Obiettivo: cerchiamo di fare chiarezza su quanto sta accadendo sui mercati finanziari

Nel diagramma sotto riportato, abbiamo cercato di esporre in maniera molto sintetica, quello che a nostro avviso sta scuotendo le piazze finanziarie mondiali nel tentativo di chiarire, per noi e per la nostra clientela, una situazione piuttosto complicata che ha portato diversi mercati ai livelli di Novembre 2005.

 

Analisi fattori di incidenza MATERIE PRIME e relativi effetti potenziali su FONDI

 
     
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Gli articoli segnalati più in basso, servono come spunti operativi per focalizzare l'attenzione su alcuni temi di importanza cruciale riportati in questo diagramma.

 

Considerazioni sul diagramma :

  1. Siamo dell'avviso, che i ribassi cominciati a Maggio 2006, siano in parte giustificati dai livelli di ipercomprato raggiunti a fine Aprile 2006, ma siamo anche convinti, che questi ribassi, siano stati notevolmente amplificati in termini di forza e velocità, dal sell off scatenatosi su  molte compagnie petrolifere e industriali quotate nelle borse dei P. Emergenti (vedi articolo di richiamo).

  2. Non siamo ancora riusciti a capire chi stia vendendo in maniera così decisa aziende come Gazprom, Lukoil, Petroleo Brasilero, ecc. ecc. e specialmente, non ci spieghiamo perchè, molte aziende OIL, sono state letteralmente affossate dalle vendite quando le quotazioni del greggio sono rimaste pressoché stazionarie su quota 70$.

  3. Non possiamo escludere che dietro i violenti ribassi delle ultime tre settimane, si nascondano i Fondi Hedge (come molta stampa si è affrettata ad affermare). Attualmente, gli studi di consulenza esteri con cui collaboriamo, stanno attentamente valutando questa eventualità perchè, se effettivamente i Fondi Hedge si fossero messi short sulle "Big Oil", il quadro strategico dei nostri investimenti dovrebbe essere inevitabilmente ribilanciato (stiamo peraltro gia provvedendo in via cautelativa, liquidando le posizioni sui Fondi Az. A. Latina, Est Europa, e India in quanto, maggiormente esposti nei comparti su menzionati tutto ciò, nonostante il trend di medio e lungo periodo, sia ancora positivo).

  4. C'è chi parla di scoppio della bolla delle materie prime ma il petrolio, non è calato vistosamente e l'oro era salito troppo e troppo velocemente. Allo stato attuale, non si può parlare di scoppio di bolla o di inversione di tendenza ma al massimo di forte correzione fisiologica da ipercomprato.

  5. A nostro avviso, lo spauracchio dei tassi USA, ha sì dato l'avvio ai ribassi ma era sostanzialmente atteso (vedi previsioni 2006). Sicuramente il nuovo Presidente della FED, si è dimostrato piuttosto incauto e contradditorio nella gestione delle informazioni da dare ai mercati, generando reazioni emotive spesso eccessive (vedi articoli di richiamo).

 

Sabato  06   Maggio  2006   Martedì  16   Maggio 2006   Venerdì  02  Giugno  2006   Sabato  10   Giugno 2006
     
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  1. Le stime di crescita sulla Cina, non sono state riviste al ribasso ma sono state confermate al 10,4 di PIL annuo anche per il 2007 e dunque, non si può imputare ad esse la causa dei crolli dei Fondi Az. Paese e P. Emergenti. Casomai, il dato nuovo che potrebbe seriamente preoccupare i mercati, è la politica monetaria e valutaria che intenderà seguire Pechino alla luce delle esternazioni di Bernanke a proposito del Dollaro debole (tali esternazioni, hanno peraltro determinato forti perdite su tutti i Fondi denominati in USD e sui Fondi Obbligazionari P. Emergenti che andavano a gonfie vele fino a due mesi fa).

