Aggiornamento EXTRA 19 Agosto 2008 |
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Considerazioni di carattere
Generale :
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Il momentaneo stop alla discesa dei listini
azionari, non è da imputare alla fine della crisi creditizia
o a un ritrovato ottimismo sul futuro delle borse, ma trova
spiegazione nella dinamica valutaria (come ipotizzato nell'Extra
del 01 Luglio 2008), e nel conseguente ribasso del greggio
(vedi parte Fondamentale -
Valute e Materie prime).
-
La crisi creditizia permane, gli ultimi
interveti del Governo USA restano poco chiari nel complesso
ma certamente già oggi, possiamo dire che costeranno un
prezzo altissimo negli anni a venire in special modo sotto
il profilo geo-politico, economico e di diritto
internazionale (vedi parte Fondamentale -
Crisi
creditizia).
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Dal punto di vista tecnico, non sono presenti
segnali di inversione anche se, alcuni settori, stanno
continuando a fare bene (vedi parte
Tecnica).
NOTA -
In questo Extra, sono stati inseriti
importanti riferimenti storici a dimostrazione del notevole
sforzo di analisi messo in atto da tutte le sezioni di
Studio CFA (Comunità Analisti,
Ufficio Studi, Redazione, Sezione Archivio e Ricerche), nel
corso degli ultimi 5 anni. Con questo report, di fatto, a
seguito delle ultime conferme arrivate sul piano macro e
creditizio, si chiude un ciclo di analisi e se ne apre uno
nuovo.
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Considerazioni di carattere
Fondamentale :
Valute e Materie Prime :
Nelle conclusioni di tipo
Fondamentale dell'Extra del 01 Luglio 2008 (vedi
Extra)
scrivevamo:
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Un
fattore che potrebbe determinare il prossimo sostanzioso
ritracciamento del petrolio (anche se non sappiamo da che
livello partirà), è rappresentato dall'apprezzamento
dell'U$D. Va sottolineato infatti, che dal 17 Marzo
'08, la valuta USA non è salita ma non è neanche scesa
rimanendo di fatto in laterale nell'ambito di uno stretto
trading range.
Valute - DOLLARO
USA |
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Valute - DOLLARO
USA |
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Valute - DOLLARO
USA |
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Grafico candlestick - Giornaliero 01/07/08 |
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Grafico candlestick - Settimanale 01/07/08 |
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Grafico candlestick - Mensile 01/07/08 |
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Per
questo motivo, nel corso del trimestre entrante, reputiamo
assai probabile un intervento congiunto di FED, BCE e Banca
Centrale cinese a sostegno del Green Back per pilotarne un
apprezzamento intorno al 10% forse anche qualcosa di
più.
-
Un
rialzo del U$D del 10%, si tradurrebbe in un ribasso del
petrolio Crude stimabile intorno ai 30/35$. Se questa
circostanza si verificasse, le Borse ricomincerebbero a
respirare tanto per il ribasso del petrolio quanto
per l'iniezione di fiducia derivante dall'importate segnale
fornito a livello politico economico (è scontato che
l'operazione non verrebbe pubblicizzata ma se si
verificasse, la matrice è ovvia).
Volendo sbilanciarsi in una
previsioni assai azzardata, non è escluso che questa ipotetica
mossa delle Banche Centrali, possa avvenire ora o in
concomitanza con il raggiungimento dei minimi di Giugno 2006
da parte dei principali Indici USA e in particolare su quota
1175 per S&P500.
Valute - DOLLARO
USA |
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Valute - DOLLARO
USA |
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Valute - DOLLARO
USA |
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Grafico candlestick - Giornaliero 14/08/08 |
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Grafico candlestick - Settimanale 14/08/08 |
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Grafico candlestick - Mensile 14/08/08 |
Come si potrà notare assai
chiaramente dai grafici sopra riportati, il Dollaro USA si è
"misteriosamente" impennato al rialzo dal 22 Luglio 2008 a oggi.
Le ragioni di questo rimbalzo, oltre a quelle di tipo tecnico da
ipervenduto, sono da imputare ai
seguenti fattori:
-
Intervento congiunto di
FED, BCE e Bank of CHINA a sostegno dell'U$D.
L'operazione effettuata dalle 3 Banche Centrali (operazione
non ufficiale ma confermata da fonti più che autorevoli),
era stata prevista nell'Extra del 1° Luglio e come da
copione, ha centrato i 2 obiettivi sperati e cioè, ribasso
del greggio e boccata di ossigeno per le Borse.
Materie Prime - CRUDE
OIL |
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Materie Prime - CRB
Index |
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Grafico candlestick - Giornaliero |
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Grafico candlestick - Giornaliero |
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Intervento degli Hedge
Fund. Come calcolato a Luglio, un apprezzamento
dell'USD del 10%, si sarebbe tradotto in un ribasso del
petrolio nell'ordine dei 30-35$
(vedi articoli
0 -
1 -
2). Tuttavia, é necessario
segnalare che non é stato solo l'effetto valutario a
incidere sulle quotazioni del greggio ma anche l'intervento
di portafoglio operato da numerosi Fondi Hedge, che hanno
simultaneamente scaricato le posizioni su diverse
Commodities determinandone la forte correzione delle ultime
3 settimane. Notevoli sono le perplessità di molti operatori
USA sulla tempistica e ampiezza dell'operazione effettuata
dagli Hedge. Da più parti si vocifera che il Governo USA,
abbia fatto pressioni guidando poi l'intera operazione sotto
la supervisione della FED.
