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Aggiornamento EXTRA 19 Agosto 2008
 
+++  ANSA  +++  11 Luglio 2008 14:33 ROMA  ++  BORSA: FANNIE MAE CROLLA IN PRE-MERCATO NEW YORK, -49%  +++  11 Luglio 2008 18:42  ++  Borsa: bruciati quasi 180 miliardi in Europa  +++  11 Luglio 2008 18:42  ++  ANSA  +++
 
  Martedì 05 agosto 2008   Mercoledì 06 agosto 2008   Venerdì 08 agosto 2008  
       
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Considerazioni di carattere Generale :

  1. Il momentaneo stop alla discesa dei listini azionari, non è da imputare alla fine della crisi creditizia o a un ritrovato ottimismo sul futuro delle borse, ma trova spiegazione nella dinamica valutaria (come ipotizzato nell'Extra del 01 Luglio 2008), e nel conseguente ribasso del greggio (vedi parte Fondamentale - Valute e Materie prime).

  2. La crisi creditizia permane, gli ultimi interveti del Governo USA restano poco chiari nel complesso ma certamente già oggi, possiamo dire che costeranno un prezzo altissimo negli anni a venire in special modo sotto il profilo geo-politico, economico e di diritto internazionale (vedi parte Fondamentale - Crisi creditizia).

  3. Dal punto di vista tecnico, non sono presenti segnali di inversione anche se, alcuni settori, stanno continuando a fare bene (vedi parte Tecnica).
     

NOTA - In questo Extra, sono stati inseriti importanti riferimenti storici a dimostrazione del notevole sforzo di analisi messo in atto da tutte le sezioni di Studio CFA (Comunità Analisti, Ufficio Studi, Redazione, Sezione Archivio e Ricerche), nel corso degli ultimi 5 anni. Con questo report, di fatto, a seguito delle ultime conferme arrivate sul piano macro e creditizio, si chiude un ciclo di analisi e se ne apre uno nuovo.

 

 

 

 

 

  Sabato 09 agosto 2008   Sabato 09 agosto 2008   Domenica 10 agosto 2008  
       
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Considerazioni di carattere Fondamentale :

Valute e Materie Prime :

Nelle conclusioni di tipo Fondamentale dell'Extra del 01 Luglio 2008 (vedi Extra) scrivevamo:

  1. Un fattore che potrebbe determinare il prossimo sostanzioso ritracciamento del petrolio (anche se non sappiamo da che livello partirà), è rappresentato dall'apprezzamento dell'U$D. Va sottolineato infatti, che dal 17 Marzo '08, la valuta USA non è salita ma non è neanche scesa rimanendo di fatto in laterale nell'ambito di uno stretto trading range.

 

Valute - DOLLARO USA   Valute - DOLLARO USA   Valute - DOLLARO USA
         
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Grafico candlestick - Giornaliero 01/07/08   Grafico candlestick - Settimanale 01/07/08   Grafico candlestick - Mensile 01/07/08

 

  1. Per questo motivo, nel corso del trimestre entrante, reputiamo assai probabile un intervento congiunto di FED, BCE e Banca Centrale cinese a sostegno del Green Back per pilotarne un apprezzamento intorno al 10% forse anche qualcosa di più.

  2. Un rialzo del U$D del 10%, si tradurrebbe in un ribasso del petrolio Crude stimabile intorno ai 30/35$. Se questa circostanza si verificasse, le Borse ricomincerebbero a respirare tanto per il ribasso del petrolio quanto per l'iniezione di fiducia derivante dall'importate segnale fornito a livello politico economico (è scontato che l'operazione non verrebbe pubblicizzata ma se si verificasse, la matrice è ovvia).

Volendo sbilanciarsi in una previsioni assai azzardata, non è escluso che questa ipotetica mossa delle Banche Centrali, possa avvenire ora o in concomitanza con il raggiungimento dei minimi di Giugno 2006 da parte dei principali Indici USA e in particolare su quota 1175 per S&P500.

 

Valute - DOLLARO USA   Valute - DOLLARO USA   Valute - DOLLARO USA
         
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Grafico candlestick - Giornaliero 14/08/08   Grafico candlestick - Settimanale 14/08/08   Grafico candlestick - Mensile 14/08/08

 

Come si potrà notare assai chiaramente dai grafici sopra riportati, il Dollaro USA si è "misteriosamente" impennato al rialzo dal 22 Luglio 2008 a oggi. Le ragioni di questo rimbalzo, oltre a quelle di tipo tecnico da ipervenduto, sono da imputare ai seguenti fattori:

  1. Intervento congiunto di FED, BCE e Bank of CHINA a sostegno dell'U$D. L'operazione effettuata dalle 3 Banche Centrali (operazione non ufficiale ma confermata da fonti più che autorevoli), era stata prevista nell'Extra del 1° Luglio e come da copione, ha centrato i 2 obiettivi sperati e cioè, ribasso del greggio e boccata di ossigeno per le Borse.

 

Materie Prime - CRUDE OIL   Materie Prime - CRB Index
     
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Grafico candlestick - Giornaliero   Grafico candlestick - Giornaliero

 

  1. Intervento degli Hedge Fund. Come calcolato a Luglio, un apprezzamento dell'USD del 10%, si sarebbe tradotto in un ribasso del petrolio nell'ordine dei 30-35$ (vedi articoli 0 - 1 - 2). Tuttavia, é necessario segnalare che non é stato solo l'effetto valutario a incidere sulle quotazioni del greggio ma anche l'intervento di portafoglio operato da numerosi Fondi Hedge, che hanno simultaneamente scaricato le posizioni su diverse Commodities determinandone la forte correzione delle ultime 3 settimane. Notevoli sono le perplessità di molti operatori USA sulla tempistica e ampiezza dell'operazione effettuata dagli Hedge. Da più parti si vocifera che il Governo USA, abbia fatto pressioni guidando poi l'intera operazione sotto la supervisione della FED.