  2. A fare le spese, di tutta questa situazione, oltre ai Fondi Az. Paese, P. Emergenti  e in parte Energia e MP, sono stati I Fondi Az. Pacifico e Japan Small cap. Ricordiamo che sul Giappone, erano quasi tutti positivi anche per via delle notevoli conferme arrivate negli ultimi mesi sotto il profilo fondamentale. Purtroppo, il ritorno alla ribalta del caso Livedoor, ha contribuito a rendere la borsa di Tokyo una delle più deboli del mondo su base comparativa (vedi articolo richiamo). Eppure la sostanza c'è, il vero dilemma è fino a dove, una variabile extra-sistema come lo scandalo Livedoor porterà il Nikkei e specialmente, quando inizierà la vera fase di recupero.

Nella parte finale della sezione articoli, sono riportate le opinioni dei Gestori pubblicate da Morningstar. Questi articoli sono stati inseriti perchè, è sempre interessante vedere a che punto siamo con l'ottimismo e specialmente dove la comunità dei Gestori punta con più decisione (vedi articoli).

 

 

 

Bce alza tassi dello 0,25%    +++   Tassi: rialzano India e Sudafrica   +++   Bce, rialzo tassi contro inflazione   +++

 


Fed: Bernanke, Inflazione e' Sotto Controllo

Giovedì 25 Maggio 2006, 21:35

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(ANSA) - ROMA, 25 mag - L'inflazione americana appare sotto controllo. Lo ha affermato il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, nel testo di risposta alle domande del presidente della commissione economica del Congresso, Jim Saxton. Il documento risale a ieri ma è stato diffuso solo oggi, secondo quanto riportato dall'agenzia Bloomberg.
Il numero uno della Fed ha dichiarato che l'inflazione 'core', ossia al netto delle componenti energia e cibo, è rimasta "stabile" nell'ultimo anno, precisando che le aspettative di inflazione nel lungo termine restano "sotto controllo". Bernanke ha sottolineato la "stabilita" riscontrata nell'andamento dei prezzi al consumo "nonostante l'aumento dei costi sostenuto da molte aziende per effetto dell'aumento dei prezzi energetici". Riguardo alle decisioni di politica monetaria, il governatore della banca centrale americana ha ribadito che "dipendono dalle valutazioni sulle prospettive dell'economia e dai dati economici". (ANSA).
 

Fonte - ANSA

 

 

BERNANKE FA IL FALCO E LANCIA L' ALLARME INFLAZIONE

5 Giugno 2006 20:29 NEW YORK (ANSA)
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Il rialzo dell'inflazione 'core', quella al netto delle componenti petrolio e alimentari, non è "uno sviluppo positivo", ma la Federal Reserve "resterà vigile" soprattutto per gli effetti di petrolio e materie prime. E' quanto afferma il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, in un intervento al convegno organizzato a Washington dalla American Bankers Association. Bernankeha spiegato che "l'economia Usa è in una fase di transizione" e che "le spese al consumo segnano un rallentamento".
La fase di transizione, ha spiegato Bernanke durante i lavori dell'International Monetary Conference, "é ragionevolmente chiara e sembra già in corso" a causa dei segnali di rallentamento dei consumi, che valgono per oltre i due terzi del Pil americano, e del mercato immobiliare, che negli ultimi mesi ha dato nuovo propellente alla crescita. Il presidente della Fed ha spiegato di valutare l'inflazione 'core' sulla fascia massima tollerabile, iniziando a scontare le pressioni di caro-petrolio e commodity. "Se questi livelli saranno ancora sostenuti, non potranno - ha sottolineato il banchiere centrale - più essere considerati come compatibili con la stabilità dei prezzi.
L'economia in fase di transizione richiede una politica monetaria attenta agli sviluppi dell'outlook economico", in linea con le indicazioni che emergeranno dai prossimi dati macroeconomici. Un esame specifico, inoltre, sarà proprio riservato "all'inflazione e ai suoi sviluppi a medio termine". Le valutazioni di Bernanke sui timori d'inflazione, oltre a far cadere gli indici di Borsa (Dow Jones -1,19%, S&P's 500 -1, 14% e Nasdaq -1,59%), fanno rimbalzare i titoli di stato con rendimenti che indicano la possibilità di ulteriori strette monetarie pari al 74%.
 