Crisi Creditizia :
Il sospetto di un intervento
governativo USA a tutto campo per sostenere i mercati azionari
in posizione estremamente critica, viene anche dalla dinamica
del salvataggio di Freddie Mac e Fannie Mae.
-
Intervento Governo USA.
E' vero che il Governo USA è intervenuto ma restano ancora
molti punti oscuri sull'entità effettiva del salvataggio e
specialmente, su dove siano state reperite le risorse
(vedi articoli
4).
-
Intervento di Fondi
Sovrani e Private. Anche in questo caso, esistono
versioni ufficiali e non ufficiali ma sembra che l'azione
congiunta di Fondi Private da un lato e Fondi Sovrani
dall'altro, abbia consentito di tamponare diverse pezze del
disastrato sistema finanziario USA e dunque, non solo per
salvare le 2 società federali di fatto tecnicamente fallite.
(vedi articoli
5
-
6).
IMPORTANTE -
Una cosa certa é che gli USA per
salvarsi, stanno facendo a pezzi e svendendo porzioni
strategiche della loro struttura finanziaria a arabi e
cinesi e gli effetti di questa politica obbligata, si
vedranno negli anni futuri a livello geo-politico e non
solo.
Borsa USA - FREDDIE
MAC |
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Borsa USA - FANNIE
MAE |
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Grafico lineare - Storico dal 1995 |
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Grafico lineare - Storico dal 1995 |
-
Intervento SEC.
Nell'intricata dinamica del salvataggio delle 2 società GSE,
é d'obbligo segnalare l'azione (mai vista prima) della SEC,
che ha impedito gli ordini short per 19 giorni consecutivi
(vedi articoli
8 -
9),
stemperando la speculazione e salvando i listini
USA da una capitolazione certa
(vedi articoli
10 -
11 -
12 -
13 -
14).
Tassi e Quadro Macro :
-
FED e BCE, hanno contribuito a sopire
momentaneamente le turbolenze sui listini azionari, non
toccando i tassi (vedi articoli
15
-
16).
-
Ancora una volta lodevole l'azione di Bernanke,
mirata a sostenere le grandi Banche di investimento,
protraendo il periodo della discount window
(vedi articoli
23 -
24).
-
L'economia USA si conferma in rallentamento ma
non é necessariamente in recessione come da noi più volte
sostenuto (vedi articoli
17 -
18 -
19 -
20 -
21 -
22). Le pressioni inflazionistiche
ci sono, ma diversi settori continuano a tirare. Resta
sempre fermo il fatto, che il crollo delle mercato edilizio
(e successivamente di quello finanziario), continua a
zavorrare il PIL USA. Se la correzione del settore
immobiliare fosse stata più soft, il passaggio del testimone
verso settori come l'Hi tech e il terziario, ne avrebbe
probabilmente mitigato gli effetti
(vedi articolo
25).
IMPORTANTE -
Come precedentemente accennato, gli
estremi del salvataggio delle due società GSE da parte del
Governo USA restano sostanzialmente oscuri ma, se effettivamente
l'amministrazione Bush fosse intervenuta con un massiccio
apporto finanziario oltre ai 300 miliardi di dollari già
approvati dal Congresso
(vedi articolo
4),
l'incidenza sul PIL USA, già comunque consistente, sarebbe
estremamente deleteria e prolungata nel tempo.
-
La
situazione macro nella zona €uro si è ulteriormente
aggravata e l'impennata dell'inflazione, mina la fiducia di
operatori e consumatori (vedi
articoli
26 -
27).
IMPORTANTE -
Gli ultimi dati congiunturali confermano
quanto da noi sostenuto dal 2004 in poi e cioè che la Zona €uro,
ha vissuto una crescita fittizia nel triennio 2005 - 2007 e i
listini, hanno beneficiato di questa virtuale crescita economica
amplificata dal rialzo (fraudolento) del settore
bancario. La dimostrazione lampante di questo assunto, viene
dall'andamento di Piazza Affari che è stata incoronata
"reginetta" per tre anni a fila quando le cose andavano bene, e
ha ampiamente sottoperformato ora, che finalmente si comincia a
ragionare sui veri fondamentali macro e micro (vedi pulizia nei
bilanci delle banche).
Da ciò, lo ricordiamo, la
nostra decisione di uscire nel 2005 dall'asset Fondi Europa e
Italia (USA compresi) e sbilanciare tutti i portafogli sull'area
orientale dove, a nostro avviso, si sarebbe concentrata la VERA
crescita.
Conclusioni
& Previsioni
Previsioni sull'evoluzione del quadro
macro:
-
Il vero nodo della questione
macro a livello occidentale, sembra effettivamente essere
l'ondata stagflativa che si è abbattuta sulle economie del
vecchio e nuovo continente
(vedi articolo
29).
Unitamente alle problematiche di carattere creditizio, siamo
entrati in un terreno nuovo e quindi mai esplorato da nessun
macro economista. Il mix ormai pervasivo di realismo e
sfiducia (vedi
articoli
30 -
31), e l'esigenza di
un nuovo edificio normativo atto a impedire crisi creditizie
come quella attuale, faranno da volano nella ricerca e
adozione di un New Deal post Keinesiano adattato ai tempi
(vedi articolo
35).
