PARTE  1

INDICE CRONOLOGICO - Lunedì 02 Novembre 2009

PARTE  2

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..... Sabato 31 Ottobre 2009 ..... Domenica 01 Novembre 2009 ..... Lunedì 02 Novembre 2009 .....
 

 

 

 

01 Novembre 2009 00:52 NEW YORK
USA: FALLISCONO ALTRE 9 BANCHE, TOTALE 2009 SALE A 115
(AGI) - Los Angeles, 31 ott. - Nove banche Usa fallite in un solo giorno. Un record dall'inizio della crisi finanziaria che fa salire a 115 il numero degli istituti di credito americani che hanno dichiarato bancarotta nel 2009. E tra le societa' finite sotto controllo delle autorita' Usa c'e' anche la California National Bank: con sette miliardi di asset, si tratta del quarto maggiore crac di quest'anno in Usa, in una classifica che vede ancora al vertice Washington Mutual, fallita nel settembre 2008. Le nove banche (le altre otto sono BankUSA, Citizens National Bank, Madisonville State Bank, North Houston Bank, Pacific National Bank, Park National Bank, San Diego National Bank, e Community Bank of Lemont), sussidiarie del gruppo Fbop, sono state rilevate da Bancorp, che ha cosi' messo le mani su 18,4 miliardi di dollari di asset e depositi per 15,4 miliardi. Tutti gli sportelli degli istituti falliti passeranno presto sotto il marchio della U.S. Bank, la divisione di Bancorp che gestisce oltre 770 filiali tra Illinois, Arizona e California. Non si sa ancora nulla delle ricadute occupazionali dell'operazione. Gli analisti, intanto, scommettono su quali saranno le prossime banche a portare i libri in tribunale. Quelle ritenute piu' a rischio sono la Zions Bancorp di Salt Lake City, la Columbus, la Synovus Financial Corp e la Comerica di Dallas.

 

 

01 Novembre 2009 14:58 MILANO
Per i bond l'anno più difficileLa stagione dei guadagni facili è ormai dietro le spalle. Archiviata. Lo sanno gli operatori professionali e lo hanno avvertito anche i piccoli risparmiatori. Per il mercato obbligazionario si naviga sempre più a vista, tra rendimenti a breve risicatissimi e più di un rischio se si vanno a cercare cedole con un minimo di appetibilità.
Del resto dopo il rally sui prezzi dei titoli che ha visto salire quest'anno insieme alla borsa anche i bond e le materie prime, tutto si complica quando si tratta di investire. Si sa che comprare sui valori alti non è mai un grande affare. La situazione è figlia della enorme liquidità che gira per il sistema e della politica monetaria con tutte le leve tirate verso il basso. Ecco perché non sarà facile nei prossimi mesi scegliere dove investire. Lo dice con efficacia Mario Baronci, responsabile reddito fisso di Sella Gestioni: «I bond? È meglio non averli che averli in portafoglio in questo momento». Una provocazione che viene spiegata così: «Il 2010 sarà difficile. I titoli corporate costano davvero molto cari. E in ogni caso appena i tassi ripartiranno verso l'alto ci saranno effetti negativi sui prezzi. Certo, si pensa che si tornerà a politiche restrittive solo nella seconda parte del 2010, ma il mercato sconta quest'evenienza con forte anticipo». Ma quali saranno gli effetti del rialzo dei tassi? Ovviamente salirà la parte a breve della curva con penalizzazioni sui prezzi e con un effetto amplificato sulle scadenze più lunghe. Le stime dicono che un rialzo dei tassi di un punto provocherà una caduta di 14 punti sui trentennali e di otto punti sui decennali. Questo dovrebbe comportare un approccio assai prudente al mercato. Soprattutto per chi volesse entrare oggi. «Noi – dice Baronci – suggeriamo di incrementare il peso del variabile e quindi CcT sulle brevi scadenze, ma anche titoli legati all'inflazione che hanno il vantaggio di tutelare i rendimenti reali. E poi di concentrarci sulla parte lunga o extra-lunga». Un paradosso si direbbe dato che è proprio lì che si sentirà in negativo l'effetto sui prezzi dei titoli. «Vero – risponde Baronci – ma è anche vero che oggi i rendimenti interessanti si trovano lì. L'accortezza ovviamente è di comportarsi da cassettista. E cioè tenere i titoli fino a scadenza». Concorda Fabrizio Fiorini di Aletti-Gestielle. «Il mercato andrà incontro a scossoni violenti, ma se uno non fa trading allora non corre particolari rischi. Quel che non si deve fare invece è comprare BoT annuali e poi rinnovarli a scadenza. «Una pratica – dice Angelo Drusiani di Albertini-Syz – ancora molto in voga e assolutamente deleteria. Non si corre alcun rischio ma tra commissioni di acquisto e vendita si portano i rendimenti in terreno negativo».
Momento difficile, ma il mercato sul lato dell'offerta è in piena fibrillazione. Le emissioni dei titoli corporate hanno toccato nuovi massimi storici dal 2001. E vanno a ruba. Perché tanta domanda se tutti sanno che il rialzo dei tassi porterà a un calo del prezzo del titolo? «Semplice, spiega Fiorini. L'epoca dei guadagni in conto capitale è finita. Ora si guarda al rendimento corrente. Le scadenze molto brevi non rendono nulla e per ottenere cedole tra il 4 e il 5% occorre spostarsi in avanti pagando prezzi elevati».
E ben pochi hanno dubbi che la domanda non proseguirà sostenuta anche in futuro.
«Ci sono emissioni bancarie anche a breve scadenza che meritano attenzione», dice Fiorini. E per Drusiani si può mettere un po' di pepe al portafoglio con i titoli perpetui. «Come ad esempio Generali che ha un titolo con cedola al 5,3% che prevede un rimborso a 100 nel giugno del 2016 e che oggi quota 93. O Intesa che ha un titolo con cedola all'8,3% e che rimborserà a 100 nel 2019». C'è un ma. Sono emissioni con tagli minimi da 50 mila euro e quindi preclusi ai piccoli risparmiatori.
Una stortura evidente, denuncia Drusiani. «Agli istituzionali sono riservati rendimenti più elevati che non al grande pubblico. Un eccesso di protezione. Stiamo parlando di blue chip del mercato non di Cirio o altro. Non si capisce perché al piccolo risparmiatore sia preclusa questa possibilità».