Fonte - ANSA

 

 

 

USA: TOP EXECUTIVE VEDONO RALLENTAMENTO CRESCITA ECONOMIA

7 Giugno 2006 21:45 NEW YORK (ANSA)
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I top executive della Corporate America stimano ancora una crescita economica nei prossimi sei mesi, ma meno sostenuta di quella ipotizzata tre mesi fa. E' quanto emerge dal rapporto trimestrale del Business Roundtable, l'associazione cui aderiscono 160 amministratori delegati alla guida di società con più di 10 milioni di dipendenti totali e 4.500 miliardi di dollari di fatturato.
Le principali preoccupazioni sono legate al fatto che gli alti prezzi dell'energia e le tensioni inflazionistiche possano spingere la Federal Reserve a proseguire la stretta sui tassi d'interesse. Non a caso l'indicatore sulle previsioni economiche scende a 98,6 a giugno, contro i 102,2 punti di marzo. "Non c'é alcun dubbio - ha spiegato in una conferenza stampa, il presidente Business Roundtable, Hank McKinnell, che é il numero uno di Pfizer - che i costi energetici, soprattutto negli ultimi mesi, sono un nuova sfida all'economia e alle principali compagnie del Paese".
I prezzi più alti dei carburanti, ha aggiunto, significano che "i consumatori hanno meno soldi per acquistare altri beni, come confermato dall'indice di fiducia e dalla volatilità dei mercati". Quanto all'intero 2006, i top executive ipotizzano, dopo il balzo del Pil del 5,3% nel primo trimestre dell'anno, una crescita dell'economia Usa del 3,4%, in calo rispetto al 3,5% del 2005, ma oltre la precedente stima del 3,2%.

 

Fonte - ANSA

 

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MERCATI EMERGENTI: MAGGIORE CALO DI OLTRE 3 ANNI

31 Maggio 2006 18:08 NEW YORK
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Nel mese di maggio, i titoli azionari dei mercati emergenti hanno registrato la peggiore performance degli ultimi tre anni e mezzo. La causa principale e’ da ricercare nelle prospettive di alti tassi d’interesse unite ad un calo accentuato dei prezzi delle commodities, che hanno spinto gli investitori ad uscire dai mercati dell’area Bric (India e Russia in particolare).
Il Morgan Stanley Capital International Emerging Markets Index, che e’ costituito dalle azioni di 26 Paesi in via di sviluppo a livello globale, ha registrato una performance negativa del 10% nell’ultimo mese. Ed e’ precisamente in calo del 14% dai massimi storici segnati lo scorso 8 maggio.
L’ultimo calo di tali dimensioni risale al mese di settembre 2002 (-11%), quando il Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, aveva annunciato, in un intervento alle Nazioni Unite, la futura invasione dell’Iraq.
Il Sensex, un indicatore utilizzato per descrivere l’andamento dei titoli azionari indiani, e’ in ribasso del 18% dai massimi del 10 maggio e del 12% dall’inizio del mese. Il ministro del commercio indiano, Kamal Nath, ha rassicurato sulla situazione, affermando che si tratta di una semplice correzione e che non c’e’ niente di cui preoccuparsi poiche’ l’economia del Paese continua a procedere sui binari giusti.
Nell’ultimo incontro del Fomc, la Banca Centrale Americana ha alzato il costo del denaro per la sedicesima volta consecutiva, portandolo al 16%, lasciando aperte le porte a futuri rialzi. Gli economisti danno per scontato un aumento dei tassi d’interesse anche da parte della BCE, che potrebbe portarli al 2.75% nel meeting che si terra’ il prossimo 8 giugno. Ed anche la Banca del Giappone potrebbe optare per un rialzo dei tassi nell’incontro di luglio, dopo oltre cinque anni.
Oltre alle prospettive di politica monetaria restrittiva, che potrebbero provocare un rallentamento generale dell’economia, a determinare tale situazione e’ stato, come accennato poco sopra, anche il brusco calo dei prezzi delle commodities. Nella settimana conclusasi lo scorso 19 maggio, il Reuters/Jefferies CRB Futures Price Index, un paniere composto da 19 beni, ha registrato la maggiore perdita settimanale degli ultimi 25 anni.
 