Sicuramente, la soluzione e specialmente la cura, non saranno
rapide.
-
Molto diversa la situazione in Oriente (Giappone a parte),
dove troviamo una realtà sotto certi aspetti opposta
rispetto all'Occidente. Un potenziale produttivo enorme, un
costo del lavoro bassissimo e un ceto medio in gestazione,
garantiranno alti tassi di crescita negli anni a venire e i
Governi, saranno sempre più impegnati ad approntare
politiche volte a impedire un eccessivo surriscaldamento
delle economie interne, oltre a contenere cicliche ondate
inflazionistiche. Anche in questo caso, come per il blocco
occidentale, ci troviamo in una zona vergine, priva di
modelli accademici tali da consentire uno sviluppo ordinato
di economie impetuose e dunque, soggette a scompensi più o
meno pronunciati.
NOTA -
Gli argomenti sopra citati, richiederebbero
un'ampia trattazione ma abbiamo preferito sintetizzare il
tutto nell'intento di fornire una visione di insieme su temi
di fondamentale importanza che tratteremo a più riprese
negli anni a venire.
Parliamo di anni perché, i dati macro
degli ultimi 12 mesi, confermano lo scenario stagflativo da
noi sostenuto e ampiamente argomentato dal 2003 in poi. Si
chiude quindi un ciclo di trattazione e se ne apre un altro.
Discorso analogo per quanto
riguarda la crisi creditizia (vedi sotto).
Previsioni sull'evoluzione della crisi
creditizia:
-
Come si vedrà analizzando i titoli in
tabella, negli ultimi 5 anni, abbiamo sempre avuto cura di
aggiornare la clientela sull'evoluzione della bolla
creditizia. Molte delle importanti tematiche segnalate,
hanno effettivamente dispiegato i loro negativi effetti
oggi.
NOTA - Gli
articoli in tabella, confermano la validità e importanza della
sezione Rassegne Stampa e premiano
il lavoro messo a punto in questi anni della Redazione di Studio
CFA (alla quale va il
ringraziamento di tutti gli Analisti), impegnata a ricercare,
divulgare e archiviare non solo notizie da prima pagina ma anche
quelle notizie sottili, che passano spesso inosservate ma dietro
le quali il più delle volte, si celano gli embrioni di
fondamentali sviluppi a livello politico, economico e
finanziario.
A questo proposito, nei riquadri evidenziati in
giallo, sono riportati alcuni articoli "sottili" che ci hanno
consentito di anticipare e affrontare al meglio la crisi
creditizia.
.
-
La bontà delle analisi svolte fino ad ora, viene confermata
dalla pagina del Sole24Ore del 05
Agosto '08, che riassume lo svolgimento della
crisi dall'inizio a oggi.
-
E' proprio in virtù di queste conferme,
che vogliamo qui di seguito cimentarci nel tentativo di
inquadrare le fasi di sviluppo della crisi creditizia,
focalizzando l'attenzione su quella che secondo noi sarà la
fase finale:
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Prologo
- Causa scatenante -
Freddie Mac non contrarrà più mutui sub prime e default New
Century.
-
FASE 1
- Default "big" finanziari USA (vedi Previsioni 2004, 2005,
2006, 2007) default Bear Stearns.
-
FASE 2
- Collasso società GSE (nonostante il materiale raccolto in
questi anni, non pesavamo che si potesse arrivare al default
di entrambe gli Istituti perché di fatto, tutte e due gli
Enti, sono già tecnicamente falliti).
-
FASE 3
- Rischio sistemico da mercato Derivati e in particolare
Credit Default Swap.
-
Epilogo
- Il rischio si concretizza e i
mercati capitolano segnando la fine della crisi.
Postulando una crisi in 3 fasi, dovremmo essere
oltre la metà del guado e l'ultima fase che ci attende, è
quella dei potenziali scompensi causati dal mercato dei
Derivati. Non è detto che la terza fase determini crolli epocali
dei mercati azionari perché le Istituzioni finanziarie mondiali,
stanno già cercando di prendere provvedimenti
(vedi articoli
32
-
33 -
34).
Argomento - Fondi
Sovrani e Private |
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Argomento - Un anno
di crisi creditizia |
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Fonte Sole24Ore - 27 Luglio 2008 |
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Fonte Sole24Ore - 05 Agosto 2008 |
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Sicuramente, la crisi creditizia non è
conclusa ma i notevoli sforzi fatti fino ad ora specialmente
dalla FED, hanno permesso il superamento di scogli notevoli.
Inoltre, l'intervento di nuove realtà finanziarie come i
Fondi Sovrani e in parte Private (vedi articolo
Sole24Ore del 27 Luglio '08),
potrebbe ancora fungere da supporto al sistema finanziario
globale anche in caso di forti fluttuazioni dovute alla
probabile rinegoziazione su vasta scala, dei Credit Default
Swap.
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Considerazioni di carattere
Tecnico e Strategico:
Analisi
situazione tecnica
degli asset più colpiti dalla crisi:
Sulla base di quanto esposto
nella parte finale della sezione Fondamentale di questo report,
vorremmo procedere con l'analisi dei mercati sempre utilizzando
il postulato delle 3 fasi di sviluppo della crisi creditizia.
Utilizzeremo questo spunto, non solo per
analizzare i grafici di alcuni fra i principali attori di questa
crisi ma anche per
valutare in maniera critica, gli interventi di portafoglio
attuati dal 22 Agosto '07 in poi.