 

 

01 Novembre 2009 15:03 LONDRA
Il Governo britannico venderà parti di Rbs, Northern Rock e Lloyds

«Sul mercato bancario inglese compariranno tre nuovi giocatori». Il Cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling ha confermato le voci che da giorni accompagnano i destini di Rbs, Lloyds e Northern Rock le tre banche britanniche controllate, con quote differenti, dal Tesoro. La cura dimagrante imposta agli istituti di credito per far fronte alle richieste del Commissario europeo Neelie Kroes è ormai definita e uno degli effetti sarà proprio lo scorporo di attività dai tre istituti a capitale pubblico per dar vita a nuovi concorrenti.
Di Northern Rock si sapeva già e i nomi più gettonati per l'acquisizione che sarà deliberata dal Tesoro sono il gruppo Virgin di Richard Branson e la catena di supermercati Tesco che però ha già una sua istituzione finanziaria in via di sviluppo autonomo.
Sarà più interessante capire quanto dirà martedì Alistair Darling sul futuro di Rbs e Lloyds. Oggi il Cancelliere s'è infatti limitato ad annunciare tre future "new entry" senza entrare nei dettagli se non per augurarsi "maggiore concorrenza".
Le voci dicono che lo spezzatino imposto da Bruxelles ridarà vita ad antichi marchi fagocitati negli anni del consolidamento. Rbs potrebbe riportare in vita il marchio finanziario Williams & Glyn, mentre da Lloyds group dovrebbe rinascere Lloyds Tsb Scotland, e Cheltenham & Gloucester, oltre all'internet banking Intelligent Finance.
Lloyds è ora la maggior banca commerciale britannica e il 43 % del capitale è al Tesoro. Gli aiuti ricevuti e il rischio di doverne ricevere altri (il gruppo vuole, però, sottrarsi alla garanzia pubblica sugli asset tossici che comporterebbe l'ulteriore innalzamento della quota statale) hanno indotto la Commissione ad appellarsi alle regole della concorrenza, costringendo l'istituto ad accettare una netta riduzione di bilancio. Da qui le cessioni.
Analogo, e forse più complesso il caso di Royal Bank of Scotland che è pubblica per il 70 per cento. L'intesa Rbs – Bruxelles – Tesoro prevede oltre alla vendite di centinaia di filiali e al ritorno di Williams & Glyn, anche la cessione delle attività assicurative (Direct Line e Churchill ) e forse un taglio a quelle americane raccolte sotto il marchio di Citizen Bank. Rbs vuole mantenerlo integralmente e l'intesa che si sta ultimando, ora anche nei dettagli, probabilmente lo consentirà, ma a condizione che l'istituto sforbici altre attività per un valore analogo a quello rappresentato dal cotè americano.
La partita con la Commissione ormai finita, questa settimana Londra e Bruxelles annunceranno al nuova mappa del banking britannico.

 

 

01 Novembre 2009 20:53 MILANO
Un anno di Obama presidenteil sogno si scontra con i fattiDopo la campagna perfetta è giunta, inevitabilmente, la presidenza imperfetta. Dopo le facili promesse dal podio elettorale sono giunte, inevitabilmente, le difficili decisioni dallo Studio Ovale. A un anno dal trionfo elettorale del novembre scorso, a un anno dalla notte magica di Chicago che vide l'appena eletto Barack Obama proclamare «le cose stanno finalmente per cambiare in America», la stagione della speranza e dei sogni è stata gradualmente sostituita dalla stagione dei dubbi e della delusione.
Nessuno potrà accusare Obama di non avere provato, fin dal suo primo giorno alla Casa Bianca, a cambiare vigorosamente gran parte delle politiche del suo predecessore George W. Bush. Ma nessuno, neanche tra i suoi più fedeli sostenitori, può proclamare di essere completamente soddisfatto del risultato. Il passaggio dalle parole ai fatti concreti si è rivelato più difficile del previsto. La trasformazione delle buone intenzioni di Obama in atti formali dell'esecutivo e del Congresso si è rivelata più ardua di quanto immaginato.
Una vicenda emblematica è quella del clima. Obama ha fatto della lotta al riscaldamento del pianeta una priorità della sua presidenza, invertendo la rotta di 180 gradi rispetto all'era Bush, ma dopo avere raccolto ampi elogi internazionali per la decisione di restituire all'America un ruolo di leadership nella battaglia non è riuscito a ottenere dal Congresso neanche il passaggio di una legge per la limitazione delle emissioni di gas inquinanti negli Usa.
Lo stesso è accaduto con Guantanamo. La promessa di chiudere la famigerata prigione «entro un anno», di nuovo acclamata in tutto il mondo, si è impantanata nelle secche dei mille ostacoli legali relativi a come processare i detenuti e a cosa farne dopo la eventuale condanna.
Una delle accuse rivolte a Obama che più irritano la Casa Bianca (forse perché contiene un fondo di verità) è quella di essere un presidente intento a coltivare la sua immagine di superstar mondiale - con eloquenti discorsi in città come Praga, Istanbul, Mosca e Il Cairo - mentre in patria continuano ad accumularsi i problemi non risolti. La decisione giunta da Oslo di conferire a Obama il Nobel per la Pace, che ha colto di sorpresa la stessa Casa Bianca, ha avuto in America l'effetto negativo di rafforzare questa accusa.
La Casa Bianca invita i critici a dare tempo al nuovo presidente. «Abbiamo seminato molto - sottolinea il potente consigliere David Axelrod - ma il raccolto non può essere immediato: ogni cosa ha le sue stagioni». Sul fronte internazionale Obama, in questo suo primo anno da presidente, ha in effetti seminato molto: dal 'reset' con la Russia al tentato dialogo con l'Iran, dall'impegno per i negoziati tra israeliani e palestinesi al nuovo approccio pragmatico con la Cina. Ma il successo personale d'immagine di Obama non è stato accompagnato finora da vantaggi concreti per l'America.
Altri difetti emersi in questo primo anno alla Casa Bianca: una tendenza (dopo l'era del 'decisionista' Bush) a temporeggiare nelle decisioni (vedi Afghanistan) nonché a sacrificare importanti principi (gay in divisa, diritti umani in Tibet) in cambio di vantaggi pratici.
Sul fronte interno la decisione di Obama di investire gran parte del credito conquistato con la vittoria del 4 novembre nella battaglia per la riforma della sanità, una scelta coraggiosa, ha finito col mettere in stallo quasi tutti gli altri temi della sua agenda, slittati al 2010. Ma l'approvazione entro il primo anno alla Casa Bianca della storica riforma sanitaria (un traguardo senza precedenti) basterebbe da solo a rimettere Obama in pista per quello che è sempre stato il suo non dichiarato obiettivo: essere il più grande presidente della storia degli Stati Uniti.