Fonte: Bloomberg.com

 

 

 

+++   Giovedì 8 Giugno 2006, 8:43 - Borsa: Asia, Tonfo Ai Minimi Anno Su Timori Rialzo Tassi   +++   "Tokyo, stretta sui mercati" - Il Sole 24 Ore  Controlli più serrati sui fondi di investimento e pene raddoppiate per l'insider trading   +++

 

GIAPPONE: SCANDALO FINANZIARIO E NIKKEI GIU' DEL 4%

13 Giugno 2006 19:26 NEW YORK (ANSA)
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Il caso Murakami, l'ultimo scandalo finanziario che scuote il Giappone, chiama in causa anche il governatore della Banca centrale nipponica (Boj) Toshihiko Fukui. Il banchiere ha ammesso oggi in audizione al parlamento di aver investito nel 1999 dieci milioni di yen nel fondo guidato dall'arrembante finanziere Yoshiaki Murakami, finito la scorsa settimana in manette con l'accusa di insider trading.
L'ammissione - benché all'epoca Fukui non fosse ancora al timone della Banca centrale ma direttore di un centro economico di ricerca - ha provocato sconcerto sul mercato contribuendo al tonfo del 4,1% registrato oggi dalla piazza di Tokyo, per il maggior calo giornaliero da poco più due anni. Alcuni esponenti dell'opposizione hanno chiesto le dimissioni del governatore che da parte sua respinge ogni accusa, sottolineando di non aver infranto le regole di condotta della Banca ma di aver effettuato un semplice investimento da privato cittadino. "Non era mia intenzione lucrarci - ha detto il governatore - ma semplicemente sostenere i progetti di Murakami".
Il finanziere, ha raccontato il governatore, aveva favorevolmente impressionato i vertici dell'istituto di ricerca economico con i suoi progetti nell'ambito di un nuovo business che mirava oltretutto sostenere una corporate governance più salda e trasparente all'interno delle aziende.
Il governatore ha anche detto di aver chiesto "da diversi mesi" di cedere la partecipazione, che aveva peraltro regolarmente denunciato al fisco, pagando le dovute tasse. A difesa del governatore è sceso in campo lo stesso premier Koizumi osservando di non riscontrare nessuna violazione delle norme etiche stante che l'investimento è stato fatto in tempi antecedenti alla sua nomina al vertice della Banca centrale. Stesse osservazioni sono giunte dai ministri dell'economia e delle finanze. Se il governatore non vacilla, il mercato si attende tuttavia qualche ripercussione sul fronte delle decisioni sui tassi che verranno prese nella riunione della Boj in programma domani.
Sono in molti a ritenere che la Banca, sotto pressione per questa vicenda, potrebbe rinviare quel rialzo del costo del denaro - il primo da oltre sei anni - che era invece largamente atteso per domani. La bufera sul governatore va in ogni caso ad aggiungere altra incertezza su una piazza finanziaria, quale quella giapponese, che sta in fase discendente da diverse settimane. L'indice Nikkei ha lasciato sul terreno il 20% dal 7 aprile scorso.
Allo scivolone hanno certamente contribuito gli scandali finanziari degli ultimi tempi: prima del caso Murakami aveva infatti tenuto banco lo scandalo Livedoor che aveva visto finire in manette, per aggiotaggio e false comunicazioni societarie, tutti i top manager della società numero uno di servizi internet in Giappone, a cominciare dal suo fondatore il 34enne Takafumi Horie, osannato enfant prodige della new economy nel Sol Levante.

 

Fonte: ANSA

 

 

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Petroliferi in picchiata a Piazza Affari. Siamo al capolinea del rally settoriale?