-
Nel blocco grafico qui sotto, sono riportati i grafici di 3
società appartenenti a 3 settori diversi. In prima fila
troviamo 3 grandi nomi del settore banking, in seconda fila
troviamo il settore financial servicies e in terza
posizione, abbiamo inserito 3 big del real estate settore
mutui.
-
Dalla comparazione, si evince che i titoli sono scesi con
tempistiche diverse a dimostrazione di quanto sia stato
difficile capire lo stato di gravità della crisi in atto e
specialmente, di quanto il mercato abbia punito a mano a
mano che i sospetti e le "mezze verità" propinate, si
trasformavano in preoccupanti certezze.
-
Se si osserva con attenzione infatti, si noterà come
Countrywide che diede il "via alle danze", è ovviamente
crollata da Luglio in poi mentre, le due società GSE legate
a doppio filo con Cuntrywide, hanno avuto un primo tracollo
Fra Novembre '07 e fine Gennaio '08.
-
Discorso simile per il settore financial servicies, dove
troviamo Merrill Lynch e Morgan Stanley in fortissimo
ribasso da Giugno '07 a Novembre '07 e poi in maniera meno
pronunciata da Gennaio '08 in poi. A differenza delle
precedenti, Lehman é pesantemente scesa solo da Gennaio.
-
Lo stesso accade per il settore banking, dove troviamo Citi
e Wachovia in ribasso continuo da Giugno '07 a Luglio '08 e
Bank of America che ha cominciato a scendere solo a Ottobre
'07.
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Borsa USA - BANK of
AMERICA |
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Borsa USA - CITIGROUP |
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Borsa USA - WACHOVIA |
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Grafico settimanale - Storico dal 1995 |
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Grafico settimanale - Storico dal 1995 |
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Grafico settimanale - Storico dal 1995 |
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Borsa USA - MERRILL
LYNCH |
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Borsa USA - MORGAN
STANLEY |
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Borsa USA - LEHMAN
BROTHERS |
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Grafico settimanale - Storico dal 1995 |
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Grafico giornaliero - Storico dal 2002 |
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Grafico giornaliero - Storico dal 2006 |
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Borsa USA - FREDDIE
MAC |
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Borsa USA - FANNIE
MAC |
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Borsa USA -
COUNTRYWIDE |
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Grafico settimanale - Storico dal 1995 |
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Grafico settimanale - Storico dal 1995 |
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Grafico settimanale - Storico dal 1995 |
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Alla luce delle eloquenti dimostrazioni grafiche
appena analizzate, passiamo ora in rassegna gli interventi di
portafoglio operati da Marzo '07 fino a oggi su Fondi e ETF.
.
Analisi situazione portafoglio
FONDI :
-
(Prologo) -
MARZO - AGOSTO 2007 - Grazie
all'Extra del 06 Marzo 2007 cominciammo a suggerire alla
clientela di sottopesare l'equity e cominciare a prendere
profitto delle posizioni in essere, pur mantenendo
inalterati gli asset in portafoglio. Ricordiamo che eravamo
totalmente sbilanciati sull'Oriente con zero asset in Europa
e USA (settoriali a parte).
-
(FASE 1)
- AGOSTO '07 - GENNAIO '08 - Con l'Extra del 22
Agosto 2007, dove riportavamo la notizia della prima
iniezione di liquidità operata dalla FED a beneficio di
alcuni grossi nomi del settore banking (l'ANSA passò
inosservata ai più), impartimmo l'ordine esteso a tutta la
clientela di vendere la metà degli asset azionari e tutte le
plusvalenze.
-
(FASE 1) -
GENNAIO - GIUGNO 2008 - In
Previsioni 2008, avevamo segnalato l'eventualità di un forte
ribasso fra Gennaio e Febbraio nel caso in cui i mercati,
fossero stati tenuti a galla artificialmente fino a fine
2007. Così fu e i listini presero una sonora cantonata fino
a Marzo. Marzo '08, segnò l'allineamento di tutti e 3 i
settori (vedi grafici sopra), all'ondata ribassista
determinata dalla crisi creditizia e confermò in pieno, il
quadro tecnico delineato in Previsioni 2008.
-
(FASE 2) -
GIUGNO - LUGLIO 2008 - La
pessima candela di Giugno unitamente al collasso delle 2
società GSE (vero snodo della crisi perché da qui ai Credit
Default Swap il passo è breve), ci ha preso in contropiede
perché credevamo che la perdita del 70% registrata da
ambedue le società fra Ottobre '07 e Marzo '08 bastasse. In
più, il periodo stagionale sfavorevole con la maggior parte
della clientela in procinto di partire per le vacanze, ci ha
obbligato a intervenire seppur tempestivamente e su livelli
critici già previsti, cogliendo il piccolo rimbalzo
sviluppatosi da metà Luglio a oggi e liquidando il grosso
delle posizioni poco sotto i livelli di Agosto '07 (vedi
Extra 13 Luglio '08).
Come già argomentato, la crisi non è conclusa e
la vicenda Freddie e Fannie lo è ancora meno. In più, da
informazioni non ufficiali ma autorevoli che ci vengono dagli
USA, il mercato dei derivati in genere e dei Credit Default Swap
in particolare, sono sempre più in subbuglio e continuare a
mantenere posizioni lunghe in Fondi é veramente azzardato.