 

 

Crisi Creditizia :

Il sospetto di un intervento governativo USA a tutto campo per sostenere i mercati azionari in posizione estremamente critica, viene anche dalla dinamica del salvataggio di Freddie Mac e Fannie Mae.

  1. Intervento Governo USA. E' vero che il Governo USA è intervenuto ma restano ancora molti punti oscuri sull'entità effettiva del salvataggio e specialmente, su dove siano state reperite le risorse (vedi articoli 4).

  2. Intervento di Fondi Sovrani e Private. Anche in questo caso, esistono versioni ufficiali e non ufficiali ma sembra che l'azione congiunta di Fondi Private da un lato e Fondi Sovrani dall'altro, abbia consentito di tamponare diverse pezze del disastrato sistema finanziario USA e dunque, non solo per salvare le 2 società federali di fatto tecnicamente fallite. (vedi articoli 5 - 6).

IMPORTANTE - Una cosa certa é che gli USA per salvarsi, stanno facendo a pezzi e svendendo porzioni strategiche della loro struttura finanziaria a arabi e cinesi e gli effetti di questa politica obbligata, si vedranno negli anni futuri a livello geo-politico e non solo.

 

Borsa USA - FREDDIE MAC   Borsa USA - FANNIE MAE
     
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Grafico lineare - Storico dal 1995   Grafico lineare - Storico dal 1995

 

  1. Intervento SEC. Nell'intricata dinamica del salvataggio delle 2 società GSE, é d'obbligo segnalare l'azione (mai vista prima) della SEC, che ha impedito gli ordini short per 19 giorni consecutivi (vedi articoli 8 - 9), stemperando la speculazione e salvando i listini USA da una capitolazione certa (vedi articoli 10 - 11 - 12 - 13 - 14).

 

 

Tassi e Quadro Macro :

  1. FED e BCE, hanno contribuito a sopire momentaneamente le turbolenze sui listini azionari, non toccando i tassi (vedi articoli 15 - 16).

  2. Ancora una volta lodevole l'azione di Bernanke, mirata a sostenere le grandi Banche di investimento, protraendo il periodo della discount window (vedi articoli 23 - 24).

  3. L'economia USA si conferma in rallentamento ma non é necessariamente in recessione come da noi più volte sostenuto (vedi articoli 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22). Le pressioni inflazionistiche ci sono, ma diversi settori continuano a tirare. Resta sempre fermo il fatto, che il crollo delle mercato edilizio (e successivamente di quello finanziario), continua a zavorrare il PIL USA. Se la correzione del settore immobiliare fosse stata più soft, il passaggio del testimone verso settori come l'Hi tech e il terziario, ne avrebbe probabilmente mitigato gli effetti (vedi articolo 25).

IMPORTANTE - Come precedentemente accennato, gli estremi del salvataggio delle due società GSE da parte del Governo USA restano sostanzialmente oscuri ma, se effettivamente l'amministrazione Bush fosse intervenuta con un massiccio apporto finanziario oltre ai 300 miliardi di dollari già approvati dal Congresso (vedi articolo 4), l'incidenza sul PIL USA, già comunque consistente, sarebbe estremamente deleteria e prolungata nel tempo.

  1. La situazione macro nella zona €uro si è ulteriormente aggravata e l'impennata dell'inflazione, mina la fiducia di operatori e consumatori (vedi articoli 26 - 27).

IMPORTANTE - Gli ultimi dati congiunturali confermano quanto da noi sostenuto dal 2004 in poi e cioè che la Zona €uro, ha vissuto una crescita fittizia nel triennio 2005 - 2007 e i listini, hanno beneficiato di questa virtuale crescita economica amplificata dal rialzo (fraudolento) del settore bancario. La dimostrazione lampante di questo assunto, viene dall'andamento di Piazza Affari che è stata incoronata "reginetta" per tre anni a fila quando le cose andavano bene, e ha ampiamente sottoperformato ora, che finalmente si comincia a ragionare sui veri fondamentali macro e micro (vedi pulizia nei bilanci delle banche).

Da ciò, lo ricordiamo, la nostra decisione di uscire nel 2005 dall'asset Fondi Europa e Italia (USA compresi) e sbilanciare tutti i portafogli sull'area orientale dove, a nostro avviso, si sarebbe concentrata la VERA crescita.

 

 

Conclusioni & Previsioni

Previsioni sull'evoluzione del quadro macro:

  1. Il vero nodo della questione macro a livello occidentale, sembra effettivamente essere l'ondata stagflativa che si è abbattuta sulle economie del vecchio e nuovo continente (vedi articolo 29). Unitamente alle problematiche di carattere creditizio, siamo entrati in un terreno nuovo e quindi mai esplorato da nessun macro economista. Il mix ormai pervasivo di realismo e sfiducia (vedi articoli 30 - 31), e l'esigenza di un nuovo edificio normativo atto a impedire crisi creditizie come quella attuale, faranno da volano nella ricerca e adozione di un New Deal post Keinesiano adattato ai tempi (vedi articolo 35). Sicuramente, la soluzione e specialmente la cura, non saranno rapide.

