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Inflazione, deflazione e stagflazione
11
Settembre 2002
"Noi economisti abbiamo coniato un nuovo
termine, crescita nella recessione, per indicare che
Uno dei pochi aspetti univoci in un inizio di terzo
millennio all'insegna dell'incertezza è rappresentato dalla comune convinzione
di molti economisti illustri che la crisi che stiamo attraversando sia molto
diversa da quella del '29, pur avendo la stessa durata.
Tra il marzo del 2001 ed oggi il Dow Jones ha perso
tanto quanto nel biennio 1929-1930, ma le differenze sono state sostanziali.
Non c'è stato il crollo dell'occupazione, la crisi del
settore immobiliare, i senzatetto, il sequestro di migliaia di case etc...
Lo dice lo stesso Samuelson che rimarca come, nonostante
tutto, in America i consumi e l'edilizia restino forti.
Lo afferma anche un altro mito dell'economia, Milton Friedman, 90 anni, anche lui Nobel per l'economia nel '76: "I mercati
fluttuano, è nella loro natura".
Entrambi, pur essendo di filosofie economiche opposte,
liberista il primo e Keynesiano il secondo, effettuano un'analisi pressoché
uguale dell'attuale momento.
Al centro del loro ragionamento ci sono, naturalmente,
le conseguenze prettamente psicologiche scaturite dagli attentati dell'11
settembre 2001.
Quel giorno, infatti, ha cambiato la psicologia del
cittadino medio. Il fatto di non potersi più considerare inattaccabili, ha reso
tutti psicologicamente più deboli.
Questo aspetto si ripercuote anche sui mercati
finanziari e sulla volontà delle persone che decidono di voler restare
"liquide" il più possibile.
Molti investitori e risparmiatori sono ancora scottati dalle pesanti perdite
subite negli ultimi due anni, ma ciò non vuol dire che non si risparmia e non
s'investe più. Sono solo cambiati gli obiettivi che, da lungo periodo, si sono
trasformati in breve periodo e da titoli azionari sono diventati case ed
automobili.
Gli economisti rimarcano, inoltre, che non bisogna
dimenticare la crisi della corporate governance Usa, un sistema che è stato
alla base del boom economico degli anni '90 e che ora si è scoperto
scricchiolare.
Samuelson sottolinea l'errore di un'eccessiva
deregolamentazione negli anni passati, ma ammonisce a non regolamentare in modo
eccessivo un mercato che deve possedere la sua libertà di movimento.
La locomotiva americana, che non ha trovato ancora un
sostituto che la possa aiutare nei momenti di difficoltà, resta comunque ancora
forte, anche se la sua crescita va a rilento ed arriverà il momento in cui i
fondamentali economici ritorneranno a prevalere sulle paure psicologiche.
Studio C.F.A.
venerdì 13 settembre 2002 | lunedì 23 settembre 2002 | martedì 24 settembre 2002 | ||
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