Analisi situazione portafoglio
ETF :
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Mediamente fra Dicembre '07 e Gennaio '08 il sistema ha
chiuso tutte le posizioni azionarie.
-
A metà Marzo '08, è rientrato in massa liquidando però
troppo presto perdendo circa il 50% del rimbalzo.
-
Fra il 4 e il 18 Luglio '08, il sistema è rientrato in
acquisto sulla maggior parte degli Indici di Area (vedi Home
ETF Area), trascurando buona parte di quelli Settoriali
(vedi Home
ETF Sector).
-
A livello operativo, abbiamo dirottato la clientela
speculativa, sugli ETF invece dei Fondi ma, a parte l'asset
Paese (vedi Home
ETF Azionari Paese),
che in diversi casi è esplosa al rialzo (Brasile e Est Euro
a parte), per il momento da Occidente non stanno arrivando
grandi soddisfazioni.
Conclusioni
& Previsioni
-
Come esposto nella parte Fondamentale del
report, è molto difficile capire se gli USA andranno in
recessione o meno. Allo stato attuale, sosteniamo ancora la
tesi del forte rallentamento proprio perché asset come ad
esempio Hi Tech, Biotech e Helathcare, hanno retto bene e
danno segni di vitalità.
Fondi cat. BIOTECH |
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Fondi cat. HI TECH |
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Fondi cat.
HELATHCARE |
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Comparazione - dal 01/01/05 a oggi |
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Comparazione - dal 01/01/05 a oggi |
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Comparazione - dal 01/01/05 a oggi |
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Lo stesso blocco Orientale dove eravamo investiti fino a 1
mese fa, continua a sovraperformare quello Occidentale anche
se appare sempre più "affaticato".
-
Il forte ipervenduto settimanale e in parte mensile che si
registra un pò ovunque, non deve fuorviare in un momento di
mercato come quello attuale che, in caso di sviluppi
negativi clamorosi, potrebbe piegare gli indicatori in
ipervenduto anche per diversi mesi.
-
Meglio restare alla finestra e aspettare che si calmino le
acque nella speranza che operazioni di salvataggio come
quello di Freddie Mac e Fannie Mae, vengano chiarite al
mercato in modo da trarre le opportune conclusioni.
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Stati Uniti : Crescita inferiore alle
attese, revisioni sfavorevoli
1 Agosto 2008
-
di Macromonitor ________________________________
L’economia
statunitense è cresciuta a passo accelerato nel secondo
trimestre, quando lo stimolo temporaneo dei rimborsi fiscali
ha compensato la crescente disoccupazione e la persistente
recessione immobiliare. La crescita è stata dell’1,9 per
cento annualizzato, ma a fronte di attese di consenso poste
a più 2,3 per cento. Il dato di oggi del Dipartimento al
Commercio contiene anche le revisioni annuali, che mostrano
un minor tasso di crescita in ogni anno del triennio
2005-2007 ed una contrazione nel quarto trimestre 2007.
Con la fine di giugno circa 78 miliardi di dollari di
rimborsi fiscali sono stati inviati ai contribuenti. Il
minore deficit commerciale da sette anni ha impedito
all’economia di restringersi oltre, lo scorso trimestre. Il
commercio estero netto ha aggiunto 2,4 punti percentuali
alla crescita annualizzata, miglior risultato dal 1980. Al
netto del commercio estero, quindi, l’economia si sarebbe
contratta dello 0,5 per cento, secondo calo negli ultimi tre
trimestri. Anche il dato del primo trimestre è stato rivisto
al ribasso, da 1 a 0,9 per cento annualizzato. Si
intensificano, quindi, i segnali di recessione per
l’economia statunitense, anche se è improbabile che la
contrazione venga ufficialmente dichiarata nei mesi a
venire. Come noto, il National Bureau of Economic Research,
l’arbitro dei cicli economici, definisce la recessione come
una “significativa” riduzione nei livelli di attività
durante un protratto periodo di tempo. I cali devono essere
visibili riguardo pil, occupazione, produzione, vendite e
redditi. Il NBER di solito certifica una recessione da 6 a
18 mesi dopo il suo inizio.
La recessione immobiliare ha continuato a danneggiare
l’economia, pur se il calo ha rallentato. Le costruzioni
residenziali sono diminuite del 15,6 per cento annualizzato,
da meno 25,1 per cento nei primi tre mesi dell’anno. La
contrazione ha sottratto alla crescita lo 0,6 per cento, il
risultato “migliore” da oltre due anni. Il recupero della
spesa dei consumatori (1,5 per cento annualizzato, contro
0,9 per cento del primo trimestre, che è stato il peggior
risultato da 13 anni) è stato comunque inferiore alle
attese, in parte perché l’indice di prezzo della spesa per
consumi personali complessiva è balzato del 4,2 per cento,
dal 3,6 per cento del primo trimestre. La spesa governativa
cresce del 3,4 per cento annualizzato, da più 1,9 per cento
del primo trimestre.