 

 

01 Novembre 2009 22:58 NEW YORK
L'AMERICA ALZA LE TASSE?
di WSI-APCOM
Il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner, in un'intervista alla trasmissione "Meet the "Press" (Nbc), è stato interrogato ripetutamente sulla possibilità che a breve le tasse vengano alzate per ridurre il disavanzo pubblico.
Il deficit federale statunitense è troppo alto, ma la priorità di Washington è attualmente la crescita economica insieme alla creazione di posti di lavoro. Lo ha detto il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner che, in un'intervista alla trasmissione "Meet the "Press" delle rete televisiva Nbc, è stato interrogato ripetutamente sulla possibilità che a breve le tasse vengano alzate per ridurre il disavanzo pubblico. Domande alle quali Geithner non ha risposto direttamente.
"In questo momento - ha detto il ministro - siamo concentrati sul compito di far ripartire la crescita economica e non siamo ancora al punto nel quale dobbiamo deciderlo". Ad ogni modo secondo Geithner un punto positivo nella ripresa in corso è il sistema bancario, che è "notevolmente più stabile" grazie alle operazioni di salvataggio messe in atto dall'Amministrazione di Washington. Quanto alla crescita dei senza lavoro, dopo il dato negativo di settembre nel quale il tasso di disoccupazione Usa ha toccato il massimo da 26 anni al 9,8%, Geithner ha commentato: "la disoccupazione è peggiore di quando prevedessero quasi tutti. Ma la crescita è tornata un pò più velocemente e un pò più vigorosamente di quanto si pensasse".

 

 

La Borsa di Tokyo chiude in netto ribasso
02.11.2009
La Borsa di Tokyo ha chiuso oggi in netto ribasso. Il Nikkei ha perso il 2,3% a 9.802,95 punti ed il Topix l'1,6% a 880,54 punti. Tra gli esportatori Toyota (JP3633400001) ha perso il 2,5%, Honda (JP3854600008) il 2,1%, Canon (JP3242800005) il 3,1% e Panasonic (JP3866800000) il 2,3%. Lo yen si è apprezzato oggi in Asia sia rispetto al dollaro che all'euro. Sony (JP3435000009) ha chiuso in calo del 5,7%. Il colosso dell'elettronica di consumo ha registrato lo scorso trimestre una perdita operativa di ¥32,6 miliardi. Sony aveva chiuso già i tre precedenti trimestri in rosso. Il calo dei prezzi delle commodities ha pesato sui titoli delle grandi holdings commerciali. Mitsui & Co. (JP3893600001) ha perso il 3,1%, Mitsubishi Corp. (JP3898400001) il 3,1%, Sumitomo Corp. (JP3404600003) il 4,4% e Itochu (JP3143600009) il 4,3%. Il prezzo del petrolio ha chiuso venerdì a New York in ribasso del 3,6%, quello del rame dell'1,9%.
Daiwa Securities (JP3502200003) ha perso il 4,5%. Il secondo broker giapponese ha pubblicato una trimestrale inferiore alle previsioni degli analisti.
Fujifilm Holdings (JP3814000000) ha perso il 2,7%. Il gigante del Digital Imaging ha registrato lo scorso trimestre una perdita operativa di ¥8,6 miliardi.
In gran spolvero controtendenza il settore del credito al consumo Aiful (JP3105040004) ha guadagnato il 17,3%, Takefuji (JP3463200000) il 23,1%, Promise (JP3833750007) il 17,1% e Acom (JP3108600002) il 17,1%. Secondo delle voci di stampa il Governo giapponese potrebbe revocare alcune norme restrittive nei confronti dei prestatori di denaro per facilitare nel periodo di crisi l'accesso al credito ai lavoratori autonomi.
Redazione Borsainside 7.45

 

 

Fmi: la disoccupazione salirà per tutto il 2010
lunedì, 2 novembre 2009 08:02 NEW YORK
Da Il Sole 24 Ore: La crisi, che sembra lasciare la presa sull'industria e il Pil dei Paesi, sembra ora soffocare il mondo del lavoro. Il tasso di disoccupazione in Europa è salito a settembre al 9,7%, il massimo da gennaio 1999. I senza lavoro sono aumentati a quota 15,3 milioni. La Spagna è il Paese che ha registrato la situazione più grave, con un tasso oggi a quota 19,3%. Il Fondo monetario internazionale, attraverso il direttore generale Dominique Strauss-Kahn, ha avvertito che la disoccupazione aumenterà ancora per un anno, fino al 2010.

 

 

