del fatto che quella di oggi e' una
giornata di scadenze.
A tenere banco sono ancora le preoccupazioni sugli
effetti che la crisi del debito sovrano europeo avra'
sulla ripresa dell'economia mondiale. Con diversi piani
di bilancio che saranno probabilmente implementati in
Europa per scongiurare una crisi, la crescita e'
destinata a rallentare e, anche se ancora non si
conoscono le conseguenze che cio' avra' sul resto del
mondo, in America temono che pesera' sull'economia
nazionale, che deve gia' vedersela con i suoi problemi
intestini. Lo scivolone visto ultimamente sui mercati
suggerisce che tali eventi potrebbero mandare in corto
circuito la ripresa mondiale.
L'euro nel frattempo, dopo essere salito sui massimi di
una settimana sul dollaro a quota $1.2672, da allora ha
rallentato il passo ed e' ritornato sui livelli di
$1.2525, dove viaggia con un rialzo dello 0.3%. Ai
livelli attuali, la moneta unica e' in progresso di
circa l'1.2% in settimana. Tutto cio' e' il risultato
dei guadagni messi a segno nella seconda parte
dell'ottava. Mercoledi' la valuta europea ha infatti
toccato i minimi di 52 settimane. Il rally e' stato in
gran parte alimentato dalle vendite short, con i trader
intenti a coprire le posizioni sulle speculazioni che la
Banca centrale europea potrebbe intervenire per aiutare
la valuta.
Il nervosismo e' alle stelle e la fiducia dei mercati e'
sotto lo scarpe, con le sale operative che temono per i
piani austeri di bilancio dei PIIGS volti a risanare il
debito e per la proposta di riforma di Wall Street. Il
recente tonfo dei mercati ha mandato in fumo $5300
miliardi di capitalizzazione. Intanto i listini europei
viaggiano sui livelli di 8 mesi fa e a ridosso di soglie
importanti. La borsa di Londra, per esempio, e' tornata
sotto i 5.000 punti con il FTSE per la prima volta da
ottobre scorso.
Il tutto avviene all'indomani della peggior seduta di
oltre un anno, che ha spinto i listini territorio da
correzione. Con la giornata di ieri sono diventate sei
le sedute consecutive di ribassi con S&P 500, Dow e
Nasdaq che hanno fatto il loro ingresso ufficiale in una
fase di mercato orso (-10% dai massimi del 2010). Le
perdite sono state massicce, con l'indice di volatilita'
VIX (noto anche come indice della paura) che ha fatto un
balzo del 30%, ai massimi di 12 mesi.
Il Dow Jones ha ceduto giovedi' il 3.6% a 10068.01
punti, l'S&P il 3.9% a 1071.59, mentre il Nasdaq lascia
sul campo il 4.11% a 2204.01. Il paniere delle blue chip
e' arrivato a toccare punte di ribasso proprio sul
finale, fattore che e' stato attribuito anche alla fuga
in massa verso i Titoli di Stato Usa, considerati l'asset
piu' sicuro in tempi di turbolenza. Il prezzoo dei bond
e' schizzato e il rendimento sul decennale del Tesoro
Usa e' scase a 3.2%, minimo dell'anno, con aumento del
nervosismo tra i gestori sull'azionario.
L'indice CBOE, che viene considerato il miglior modo per
misurare la paura che aleggia nei mercati, e' arrivato a
mettere a segno un rialzo del 30% oltre quota 45, il
livello piu' alto da oltre un anno.
Tutte e 30 le componenti del DJIA hanno perso quota, a
cominciare da Caterpillar, Alcoa e General Electric (i
colossi americani che esportano in Europa penalizzati da
un euro debole e dal dollaro forte), che hanno accusato
cali compresi tra -4% e -6%. Per il benchmark si e'
verificata una rara evenienza negativa, con 497 delle
500 azioni dell'indice in ribasso (per tutti i dettagli:
leggere articolo borsa Usa di giovedi).