La maggior parte degli economisti prevedono che la spinta
esercitata dai rimborsi fiscali verrà meno nella seconda
parte dell’anno: le vendite al dettaglio sono cresciute in
giugno dello 0,1 per cento, meno delle attese, suggerendo
che i consumatori potrebbero aver già terminato le
munizioni. L’indice di prezzo del pil, per il secondo
trimestre, mostra una crescita contenuta dell’1,1 per cento,
minor incremento dal 1998, contro il 2,6 per cento del primo
trimestre, ma ciò è avvenuto soprattutto perché i prezzi
all’importazione sono cresciuti nel trimestre di ben il 28,6
per cento annualizzato, e come noto i prezzi all’import
sottraggono meccanicamente all’indice di prezzo del pil, che
misura i prezzi domestici. L’indicatore di inflazione
preferito dalla Fed, che è legato alla spesa dei consumatori
al netto di alimentari ed energia, cresce del 2,1 per cento
annualizzato, da 2,3 per cento, riavvicinandosi all’”area di
comfort”, fissata nel corridoio 1-2 per cento.
Un dato nel complesso positivo, sul piano della composizione
della crescita del pil, è quello delle scorte, il cui
decumulo ha sottratto alla crescita ben l’1,9 per cento. Ciò
significa che la grandezza nota come vendite finali interne
(ottenuta sottraendo al pil le scorte ed il commercio
estero) è cresciuta nel secondo trimestre dell’1,3 per
cento, contro lo 0,1 per cento dei primi tre mesi dell’anno.
In recupero anche gli investimenti aziendali in strutture
(più 14,4 per cento nel secondo trimestre, da più 8,6 per
cento nel primo), ma si registra un’accentuazione del calo
degli investimenti in attrezzature e software, a meno 3,4
per cento da meno 0,8 per cento.
Le revisioni, estese al 2005, hanno ridotto la crescita
reale del pil per il 2005 (a 2,9 da 3,1 per cento), il 2006
(a 2,8 da 2,9), ed il 2007 (a 2 da 2,2 per cento). Riguardo
il 2007, l’anno a cui sono state apportate le maggiori
revisioni, la crescita del secondo trimestre è stata
aumentata dal 3,8 al 4,8 per cento, mentre quella del quarto
trimestre è stata rettificata a meno 0,2 per cento, da più
0,6 per cento.
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Fondi sovrani i nuovi re della finanza
1 Agosto 2008
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di Miaeconomia ________________________________
Sono le nuove stelle
della finanza globale, la loro disponibilità cresce in media
ogni anno del 17% e a questo ritmo nel 2020 potrebbero
gestire 20miliardi di dollari (dagli attuali 3mila e oltre);
non solo, già entro 5 o 6 anni si ritiene abbiano buone
probabailità di superare il totale delle riserve di tutte le
banche centrali del mondo.
Loro sono i sovereingn funds (fondi sovrani): tutti li
vogliono ma, in realtà, pochi li conoscono.
Uno studio di State Street, il maggiore prestatore di
servizi ai fondi d'investimento, cerca di fare un po' di
chiarezza, cominciando con lo stabilire che fanno sì capo ad
un determinato Stato (i tre più importanti sono degli
Emirati Arabi, di Singapore e della Norvegia), ma non sono
né fondi pensione né riserve valutarie e auree.
Il profilo, a parte queste caratteristiche comuni, è molto
vario e, purtroppo, questi fondi, a causa della scarsa
trasparenza, sono poco compresi da chi ne vuole usufruire.
I recenti aumenti del prezzo del greggio e delle materie
prime dei paesi esportatori hanno molto giovato a gran parte
di questi fondi (14 sui 20 maggiori), soprattutto in Asia.
Ma qual è stata la spinta che ha portato al concepimento dei
sovereingn funds?
In primo luogo sono stati strumento difensivo dello Stato
quando il mercato interno si è dimostrato incapace di
assorbir gli investimenti, oppure come denaro cui attingere
per costruire infrastrutture (come in Dubai).
Su un punto concordano tutti gli esperti: siamo di fronte ad
un inedito ed epocale trasferimento di liquidità da Est a
Ovest.
Negli ultimi due anni infatti molte grandi banche
occidentali hanno ricevuto da questi fondi aiuti che le
hanno "stabilizzate"; molti governi però, appoggiati spesso
dall'opinone pubblica, sono a disagio nei confronti di
queste "invasioni straniere" che potrebbero influenzare
importanti società, addirittura strategiche, dell'Occidente
direttamente dai piani alti.
Proprio per questo, sottolineano gli eperti, è necessario
capire questi strumenti di investimento e cooperare con chi
li gestisce.
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MERCATI: NON DISTURBATE I
MANIPOLATORI
18 Agosto 2008 17:00
ROMA -
di Maurizio Blondet - Fonte -
EFFEDIEFFE ________________________________
Mentre Bush persegue
la sua mega-politica imperiale, l’economia USA,
letteralmente, fonde come un gelato a ferragosto. I
pignoramenti di case sono saliti del 55% a luglio rispetto a
un anno fa; ciò significa che una famiglia su 464 ha
ricevuto notizia di insolvenza, o ha visto mettere all’asta
la sua casa, o se l’è vista prendere dalla banca creditrice
(1).
Con punte tragiche in certe zone: in un’area metropolitana
della Florida, Cape Coral-Fort Myers, una famiglia su 64 ha
perso o sta perdendo la casa; in California, una famiglia
ogni 186; in Nevada, una ogni 106. Le banche si trovano con
almeno 750 mila unità immobiliari sequestrate, che non
riescono a vendere nemmeno a prezzi drasticamente calanti.
Eppure, il peggio deve ancora avvenire.
