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INDICE ARTICOLI

 

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Macro USA e mercato creditizio

Tutte le "bische" del capitalismo malato

FED e tassi

Fed: tassi ancora giù su paura deflazione, ripresa ...

Borse e Mercati - Sentiment e previsioni

Borsa: FT, la fiducia è tornata ma fondamentali deboli

 Micro USA - Settore immobiliare

Finanza USA: NYT, dopo Freddie Mac, dubbi ...

 

ANSA  +++  la BCE taglia ma il supereuro non ferma la sua corsa  +++  La FED si spacca in due sulla decisione di un eventuale taglio dei tassi USA  +++  ANSA

mercoledì 4 giugno 2003   giovedì 5 giugno 2003   venerdì  6 giugno 2003   sabato 7 giugno 2003
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  Tutte le "bische" del capitalismo malato

09 Giugno 2003   16:05  Milano  (di Giuseppe Turani)

Milano. E' notissima la vecchia battuta di Woody Allen: Gesù è morto, Carlo Marx è morto e anch'io non mi sento tanto bene. Se al posto dell'attore-regista americano, mettete il capitalismo moderno la battuta continua a funzionare e ha un senso. Basta aprire i giornali. Così si viene a scoprire che negli Stati Uniti la Sec (la commissione che vigila sulla regolarità delle operazioni di Borsa), dopo l'ondata di scandali dell'anno scorso (spesso conclusisi con multe miliardarie a carico delle grandi banche), ha sentito di nuovo odore di bruciato e quindi ha avviato un nuovo giro di indagini che questa volta riguarderanno anche i Fondi comuni, gli Hedge Fund e persino le agenzie di rating. Intanto, sotto inchiesta è finito un colosso che "ha fatto l'America" negli anni passati, e cioè la Ibm.

Insomma, non sono i no global, ma la Sec (la più istituzionale delle istituzioni), a sospettare che ci siano state (e ci siano ancora) truffe a tutti i livelli nel cuore del capitalismo americano.

All'inizio si credeva che a combinare pasticci fossero stati solo alcuni spregiudicati analisti, che segnalavano come "da comprare" aziende che invece, personalmente, vendevano perché ritenute poco promettenti. Poi si è scoperto che in realtà, il marcio riguardava anche i vertici di alcune delle più grandi banche del mondo. Adesso si vanno a rivedere i conti persino delle temutissime agenzie di rating, quelle cioè che certificano se i debiti della Fiat, della General Motors o della Ibm sono affidabili oppure no.

E nelle bufera, insieme ai disinvolti protagonisti della new economy e della finanza cresciuta intorno a essi, va a finire anche la Ibm, di cui il presidente Reagan era solito dire che "noi siamo meglio dell'Urss perché noi abbiamo l'Ibm e loro no". Il capitalismo moderno, insomma, non sta fornendo una buona immagine di se stesso.

E se dal cuore dell'impero, l'America, ci trasferiamo per un attimo qui in Italia, le cose non stanno molto meglio. Mentre la gente si accalca sulle spiagge e in riva ai fiumi per combattere questo caldo infernale, centinaia di agenti della guardia di finanza e di ispettori della Banca d'Italia e della Consob stanno buttando per aria i registri di tre o quattro banche italiane per fare luce intorno allo scandalo dei "corporate bond". Intorno, cioè, a prestiti miliardari concessi a aziende oggi incagliate (e in guai molto seri). Ma concessi non con i fondi delle banche stesse. Per far arrivare i soldi a queste aziende le banche hanno piazzato presso il popolo dei risparmiatori obbligazioni a alto rendimento (cioè con alti interessi) e adesso c'è qualche dubbio sul fatto che i soldi prestati possano essere restituiti. Consob e Banca d'Italia vogliono vedere se i risparmiatori che, ingenuamente, hanno comprato quella roba (quasi carta straccia, ormai, in certi casi) sono stati adeguatamente avvertiti dei rischi che correvano. Se sono stati informati, cioè, che prendevano un interesse del 6-7-8 per cento (di questi tempi!) anche perché c'era qualche probabilità che tutto finisse in fumo. Dalle prime indagini sembra che in qualche caso questi "avvisi", doverosi, non siano affatto stati dati.