02 Novembre 2009 09:09 NEW YORK
Fallisce Cit group, è la quinta maggior bancarotta di sempre

Negli Stati Uniti torna lo spettro della crisi bancaria. Dopo mesi di trattative con i creditori e di interventi governativi per salvarne il bilancio, alla fine Cit Group non ce l'ha fatta. La finanziaria indipendente specializzata nel credito alle Piccole e medie imprese, che eroga finanziamenti a oltre 2000 rifornitori che servono oltre 300.000 commercianti al dettaglio ha ufficializzato nella giornata di ieri il suo ingresso in stato di amministrazione controllata, il Chapther 11. Si tratta della quinta maggior bancarotta di sempre dopo quelle di Lehman Brothers, Washington Mutual, WorldCom e General Motors. Secondo i documenti presentati presso il tribunale fallimentare di New York, Cit aveva attività per 71 miliardi di dollari a fronte di debiti per 64,9 miliardi.
La decisione di far ricorso alla bancarotta è stata presa dal board dopo il rifiuto dei creditori di acconsentire a uno scambio debito/azioni che avrebbe permesso di ridurre il passivo di 5,7 miliardi. Grazie al ricorso all'amministrazione controllata, il gruppo spera ora di ridurre il passivo di circa 10 miliardi di dollari e di riuscire a emergere dalla bancarotta nell'arco di pochi mesi. Come effetto del ricorso alla bancarotta, il governo perde i 2,3 miliardi che aveva fornito al gruppo alla fine dello scorso anno in cambio di azioni privilegiate.
Ma il timore maggiore è che la bancarotta di Cit possa ostacolare la capacità di rifinanziamento dei piccoli e medi commercianti nonostante le parole rassicuranti dell'amministratore delegato Jeffrey Peek secondo cui il passaggio in un'amministrazione controllata pre-confezionata «permetterà a Cit di continuare a fornire credito alle piccole e medie aziende». Secondo gli analisti la bancarotta di Cit giunge per fortuna in un momento in cui i negozianti hanno già provveduto a rifornire i propri esercizi in vista della grande stagione dello shopping natalizio ma eventuali riduzioni del credito erogato da Cit rischiano di mettere a rischio i riordini dei beni più richiesti creando strozzature a livello di offerta e soprattutto di impattare gli ordinativi per le vendite di primavera.
Nel corso degli ultimi mesi, tuttavia, Cit aveva già ridotto drasticamente le proprie attività di prestito erogando nel primo semestre 2009 solo 4,4 miliardi di dollari di nuovo credito contro gli 11,3 della prima metà del 2008. Cit era stata sull'orlo del fallimento diverse volte nel corso dell'ultimo anno e la bancarotta era apparsa pressoché inevitabile a luglio, salvo poi riuscire a salvarsi con un ultimo colpo di reni e il sostegno dell'amministrazione Omaba che teme ripercussioni sul mondo delle pmi. La scorsa settimana Cit aveva ricevuto una promessa di nuovi crediti per 4,5 miliardi dai suoi creditori, aveva raggiunto un accordo con Goldman Sachs per ridurre i pagamenti sul debito e ottenuto una linea di finanziamento da 1 miliardo da Carl Icahn. Ma l'ultimo ostacolo è risultato fatale: i bondholders hanno detto no a una nuova offerta ritenuta troppo onerosa e hanno preferito giocarsela davanti al giudice fallimentare.
Saranno glii obbligazionisti, con ogni probabilità, ad uscirne meglio da questa storia. Le previsioni sono di un rimborso pari al 70% sul valore del bond, con l'aggiunta di azioni della nuova società. Chi ci rimetterà di più sono gli azionisti (per cui non dovrebbe arrivare alcun rimborso) e i contribuenti americani, visto che i 2,33 miliardi di dollari di aiuti del programma Tarp non potranno essere recuperati.

 

 

Banche sotto i riflettori, pesano novita' Cit Group e Rbos
BlueTG.it - lunedì, 2 novembre 2009 10:18 LONDRA
Il fallimento di Cit Group, emittente mutui statunitense che dopo oltre 100 anni di storia ha presentato ieri a New York domanda di bancarotta, ma anche il calo accusato da un “peso massimo” come Royal Bank of Scotland, in rosso di circa il 6% stamane a Londra sull’ipotesi che l’istituto, ormai controllato al 70% dal governo londinese (ma il quotidiano Daily Telegraph scrive oggi che il governo inglese sta valutando l’acquisto di ulteriori quote dell’istituto come pure di Lloyds Banking Group), possa varare un massiccio piano di dismissioni, pesa stamane sulle quotazioni di molti istituti italiani.
Così a Piazza Affari Banco Popolare e Intesa Sanpaolo sono tra i peggiori componenti dell’indice Ftse Mib, mentre anche altri titoli finanziari come Generali, Unipol, DeA Capital, Banca Ifis accusano perdite.
In controtendenza si notano Mediobanca, Ubi Banca e UniCredit, con rialzi tra uno e due punti percentuali circa. (l.s.

 

 

Cina: produzione manifatturiera tocca massimi 18 mesi a ottobre
BlueTG.it - lunedì, 2 novembre 2009 11:17 PECHINO
La produzione manifatturiera cinese è cresciuta sui massimi degli ultimi 18 mesi a ottobre secondo quanto segnalato dall’indice Pmi diffuso da Hsbc Holdings stamane (salito a quota 55,4 su base destagionalizzata, dai 55 punti di settembre).
Un risultato che si deve in particolare alla risalita degli ordini dall’estero e che lascia maggiore spazio per un’eventuale exit strategy che nei prossimi mesi vada a ridurre gradualmente le misure di stimolo varate da Pechino la scorsa primavera. (l.s.)

 

 

Borse Asia-Pacifico: Shanghai chiude in forte rialzo, scende Hong Kong
02.11.2009
Quasi tutte le principali borse della regione Asia-Pacifico hanno chiuso oggi in ribasso.
Lo Shanghai Composite ha guadagnato il 2,7% a 3.076,65 punti. L'indice PMI relativo al settore manifatturiero è salito lo scorso mese in Cina a 55,2 punti. Era da diciotto mesi che questo indicatore non raggiungeva tali livelli. La notizia ha fatto aumentare la fiducia degli investitori sulla ripresa economica in Cina. Il mercato azionario cinese ha beneficiato oggi inoltre di una serie di convincenti trimestrali. SAIC Motor (CNE000000TY6) ha guadagnato il 6,3%. Grazie agli stimoli per l'economia lanciati dal Governo il primo produttore cinese di automobili ha potuto quasi decuplicare i suoi profitti nel terzo trimestre. Suning Appliance (CNE000001KF2) ha chiuso in rialzo del 3,2%. La maggiore catena cinese per la vendita di elettrodomestici ha aumentato lo scorso trimestre il suo utile netto del 15% a CNY 705 milioni. China Pacific Insurance (CN0003580601) ha guadagnato il 5,4%. La terza impresa cinese del settore delle assicurazioni ha generato lo scorso trimestre un utile netto di CNY 1,7 miliardi. Nello stesso periodo dello scorso anno China Pacific Insurance aveva registrato una perdita di CNY 1,64 miliardi. I timori legati alla diffusione dell'influenza suina hanno messo le ali ai farmaceutici. Hualan Biological (CNE000001JN8), Beijing Tiantan Biological Products (CNE000000WF9) e Shenzhen Neptunus Bioengineering (CNE000000X95) hanno guadagnato il 10%. Tra i titoli delle imprese immobiliari e finanziarie attive nella zona di Shanghai Shanghai Lujiazui Finance & Trade Zone Development (CNE000000HH6) ha guadagnato l'8,9%, Shanghai Jielong Industry Group (CN0005813919) il 10% e Shanghai Jin Jiang International Industrial Investment (CN0008879644) il 10%. Secondo il "South China Morning Post" il progetto di costruzione di un parco divertimenti di Walt Disney (US2546871060) a Shanghai avrebbe ricevuto l'approvazione dall'organismo responsabile della pianificazione economica in Cina.

