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Mercati: la trasparenza ha accelerato il calo
02 Marzo 2001
La regola sulla trasparenza "Fair disclosure" imposta
dall'organo di controllo di borsa Securities and Exchange Commission ha fatto
si' che da ottobre le societa' iniziassero a distribuire le stesse informazioni
agli investitori individuali e agli analisti.
Da allora, pero' un flusso di 'warning' sugli utili si e' abbattuto sul
mercato - First Call/Thomson Financial ha rivelato che entro la fine di febbraio
551 societa' hanno dato indicazioni sul trimestre in corso, quasi 5 volte il
volume dell'anno scorso e di queste 370 o oltre i 2/3 hanno previsto risultati
negativi. Di solito solo il 56% delle previsioni e' negativo. Ora molti
operatori si chiedono se, indirettamente, la regola FD abbia accelerato il
crollo del mercato.
"Certamente il rallentamento economico e' la causa principale della
situazione sui mercati azionari", ha commentato Tom Maguire, gestore di
portafoglio del fondo Safeco Growth Opportunities.
Dopo gli annunci, infatti, molti titoli vengono penalizzati dagli
investitori. Come nel caso di Nortel Networks (NT - Nyse) che, in seguito alle
previsioni di perdita di 4 centesimi nel primo trimestre contro le aspettative
precedenti di utili di 16 centesimi, ha perso oltre 1/3 del valore in un giorno.
La volatilita' non e' una creazione della regola sulla trasparenza e,
secondo la SEC l'aumento nel volume delle previsioni sugli utili e'
un'indicazione che il regolamento funziona.
"L'investitore e' pero' ora incerto su come deve reagire alle
previsioni aziendali", ha commentato Joseph Kalinowski di First Call.
"Non si sono mai visti cosi' tanti warning e cosi' presto".
Lo stratega prevede che le societa' continuino ad annunciare a
investitori e analisti utili inferiori alle previsioni, e non solo per i primi
trimestri, "ma probabilmente fino alla fine dell'anno".
Alcune societa', pero' - quali Gillette (YHOO) - hanno deciso di
rispondere alla regola sulla trasparenza diminuendo l'ammontare delle
informazioni, realizzando in parte i timori degli analisti all'introduzione
della regulation FD.
Chi si opponeva ai nuovi regolamenti della SEC adduceva infatti che, nel
timore di non divulgare correttamente le informazioni le societa' si sarebbero
chiuse a riccio, lasciando nel buio gli analisti e creando quindi un maggiore
effetto sorpresa all'annuncio effettivo dei risultati.
Una statistica di Bulldog Research ha pero' rivelato che il numero delle
sorprese riguardanti gli utili non sta aumentando poiche' le previsioni
aziendali aiutano gli analisti a rivedere le proprie aspettative sugli utili,
aumentando cosi' la possibilita' della societa' di annunciare risultati in linea
con gli analisti.
Gli analisti, pero', rimangono incerti soprattutto per quanto riguarda
le societa' high-tech.
Il cosidetto coefficiente di variazione - che misura il grado secondo
cui le previsioni degli analisti su una societa' divergono tra di loro - in
passato era di solito piuttosto alto all'inizio di un trimestre - dando cosi'
l'idea della confusione degli analisti - ma si riduceva durante il trrimestre
stesso grazie alla guida della societa' analizzata.
Ora il coefficiente e' rimasto molto alto per il trimestre corrente,
lasciando pensare, secondo First Call, che altre cattive notizie e previsioni
sugli utili sono all'orizzonte.
02 Marzo 2001
Fonte Wall Street Italia.com
Merril lynch denunciata per conflitto di interessi
03
Marzo 2001
Merrill Lynch & Co. e' stata denunciata da un investitore americano
nell'ultimo di una seria infinita di casi in cui l'oggetto e' il conflitto
d'interessi a Wall Street.
Secondo un investitore la piu' grande banca d'affari del mondo avrebbe
mantenuto il rating 'buy' su una determinata azione, solo perche' aveva in corso
un'operazione finanziaria sulla stessa societa' analizzata. Oltre alla Merrill
Lynch e' stato denunciato anche l'analista della banca che si occupa del settore
internet, il famoso Henry Blodget.