Giovedì 8 Giugno 2006, 23:02

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Un giovedì a dir poco nero per le borse europee che cadono sotto il peso di numerose vendite, tanto da arrivare a bruciare in una sola sessione quasi 200 miliardi di euro. Con il ribasso odierno viene così annullato il rialzo messo a segno dagli inizi dell'anno, costringendo i listini a tornare indietro sui valori segnati lo scorso dicembre.
Non fa eccezione Piazza Affari, con l'indice S&P/Mib che si riporta a ridosso dei minimi segnati lo scorso 22 maggio, con vendite che hanno interessato in maniera diffusa i diversi protagonisti del listino. Ad indossare la maglia nera oggi sono ancora una volta i titoli petroliferi che finiscono nella morsa dei ribassisti, stretti da una parte dalla debolezza dell'intero mercato, dall'altra dal nuovo ribasso del greggio che è scivolato al di sotto dei 70 dollari al barile. Non ha certo aiutato la notizia della morte di Al Zarqawi, capo di Al Qaeda in Iraq, che ha contribuito piuttosto ad alimentare le vendite, lasciando presupporre, o meglio sperare, in una maggiore distensione dei rapporti tra i principali produttori di petrolio.
La seduta odierna si è trasformata così in un vero e proprio bagno di sangue per i titoli del comparto energy, a partire da Saipem (Milano: SPM.MI - notizie) e Tenaris (Milano: TEN.MI - notizie) che hanno incassato al close un ribasso di oltre sei punti percentuali, al pari di Erg (Milano: ERG.MI - notizie) che scivola del 6,19%, e non è certo tanto migliore il bilancio di ENI (Milano: ENI.MI - notizie) che scivola sotto i 23 euro, lasciando sul parterre il 2,68%. A salvarsi dall'ondata di vendite sono invece Terna (Milano: TRN.MI - notizie) ed Enel (Milano: ENEL.MI - notizie) che riescono a limitare i danni rispettivamente allo 0,27% e allo 0,56%.
La caduta di oggi tuttavia non dovrebbe spaventare gli investitori oltre il dovuto, dal momento che le valutazioni sui titoli del comparto petrolifero si confermano ancora decisamente positive, non a caso la scorsa settimana Morgan Stanley (NYSE: MS - notizie) ha confermato il suo giudizio “attractive” per l'intero settore a livello europeo, convinta che le prospettive siano ancora robuste, nonostante le recenti correzioni.
Un aiuto in tal senso dovrebbe giungere anche dalle quotazioni del greggio che dovrebbero mantenersi comunque su livelli piuttosto elevati, tanto che Jp Morgan, in un report diffuso questa mattina, hanno rivisto al rialzo del 10% le stime sui prezzi per l'anno in corso e del 5% per il 2007. sulla scia di questa revisione, la banca d'affari ha ritoccato verso l'alto anche le previsioni di crescita delle compagnie oil integrate a livello europeo. La scommessa è per una crescita record degli utili nel secondo trimestre dell'anno, con una particolare attenzione rivolta ai raffinatori che induce ad inserire Erg tra le top picks del mercato italiano.
 

Fonte: ANSA

 

 

ANSA 13/06/06 +++   Oro sotto i 600 dollari in Asia   +++   Petrolio sotto i 69$   +++   ANSA

 

Petrolio: Aie, domanda in aumento


In leggero calo stima crescita consumi annuali a 1,24 mln
(ANSA) - ROMA, 13 giu - L'Agenzia internazionale dell'energia ha aumentato leggermente le proprie previsioni sulla domanda petrolifera per il 2006. Nel rapporto mensile, secondo quanto riferisce l'agenzia Bloomberg, l'Aie prevede che la domanda media giornaliera sia pari a 84,9 mln di barili al giorno, 70mila in piu' rispetto al mese scorso. In lieve calo risulta, invece, la previsione per la crescita dei consumi annuali, scesa a 1,24 milioni di barili al giorno da 1,25 milioni.
 

Fonte: ANSA

 


 

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Gestori, la flessione non fa paura

MariaGrazia Briganti | 2006-06-06

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La correzione che sta penalizzando i listini internazionali ha risvegliato le voci pessimistiche. Le scelte per i prossimi dodici mesi sono orientate alla prudenza, con più titoli value ed emissioni governative in portafoglio, ma il sentiment degli asset manager intervistati da Morningstar non è peggiorato oltre misura.
Qualche pessimista è rispuntato, ma era prevedibile: dopo la retromarcia innestata dai mercati azionari internazionali, dalla metà di maggio ad oggi, è del 6% la percentuale degli asset manager intervistati da Morningstar a livello europeo, che prevede un’ulteriore flessione dei mercati da qui a un anno.

