Benchmark, gestori e volatilità

Nel mese di febbraio scorso, mentre gli indici azionari delle principali piazze internazionali facevano segnare record su record, fra gli analisti ed i gestori (fra i quali anche noi con largo anticipo) iniziava a serpeggiare qualche perplessità sulla fondatezza dei corsi azionari espressi in quei giorni. Alla fine dello stesso mese un numero di addetti ai lavori sempre maggiore, iniziò a divulgare le proprie perplessità tramite i mezzi di comunicazione specializzati.
Ma il mercato fino alla prima decade di marzo non seppe cogliere quel warning, che una parte della comunità finanziari aveva lanciato per tempo, il tutto con i risultati a noi noti.
    E' ormai da metà maggio che la stessa comunità finanziari continua a ripetere che le condizioni sono tornate positive e che potremmo assistere a breve ad un rally in grado di far crescere i corsi azionari in maniera sensibile.
Ma anche questa volta il mercato non sembra accorgersi delle parole di coloro che comunque fanno il mercato.
    Come mai? Cosa contribuisce a creare la "recettività del mercato"?
In termini tecnici questo fenomeno porta di nome di Sentiment.
Tradotto in italiano il vocabolo sentiment significa opinione, in questo caso è più corretto tradurre "aspettativa futura".
Il sentiment, come la volatilità è un fenomeno non riconducibile ne alla finanza ne all'economia ma è un fenomeno di tipo umorale quindi psicologico.
L'avvento di variabili diverse da quelle classicamente conosciute, ha influenzato e non poco i mercati finanziari degli ultimi anni.
E' opinione di tutti gli addetti ai lavori che tale fenomeno è appena sul nascere, in quanto l'aumentare di informazioni in un settore come quello economico-finanziario, accresce in maniera esponenziale le aspettative positive o negative su un tema ormai di dominio pubblico.

Secondo noi l’inversione di tendenza dei mercati azionari è ben lungi dall’essere conclusa

L'industria della finanza in questi mesi è stata messa a dura prova proprio dal sentiment degli investitori, sentiment che ha incrementato a dismisura la volatilità dei mercati finanziari internazionali.
Ma cosa sprigiona tale volatilità?
 

Questo fenomeno è, a nostro avviso, la vera chiave di lettura e di interpretazione delle passate e future evoluzioni dei mercati finanziari.
Tale analisi inizia nell'esaminare la ripartizione del risparmio a livello internazionale. Più del 60% del risparmio delle famiglie occidentali è ormai affidato alle case di investimento specializzate nella gestione del risparmio.
Questo rilevante dato quindi attribuisce grande importanza ai gestori che operano all'interno di queste strutture.
Tale importanza è data dalla loro possibilità di influenzare nel bene o nel male tutto il sistema finanziario. Lo Stock picking ( scelta capillare dei titoli in fase di composizione di portafoglio), l'equilibrio degli Assett, le scelte settoriali delle gestioni, le caratteristiche intrinseche delle gestioni ecc. appartengono al vocabolario quotidiano di questi signori che non perdono occasioni, nelle loro uscite pubbliche, per predicare tali tesi, sempre con più forza e veemenza.
Ma allora come mai in questi ultimi mesi abbiamo visto gli indici ed i titoli che li compongono andare in un senso o in un altro con un compattezza quasi irreale? E cosa c'entra il sentiment o il momentum in una strategia di medio periodo che, stando alla caratteristiche dello stock picking, guarda principalmente alle singole realtà?
La risposta va ricercata in una sola parola benchmark.
Ma cos'è il benchmark? Il benchmark è quel parametro di confronto che la totalità delle gestioni deve adottare per poterne commisurare la propria bontà ed efficienza. Tale indice è composto da varie attività finanziarie atte a fornire appunto dei termini di paragone e di confronto.
Riteniamo che l'uso improprio del benchmark sia il vero bubbone della finanza internazionale.
A nostro giudizio la maggior parte dei gestori vive un rapporto quasi di sudditanza con il benchmark che alla fine rappresenta la pagella; hai fatto meglio del benchmark sei bravo, hai fatto peggio non sei bravo. Questo status scaturisce l'imprenscindibile necessità da parte dei gestori di stare più possibile in linea con il bechmark per evitare alla fine delle valutazioni non positive sul loro operato
. E’ proprio lo stato di sudditanza a questo parametro che induce i gestori a muoversi quasi ad unisono in fasi di up o di down trend.
La conseguenza di tutto ciò è che tutti fanno le stesse cose, e quindi i movimenti finanziari si muovono in maniera simmetrica provocando "l'effetto valanga" tutto su, tutto giù.
   Ma allora cosa fare?

    

Studio C.F.A. a tal riguardo ritiene che finché i metodi di remunerazioni per i gestori non saranno commisurati alle performance positive prodotte, il problema rimarrà presente e chi sa per quanto tempo.
Solo il cambiamento delle compensation per gli assett managers potrà in futuro delineare uno scenario ricco di "imprenditorialità gestionale".

A livello operativo è necessario mantenere i nervi ben saldi e rimanere possibilmente fuori dai mercati azionari, non lasciandosi ingolosire da ipotetiche previsioni di rally.

 

                                                                 Studio C.F.A.