  2. Molto diversa la situazione in Oriente (Giappone a parte), dove troviamo una realtà sotto certi aspetti opposta rispetto all'Occidente. Un potenziale produttivo enorme, un costo del lavoro bassissimo e un ceto medio in gestazione, garantiranno alti tassi di crescita negli anni a venire e i Governi, saranno sempre più impegnati ad approntare politiche volte a impedire un eccessivo surriscaldamento delle economie interne, oltre a contenere cicliche ondate inflazionistiche. Anche in questo caso, come per il blocco occidentale, ci troviamo in una zona vergine, priva di modelli accademici tali da consentire uno sviluppo ordinato di economie impetuose e dunque, soggette a scompensi più o meno pronunciati.

NOTA - Gli argomenti sopra citati, richiederebbero un'ampia trattazione ma abbiamo preferito sintetizzare il tutto nell'intento di fornire una visione di insieme su temi di fondamentale importanza che tratteremo a più riprese negli anni a venire.

Parliamo di anni perché, i dati macro degli ultimi 12 mesi, confermano lo scenario stagflativo da noi sostenuto e ampiamente argomentato dal 2003 in poi. Si chiude quindi un ciclo di trattazione e se ne apre un altro.

Discorso analogo per quanto riguarda la crisi creditizia (vedi sotto).

 

Previsioni sull'evoluzione della crisi creditizia:

  1. Come si vedrà analizzando i titoli in tabella, negli ultimi 5 anni, abbiamo sempre avuto cura di aggiornare la clientela sull'evoluzione della bolla creditizia. Molte delle importanti tematiche segnalate, hanno effettivamente dispiegato i loro negativi effetti oggi.

NOTA - Gli articoli in tabella, confermano la validità e importanza della sezione Rassegne Stampa e premiano il lavoro messo a punto in questi anni della Redazione di Studio CFA (alla quale va il ringraziamento di tutti gli Analisti), impegnata a ricercare, divulgare e archiviare non solo notizie da prima pagina ma anche quelle notizie sottili, che passano spesso inosservate ma dietro le quali il più delle volte, si celano gli embrioni di fondamentali sviluppi a livello politico, economico e finanziario.

A questo proposito, nei riquadri evidenziati in giallo, sono riportati alcuni articoli "sottili" che ci hanno consentito di anticipare e affrontare al meglio la crisi creditizia.

 

MESE ANNO TITOLO ARTICOLO MESE ANNO TITOLO ARTICOLO
           

Giu

2003

Finanza USA: NYT, dopo Freddie Mac, dubbi ...

Nov

2003

Scandali USA: Freddie Mac, utili sottostimati per 5

Set

2003

Derivati: trilioni di dollari, crescita esplosiva

Nov

2003

E' la FED l'artefice di questa bolla creditizia

           

Feb

2004

Armi finanziarie di distruzione di massa

Lug

2004

La FED è il più grande Hedge fund del mondo

Mar

2004

FED alle banche, fate esercitazioni anticrack

Ott

2004

FED: Greenspan, debito consumatori non preoccupa ..

Lug

2004

Immobili: la festa è finita

Nov

2004

L'America vive oltre i propri mezzi

           

Gen

2005

Allarme rosso sul mercato immobiliare

Lug

2005

La bolla immobiliare c'è eccome

Gen

2005

Fiat Money

Set

2005

Mercati: è proprio il caso di alzare la guardia

Giu

2005

I rischi della bolla

Ott

2005

Bye bye Mr. Greenspan

Lug

2005

Ancora dubbi sull'enigma di Grennspan

Nov

2005

Il doppio deficit la polpetta avvelenata per Bernanke

           

Feb

2006

Il vero rischio di Mr. Bernanke

Set

2006

Rischio recessione per la gelata dei consumi USA

Mar

2006

Alert catastrofe sistemica

Ott

2006

Parla Soros: Hedge Funds fuori controllo

Mar

2006

Derivati: negli USA oltre 100 trilioni di dollari

Ott

2006

Ecco gli effetti dello sboom immobiliare USA

Lug

2006

Mattone USA? Frenata sì, crollo no

Nov

2006

Pluge Protection Team

Ago

2006

Economia e mercati: seguite l'America

Nov

2006

Immobiliare: è peggio di quel che appare

           

Per visionare gli anni 2007 e 2008, vai all'Indice generale Rassegne Stampa

           

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  1. La bontà delle analisi svolte fino ad ora, viene confermata dalla pagina del Sole24Ore del 05 Agosto '08, che riassume lo svolgimento della crisi dall'inizio a oggi.

  2. E' proprio in virtù di queste conferme,  che vogliamo qui di seguito cimentarci nel tentativo di inquadrare le fasi di sviluppo della crisi creditizia, focalizzando l'attenzione su quella che secondo noi sarà la fase finale:

  1. Prologo - Causa scatenante  - Freddie Mac non contrarrà più mutui sub prime e default New Century.

  2. FASE 1 - Default "big" finanziari USA (vedi Previsioni 2004, 2005, 2006, 2007) default Bear Stearns.

  3. FASE 2 - Collasso società GSE (nonostante il materiale raccolto in questi anni, non pesavamo che si potesse arrivare al default di entrambe gli Istituti perché di fatto, tutte e due gli Enti, sono già tecnicamente falliti).

  4. FASE 3 - Rischio sistemico da mercato Derivati e in particolare Credit Default Swap.

  5. Epilogo - Il rischio si concretizza e i mercati capitolano segnando la fine della crisi.

Postulando una crisi in 3 fasi, dovremmo essere oltre la metà del  guado e l'ultima fase che ci attende, è quella dei potenziali scompensi causati dal mercato dei Derivati. Non è detto che la terza fase determini crolli epocali dei mercati azionari perché le Istituzioni finanziarie mondiali, stanno già cercando di prendere provvedimenti (vedi articoli 32 - 33 - 34).

