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Inflazione, deflazione e stagflazione

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  Inflazione, deflazione e stagflazione

11 Settembre 2002   19:17   Rimini (ITA)

"Noi economisti abbiamo coniato un nuovo termine, crescita nella recessione, per indicare che la Borsa scende e l'economia cresce adagio", sono parole di Paul Samuelson, 87 anni economista americano, nonché premio Nobel per l'economia.
Uno dei pochi aspetti univoci in un inizio di terzo millennio all'insegna dell'incertezza è rappresentato dalla comune convinzione di molti economisti illustri che la crisi che stiamo attraversando sia molto diversa da quella del '29, pur avendo la stessa durata.
Tra il marzo del 2001 ed oggi il Dow Jones ha perso tanto quanto nel biennio 1929-1930, ma le differenze sono state sostanziali.
Non c'è stato il crollo dell'occupazione, la crisi del settore immobiliare, i senzatetto, il sequestro di migliaia di case etc...
Lo dice lo stesso Samuelson che rimarca come, nonostante tutto, in America i consumi e l'edilizia restino forti.
Lo afferma anche un altro mito dell'economia, Milton Friedman, 90 anni, anche lui Nobel per l'economia nel '76: "I mercati fluttuano, è nella loro natura".
Entrambi, pur essendo di filosofie economiche opposte, liberista il primo e Keynesiano il secondo, effettuano un'analisi pressoché uguale dell'attuale momento.
Al centro del loro ragionamento ci sono, naturalmente, le conseguenze prettamente psicologiche scaturite dagli attentati dell'11 settembre 2001.
Quel giorno, infatti, ha cambiato la psicologia del cittadino medio. Il fatto di non potersi più considerare inattaccabili, ha reso tutti psicologicamente più deboli.
Questo aspetto si ripercuote anche sui mercati finanziari e sulla volontà delle persone che decidono di voler restare "liquide" il più possibile.
Molti investitori e risparmiatori sono ancora scottati dalle pesanti perdite subite negli ultimi due anni, ma ciò non vuol dire che non si risparmia e non s'investe più. Sono solo cambiati gli obiettivi che, da lungo periodo, si sono trasformati in breve periodo e da titoli azionari sono diventati case ed automobili.
Gli economisti rimarcano, inoltre, che non bisogna dimenticare la crisi della corporate governance Usa, un sistema che è stato alla base del boom economico degli anni '90 e che ora si è scoperto scricchiolare.
Samuelson sottolinea l'errore di un'eccessiva deregolamentazione negli anni passati, ma ammonisce a non regolamentare in modo eccessivo un mercato che deve possedere la sua libertà di movimento.
La locomotiva americana, che non ha trovato ancora un sostituto che la possa aiutare nei momenti di difficoltà, resta comunque ancora forte, anche se la sua crescita va a rilento ed arriverà il momento in cui i fondamentali economici ritorneranno a prevalere sulle paure psicologiche.

  

 

                                                                          Studio C.F.A.

 

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