Erano più di sei mesi che non emergevano previsioni negative sulle Borse. Tuttavia, a parte questo dato, tra i 36 maggiori gestori del Vecchio Continente, che gestiscono 44 milioni di euro, non si assiste a un netto peggioramento del sentiment. Oltre la metà ritiene che nei prossimi 12 mesi i mercati guadagneranno dal 5 al 10%, e un altro 17% prevede che il rimbalzo supererà il 10%.

Europa e Giappone sono considerate le aree geografiche su cui continuare a investire anche nel prossimo anno, mentre sugli Stati Uniti i gestori sono divisi: lo scenario macroeconomico resta di difficile lettura, penalizzato da ulteriori fattori di rischio quali il prezzo del petrolio, la stabilità del dollaro e la situazione geopolitica internazionale.

Anche il quadro settoriale è poco chiaro: le aspettative dei gestori sugli andamenti dei settori non convergono. Data l’incertezza generata dalla crescente volatilità presente sul mercato, nessun comparto emerge come performante per i prossimi 12 mesi.

Pochi dubbi, invece, sulla tipologia dei titoli: proseguendo un trend che dura da diversi mesi, il 75% dei gestori si aspetta che le società di grandi dimensioni sovraperformeranno le small cap nei prossimi 12 mesi. Solo il 47% propende per le società growth, una percentuale che continua a diminuire dal picco dell’80% raggiunto a febbraio, quando le prospettive economiche erano più rosee e andavano a favore delle società con i maggiori potenziali di crescita.

Poco rischio, anche nel reddito fisso

Più cautela anche nell’investimento obbligazionario. Negli ultimi mesi i gestori hanno drasticamente ridotto le attese positive nei confronti di high yield e mercati emergenti. Per oltre il 60% degli asset manager, nei prossimi 12 mesi è preferibile posizionarsi su emissioni governative di Paesi sviluppati, mentre i corporate potranno essere acquistati sono se Investment Grade.

Anche a livello di posizionamento sulla curva dei rendimenti, le scadenze brevi offriranno ancora maggiori possibilità di difesa, sebbene qualcuno inizi a posizionarsi sul segmento più lungo della curva, in vista della fine delle mosse restrittive della Federal Reserve.

Tema del mese, l’analisi fondamentale

A che livello le case di investimento europee organizzano la ricerca e l’analisi delle società da inserire nei loro portafogli? Il quadro emerso dalle risposte degli asset manager è piuttosto eterogeneo: si va dalla presenza di team interni di ricerca con oltre 50 analisti, all’acquisto più o meno frequente di analisi esterne per almeno il 20% degli intervistati.

Pochi riferiscono di assumere alla conclusione della carriera universitaria e di formare direttamente gli analisti preferendo, al contrario, persone con diversi anni di esperienza nel settore. Il turnover è basso, inferiore al 10% annuo.

I due terzi degli intervistati organizza il proprio team di analisi per settori economici e solo il 21% è strutturato per mercati o strategie di investimento. Unica eccezione sono i Paesi emergenti, dove le performance sono dettate più dai trend geografici tipici di una regione, che dai movimenti che avvengono su base settoriale.

Il sondaggio è stato condotto tra il 22 e il 29 maggio 2006. Hanno partecipato questo mese 36 società di gestione europee, le più grandi per asset under management, che gestiscono in media 44 miliardi di euro e hanno in batteria 98 fondi. Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, Banca Fideuram, Bipiemme gestioni, CAAM sgr, Monte Paschi am, Pioneer Im, Sanpaolo Imi Am.