 

Argomento - Fondi Sovrani e Private   Argomento - Un anno di crisi creditizia
     
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Fonte Sole24Ore - 27 Luglio 2008   Fonte Sole24Ore - 05 Agosto 2008

 

  1. Sicuramente, la crisi creditizia non è conclusa ma i notevoli sforzi fatti fino ad ora specialmente dalla FED, hanno permesso il superamento di scogli notevoli. Inoltre, l'intervento di nuove realtà finanziarie come i Fondi Sovrani e in parte Private (vedi articolo Sole24Ore del 27 Luglio '08), potrebbe ancora fungere da supporto al sistema finanziario globale anche in caso di forti fluttuazioni dovute alla probabile rinegoziazione su vasta scala, dei Credit Default Swap.

 

 

 

 

 

  Domenica 10 agosto 2008   Martedì 12 agosto 2008   Martedì 12 agosto 2008  
       
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Considerazioni di carattere Tecnico e Strategico:

Analisi situazione tecnica degli asset più colpiti dalla crisi:

Sulla base di quanto esposto nella parte finale della sezione Fondamentale di questo report, vorremmo procedere con l'analisi dei mercati sempre utilizzando il postulato delle 3 fasi di sviluppo della crisi creditizia.

Utilizzeremo questo spunto, non solo per analizzare i grafici di alcuni fra i principali attori di questa crisi ma anche per valutare in maniera critica, gli interventi di portafoglio attuati dal 22 Agosto '07 in poi.

 

  1. Nel blocco grafico qui sotto, sono riportati i grafici di 3 società appartenenti a 3 settori diversi. In prima fila troviamo 3 grandi nomi del settore banking, in seconda fila troviamo il settore financial servicies e in terza posizione, abbiamo inserito 3 big del real estate settore mutui.

  2. Dalla comparazione, si evince che i titoli sono scesi con tempistiche diverse a dimostrazione di quanto sia stato difficile capire lo stato di gravità della crisi in atto e specialmente, di quanto il mercato abbia punito a mano a mano che i sospetti e le "mezze verità" propinate, si trasformavano in preoccupanti certezze.

  3. Se si osserva con attenzione infatti, si noterà come Countrywide che diede il "via alle danze", è ovviamente crollata da Luglio in poi mentre, le due società GSE legate a doppio filo con Cuntrywide, hanno avuto un primo tracollo Fra Novembre '07 e fine Gennaio '08.

  4. Discorso simile per il settore financial servicies, dove troviamo Merrill Lynch e Morgan Stanley in fortissimo ribasso da Giugno '07 a Novembre '07 e poi in maniera meno pronunciata da Gennaio '08 in poi. A differenza delle precedenti, Lehman é pesantemente scesa solo da Gennaio.

  5. Lo stesso accade per il settore banking, dove troviamo Citi e Wachovia in ribasso continuo da Giugno '07 a Luglio '08 e Bank of America che ha cominciato a scendere solo a Ottobre '07.

 

  Borsa USA - BANK of AMERICA   Borsa USA - CITIGROUP   Borsa USA - WACHOVIA  
             
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  Grafico settimanale - Storico dal 1995   Grafico settimanale - Storico dal 1995   Grafico settimanale - Storico dal 1995  
             
  Borsa USA - MERRILL LYNCH   Borsa USA - MORGAN STANLEY   Borsa USA - LEHMAN BROTHERS  
             
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  Grafico settimanale - Storico dal 1995   Grafico giornaliero - Storico dal 2002   Grafico giornaliero - Storico dal 2006  
             
  Borsa USA - FREDDIE MAC   Borsa USA - FANNIE MAC   Borsa USA - COUNTRYWIDE  
             
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  Grafico settimanale - Storico dal 1995   Grafico settimanale - Storico dal 1995   Grafico settimanale - Storico dal 1995  

 

Alla luce delle eloquenti dimostrazioni grafiche appena analizzate, passiamo ora in rassegna gli interventi di portafoglio operati da Marzo '07 fino a oggi su Fondi e ETF.

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Analisi situazione portafoglio FONDI :

  1. (Prologo) - MARZO - AGOSTO 2007 - Grazie all'Extra del 06 Marzo 2007 cominciammo a suggerire alla clientela di sottopesare l'equity e cominciare a prendere profitto delle posizioni in essere, pur mantenendo inalterati gli asset in portafoglio. Ricordiamo che eravamo totalmente sbilanciati sull'Oriente con zero asset in Europa e USA (settoriali a parte).

  2. (FASE 1) - AGOSTO '07 - GENNAIO '08 - Con l'Extra del 22 Agosto 2007, dove riportavamo la notizia della prima iniezione di liquidità operata dalla FED a beneficio di alcuni grossi nomi del settore banking (l'ANSA passò inosservata ai più), impartimmo l'ordine esteso a tutta la clientela di vendere la metà degli asset azionari e tutte le plusvalenze.

  3. (FASE 1) - GENNAIO - GIUGNO 2008 - In Previsioni 2008, avevamo segnalato l'eventualità di un forte ribasso fra Gennaio e Febbraio nel caso in cui i mercati, fossero stati tenuti a galla artificialmente fino a fine 2007. Così fu e i listini presero una sonora cantonata fino a Marzo. Marzo '08, segnò l'allineamento di tutti e 3 i settori (vedi grafici sopra), all'ondata ribassista determinata dalla crisi creditizia e confermò in pieno, il quadro tecnico delineato in Previsioni 2008.