L'episodio non fa che aggiungere munizioni alle armi di chi, sul mercato
finanziario, soprattutto tra gli investitori individuali, ritiene sia venuto il
momento di parlare chiaro contro l'incompetenza e l'arroganza degli analisti
finanziari.
Debasis Kanjilal, un pediatra di 46 anni, investitore individuale, ha
presentato denuncia al New York Stock Exchange sostenendo che Blodget ha
mantenuto il rating 'buy' su Infospace (INSP - Nasdaq), una societa' del settore
internet, perche' sapeva che abbassando il rating avrebbe messo in forse un'
acquisizione gia' programmata.
Merrill Lynch era stata assoldata da Go2Net, Inc. (GNET - Nasdaq),
un'altra societa' del settore internet che Infospace ha rilevato il
L'investitore sostiene che Blodget ha reiterato il rating
'buy' su
Infospace l'11 luglio, per ''tener su'' le azioni prima dell'acquisizione.
Secondo la banca d'affari, Henry Blodget non fu messo a conoscenza della
transazione fino a due giorni prima dell'annuncio ufficiale. ''Secondo noi
questa denuncia e' totalmente senza fondamento'', ha commentato Jon Humphreys,
portavoce di Merrill Lynch. ''Intendiamo difendere con vigore la nostra banca'',
ha aggiunto.
Il denunciante tuttavia vuole anche vederci chiaro anche nei guadagni e
nei compensi di Blodget, uno degli analisti-guru responsabili del boom del
settore internet del 1999, che poi e' finito nello scoppio della bolla
speculativa con il crash dell'anno scorso. L'obbiettivo dell'investitore e'
verificare ''se esiste un conflitto finanziario nell'emanazione del rating buy''.
Il giudice, o gli arbitri, dovranno quindi stabilire ''quanto'' Blodget sapeva,
e ''quando'' lo ha saputo.
La furia degli investitori contro episodi come questo e analisti come
Henry Blodget continua a montare. A Wall Street, infatti, non esistono rating
''sell'',
i buy dell'anno scorso di sono trasformati tutti in downgrade tardivi - come si
nota in questi giorni - solo dopo crolli dei titoli interessati che in certi
casi hanno toccato il 70-80%.
Debasis Kanjilal ha chiesto a Merrill Lynch $800.000 in compensazione
danni, e $10 milioni in danni punitivi.
Per la cronaca, il titolo Infospace (INSP - Nasdaq), e' sceso negli ultimi mesi da quota $60 circa ai $4 della chiusura di venerdi' scorso, mentre l'azione di Go2Net, Inc. (GNET - Nasdaq) e' passata da $48 ai $31 e 7/8 dell'ultima chiusura.
03
Marzo 2001
Fonte Wall Street Italia.com
Ratings: occhio a chi li emette e perchè
05 Marzo 2001 16,00 Milano (di Roberta Sorano)
Il caso di Merril Lynch, la più grande banca d’affari del mondo che
è stata denunciata da un investitore per conflitto di interessi, non ha
sorpreso operatori e analisti operanti in Italia interpellati da
WallStreetItalia (Vedi Merril Lynch denunciata per conflitto di interessi). Gli
operatori ammettono che si tratta di un terreno minato e quasi tutti chiedono
l’anonimato: “è un fenomeno generalizzato”, dice a WallStreetItalia
l’operatore di una Sim straniera operante in Italia.
L’operatore alza il velo su comportamenti che, dice, purtroppo non
sono una novità. E del resto anche Consob, Commissione di controllo per le
società e la borsa, sta modificando il regolamento riguardante banche
d’affari, intermediari e Sim, perché, ammette, quello che c’era prima si è
dimostrato facilmente aggirabile.
Spiega meglio l’operatore della Sim: prendiamo il caso di una banca
che sa che da domani, come advisor di una società, entrerà come
“restricted” nella “black-list”, nel senso che da quel momento avrà
restrizioni tali da non poter emettere giudizi su quella società; niente gli
impedisce però di emettere il giorno prima un giudizio “Buy”, cioè
comprare”.