Fonte - Morningstar.it

 

 

Gestori divisi sulle valutazioni azionarie

Sara Silano | 2006-05-10

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Per alcuni l’Europa non è più a buon prezzo, per altri resta attraente. Discorso analogo per Wall Street, mentre il Giappone continua a piacere ai fund manager. Il dollaro rimarrà debole nei prossimi mesi. Minore pessimismo sul mercato obbligazionario americano rispetto a quello dell’area euro.
Clicca qui per leggere nel dettaglio i risultati del sondaggio

I gestori, interpellati da Morningstar nel sondaggio di maggio tra le principali case di investimento che operano in Italia, non sono concordi sul livello raggiunto dalle valutazioni azionarie, soprattutto in Europa. Per alcuni, le Borse del Vecchio continente non sono più a buon prezzo, per altri restano attraenti, con il risultato di una spaccatura a metà tra i fund manager che prevedono un rialzo e quelli che si attendono una stabilizzazione dei corsi. Il discorso è analogo per gli Stati Uniti, dove poco più di un intervistato su due pronostica un rally di Wall Street nei prossimi sei mesi, a fronte del 35% di neutrali e del 10% di pessimisti.

Italia quasi come l’Europa

Per il 47% dei gestori, Piazza Affari si apprezzerà nel prossimo semestre, grazie soprattutto ai titoli finanziari ed energetici. Il 41% degli intervistati prevede una stabilizzazione attorno agli attuali livelli, mentre quasi il 12% si attende un calo. In generale, per l’Italia valgono le considerazioni fatte per gli altri mercati europei. Le valutazioni hanno raggiunto livelli più elevati, il premio al rischio si è abbassato e la forza dell’euro può rallentare la crescita dei profitti. D’altro lato, però, la ripresa è ben avviata e i bassi tassi di interesse sostengono i corsi azionari.

Non si spegne l’ottimismo sul Giappone

Il 75% dei gestori è convinto che la Borsa nipponica salirà nei prossimi contro il 20% di intervistati che prevede un’oscillazione attorno agli attuali livelli. Il mercato è supportato dalla crescita economica (il Prodotto interno lordo è aumentato del 5,4% nell’ultimo trimestre 2005) e dall’annuncio della Banca centrale di voler porre fine alla politica monetaria ultra-accomodante. Inoltre, le valutazioni sono ancora attraenti se confrontate con quelle storiche del listino. Nonostante il generale ottimismo, non manca chi, come il team di Anima Sgr, è diventato più prudente sul Sol Levante, pur mantenendolo in sovrappeso nel portafoglio azionario.

Dollaro debole

Nessun gestore si attende un calo dell’euro nei prossimi sei mesi a fronte di un 58% che prevede stabilità attorno agli attuali livelli e di un 42% che è positivo sulla moneta unica. Per il biglietto verde i problemi sono sempre gli stessi, ossia l’elevato squilibrio della bilancia commerciale e l’alto debito pubblico. La divisa americana, inoltre, può risentire negativamente del rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea (Bce). D’altra parte, una fiammata inflazionistica, dovuta ai prezzi energetici record, e il proseguimento del ciclo economico espansivo oltreoceano potrebbero indurre la Federal Reserve a innalzare nuovamente i tassi, offrendo al dollaro la possibilità di rafforzarsi.

Nel reddito fisso, più pessimismo in Europa

Il 65% dei gestori è convinto che i prezzi delle obbligazioni dell’area euro scenderanno nei prossimi sei mesi. La percentuale è inferiore per il mercato del reddito fisso statunitense, dove il 25% stima una stabilizzazione attorno agli attuali livelli e il 20% ritiene possibile un aumento dei corsi. Il maggior pessimismo sul Vecchio continente è spiegato dalle attese di rialzi dei tassi di interesse da parte della Bce, finalizzati a tenere sotto controllo l’inflazione. Oltreoceano, la fine del ciclo monetario restrittivo potrebbe favorire un recupero dei corsi, almeno nel breve periodo.

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 2 e l’8 maggio, 20 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa l’80% degli asset gestiti in Italia. Si tratta di Aletti Gestielle, Alpi Fondi, American Express, Anima Sgr, Antonveneta Abn Amro, Banca Profilo, BNL Gestioni, BSI, Caam Sgr, Dekabank, Dws Investments Italy, Euromobiliare Am, Henderson Global Investors, Hsbc, Invesco, Julius Baer, Monte Paschi Am, Nextam Partners, Pioneer Im, Sella Gestioni Sgr.

 

 

Fonte - Morningstar.it