  4. (FASE 2) - GIUGNO - LUGLIO 2008 - La pessima candela di Giugno unitamente al collasso delle 2 società GSE (vero snodo della crisi perché da qui ai Credit Default Swap il passo è breve), ci ha preso in contropiede perché credevamo che la perdita del 70% registrata da ambedue le società fra Ottobre '07 e Marzo '08 bastasse. In più, il periodo stagionale sfavorevole con la maggior parte della clientela in procinto di partire per le vacanze, ci ha obbligato a intervenire seppur tempestivamente e su livelli critici già previsti, cogliendo il piccolo rimbalzo sviluppatosi da metà Luglio a oggi e liquidando il grosso delle posizioni poco sotto i livelli di Agosto '07 (vedi Extra 13 Luglio '08).

Come già argomentato, la crisi non è conclusa e la vicenda Freddie e Fannie lo è ancora meno. In più, da informazioni non ufficiali ma autorevoli che ci vengono dagli USA, il mercato dei derivati in genere e dei Credit Default Swap in particolare, sono sempre più in subbuglio e continuare a mantenere posizioni lunghe in Fondi é veramente azzardato.

 

 

Analisi situazione portafoglio ETF :

  1. Mediamente fra Dicembre '07 e Gennaio '08 il sistema ha chiuso tutte le posizioni azionarie.

  2. A metà Marzo '08, è rientrato in massa liquidando però troppo presto perdendo circa il 50% del rimbalzo.

  3. Fra il 4 e il 18 Luglio '08, il sistema è rientrato in acquisto sulla maggior parte degli Indici di Area (vedi Home ETF Area), trascurando buona parte di quelli Settoriali (vedi Home ETF Sector).

  4. A livello operativo, abbiamo dirottato la clientela speculativa, sugli ETF invece dei Fondi ma, a parte l'asset Paese (vedi Home ETF Azionari Paese), che in diversi casi è esplosa al rialzo (Brasile e Est Euro a parte), per il momento da Occidente non stanno arrivando grandi soddisfazioni.

 

 

Conclusioni & Previsioni

  1. Come esposto nella parte Fondamentale del report, è molto difficile capire se gli USA andranno in recessione o meno. Allo stato attuale, sosteniamo ancora la tesi del forte rallentamento proprio perché asset come ad esempio Hi Tech, Biotech e Helathcare, hanno retto bene e danno segni di vitalità.

 

Fondi cat. BIOTECH   Fondi cat. HI TECH   Fondi cat. HELATHCARE
         
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Comparazione - dal 01/01/05 a oggi   Comparazione - dal 01/01/05 a oggi   Comparazione - dal 01/01/05 a oggi

 

  1. Lo stesso blocco Orientale dove eravamo investiti fino a 1 mese fa, continua a sovraperformare quello Occidentale anche se appare sempre più "affaticato".

  2. Il forte ipervenduto settimanale e in parte mensile che si registra un pò ovunque, non deve fuorviare in un momento di mercato come quello attuale che, in caso di sviluppi negativi clamorosi, potrebbe piegare gli indicatori in ipervenduto anche per diversi mesi.

  3. Meglio restare alla finestra e aspettare che si calmino le acque nella speranza che operazioni di salvataggio come quello di Freddie Mac e Fannie Mae, vengano chiarite al mercato in modo da trarre le opportune conclusioni.

 

 

 

 

 

  Martedì 12 agosto 2008   Mercoledì 13 agosto 2008   Mercoledì 13 agosto 2008  
       
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Stati Uniti : Crescita inferiore alle attese, revisioni sfavorevoli