Quanto sta accadendo a Merril Lynch insomma, sembra essere
l’esplosione di un fulmine sulla punta di un iceberg molto vasto, che al di
sotto della superficie collega tutti i mercati. L’operatore della Sim
straniera ammette anche che è difficile trovare raccomandazioni a vendere, cioè
i “Sell”: “se si va a guardare, al massimo si trovano “Reduce” o “Underweight”;
i “Sell” sono merce rara, per lo più è tutto un fiorire di “Hold”. E
non è un caso”.
Perché è tanto difficile emettere un “Sell”? Perché, rispondono
gli operatori, gli analisti non vogliono rovinare i loro rapporti con le società,
e perché in alcuni casi si teme di essere tagliati fuori dalle successive
operazioni con queste stesse società. Insomma, una sorta di ritorsione.
Spesso i ratings come "underperfomer" o "neutral"
sono un messaggio in codice per dire: guardate, a noi questa società non piace
ma non possiamo dirlo apertamente perché vogliamo essere i loro consulenti e
advisors. Insomma, un messaggio in codice che gli investitori istituzionali
capiscono ma i piccoli risparmiatori no.
Chi è immune da qualsiasi tipo di pressione, diretta o indiretta, sono
le società di rating (“come Moody’s o Standard & Poor’s”) che
analizzano soltanto le strutture societarie senza fare gli advisor, i credit
watchers o gli analisti indipendenti che fanno solo analisi di bilancio (“in
Italia, per esempio, è il caso di Actinvest”). O i numeri uno di specifici
settori, che sono “talmente forti da potersi permettere di essere del tutto
liberi”.
Il rischio di essere sottoposti a pressioni “è presente” - conferma
l’operatore di una Sim milanese – in altre parole, è possibile che esista
un conflitto di interessi, se il soggetto che porta in borsa una società e poi
esprime un rating è lo stesso; ma non sempre c’è bisogno dei carabinieri, già
sarebbe un passo avanti se si arrivasse a un’autoregolamentazione. Ma la
strada mi sembra ancora lunga”.
Consob sta intervenendo con una modifica regolamentare e sta
raccogliendo osservazioni da tutti gli interessati per varare “entro un
mese”, dicono alla Commissione, un nuovo regolamento sul tema del conflitto di
interessi e dei documenti di analisi sulle società da parte degli analisti
finanziari. Al regolamento è abbinata anche una serie di raccomandazioni.
In generale, la direzione in cui si muove la Commissione di controllo è
la modifica dell’articolo 69 del Regolamento varato il
Per esempio, spiegano in Consob, va segnalata la presenza di legami di
controllo o di partecipazione rilevante, “uguale o superiore al 2%”, sia
diretti sia indiretti; la partecipazione agli organi sociali; la prestazione di
servizi di finanza aziendale (ad esempio consulenza, partecipazione a consorzi
per il collocamento di titoli o per altre operazioni straordinarie, specialist,
sponsor, ecc) alla data di diffusione dello studio e nei tre anni precedenti. O
anche: l'esistenza di obblighi di diffusione dello studio derivanti da
disposizioni contrattuali (ad esempio previsti dal ruolo di sponsor);
l'emissione di strumenti finanziari collegati ai titoli dell'emittente; o
l'esistenza di rapporti di credito con le società in questione. Consob
raccomanda pure di indicare i nomi degli autori degli studi, insieme
all'eventuale appartenenza ad associazioni di categoria.
Secondo il nuovo regolamento Consob in fase di preparazione, “gli
emittenti di strumenti finanziari, gli intermediari autorizzati e i soggetti in
rapporto di controllo con essi possono diffondere al pubblico studi o
statistiche concernenti emittenti strumenti finanziari a condizione che questi:
siano trasmessi a Consob entro il giorno in cui sono diffusi al pubblico; siano
depositati, nello stesso termine, presso la società di gestione del mercato che
li mette a disposizione del pubblico; riportino, con evidenza grafica, cioè con
chiarezza, un'avvertenza nella quale sia indicato che chi li diffonde può avere
un proprio specifico interesse riguardo agli emittenti, agli strumenti
finanziari e alle operazioni oggetto di analisi, indicandone le ragioni”.