L'Hang Seng ad Hong Kong ha perso lo 0,6% a 21.620,19 punti. Il debole dato sulle spese per consumi negli USA ha pesato sugli esportatori. Esprit (BMG3122U1457) ha chiuso in calo dell'1,6% e Li & Fung (BMG5485F1445) del 3,7%. Le perdite registrate venerdì scorso dal settore finanziario a Wall Street hanno penalizzato i bancari. HSBC (GB0005405286) ha perso l'1%, Hang Seng Bank (HK0011000095) lo 0,5%, Bank of East Asia (HK0023000190) il 2,7% e BOC Hong Kong (HK2388011192) l'1,5%. Tra i petroliferi CNOOC (HK0883013259) ha perso l'1,2%, PetroChina (CN0009365379) l'1,3% e Sinopec (CN0005789556) lo 0,7%. Il prezzo del petrolio ha chiuso venerdì a New York in ribasso del 3,6%. Tencent (KYG875721485) ha guadagnato il 4,4%. Credit Suisse ha alzato il suo target price per il titolo dell'operatore della più diffusa piattaforma di instant messaging in Cina a HKD 153,60.
Tra gli altri listini della regione l'S&P/ASX 200 a Sydney ha perso il 2,2%, lo Straits Times a Singapore lo 0,2%, il Kospi a Seul l'1,4% e il Taiex a T
Redazione Borsainside 12.20

 

 

02 Novembre 2009 12:53 KABUL
Afghanistan, annullato il ballottaggio del 7 novembre. Karzai vincitore ufficialeLa Commissione Elettorale indipendente afgana ha deciso di annullare il ballottaggio del 7 novembre, dopo il ritiro ieri di uno dei due candidati in lizza, l'ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah. Lo ha reso noto lo stesso presidente della Commissione, Daoud Ali Najafi, confermando, a questo punto, il presidente uscente Hamid Karzai come vincitore ufficiale delle consultazioni elettorali. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki Moon, oggi in visita a Kabul, ha spiegato che le Nazioni Unite «appoggeranno e rispetteranno» le decisioni delle autorità elettorali afgane. Ban Ki Moon ha incontrato il presidente uscente Hamid Karzai e il rivale Abdullah Abdullah, che ha annunciato ieri il suo ritiro dal voto, spianando la strada, quindi, alla riconferma del presidente uscente.

 

 

Le ultime nove banche Usa fallite sono costate 2,5 miliardi alla Fdic
lunedì, 2 novembre 2009 13:15 NEW YORK
La chiusura di altre nove banche statunitensi nel fine settimane (in tutto da inizio anno sono 115 gli istituti di credito che hanno chiuso i battenti negli Usa) è costata al fondo di garanzia sui depositi amministrato dalla Fdic altri 2,5 miliardi di dollari.
La stessa Fdic, che ha ceduto il 30 ottobre scorso a Us Bancorp le filiali un tempo appartenenti alla fallita Fbop Corporation, prevede che i fallimenti continueranno a ritmo sostenuto anche nel 2010 e sta pertanto chiedendo alle banche americane di pagare in anticipo i premi per il prossimo triennio così da tornare in possesso dei 45 miliardi di dollari che sono finora costati i fallimenti di quest’anno.
Fdic, la cui presidente Sheila Blair ha dichiarato lo scorso 14 ottobre di attendersi il picco di fallimenti nel corso del prossimo anno come ricorda l’agenzia Bloomberg, manda segnali rassicuranti spiegando che la crisi, la più violenta dal 1992 (quando a saltare furono soprattutto le casse di risparmio), sta evolvendosi in linea con le previsioni, ma tra gli analisti del settore creditizio i commenti continuano ad essere molto prudenti, per quanto la Fdic abbia varie opzioni a disposizione per ripianare le proprie perdite, ad esempio utilizzando la linea di credito da 100 miliardi (estendibili a 500) messa a suo tempo a disposizione dal Tesoro Usa e dalla Federal Reserve. (l.s.)

 

 

Obama, Perderemo Molti Altri Posti Prima Piena Ripresa
lunedì, 2 novembre 2009 18:04 WASHINGTON
(AGI) - Washington, 2 nov. - Il presidente Usa, Barack Obama dice che l'economia statunitense ha guadagnato parecchio terreno dal gennaio scorso, ma avverte che molti altri posti di lavoro si perderanno prima di avere una piena ripresa. Parlando alla Casa Bianca, nel corso di un incontro con la squadra dei suoi consiglieri economici, Obama definisce "dolorosa" la perdita di posti di cui soffre l'economia Usa e mette in guardia chi pensa ad un rapida ripresa occupazionale. Vi anticipo - dice Obama - che continueremo ad avere una perdita di posti di lavoro nelle prossime settimane e nei prossimi mesi".

 

 

Le borse europee ritrovano il segno più
02.11.2009
I principali listini azionari europei hanno chiuso oggi in rialzo. Il FTSE 100 a Londra ha guadagnato l'1,2%, il DAX a Francoforte lo 0,3%, il CAC40 a Parigi lo 0,9%, lo SMI a Zurigo lo 0,1% e il FTSE MIB a Milano l'1,2%.
Le borse del Vecchio Continente hanno beneficiato oggi delle notizie positive arrivate nel pomeriggio dagli USA. L'indice ISM manifatturiero ha registrato ad ottobre un aumento di gran lunga superiore alle previsioni degli economisti (per ulteriori dettagli clicca qui). Tra i ciclici Alstom (FR0010220475) ha guadagnato l'1,2%, Schneider Electric (FR0000121972) lo 0,9% e ThyssenKrupp (DE0007500001) lo 0,9%.
Nel settore delle costruzioni CRH Plc (IE0001827041) ha chiuso in rialzo del 3,6%, Lafarge (FR0000120537) dell'1,5% e Saint Gobain (FR0000125007) del 3%. Le spese per costruzioni sono aumentate a settembre negli USA dello 0,8%. Gli economisti avevano atteso un calo dello 0,2%.
Tra i minerari Anglo American (GB00B1XZS820) ha guadagnato il 3,3%, BHP Billiton (GB0000566504) il 2,8%, Rio Tinto (GB0007188757) il 4,5% e Xstrata (GB0031411001) il 4,4%. La debolezza del dollaro ha spinto nel pomeriggio le quotazioni dei metalli. Il prezzo dell'oro è salito a New York di circa il 2% fino a $1.060,50 all'oncia.
Royal Bank of Scotland (GB0006764012) ha perso a Londra il 7,8%. La grande banca britannica ha indicato questa mattina che per ottenere da Bruxelles l'approvazione degli aiuti ricevuti da Londra dovrà probabilmente effettuare delle dismissioni che non aveva considerato (per ulteriori dettagli clicca qui).
Infineon (DE0006231004) ha chiuso a Francoforte in rialzo del 4,1%. BoA Merrill Lynch ha alzato oggi il suo rating sul titolo del produttore di chip a "Buy" (per ulteriori dettagli clicca qui).
Redazione Borsainside 19.00