Circa un milione e mezzo di famiglie (per lo più in
California) sono incatenate ad un tipo di mutuo variabile
più velenoso dei sub-prime. Si chiama «Option ARM» (Adjustable
Rate Mortgage), perchè i debitori hanno scelto di pagare le
prime rate ad un tasso addirittura inferiore al mero
interesse (cioè senza la quota di restituzione del
capitale), mentre la quota non pagata si aggiunge al
prestito originale, fino a quando raggiunge un certo
ammontare (tra il 110 e il 125% del prestito d’origine); a
quel punto il mutuo viene «riformulato» (recast) e il
debitore deve pagare un rateo aumentato, di colpo, del
60-80%.
Ciò poteva ancora andare quando i prezzi immobiliari
salivano; oggi, coi prezzi calanti, è un nodo scorsoio
strangolatore (2). I proprietari si trovano a pagare
enormemente di più del valore attuale della casa. E
ovviamente non pagheranno, preferendo abbandonare l’immobile
e rendersi introvabili. Ciò sta anzi già avvenendo; ma il
grosso delle «riformulazioni» avverrà fra ottobre e marzo
2009. Con relative insolvenze a catena, e conseguenze
esplosive per le banche creditrici.
Perchè il mercato delle opzioni ARM vale 400 miliardi di
dollari, la metà della bolla dei subprime (1 trilione), ma
colpirà un sistema bancario già alle corde. La linea di
credito di emergenza aperta per Fannie Mae e Freddie Mac, le
«assicuratrici» semi-statali dei mutui, è di 800 miliardi, e
verrà dunque rapidamente risucchiata dagli ARM; peggio
ancora, le opzioni ARM, coriandolizzate e confezionate, sono
sparse in fondi di ogni genere, e su di esse è stato creato
un business di derivati da trilioni di dollari, che dunque è
minacciato di implosione, tale da gettare le banche
nell’abisso.
Ciò pone la domanda: come mai, in questa situazione
fallimentare, il dollaro si è apprezzato sull’euro? Banche e
imprese denunciano perdite colossali, i bilanci degli Stati
sono in rosso profondo, la disoccupazione aumenta, e in
questa rovina il dollaro risale.
La risposta viene da James Turk, analista e fondatore di
Gold Money: «Le Banche Centrali sono intervenute a sostenere
il dollaro, e ne posso dare la prova. Quando le Banche
Centrali intervengono sui mercati valutari, comprano dollari
con le loro valute; poi usano i dollari per comprare titoli
di debito di Stato USA, per lucrare un interesse. Questi
titoli di debito acquisiti dalle Banche Centrali sono
conservati in custodia presso la Federal Reserve, e questa
ne riporta l’ammontare ogni settimana.
Ebbene: al 16 luglio 2008, la Federal Reserve riportava di
detenere 2.349 miliardi di dollari (2,35 trilioni) in Buoni
del Tesoro custoditi per conto di stranieri. Tre settimane
dopo, i titoli in custodia erano più di 2,4 trilioni. Il
che, in un anno, fa una crescita del 38,4%. Dunque le Banche
Centrali accumulano dollari ad un ritmo mai visto,
ingiustificato rispetto al deficit commerciale americano. La
conclusione logica è che stanno sostenendo il dollaro, per
impedirgli di precipitare. Provocando un rialzo, non troppo
difficile da ottenere visto l’effetto-leva usato dei fondi
hedge».
Il calo del barile e dell’oro è stato, con ogni probabilità,
manipolato al ribasso allo stesso modo. E’ chiaramente
all’opera il cosiddetto «Plunge Protection Team», il
semisegreto gruppo di finanzieri (ufficialmente si chiama
President’s Working Group on Financial Markets) allestito
appunto per manipolare i cambi e i corsi onde contenere, o
almeno ritardare, una catastrofe, a forza di effetti-leva
(3).
Ellen Brown, un’avvocatessa civilista che studia i trucchi
finanziari (il suo ultimo saggio ha per titolo «The Web of
Debt», la rete del debito) sospetta addirittura che il
conflitto in Georgia possa essere stato scatenato per
distrarre dalla enorme crisi che incombe. E ricorda il film
«Wag the dog» (in italiano «Sesso e potere»), il film del
‘97 in cui un consigliere della Casa Bianca (Robert De Niro)
contatta un produttore di fiction tv (Dustin Hoffman) e gli
dice: «C’è una crisi alla Casa Bianca, e per salvare le
elezioni bisogna fingere una guerra» (4). Il presidente USA
nel film è travolto da uno scandalo sessuale, e per salvarlo
si finge una guerra contro... l’Albania, naturalmente tutta
inventata, e resa nei TG a forza di effetti speciali
elettronici.
Ohimè, il conflitto georgiano è una realtà. Anche se forse
non a caso Saakashvili ha attaccato l’Ossezia il 7 agosto,
il giorno in cui la FED ha pubblicato i dati sugli inauditi
volumi di acquisti di BOT americani da parte delle Banche
Centrali. Ma su questo ultimo punto bisogna concentrarsi.
«Quali» Banche Centrali stanno dilapidando miliardi per
sostenere il dollaro? Se tra queste c’è la Banca Centrale
Europea, com’è probabile, bisogna concludere quanto segue:
la BCE, con il suo tasso primario rialzato fino al 4,25%, ha
mandato l’economia europea in recessione - e però aiuta gli
americani, non gli europei. La scelta di mantenere l’euro
fortissimo, di restrizione del credito (denaro caro), e per
conseguenza di minori esportazioni, sta provocando la
contrazione dell’area europea, dello 0,2% in complesso, ma
con drammatiche situazioni secondo i paesi (5).