E’ un intervento tardivo, commenta l’analista di una Sim milanese,
“diciamo che Consob sta cercando di tararsi alla luce dell’importanza sempre
maggiore che vanno a rivestire i report; almeno però è un tentativo di
rimediare”.
Un po’ più severa è Donatella Principe, analista di Banca Popolare
di Vicenza, la quale giudica “strano che solo ora si stia cercando di mettere
dei paletti; con questo regolamento comunque si fa un passo avanti e soprattutto
si passa la palla agli investitori, che troppo spesso firmano ordini con
leggerezza, senza leggere tutti i dati presenti nei prospetti informativi delle
società".
Un esempio per tutti: "nel prospetto di Freedomland era scritto che
la società avrebbe avuto un’ispezione da parte di Consob. In pochi l’hanno
letto”.
Principe mette anche sull’avviso: “è vero che fino a poco tempo fa c’erano pochi “Sell” in giro, ora però si rischia l’eccesso opposto, con l’aggravante di studi che predicono il passato, come nel caso di Tiscali, downgradata da Lehman Brothers solo dopo la diffusione dei dati di bilancio”.
05 Marzo 2001 16,00 Milano (di Roberta Sorano)
Fonte morningstar.it
1° anno all'insegna dell'orso
11 Marzo 2001
Siamo
a marzo, il mese delle trimestrali, lo scorso anno proprio nel mese di marzo
cominciò a "scoppiare" il bubble market dell'hi tech, i motivi della
sua esplosione sono noti a tutti; aziende
che viaggiavano a multipli indicibili, utili che non rispecchiavano il P/E,
e quindi "sboom".
Da li un susseguirsi di downgrade da parte degli stessi
analisti, che poco tempo prima, rivedevano in alto i target price delle varie
aziende.
Come
tutti sappiamo i mercati finanziari e borsistici vivono sulla scia giornaliera
di analisi, previsioni, aspettative e sempre meno in funzione dei valori reali
dell'economia e ciò attraverso combinazioni apparentemente logiche e veritiere,
ma che in realtà sono solo il risultato di coloro che tentano di manovrare i
mercati.
E' nostro personale pensiero, che
proprio ripartendo dalla divulgazione dei reports delle principali aziende
americane si possa iniziare a delineare il vero scenario che ci accompagnerà
per tutto il resto dell'anno in corso.
A noi pare, che si
giochi una partita tra chi emette giudizi e chi invece fa impresa.
Che le prossime trimestrali vedranno utili in calo per quasi
tutte le aziende hi tech e non, questo è sicuro, ma siamo curiosi di vedere, se
le analisi di prezzo fatte dagli analisti, rispecchieranno le vere condizioni
aziendali.
Protagonista di questa situazione è sempre la volatilità
che continua a regnare sovrana sui mercati. Ed è proprio tale volatilità, che
condizionando le scelte di consumatori, risparmiatori e investitori, determina
sentiment e trend di questa profonda crisi borsistica.
A nostro parere si sta semplicemente replicando quanto accaduto ad inizio dell'anno scorso in senso opposto e cioè stanno venendo fuori quegli eccessi che, mentre prima hanno portato milioni di persone a pensare di essere ad un tratto diventati dei "guru" finanziari, in grado di trasformarsi nei Soru del nuovo millennio, le stesse persone oggi convivono con uno stadio grande sfiducia per l'investimento azionario.
L'unico fatto certo è che tutto quello che oggi succede sotto i nostri occhi è
profondamente
radicato nei cicli della storia ed anche se risulta poco comprensibile ed accettabile
da coloro che attualmente vedono ridurre di giorno in giorno i loro capitali, basterebbe
individuare le radici storiche degli avvenimenti attuali per riuscire a capire
in maniera chiara il significato del presente per acquisire quella tranquillità
e parsimonia
che il panico di questi giorni sconosce.
Studio C.F.A.