 

 

Usa: Il Minidollaro Ha Un Futuro. Obama Punta Sulla Crescita Dell'Export
lunedì, 2 novembre 2009 - 21:02 WASHINGTON
(ASCA) - Roma, 2 nov - Il minidollaro? Forse durera' a lungo. Queste almeno le aspettative del mercato. Oggi oro al galoppo 1.062 dollari l'oncia. Il secondo migliore fixing della storia dopo quello a 1.066 dollari registrato lo scorso 14 ottobre. Sul minidollaro punta la Casa Bianca, al di la' della canoniche dichiarazioni a favore ''di un dollaro forte''. Parole che finora hanno solo parzialmente rassicurato le cancellerie europee, in primis Francia, Germania e Italia. I big 3 dell'Eurozona sono preoccupati dalla tenuta delle proprie esportazioni a fronte del calo della domanda mondiale e del continuo apprezzamento dell'euro sul biglietto verde. Oggi, al club dell'export, si e' iscritta anche la Casa Bianca. Nel suo intervento al gabinetto dei consiglieri economici, il presidente Barack Obama ha detto che il modello di crescita economica basato sull'eccesso di ''debito'' di consumatori e imprese e' finito. In effetti, almeno per le famiglie Usa, gli ultimi dati segnalano una diminuzione dei consumi e un deciso aumento della propensione al risparmio, nel secondo trimestre oltre il 4% del reddito disponibile. Cosi' anche Obama pensa che la crescita economica Usa dovra' essere giocata ''sulle esportazioni e dunque sul manifatturiero, in modo da creare posti di lavoro e benessere per un'ampia classe media''. Parole che giungono dopo la diffusione dell'indice Ism di ottobre, che misura il livello di attivita' del comparto manifatturiero a stelle e strisce. L'indice viaggia sul sentiero di espansione (55,7 punti) grazie all'export trainato da ''benefici del dollaro debole'', ha spiegato il presidente dell'Ism Norbert Ore. Molto affollato il parterre dei paesi che, a parte la Cina, in presenza di anemici consumi interni puntano ad uscire dalla crisi grazie all'export. Si annunciano tensioni sui cambi tra le cancellerie, considerando il Minidollaro e il Supereuro.



 

 

 
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WALL STREET: FUTURES SI RAFFORZANO DOPO I CONTI DI FORD

02 Novembre 2009 14:00 NEW YORK - WSI
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Occhi anche sui dati immobiliari. Rally della casa automobilistica dopo la trimestrale. Ben intonate Alcoa, GE e Procter & Gamble. CIT Group scivola dopo aver annunciato il ricorso all'amministrazione controllata. Sotto pressione il dollaro.
A Wall Street si profila una seduta positiva, con i contratti sui principali indici azionari che quando manca un'ora e mezzo all'inizio delle contrattazioni scambiano in progresso (vedi quotazioni a fondo pagina) in una settimana caratterizzata da una serie di dati macro e trimestrali fondamentali tra cui la decisione sui tassi della Federal Reserve e il rapporto mensile sull'occupazione.

Negli ultimi tempi l'azionario ha iniziato a soffrire per i timori che il rally, lungo ormai 8 mesi nel corso dei quali l'S&P 500 ha accumulato guadagni pari al 55%, sia insostenibile. Secondo David Shairp di J.P. Morgan Asset Management "le prossime settimane saranno cruciali per vedere se il ritracciamento e' qualcosa di piu' di una semplice fase di spossatezza".

Sul fronte macro, mezz'ora dopo l'apertura, gli investitori conosceranno la lettura dell'indice dell'attivita' manifatturiera di ottobre, che dovrebbe mostrare un incremento al 53.0%. L'attenzione del mercato sara' rivolta anche alle vendite di case con contratti in corso e alla spesa per le costruzioni di settembre.

La pubblicazioe di tali numeri giungera' in una settimana ricca di appuntamenti di rilievo, tra cui la decisione della Fed sui tassi guida (mercoledi') e le cifre riguardanti il rapporto mensile sull'occupazione, che verranno annunciate venerdi'.

Nel frattempo in ambito societario, la decisione di CIT Group di fare ricorso al Chapter 11, aiutera' probabilmente gli obbligazionisti e il milione di clienti dell'erogatrice di prestiti commerciali, nata 101 anni fa. Ma contribuenti e soci azionisti non saranno cosi' fortunati.

Tra le prestazioni che piu' saltano all'occhio, quella di Ford Motor. I titoli fanno un balzo di oltre il 9% dopo che il gigante automobilistico ha riportato utili di quasi $1 miliardo nel terzo trimestre, dicendo di prevedere un 2011 "fortemente redditizio" e di essere sulla sbuona strada per raggiungere gli obiettivi finanziari prefissati per il 2009. Intonate anche Alcoa, General Electric e Procter & Gamble.

I titoli di Human Genome Sciences strappano di quasi il 40% dopo che la societa' biotech e GlaxoSmithKline hanno reso noti gli aggiornamenti sul farmaco di loro produzione contro il lupus. Sotto i riflettori finira' anche Boeing, dopo che la compagnia aerea low-cost irlandese Ryanair Holdings ha minacciato di porre fine alla partnership con la produttrice di aerei a causa del mancato avanzamento del processo di vendita del modello 200. Un portavoce della societa' si e' rifiutato di commentare le indiscrezioni.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico guadagna terreno il greggio. Al momento i futures con consegna dicembre fanno segnare un rialzo di $0.76 a quota $77.76 al barile. Sul valutario sotto pressione il dollaro, con l'euro che si rafforza nei confronti del biglietto verde a quota $1.4771. Accelerano i prezzi dell'oro: i futures con scadenza dicembre scambiano in progresso di $12.60 a quota $1053.00 l'oncia. In contrazione i prezzi dei Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 3.34170% dal 3.4000% di venerdi'.

Alle 14:00 (le 8:00 ora di New York) il contratto future sull'indice S&P500 e’ in rialzo di 5.60 punti (+0.54%) a quota 1038.60.

Il contratto sull'indice Nasdaq 100 e' in rialzo di 4.00 punti (+0.24%) a 1669.50.

Il contratto sull'indice Dow Jones guadagna 45.00 punti (+0.47%) a 9709.00.