1 Agosto 2008   - di Macromonitor
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L’economia statunitense è cresciuta a passo accelerato nel secondo trimestre, quando lo stimolo temporaneo dei rimborsi fiscali ha compensato la crescente disoccupazione e la persistente recessione immobiliare. La crescita è stata dell’1,9 per cento annualizzato, ma a fronte di attese di consenso poste a più 2,3 per cento. Il dato di oggi del Dipartimento al Commercio contiene anche le revisioni annuali, che mostrano un minor tasso di crescita in ogni anno del triennio 2005-2007 ed una contrazione nel quarto trimestre 2007.
Con la fine di giugno circa 78 miliardi di dollari di rimborsi fiscali sono stati inviati ai contribuenti. Il minore deficit commerciale da sette anni ha impedito all’economia di restringersi oltre, lo scorso trimestre. Il commercio estero netto ha aggiunto 2,4 punti percentuali alla crescita annualizzata, miglior risultato dal 1980. Al netto del commercio estero, quindi, l’economia si sarebbe contratta dello 0,5 per cento, secondo calo negli ultimi tre trimestri. Anche il dato del primo trimestre è stato rivisto al ribasso, da 1 a 0,9 per cento annualizzato. Si intensificano, quindi, i segnali di recessione per l’economia statunitense, anche se è improbabile che la contrazione venga ufficialmente dichiarata nei mesi a venire. Come noto, il National Bureau of Economic Research, l’arbitro dei cicli economici, definisce la recessione come una “significativa” riduzione nei livelli di attività durante un protratto periodo di tempo. I cali devono essere visibili riguardo pil, occupazione, produzione, vendite e redditi. Il NBER di solito certifica una recessione da 6 a 18 mesi dopo il suo inizio.
La recessione immobiliare ha continuato a danneggiare l’economia, pur se il calo ha rallentato. Le costruzioni residenziali sono diminuite del 15,6 per cento annualizzato, da meno 25,1 per cento nei primi tre mesi dell’anno. La contrazione ha sottratto alla crescita lo 0,6 per cento, il risultato “migliore” da oltre due anni. Il recupero della spesa dei consumatori (1,5 per cento annualizzato, contro 0,9 per cento del primo trimestre, che è stato il peggior risultato da 13 anni) è stato comunque inferiore alle attese, in parte perché l’indice di prezzo della spesa per consumi personali complessiva è balzato del 4,2 per cento, dal 3,6 per cento del primo trimestre. La spesa governativa cresce del 3,4 per cento annualizzato, da più 1,9 per cento del primo trimestre.
La maggior parte degli economisti prevedono che la spinta esercitata dai rimborsi fiscali verrà meno nella seconda parte dell’anno: le vendite al dettaglio sono cresciute in giugno dello 0,1 per cento, meno delle attese, suggerendo che i consumatori potrebbero aver già terminato le munizioni. L’indice di prezzo del pil, per il secondo trimestre, mostra una crescita contenuta dell’1,1 per cento, minor incremento dal 1998, contro il 2,6 per cento del primo trimestre, ma ciò è avvenuto soprattutto perché i prezzi all’importazione sono cresciuti nel trimestre di ben il 28,6 per cento annualizzato, e come noto i prezzi all’import sottraggono meccanicamente all’indice di prezzo del pil, che misura i prezzi domestici. L’indicatore di inflazione preferito dalla Fed, che è legato alla spesa dei consumatori al netto di alimentari ed energia, cresce del 2,1 per cento annualizzato, da 2,3 per cento, riavvicinandosi all’”area di comfort”, fissata nel corridoio 1-2 per cento.
Un dato nel complesso positivo, sul piano della composizione della crescita del pil, è quello delle scorte, il cui decumulo ha sottratto alla crescita ben l’1,9 per cento. Ciò significa che la grandezza nota come vendite finali interne (ottenuta sottraendo al pil le scorte ed il commercio estero) è cresciuta nel secondo trimestre dell’1,3 per cento, contro lo 0,1 per cento dei primi tre mesi dell’anno. In recupero anche gli investimenti aziendali in strutture (più 14,4 per cento nel secondo trimestre, da più 8,6 per cento nel primo), ma si registra un’accentuazione del calo degli investimenti in attrezzature e software, a meno 3,4 per cento da meno 0,8 per cento.
Le revisioni, estese al 2005, hanno ridotto la crescita reale del pil per il 2005 (a 2,9 da 3,1 per cento), il 2006 (a 2,8 da 2,9), ed il 2007 (a 2 da 2,2 per cento). Riguardo il 2007, l’anno a cui sono state apportate le maggiori revisioni, la crescita del secondo trimestre è stata aumentata dal 3,8 al 4,8 per cento, mentre quella del quarto trimestre è stata rettificata a meno 0,2 per cento, da più 0,6 per cento.

 

 

 

 

Fondi sovrani i nuovi re della finanza

1 Agosto 2008   - di Miaeconomia
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Sono le nuove stelle della finanza globale, la loro disponibilità cresce in media ogni anno del 17% e a questo ritmo nel 2020 potrebbero gestire 20miliardi di dollari (dagli attuali 3mila e oltre); non solo, già entro 5 o 6 anni si ritiene abbiano buone probabailità di superare il totale delle riserve di tutte le banche centrali del mondo.
Loro sono i sovereingn funds (fondi sovrani): tutti li vogliono ma, in realtà, pochi li conoscono.
Uno studio di State Street, il maggiore prestatore di servizi ai fondi d'investimento, cerca di fare un po' di chiarezza, cominciando con lo stabilire che fanno sì capo ad un determinato Stato (i tre più importanti sono degli Emirati Arabi, di Singapore e della Norvegia), ma non sono né fondi pensione né riserve valutarie e auree.
Il profilo, a parte queste caratteristiche comuni, è molto vario e, purtroppo, questi fondi, a causa della scarsa trasparenza, sono poco compresi da chi ne vuole usufruire.

I recenti aumenti del prezzo del greggio e delle materie prime dei paesi esportatori hanno molto giovato a gran parte di questi fondi (14 sui 20 maggiori), soprattutto in Asia.
Ma qual è stata la spinta che ha portato al concepimento dei sovereingn funds?
In primo luogo sono stati strumento difensivo dello Stato quando il mercato interno si è dimostrato incapace di assorbir gli investimenti, oppure come denaro cui attingere per costruire infrastrutture (come in Dubai).

Su un punto concordano tutti gli esperti: siamo di fronte ad un inedito ed epocale trasferimento di liquidità da Est a Ovest.
Negli ultimi due anni infatti molte grandi banche occidentali hanno ricevuto da questi fondi aiuti che le hanno "stabilizzate"; molti governi però, appoggiati spesso dall'opinone pubblica, sono a disagio nei confronti di queste "invasioni straniere" che potrebbero influenzare importanti società, addirittura strategiche, dell'Occidente direttamente dai piani alti.
Proprio per questo, sottolineano gli eperti, è necessario capire questi strumenti di investimento e cooperare con chi li gestisce.