L'S&P 500 - ma anche gli altri due maggiori indici
azionari - e' ora entrato in una fase "formale" di
correzione, in calo di quasi -11% dai massimi del 23
aprile scorso. Il paniere allargato ha inoltre bucato la
media mobile di 200 giorni, secondo la maggior parte dei
sistemi di analisi tecnica, un chiaro segnale di "sell"
a lungo termine, poiche' la curva e' passata da
ascendente a discendente (e uno dei concetti di base
dell'AT). Stessa sorte anche per il Dow Jones
Industrials e per il Nasdaq Composite, che hanno
accusato ambedue flessioni di circa -10% dai massimi di
aprile. Alcuni comparti poi risultano in caduta libera,
come i finanziari, gli energetici e i materiali,
crollati ciascuno -15% dal recente top di un mese fa.
Il Senato americano intanto ha approvato la riforma
sanitaria voluta da Obama, che secondo i repubblicani,
potrebbe essere un deterrente per la crescita
dell'economia Usa, mentre nelle intenzioni del
presidente Obama dovrebbe finalmente mettere a freno le
maggiori anomalie e macroscopi inefficienze del sistema
bancario e finanziario che hanno portato al crash e alla
recessione del 2008. Si tratta della piu' importante
riforma finanziaria (adesso andra' per l'approvazione
alla Camera) in America dai tempi della Grande
Depressione negli anni '30.
Nella giornata odierna non si segnalano dati
macroeconomici. Si guardera' all'Ecofin, dopo l'ok del
parlamento tedesco a sborsare la sua parte di aiuti del
piano per aiutare la Grecia.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico le
quotazioni del greggio, che ieri aveva trascinato all'ingiu'
tutto il comparto energetico, continuano a flettere. I
futures con consegna giugno segnano un calo di $1.43
attestandosi a quota $69.37 al barile (-2.02%). Sul
valutario la moneta unica si attesta a $1.2549 (+0.51%)
dopo aver toccato in mattinata un massimo a $1.2650.
L'oro perde $12.80 attestandosi a $1.1175.80 (-1.08%).
Quanto ai Treasury, il rendimento sul benchmark
decennale si trova al 3.110%, in netto calo dal 3.264%
di ieri.
WALL
STREET:
prove di rally, ma nervi tesi fino all'ultimo momento
Pubblicato il 21 maggio
2010 | Ora 22:00 - WSI ______________________________________________
Chiusura sopra i livelli
deprimenti di ieri per il mercato azionario americano,
che non senza qualche patema riesce ad interrompere la
striscia negativa di sei sedute. A guidare i rialzi sono
state le banche, all'indomani dell'approvazione al
Senato della maggiore riforma del sistema finanziario
dagli anni '30.
I tori sono tornati a farsi vedere sul mercato nel
pomeriggio, ma persistono le preoccupazioni circa le
implicazioni che la crisi del debito sovrano avra' sul
resto del mondo e sulla ripresa economica statunitense.
Il Dow Jones ha guadagnato l'1.25% a quota 10193.39, il
Nasdaq l'1.14% in area 2229.04, l'S&P500 l'1.5% a quota
1087.69. Tutti i settori chiudono in territorio
positivo. Nonostante i rialzi odierni, tuttavia, se
continua di questo passo per il paniere delle blue chip
maggio sara' il peggiore mese da febbraio 2009. In
settimana l'indice delle blue chip ha perso il 4%, il
Nasdaq il 5% e l'S&P il 4.2%.
I titoli Goldman Sachs hanno guadagnato piu' del 3%,
galvanizzati dalle voci circa un possibile accordo con
la Sec sulle accuse di frode, da cui la banca si deve
difendere. Tuttavia voci informate sui fatti hanno
riferito a Reuters che nessun accordo e' stato siglato
al momento. Tra le big si mettono in luce anche JP
Morgan e Bank of America. Il benchmark settoriale XLF ha
messo a segno un rialzo di circa il 3%.
Ieri Wall Street ha accusato il calo piu' marcato
dell'anno e anche i futures in mattinata non facevano
presagire nulla di buono. Gli indici hanno dato il via
alle contrattazioni scivolando in meno di un quarto
d'ora sotto i livelli del "flash crash" di giovedi' 6
maggio e in calo -11% dal top di aprile, cioe' sempre
piu' in territorio daa mercato orso.