 

 

 

WALL STREET: TENTA IL RIMBALZO, MA NASDAQ IN ROSSO

02 Novembre 2009 15:35 NEW YORK - WSI
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Mercato destinato a riprendersi dalla peggiore settimana da maggio. Ford chiude il trimestre con utili pari a quasi $1 miliardo. Bene farmaceutici e finanziari. Deboli i titoli hi-tech. Dollaro giu', oro schizza in rialzo.
Avvio di settimana all'insegna degli acquisti a Wall Street, dopo la peggiore prova settimanale da maggio. Un tale andamento non dovrebbe sorprende essendo stato il leit-motiv degli ultimi mesi. Rappresenta pero' un'eccezione il Nasdaq, la cui seduta si apre in lieve calo.

In generale l'interesse per i titoli della Borsa Usa e' sostenuto dalla debolezza del dollaro, che pero' negli ultimi scambi sta dando qualche timido segnale di recupero. Una seduta positiva nonostante i rialzi del biglietto verde potrebbe essere un segnale importante della voglia del mercato di guadagnare terreno malgrado le attese sul fronte delle trimestrali e delle notizie macro siano molto alte.

A questo proposito, oggi molto dipendera' dai dati in arrivo alle 16 italiane, tra cui la lettura dell'attivita' manifatturiera di ottobre, la spesa per le costruzioni e le vendite di case con contratti in corso di settembre. La pubblicazione di tali numeri giungera' all'inizio di una settimana ricca di appuntamenti di rilievo, tra cui la decisione della Fed sui tassi guida (mercoledi') e le cifre riguardanti il rapporto mensile sull'occupazione, che verranno annunciate venerdi'.

Nel frattempo Ford, l'unica casa automobilistica statunitense ad aver evitato il ricorso all'amministrazione controllata, ha archiviato il terzo trimestre con profitti pari a $997 milioni. Si ttatta della prima volta da inizio 2008 che l'azienda chiude il trimestre con un utile operativo. I titoli fanno un balzo di quasi il 6% nel giorno in cui il gigante automobilistico ha precisato di prevedere un 2011 "fortemente redditizio" e di essere sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi finanziari prefissati per il 2009.

Sempre sul fronte delle notizie societarie, la decisione di CIT Group di fare ricorso al Chapter 11 sara' probabilmente di aiuto agli obbligazionisti e al milione di clienti dell'erogatrice di prestiti commerciali, nata 101 anni fa. Lo stesso discorso non si puo' fare tuttavia per contribuenti e soci azionisti, che non saranno cosi' fortunati.

I titoli di Human Genome Sciences strappano di quasi il 40% dopo che la societa' biotech e GlaxoSmithKline hanno reso noti gli aggiornamenti sul farmaco di loro produzione contro il lupus. Sotto i riflettori anche Boeing, dopo che la compagnia aerea low-cost irlandese Ryanair Holdings ha minacciato di porre fine alla partnership con la produttrice di aerei a causa del mancato avanzamento del processo di vendita del modello 200. Un portavoce della societa' si e' rifiutato di commentare le indiscrezioni.

All'interno dello stesso settore, tra i piu' positivi in avvio, si mette in luce anche Vertex Pharma (+11.9%), dopo che l'azienda ha annunciato i risultati convincenti della fase II di uno studio contro l'epatite C. I titoli di Royal Caribbean accelerano del 3%, favoriti dalla promozione di Wells Fargo, mentre quelli di Progressive corrono dell'8% dopo i commenti di Barron's, secondo cui la compagnia di assicurazione e' destinata a registrare una crescita di fatturato e utili per la prima volta da diversi anni.

Negli ultimi tempi i listini azionari hanno incominciato a soffrire per i timori che il rally, lungo ormai 8 mesi nel corso dei quali l'S&P 500 ha accumulato guadagni pari al 55%, sia insostenibile. Secondo David Shairp di J.P. Morgan Asset Management "le prossime settimane saranno cruciali per vedere se il ritracciamento e' qualcosa di piu' di una semplice fase di spossatezza".

Secondo quanto dichiarato ai microfoni dell'emittente Usa CNBC dall'economista di Pointon York, Roger Nightingale, il mondo potrebbe piombare in una depressione simile a quella degli anni 30 se le misure di rilancio economico verranno cancellate troppo presto. Ma i mercati, sottolinea invece Charles Lemonides, Chief Investment Officer di Valueworks LLC, riusciranno con ogni probabilita' a superare i problemi piu' grossi senza troppa difficolta', visto che l'attivita' economica e' migliore di quella di sei o dodici mesi fa.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico guadagna terreno il greggio. Al momento i futures con consegna dicembre fanno segnare un rialzo di $0.55 a quota $77.55 al barile. Sul valutario sotto pressione il dollaro, con l'euro che si rafforza nei confronti del biglietto verde a quota $1.4761. Accelerano i prezzi dell'oro: i futures con scadenza dicembre scambiano in progresso di $15.80 a quota $1056.30 l'oncia. In progresso i prezzi dei Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 3.4100% dal 3.4200% di venerdi'.

 

 

 

WALL STREET: PRIMA SALE POI IL RIALZO SI SGONFIA

02 Novembre 2009 18:00 NEW YORK - WSI
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L'84% delle 333 societa' dell'S&P500 che hanno gia' diffuso la trimestrale ha battuto le stime. Tra queste Ford (+12%), che torna in utile dopo un anno e mezzo. Segnali di miglioramento dal settore manifatturiero e immobiliare. Ma poi arrivano i sell.
Wall Street ha accusato un improvviso calo, dovuto a vendite su tutti i settori, con il Dow Jones che ha perso oltre 145 punti in meno di mezz'ora. Tutti gli indici hanno ribaltato quindi in rosso una situazione positiva. In infatti il mercato aveva reagito bene, dopo aver metabolizzato in apertura la peggiore settimana da maggio, con i titoli azionari a meta' in buon progresso, sostenuti dalle notizie migliori del previsto arrivate in ambito societario e macroeconomico.

Ford fa un balzo di quasi il 12%, il risultato migliore dallo scorso aprile, dopo che il gigante automobilistico, l'unico negli Stati Uniti a non aver fatto ricorso ad una fase di amministrazione controllata, ha chiuso il trimestre in utile per la prima volta da inizio 2008. Tra le altre performace degne di nota, figurano Bank of America, DuPont e Alcoa, le cui azioni si rendono protagoniste di un rialzo di almeno il 2.3%. Sul fronte dei ribassi, salta all'occhio ma non sorprende la prova da dimenticare di CIT Group. I titoli della erogatrice di prestiti commerciali bruciano piu' della meta' del loro valore un giorno dopo che il gruppo ha annunciato che fara' ricorso al Chapter 11.

