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15 gennaio 2006 - Anno 2 - N. 2 - www.studiocfa.net

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Analisi & Previsioni per l'anno che sarà

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  Premessa

 

 

  Introduzione

 

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Dott. stefano giunchi

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E’ sempre difficile e rischioso fare previsioni a 12 mesi ma il mestiere dell’analista comporta anche questo.

Sono 3 i punti fermi da considerare quando si parla di previsioni sui mercati finanziari: 

  1. ciò che prevedi debba accadere (scenario futuro) deve essere suffragato dai fatti (scenario attuale).

  2. non autoconvincersi che la previsione sia esatta e non agire in anticipo senza riscontri reali.

  3. Investire sempre seguendo il trend del mercato anche se la previsione è contraria.

 

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Rimango convinto che siamo in un bear market, iniziato esattamente 5 anni fa dopo l'esplosione della bolla Nasdaq. Quello che finì allora, e' stato il più grande bull market della storia e il mercato che sta seguendo, ne e' la logica conseguenza. 

 

Il mercato si muove in cicli e dopo un boom economico, segue sempre una fase di riassestamento con movimenti laterali e correzioni di pari entità ma opposta direzione. Storicamente i cicli bear, durano dai 10 ai 20 anni con ritorni medi che non superano il 2% annuo.

 

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  Scenario attuale

Il presente articolo, sebbene porti la firma di uno dei nostri analisti, rispecchia comunque il sentiment di tutta la comunità degli analisti finanziari di Studio CFA.

 

  Scenario futuro

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Le previsioni pubblicate il 28 Dicembre 2004, relative all'andamento dei mercati azionari USA per l'anno 2005, riportavano quanto segue (vai a Previsioni 2005):

 

"Penso che il 2005 porterà ad un apprezzamento del petrolio sopra i 60 dollari al barile, un aumento dei tassi d'interesse e un aumento dell'inflazione; indubbiamente se ciò dovesse verificarsi, sarebbe una combinazione letale per i mercati azionari. Molti dicono che la recessione in USA e' acqua passata mentre a mio avviso, deve ancora arrivare  o comunque, come definisce il National Bureau (vedi RS Luglio 2003), se c’è stata ed è finita, rischiamo una recessione a doppio minimo.

 

In linea di massima dunque, la previsione per il 2005 è molto simile a quella fatta per il 2004. Mercato laterale con potenziali guadagni e perdite nell'arco di un 4%-6% finale".

 

La previsione è stata in gran parte centrata, vediamo perchè:

 

  1. Il petrolio ha toccato quota 70$ al barile per poi ritracciare e lateralizzare nel range 55-65 (vedi anche Non prendete sottogamba il caro-greggio).

  2. La FED ha alzato i tassi per 8 volte consecutive portando i tassi a breve al 4,5% (vedi anche Tassi USA: tredicesimo e ultimo rialzo per Greenspan).

  3. Il timore dell'inflazione comincia a materializzarsi (vedi anche America: radiografia vera dell'economia).

  4. Lo spettro della recessione è riapparso attraverso l'appiattimento delle 2 curve dei tassi (vedi anche Tassi USA: curva piatta guai in vista  WALL STREET arretra, paura dei bond).

 

 

Gli indici azionari USA hanno reagito come previsto archiviando un 2005 nel segno della fase laterale registrando le seguenti performance:

 

 

INDICE

31/ 12 / 2004

30 / 12 / 2005

PERFORMANCE

 

 

 

 

NASDAQ COMP.

2175,44

2205,32

+ 1,37%

NASDAQ 100

1621,12

1645,2

+ 1,48%

S&P500

1211,92

1248,29

+ 3,00%

DOW JONES

10.783

10.717

- 0,61%

 

 

 

L'articolo sulle previsioni 2005 si concludeva con quest'affermazione:

 

"Se dovessero però esserci nuovi elementi negativi fra i più probabili voglio citare:

 

  1. Estensione del conflitto verso la Siria o l'Iran.

  2. Nuovi attenti terroristici.

  3. Prezzo del petrolio oltre i 60 dollari al barile.

  4. Grave crisi finanziaria con epicentro qualche grosso gruppo bancario USA (vedi RS Marzo 2004).

 

l'economia potrebbe entrare in recessione prima del previsto e il bear market potrebbe arrivare in anticipo. Credo seriamente nella possibilità di un nuovo mercato orso con recessione  a doppio minimo e questo si dovrebbe avverare verso fine 2005 non più tardi del 2006 (nei primi sei mesi); se questa previsione dovesse avverarsi potenzialmente i mercati azionari potrebbero ritracciare anche di un buon 40% ".

 

 

Nel corso del 2005, alcuni di questi eventi si sono effettivamente verificati ma hanno avuto un impatto negativo temporaneo  sulle borse occidentali, in particolare:

  1. Nonostante non si sia verificata un'estensione del conflitto iracheno verso altri Paesi, le forze USA continuano a rimanere "impantanate" in una guerra costosissima sia dal punto di vista economico che politico (vedi anche Terrorismo: 10, 100, 100 Al Quaeda)

  2. L'attentato terroristico di Londra, ha marginalmente intaccato l'andamento delle piazze azionarie occidentali (vedi anche Mercati: pericolose velleità rialziste).

  3. Il rialzo del greggio fino alla già citata quota 70$ al barile, ha indubbiamente condizionato gli investitori ma non ha causato inversioni di tendenza ribassiste specie per i mercati europei. Tuttavia, gli effetti negativi del caro petrolio, potrebbero vedersi nei prossimi mesi (vedi anche Petrolio: effetto Teheran).