La Spagna è in situazione di emergenza, tanto da costringere
Zapatero a stanziare d’urgenza 20 miliardi di euro per
lavori pubblici, tagli fiscali e sostegno ai mutui - tipici
rimedi anti-ciclici. L’Italia e la Francia hanno visto
contrarre le loro economie dell’ 0,3% nel trimestre; la
Germania si è contratta ancora di più (0,5%), perchè più
industrializzata e più esportatrice. L’Islanda è ormai in
recessione, ossia crescita negativa, di un inquietante 3,7%.
In crescita negativa sono anche Irlanda, Danimarca, Lituania
ed Estonia, mentre rallentano drammaticamente l’Olanda e la
Svezia.
Insomma tutta la zona euro è in recessione per la politica
di «denaro scarso e caro» instaurata dalla BCE; sarebbe
irritante apprendere che il denaro, reso così scarso in
Europa, la BCE l’ha trovato (o stampato) in abbondanza per
comprare BOT americani, ossia del Paese più indebitato del
mondo.
La caduta della Germania, comparativamente più rapida, ha
allarmato la Confindustria tedesca (BDI), che ora sarebbe
favorevole ad un abbassamento dei tassi. Ma il delegato
tedesco alla BCE, Axel Weber, fa il sordo e resiste: «La
fiducia espressa da alcuni osservatori, che la crescita
economica indebolita stia raffreddando l’inflazione, è
secondo me prematura», ha detto. Traduzione: la BCE ci sta
portando deliberatamente in una recessione per scongiurare
la spirale inflazionistica prezzi-salari. La BCE è convinta
che ci sia un’inflazione da eccesso di moneta. Quella moneta
che ci fa mancare.
Invece sì, l’inflazione c’è (ufficialmente del 4,1%), ma
essa dipende dai rincari mondiali del petrolio e degli
alimentari, su cui le manovre della BCE non hanno alcun
potere. Ma se si tolgono dal calcolo greggio e alimentari
(la misura si chiama «core inflation») si vede che la
pretesa inflazione è già divenuta deflazione: i prezzi
d’altro genere sono infatti diminuiti dell’1,8% rispetto
all’anno scorso. A soffrire di più sono ovviamente i salari,
il cui potere d’acquisto è stato brutalmente accorciato.
D’altra parte, l’obbligo europeo di limitare il deficit al
3% del PIL impedisce ai governi di attutire la recessione
con un aumento della spesa pubblica; anzi, l’Italia deve
stringere i cordoni in piena recessione (infatti le tasse
non vengono tagliate, nonostante le promesse, e i consumi
non vengono stimolati da iniezioni di potere d’acquisto ai
salariati e pensionati). Il nodo scorsoio si stringe.
La Spagna, come abbiamo visto, s’è infischiata
dell’imperativo di limitare il deficit a 3%, ed ha varato il
pacchetto d’emergenza con 20 miliardi di spesa pubblica
aggiuntiva: ma non solo ha un debito pubblico inferiore a
quello italiano, la sua crisi - essenzialmente lo scoppio
della bolla immobiliare - è più grave. Se avesse ancora la
propria moneta, dovrebbe svalutarla del 30% per riportare a
galla la sua economia. Avendo l’euro, non può farlo perchè
la Germania e la BCE non voglione deprezzare l’euro. Le
banche spagnole più esposte al crollo immobiliare (la Spagna
ha oggi 800 mila appartamenti di troppo) si fanno prestare i
soldi dalla BCE, almeno 49,4 miliardi di euro.
Lo fanno con un trucco: emettono obbligazioni - che il
pubblico non comprerebbe - al solo scopo di consegnarle alla
BCE per ottenerne liquidità. In questo modo, di fatto, le
banche ispaniche si fanno sostenere dai contribuenti di
tutta Europa, specialmente tedeschi, per restare a galla -
con un metodo surrettizio e forse illegale. E allora perchè
non può fare altrettanto la Grecia, che dovrebbe svalutare
del 40%? Magari lo farà, visto il precedente spagnolo: e lo
faranno l’Italia e l’Irlanda e l’Islanda. Ma la Germania in
piena contrazione, avrà voglia di pagare surrettiziamente
col denaro dei suoi contribuenti, il salvataggio di metà dei
Paesi europei?
Sarebbe increscioso scoprire che, con questi guai in vista -
nè più nè meno che il pericolo di spaccatura della moneta
unica europea - la BCE trova il modo di spendere altri
miliardi di tutti noi per comprare i BOT di un’America in
rovina, che per di più ci vuole rifilare nella NATO anche la
Georgia, e con ciò spingerci in rotta di collisione con la
Russia.
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1) Ilaina Jonas, «Home foreclosure filings up 55 percent in
July», Reuters, 14 agosto 2008.
2) «Ticking time bomb», Economist, 14 agosto.
3) Ellen Brown, «Wag the dog: how to conceal massive
economic collapse», GlobarlResearch, 14 agosto.
4) «Wag the dog» è un noto modo di dire americano: «muovi il
cane» (sottinteso: anzichè la coda), per indicare la
creazione di una falsa apparenza.
5) Ambrose Evans-Pritchard, «ECB slammed as Europe crumbles»,
Telegraph, 15 agosto 2008.
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