"Quello a cui stiamo assistendo e' un miglioramento generale dell'economia, cosi' come rispecchiato nei numeri dell'ISM", commenta Kevin Caron, market strategist del broker Stifel Nicolaus. "Inoltre, anche le cifre pubblicate riguardanti l'attivita' di costruzione di nuove case sono da considerare positivi. FInche' i dati continueranno ad essere nel complesso positivi, come avvenuto oggi, il mercato ne trarra' giovamento". Al momento circa quattro titoli su cinque scambiano in rialzo alla Borsa di New York.

L'azionario ha iniziato a imboccare con decisione la strada dei rialzi dopo che l'indice manifatturiero a cura dell'Institute for Supply Management ha mostrato un rialzo a 55.7 punti nel mese di ottobre, sui massimi livelli da oltre tre anni. La spesa per le costruzioni e' inaspettatamente cresciuta dello 0.8% in settembre, mentre la National Association of Realtors ha annunciato che sempre a settembre le vendite di case con contratti in corso hanno registrato un progresso del 6.1%.

Sinora l'84% delle 333 societa' componenti l'S&P che hanno pubblicato i conti trimestrali ha battuto le stime. Secondo le stime raccolte da Bloomberg, il fatturato si e' invece rivelato migliore delle previsioni nel 58% dei casi.

A livello settoriale le migliori performance sono segnate dai comparti: Biotech-XBI +3.3%, Coal-KOL +3.1%, Gold Miners-GDX +2.8%, Gasoline-UGA +2.1%, U.S. Healthcare Providers-IHF +2.0% e Agriculture-DBA +1.8%. Tra i piu' forti ribassi: Natural Gas-UNG -2.3%, Solar-TAN -1.0%, Volatility-VXX -1.0% e Regional Banks-KRE -0.9%.

Alle 18:30 circa il volume di scambio e' di 589 milioni di pezzi al NYSE e 1.04 miliardi al Nasdaq. I titoli in rialzo contro quelli in ribasso sono 1906 a 1504 al Nyse e 1377 a 1200 al Nasdaq. I nuovi massimi contro i nuovi minimi delle ultime 52 settimane sono: 24 a 11 al NYSE e 23 a 48 al Nasdaq.

 

 

 

WALL STREET: NERVOSA E VOLATILE MA AVANZA

02 Novembre 2009 22:06 NEW YORK - WSI
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I listini riescono a chiudere in positivo dopo aver attraversato piu' volte la linea di parita'. Investitori scettici sulla continuazione del rally. Bene gli ultimi dati macro. Gran trimestrale di Ford, crolla CIT Group.
Wall Street ha archiviato la seduta in territorio positivo, dopo aver attraversato piu’ volte la linea di parita’. Gran parte dei rialzi iniziali sono pero’ svaniti per via di alcuni dubbi sulla possibilita' di estensione dei rialzi che hanno fatto da contraltare alle buone notizie arrivate in ambito societario e macroeconomico. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0.79% a 9789, l’S&P500 lo 0.65% a 1043, il Nasdaq e’ avanzato dello 0.20% a 2049.

Gli investitori continuano ad interrogarsi sulla sostenibilita’ del rally iniziato lo scorso marzo. Il governo statunitense ha comunicato la scorsa settimana che l’economia e’ avanzata ad un tasso del 3.5% nell’ultimo trimestre, mentre gli utili societari continuano ad attestarsi su livelli migliori delle attese. E’ importante osservare pero’ che il primo dato e’ stato "drogato" dai massicci piani di stimolo varati da Washington, mentre gli altri sono scaturiti piu’ da un taglio dei costi effettuato dalle aziende piu' che da un incremento delle vendite.

L'azionario aveva imboccato con decisione la strada dei rialzi fin dalle primissime ore di scambi, dopo che l'indice manifatturiero a cura dell'Institute for Supply Management ha mostrato un rialzo a 55.7 punti nel mese di ottobre, sui massimi livelli da oltre tre anni. La spesa per le costruzioni e' inaspettatamente cresciuta dello 0.8% in settembre, mentre la National Association of Realtors ha annunciato che sempre a settembre le vendite di case con contratti in corso hanno registrato un progresso del 6.1%, l’ottavo consecutivo.

"Quello a cui stiamo assistendo e' un miglioramento generale dell'economia, cosi' come rispecchiato nei numeri dell'ISM", commenta Kevin Caron, market strategist del broker Stifel Nicolaus. "Inoltre, anche le cifre pubblicate riguardanti l'attivita' di costruzione di nuove case sono da considerarsi positivi. Finche' i dati continueranno ad essere nel complesso positivi, come avvenuto oggi, il mercato ne trarra' giovamento".

Per Eric Ristuben, chief investment officer di Russell Investments, "il comparto azionario rappresenta ancora una buona opportunita’ d’investimento, ma non sul breve periodo: la volatilita’ la fara’ da padrone nei prossimi mesi". Frank Lesh di Future Path Trading sostiene invece che potrebbe essere arrivato il momento di uscire dall’azionario e puntare sui bond, almeno fino alla fine dell’anno.

Sul fronte societario, a distinguersi particolarmente in positivo e’ stato il gruppo automobilistico Ford, con un rialzo giornaliero di circa l’8%, grazie al fatto di chiudere per la prima volta dal 2008 il trimestre in utile. Tra le altre performace degne di nota, figurano American Express, United Tech e JP Morgan. Sul fronte dei ribassi, salta all'occhio, ma non sorprende, il crollo di CIT Group. I titoli dell’azienda erogatrice di prestiti commerciali hanno bruciato piu' della meta' del loro valore un giorno dopo che il gruppo ha annunciato che fara' ricorso al Chapter 11.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico in progresso il petrolio. I futures con consegna dicembre hanno gudagnato $1.13 a quota $78.13 al barile. Sul valutario, sale l'euro nei confronti del dollaro. Nella tarda serata di lunedi' a New York il cambio tra le due valute e’ pari a 1.4767. In rialzo l’oro: i futures con scadenza dicembre sono avanzati di $13.60 a quota $1054.00 l'oncia. In ribasso i Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e' salito al 3.42% dal 3.3920% di venerdi'.

 

Fonte - WallStreetItalia

 

 

 

 

 

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