  4. Al di là della pesantissima situazione finanziaria di alcuni colossi come G.M. e Ford, nessun gruppo bancario statunitense è stato messo in crisi, anche se, molti analisti e investitori di prim'ordine, continuano a denunciare le dissennate politiche di gestione del rischio di credito adottate dalle grandi banche USA (vedi anche L’oracolo di Omaha e la roulette russa del mercato credito).

 

 

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In linea di massima ritengo che un rimbalzo da un minimo di 7.000 a un massimo di 12.500 è quanto possiamo aspettaci per i prossimi 5 anni dall'indice Dow Jones. Durante un  mercato bear caratterizzato da inflazione e bassi livelli di crescita, la possibilità di una lateralità prolungata è molto elevata.

 

Ma su quali criteri si fonda la mia tesi del bear market di lungo periodo? Una delle misure più semplici ed esaustive, consiste nel monitoraggio dell'indice CRB che è in continuo up trend, così come l'indice dei materiali di base rappresentato dall'ETF XLB o come l'oro che violando quota 500$ l'oncia, si appresta a raggiungere nuovi massimi confermando l'up trend di lungo periodo.

I rialzi delle materie prime, non tarderanno a mostrare i loro effetti negativi sull'inflazione dei principali Paesi occidentali (vedi anche Materie prime: il boom è appena cominciato e La nuova età dell'oro).

 

E' necessario ricordare a tal proposito, che molti dati che misurano l'inflazione, sono spesso e volentieri manipolati dal governo USA. In pratica è sempre meglio filtrare i vari rapporti economici attraverso l'osservazione di piccoli esempi reali come il costo della benzina, del vestiario, di una cena fino ad arrivare al conto della spesa. E' in base a questi dati, che rimango dell'idea che siamo ancora in un bear market, caratterizzato da inflazione anche se, ultimamente, ci sono stati temporanei segnali di deflazione e non è impossibile una mutazione di questo bear market da inflazionario a deflazionario (vedi anche Fiat Money e Smart money: attenti ai rischi e Pericolo deflazione).

 

Rispetto all'analisi per l'anno 2005, non ci sono quindi cambiamenti di rilievo per l'anno 2006. Nonostante  i principali indici USA in queste prime due settimane dell'anno, siano in up trend, sono convinto che la positività dei mercati possa durare entro Marzo al massimo entro il primo semestre 2006 con apprezzamenti compresi fra il 10 e il 15%. Se dovesse verificarsi questo scenario, la causa principale sarebbe da imputare alla fine della politica monetaria restrittiva della FED (che dovrebbe rimanere ferma a meno che l'inflazione non si faccia sentire in maniera consistente) oltre a un'ulteriore rafforzamento del dollaro.

 

In questo periodo, c'è uno strano eccesso di ottimismo sia a livello di valuta che di borsa. C'è una irrazionalità inspiegabile e con questa incrollabile fiducia nella ripresa economica, si stanno creando le basi per una nuova correzione dei mercati verso valori più reali. Importanti investitori come Warren Buffett e George Soros ad esempio, sono short sul dollaro e negativi sulla ripresa dell'economia a stelle e strisce (Buffett ancora short sul dollaro e Paradosso del dollaro: i poveri finanziano i ricchi e Soros: America in recessione nel 2007). Raramente personaggi di questo calibro sbagliano scommesse di questa portata.

 

I nodi verranno al pettine dal secondo semestre o al massimo a fine 2006. I nodi in questione sono sempre gli stessi dell'anno scorso con qualche aggiunta:

 

  1. Deficit gemelli a livelli "stellari" (vedi anche Il doppio deficit la polpetta avvelenata per Bernanke).

  2. Budget delle partite correnti con record negativi.

  3. Indebitamento personale ai massimi storici (vedi anche Il super Hedge Fund delle famiglie USA).

  4. Risparmio delle famiglie ai minimi storici (vedi anche Economia USA: ritorno alla realtà).

  5. Squilibri connessi alla gigantesca bolla che si è venuta a creare sul mercato immobiliare USA e non solo (vedi anche Allarme rosso sul mercato immobiliare e Case: BCE lancia l'allarme, prezzi fuori controllo).

 

Quando gli squilibri appena menzionati inizieranno a farsi sentire,  i mercati USA molto probabilmente ritracceranno chiudendo il 2006, con una performance simile a quella prevista per fine 2005 (Mercato laterale con potenziali guadagni e perdite nell'arco di un 4%-6% finale).

 

Anche in questo caso, se dovessero verificarsi alcuni eventi particolarmente negativi, fra i più probabili voglio citare gli stessi del 2005 con relativi aggiustamenti:

  1. Estensione del conflitto verso la Siria o l'Iran e/o impatto negativo degli squilibri generati dalla guerra in Iraq sull'economia USA (vedi anche L' America corre fuori tempo massimo).

  2. Nuovi attenti terroristici sul suolo americano

  3. Prezzo del petrolio oltre gli 80 dollari al barile (vedi anche Petrolio: Goldman lo vede a $105).

  4. Grave crisi finanziaria con epicentro qualche grosso gruppo bancario USA (vedi anche Ancora dubbi sull'enigma di Grennspan).

Le economie e di conseguenza le principali piazze finanziarie occidentali, potrebbero subire un forte contraccolpo con storni consistenti anche nell'ordine del 30-40% dai livelli attuali.

 

 


 

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