Ma, proprio per questo motivo tecnico, parte delle nubi
minacciose che avevano oscurato i cieli dei mercati si
sono allontanate. Da quel momento, sfondato il minimo
del 6 maggio, le azioni hanno iniziato il rimbalzo,
favorito dalle scandenze tecniche sul mercato options a
Chicago.
Dopo aver perso oltre 100 punti nelle prime battute, il
paniere delle blue chip si e' ben presto ripreso,
spingendosi in territorio positivo. Tra i titoli piu'
presi di mira dai ribassisti figurano General Electric,
DuPont e Cisco. Le banche scambiano invece in buon
rialzo, a sorpresa dopo l'approvazione al Senato della
riforma di Wall Street. Secondo le stime degli analisti
interpellati dal Wall Street Journal, le nuove misure
potrebbero provocare un calo del 20% dei profitti delle
big della finanza americana.
Wall Street e' formalmente entrata in una fase di
correzione ieri, con tutti e tre gli indici borsistici
principali che hanno toccato un -10% rispetto ai massimi
di aprile. Il mercato rimane comunque molto nervoso, a
causa delle preoccupazioni per gli sviluppi della crisi
del debito sovrano europeo. L'indice di volatilita' CBOE,
ritenuto uno degli indicatori piu' attendibili per
misurare la paura dei mercati, e' schizzato sopra quota
47, prima di ritracciare lievemente in area 45.
Ad aggiungere altro pepe alla seduta la scadenza al
suono della campanella delle opzioni con consegna maggio
su alcuni titoli e alcune azioni. Il tasso che le banche
dicono di pagare per i prestiti a tre mesi in dollari e'
salito ai massimi di dieci mesi, spinto dai timori circa
il rischio di controparte e circa gli effetti della
nuova riforma del sistema finanziario, mentre la crisi
greca ha alimentato la riluttanza degli istituti a
concedere prestiti.
L'euro nel frattempo, dopo essere salito sui massimi di
una settimana sul dollaro a quota $1.2672, da allora ha
rallentato il passo ed e' ritornato in area $1.2525. Ai
livelli attuali, la moneta unica e' in progresso di
circa l'1.2% in settimana. Tutto cio' e' il risultato
dei guadagni messi a segno nella seconda parte
dell'ottava. Mercoledi' la valuta europea ha infatti
toccato i minimi di 52 settimane. Il rally e' stato in
gran parte alimentato dalle vendite short, con i trader
intenti a coprire le posizioni sulle speculazioni che la
Banca centrale europea potrebbe intervenire per aiutare
la valuta.
Nel tentativo di smorzare i toni e allentare il
nervosismo che circonda il blocco dell'euro, in una
dichiarazione al quotidiano tedesco Frankfurter
Allgemeine Zeitung, il numero uno della Banca Centrale
Europea, Jean-Claude Trichet ha assicurato che la moneta
unica "non e' in pericolo".
Il Senato americano ieri ha approvato la riforma
sanitaria voluta da Obama, che secondo i Repubblicani,
potrebbe essere un deterrente per la crescita
dell'economia Usa, mentre nelle intenzioni del
presidente Obama dovrebbe finalmente mettere a freno le
maggiori anomalie e macroscopi inefficienze del sistema
bancario e finanziario che hanno portato al crash e alla
recessione del 2008. Si tratta della piu' importante
riforma finanziaria (adesso andra' per l'approvazione
alla Camera) in America dai tempi della Grande
Depressione negli anni '30.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico le
quotazioni del greggio, che ieri aveva trascinato all'ingiu'
tutto il comparto energetico, continuano a flettere. I
futures con consegna giugno segnano un calo di $0.76
attestandosi a quota $70.04 al barile (-2.02%). Sul
valutario la moneta unica si attesta a $1.2592 (+0.87%)
dopo aver toccato in mattinata un massimo a $1.2650.
L'oro perde $12.10 attestandosi a $1.1175.70. Quanto ai
Treasury, il rendimento sul benchmark decennale si trova
al 3.200%, in netto calo dal 3.264% di ieri.
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