 
 

 

 

MERCATI: NON DISTURBATE I MANIPOLATORI

18 Agosto 2008 17:00 ROMA - di Maurizio Blondet - Fonte - EFFEDIEFFE
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Mentre Bush persegue la sua mega-politica imperiale, l’economia USA, letteralmente, fonde come un gelato a ferragosto. I pignoramenti di case sono saliti del 55% a luglio rispetto a un anno fa; ciò significa che una famiglia su 464 ha ricevuto notizia di insolvenza, o ha visto mettere all’asta la sua casa, o se l’è vista prendere dalla banca creditrice (1).
Con punte tragiche in certe zone: in un’area metropolitana della Florida, Cape Coral-Fort Myers, una famiglia su 64 ha perso o sta perdendo la casa; in California, una famiglia ogni 186; in Nevada, una ogni 106. Le banche si trovano con almeno 750 mila unità immobiliari sequestrate, che non riescono a vendere nemmeno a prezzi drasticamente calanti. Eppure, il peggio deve ancora avvenire.
Circa un milione e mezzo di famiglie (per lo più in California) sono incatenate ad un tipo di mutuo variabile più velenoso dei sub-prime. Si chiama «Option ARM» (Adjustable Rate Mortgage), perchè i debitori hanno scelto di pagare le prime rate ad un tasso addirittura inferiore al mero interesse (cioè senza la quota di restituzione del capitale), mentre la quota non pagata si aggiunge al prestito originale, fino a quando raggiunge un certo ammontare (tra il 110 e il 125% del prestito d’origine); a quel punto il mutuo viene «riformulato» (recast) e il debitore deve pagare un rateo aumentato, di colpo, del 60-80%.
Ciò poteva ancora andare quando i prezzi immobiliari salivano; oggi, coi prezzi calanti, è un nodo scorsoio strangolatore (2). I proprietari si trovano a pagare enormemente di più del valore attuale della casa. E ovviamente non pagheranno, preferendo abbandonare l’immobile e rendersi introvabili. Ciò sta anzi già avvenendo; ma il grosso delle «riformulazioni» avverrà fra ottobre e marzo 2009. Con relative insolvenze a catena, e conseguenze esplosive per le banche creditrici.
Perchè il mercato delle opzioni ARM vale 400 miliardi di dollari, la metà della bolla dei subprime (1 trilione), ma colpirà un sistema bancario già alle corde. La linea di credito di emergenza aperta per Fannie Mae e Freddie Mac, le «assicuratrici» semi-statali dei mutui, è di 800 miliardi, e verrà dunque rapidamente risucchiata dagli ARM; peggio ancora, le opzioni ARM, coriandolizzate e confezionate, sono sparse in fondi di ogni genere, e su di esse è stato creato un business di derivati da trilioni di dollari, che dunque è minacciato di implosione, tale da gettare le banche nell’abisso.
Ciò pone la domanda: come mai, in questa situazione fallimentare, il dollaro si è apprezzato sull’euro? Banche e imprese denunciano perdite colossali, i bilanci degli Stati sono in rosso profondo, la disoccupazione aumenta, e in questa rovina il dollaro risale.
La risposta viene da James Turk, analista e fondatore di Gold Money: «Le Banche Centrali sono intervenute a sostenere il dollaro, e ne posso dare la prova. Quando le Banche Centrali intervengono sui mercati valutari, comprano dollari con le loro valute; poi usano i dollari per comprare titoli di debito di Stato USA, per lucrare un interesse. Questi titoli di debito acquisiti dalle Banche Centrali sono conservati in custodia presso la Federal Reserve, e questa ne riporta l’ammontare ogni settimana.
Ebbene: al 16 luglio 2008, la Federal Reserve riportava di detenere 2.349 miliardi di dollari (2,35 trilioni) in Buoni del Tesoro custoditi per conto di stranieri. Tre settimane dopo, i titoli in custodia erano più di 2,4 trilioni. Il che, in un anno, fa una crescita del 38,4%. Dunque le Banche Centrali accumulano dollari ad un ritmo mai visto, ingiustificato rispetto al deficit commerciale americano. La conclusione logica è che stanno sostenendo il dollaro, per impedirgli di precipitare. Provocando un rialzo, non troppo difficile da ottenere visto l’effetto-leva usato dei fondi hedge».
Il calo del barile e dell’oro è stato, con ogni probabilità, manipolato al ribasso allo stesso modo. E’ chiaramente all’opera il cosiddetto «Plunge Protection Team», il semisegreto gruppo di finanzieri (ufficialmente si chiama President’s Working Group on Financial Markets) allestito appunto per manipolare i cambi e i corsi onde contenere, o almeno ritardare, una catastrofe, a forza di effetti-leva (3).
Ellen Brown, un’avvocatessa civilista che studia i trucchi finanziari (il suo ultimo saggio ha per titolo «The Web of Debt», la rete del debito) sospetta addirittura che il conflitto in Georgia possa essere stato scatenato per distrarre dalla enorme crisi che incombe. E ricorda il film «Wag the dog» (in italiano «Sesso e potere»), il film del ‘97 in cui un consigliere della Casa Bianca (Robert De Niro) contatta un produttore di fiction tv (Dustin Hoffman) e gli dice: «C’è una crisi alla Casa Bianca, e per salvare le elezioni bisogna fingere una guerra» (4). Il presidente USA nel film è travolto da uno scandalo sessuale, e per salvarlo si finge una guerra contro... l’Albania, naturalmente tutta inventata, e resa nei TG a forza di effetti speciali elettronici.
Ohimè, il conflitto georgiano è una realtà. Anche se forse non a caso Saakashvili ha attaccato l’Ossezia il 7 agosto, il giorno in cui la FED ha pubblicato i dati sugli inauditi volumi di acquisti di BOT americani da parte delle Banche Centrali. Ma su questo ultimo punto bisogna concentrarsi.