Insomma, tanto in America quanto in Italia sembra che il capitalismo non abbia ancora trovato il modo di funzionare evitando che i risparmiatori siano truffati. E quindi si viene a scoprire che si è un po' tutti sottoposti a un doppio rischio. Il primo è quello, accettabile, di investire i propri denari su un'impresa che poi si rivela non profittevole. Il secondo, non accettabile, è quello di mettere i propri denari in imprese sballate senza essere avvisati prima e senza, comunque, che il "sistema" (banche e autorità varie) controlli adeguatamente quello che sta succedendo. Il capitalismo come le fiere di paese, con i loro bravi giochi delle tre carte. E, ripeto, questo sulle due sponde dell'Atlantico.

Ma c'è ancora di più. C'è anche una sorta di truffa istituzionale, e è quella sui dati macro-economici. Venerdì scorso Wall Street è schizzata al rialzo (facendo chiudere in modo brillante tutte le Borse europee) perché i dati sulla perdita di posti di lavoro in America erano "buoni": 17 mila invece degli attesi 33 mila. Ma proprio sul "Sole-24 ore" di ieri Fabrizio Galimberti (uno dei migliori economisti italiani) ha spiegato che si tratta di pura aria fritta. Tanto, dopo, questi dati vengono pesantemente rivisti. A luglio dell'anno scorso, racconta Galimberti, erano stati annunciati 54 mila posti di lavoro in più in America: dopo, con la revisione, sono diventati invece 179 mila in meno. A settembre è stata annunciata una perdita di 84 mila posti di lavoro, che poi però in sede di revisione si è trasformata in un guadagno di 65 mila. Ognuno di questi annunci ufficiali (come quello di venerdì) ha provocato investimenti nelle Borse (al rialzo o al ribasso) per migliaia di miliardi. Investimenti fatti su dati clamorosamente falsi, come poi ammesso dagli stessi enti governativi che li avevano comunicati.

Insomma, al di là dei seri problemi che affliggono il capitalismo (recessione, deflazione, incapacità di crescere da qualche anno a questa parte), adesso c'è anche questa scoperta: nonostante i potentissimi apparati di controllo, le piazze finanziarie, da Wall Street a piazza Affari, sono anche un po' delle bische, dove avidi protagonisti truffano, tutti i giorni, ingenui risparmiatori, fornendo loro informazioni false, deviate, distorte, inventate. Poi ci si lamenta perché, di quando in quando, i risparmiatori scappano dalle Borse. E' un miracolo che ogni tanto ritornino.  

Da la Repubblica, rubrica "Affari & Politica"

 

 

 

 

+++TASSI: FED LI PORTA A LIVELLO PIU' BASSO DAL 1958+++ --- 25 Giugno 2003  20:21   (ANSA) --- +++ TASSI: FED LI PORTA A LIVELLO PIU' BASSO DAL 1958 +++

 

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+++ TASSI: FED LI PORTA A LIVELLO PIU' BASSO DAL 1958 +++

(ANSA-BLOOMBERG) - ROMA, 25 GIU - Riducendo il tasso interbancario a breve all'1% la Fed lo ha portato al livello più basso da 45 anni a questa parte. Per trovarlo ad un livello inferiore, infatti, bisogna tornare al luglio 1958 quando era allo 0,68%. (ANSA).

 

25 Giugno 2003   20:21 New York (ANSA)

GR1 RAI - 25 GIU ore 22:00     MP3 (256 KB)
 

+++ USA:ECONOMISTI NATIONAL BUREAU, RECESSIONE NON ANCORA CHIUSA --- 19 Giugno 2003  16:43  NEW YORK  (ANSA) --- USA:ECONOMISTI NATIONAL BUREAU, RECESSIONE NON ANCORA CHIUSA +++

 

 

+++ USA:ECONOMISTI NATIONAL BUREAU, RECESSIONE NON ANCORA CHIUSA +++

 