«Quali» Banche Centrali stanno dilapidando miliardi per sostenere il dollaro? Se tra queste c’è la Banca Centrale Europea, com’è probabile, bisogna concludere quanto segue: la BCE, con il suo tasso primario rialzato fino al 4,25%, ha mandato l’economia europea in recessione - e però aiuta gli americani, non gli europei. La scelta di mantenere l’euro fortissimo, di restrizione del credito (denaro caro), e per conseguenza di minori esportazioni, sta provocando la contrazione dell’area europea, dello 0,2% in complesso, ma con drammatiche situazioni secondo i paesi (5).
La Spagna è in situazione di emergenza, tanto da costringere Zapatero a stanziare d’urgenza 20 miliardi di euro per lavori pubblici, tagli fiscali e sostegno ai mutui - tipici rimedi anti-ciclici. L’Italia e la Francia hanno visto contrarre le loro economie dell’ 0,3% nel trimestre; la Germania si è contratta ancora di più (0,5%), perchè più industrializzata e più esportatrice. L’Islanda è ormai in recessione, ossia crescita negativa, di un inquietante 3,7%. In crescita negativa sono anche Irlanda, Danimarca, Lituania ed Estonia, mentre rallentano drammaticamente l’Olanda e la Svezia.
Insomma tutta la zona euro è in recessione per la politica di «denaro scarso e caro» instaurata dalla BCE; sarebbe irritante apprendere che il denaro, reso così scarso in Europa, la BCE l’ha trovato (o stampato) in abbondanza per comprare BOT americani, ossia del Paese più indebitato del mondo.
La caduta della Germania, comparativamente più rapida, ha allarmato la Confindustria tedesca (BDI), che ora sarebbe favorevole ad un abbassamento dei tassi. Ma il delegato tedesco alla BCE, Axel Weber, fa il sordo e resiste: «La fiducia espressa da alcuni osservatori, che la crescita economica indebolita stia raffreddando l’inflazione, è secondo me prematura», ha detto. Traduzione: la BCE ci sta portando deliberatamente in una recessione per scongiurare la spirale inflazionistica prezzi-salari. La BCE è convinta che ci sia un’inflazione da eccesso di moneta. Quella moneta che ci fa mancare.
Invece sì, l’inflazione c’è (ufficialmente del 4,1%), ma essa dipende dai rincari mondiali del petrolio e degli alimentari, su cui le manovre della BCE non hanno alcun potere. Ma se si tolgono dal calcolo greggio e alimentari (la misura si chiama «core inflation») si vede che la pretesa inflazione è già divenuta deflazione: i prezzi d’altro genere sono infatti diminuiti dell’1,8% rispetto all’anno scorso. A soffrire di più sono ovviamente i salari, il cui potere d’acquisto è stato brutalmente accorciato. D’altra parte, l’obbligo europeo di limitare il deficit al 3% del PIL impedisce ai governi di attutire la recessione con un aumento della spesa pubblica; anzi, l’Italia deve stringere i cordoni in piena recessione (infatti le tasse non vengono tagliate, nonostante le promesse, e i consumi non vengono stimolati da iniezioni di potere d’acquisto ai salariati e pensionati). Il nodo scorsoio si stringe.
La Spagna, come abbiamo visto, s’è infischiata dell’imperativo di limitare il deficit a 3%, ed ha varato il pacchetto d’emergenza con 20 miliardi di spesa pubblica aggiuntiva: ma non solo ha un debito pubblico inferiore a quello italiano, la sua crisi - essenzialmente lo scoppio della bolla immobiliare - è più grave. Se avesse ancora la propria moneta, dovrebbe svalutarla del 30% per riportare a galla la sua economia. Avendo l’euro, non può farlo perchè la Germania e la BCE non voglione deprezzare l’euro. Le banche spagnole più esposte al crollo immobiliare (la Spagna ha oggi 800 mila appartamenti di troppo) si fanno prestare i soldi dalla BCE, almeno 49,4 miliardi di euro.
Lo fanno con un trucco: emettono obbligazioni - che il pubblico non comprerebbe - al solo scopo di consegnarle alla BCE per ottenerne liquidità. In questo modo, di fatto, le banche ispaniche si fanno sostenere dai contribuenti di tutta Europa, specialmente tedeschi, per restare a galla - con un metodo surrettizio e forse illegale. E allora perchè non può fare altrettanto la Grecia, che dovrebbe svalutare del 40%? Magari lo farà, visto il precedente spagnolo: e lo faranno l’Italia e l’Irlanda e l’Islanda. Ma la Germania in piena contrazione, avrà voglia di pagare surrettiziamente col denaro dei suoi contribuenti, il salvataggio di metà dei Paesi europei?
Sarebbe increscioso scoprire che, con questi guai in vista - nè più nè meno che il pericolo di spaccatura della moneta unica europea - la BCE trova il modo di spendere altri miliardi di tutti noi per comprare i BOT di un’America in rovina, che per di più ci vuole rifilare nella NATO anche la Georgia, e con ciò spingerci in rotta di collisione con la Russia.
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1) Ilaina Jonas, «Home foreclosure filings up 55 percent in July», Reuters, 14 agosto 2008.
2) «Ticking time bomb», Economist, 14 agosto.
3) Ellen Brown, «Wag the dog: how to conceal massive economic collapse», GlobarlResearch, 14 agosto.
4) «Wag the dog» è un noto modo di dire americano: «muovi il cane» (sottinteso: anzichè la coda), per indicare la creazione di una falsa apparenza.
5) Ambrose Evans-Pritchard, «ECB slammed as Europe crumbles», Telegraph, 15 agosto 2008.




 

 

 

 

  Giovedì 14 agosto 2008   Venerdì 15 agosto 2008   Venerdì 15 agosto 2008  
       
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