(ANSA) - NEW YORK, 19 GIU - Gli Stati Uniti non possono ancora scrivere la parola fine accanto alla recessione vissuta nel 2001. Benché analisti ed esperti e la stessa Casa Bianca abbiano già archiviato il declino come evento del passato gli economisti del National Bureau of Economic Research diCambridge nel Massachussets non se la sentono ancora di apporre il loro timbro. Una certificazione pesante: gli uomini del National Bureau -che ha sede nella stessa cittadina della prestigiosa Harvard University - sono considerati ufficialmente gli 'arbitri'dell'inizio e della fine di una recessione e la loro parola valutata come simbolo di garanzia assoluta. Secondo una nota pubblicata sul sito dell'associazione - e subito ripresa dai media americani - "in base ai dati più recenti l'economia americana continua a manifestare una crescita nelle entrate e nella produzione ma l'occupazione continua a declinare. A causa del comportamento divergente dei diversi indicatori - conclude il comunicato - la Commissione sui cicli economici del National Bureau of Economic Research ritiene di avere bisogno di ulteriore tempo prima di interpretare i movimenti dell'economia negli ultimi due anni".(ANSA).

19 Giugno 2003   16:43   New York  (ANSA) 

 

 

 

 

 

domenica 22 giugno 2003   martedì 24 giugno 2003   mercoledì 25 giugno 2003   giovedì 26 giugno 2003
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  Fed: tassi ancora giù su paura deflazione, ripresa lenta

25 Giugno 2003   21:42   New York  (Ansa - di Gianluca Angelini)  

La Federal Reserve non tradisce le attese della vigilia e, alla conclusione del meeting del Federal Open Market Committee,taglia per la tredicesima volta consecutiva il costo del danaro. Con un voto di 11 a 1, la Banca Centrale degli Stati Uniti ha deciso di portare il tasso di interesse all'1%, erodendo un quarto di punto all'1,25% - quella che era la soglia più bassa degli ultimi 41 anni - e innalzando un barriera contro lo spettro di una deflazione, ancora possibile, in una economia statunitense che presenta rischi di crescita bilanciati. 

A spingere la Federal Reserve verso l'ennesima riduzione al costo del danaro - arretrato, ora, ai livelli più bassi dal luglio 1958 - il timore per una economia ancora in mezzo al guado e lontana dalla piena ripresa benché vadano registrate "condizioni finanziarie migliorate" e un mercato del lavoro "stabile". Nonostante queste considerazioni - spiega il Federal OpenMarket Committe nel rituale comunicato post incontro l'economia deve ancora mostrare una crescita sostenuta" cui -valutati i rischi inflattivi come sotto controllo - gli uomini della Banca Centrale hanno pensato di dare una mano limando i tassi nell'ottica di un rilancio dei consumi e delle spese da parte dei cittadini americani. Compiute le necessarie valutazioni alla luce dei dati macroeconomici diffusi di recente, viene spiegato dai membri del Fomc, "si è ritenuto che una politica monetaria leggermente più espansiva assicurerà ulteriore supporto a un'economia che attende già da tempo di migliorare". 

Accanto alla volontà di stimolare la fase di recupero della finanza a stelle e strisce, la mossa della Federal Reserve trova fondamento, poi, nella paura di una deflazione, ipotesi con cui l'America, storicamente, ha avuto poco a che fare. "La possibilità, sebbene minima, di uno sgradita sostanziale calo dell'inflazione - si legge sulla nota del Fomc - supera quella di una ripresa dell'inflazione dai suoi livelli già minimi". Uno scenario non incombente che,tuttavia, "potrebbe predominare nel prossimo futuro". 

L'allarme per una possibile deflazione, d'altronde, era stato lanciato già da tempo dallo stesso presidente della Fed, Alan Greenspan il quale, lo scorso 21 maggio innanzi al Congresso di Washington aveva definito il fenomeno, "un problema contro il quale la Fed non si e ' " mai battuta '' ma che avrebbe potuto costringere - come accaduto oggi - la Banca Centrale a mostrare i muscoli e fare "ciò che serve". La deflazione - aveva inoltre ammonito - "non è un rischio imminente per gli Stati Uniti, bensì una minaccia contenuta ma sufficientemente ampia da richiedere la massima attenzione e,forse, un'azione del Fed". 

Quella che i membri della Fomc hanno fatto scaturire dalla riunione odierna, quasi all'unanimità. Nella votazione,conclusa 11 a 1 , infatti, Robert Parry - presidente della Fed di San Francisco - ha espresso la necessità di una riduzione del costo del danaro ancora più ingente. Un taglio di mezzo punto, che avrebbe portato il tasso di interesse allo 0,75%. (ANSA).

25 Giugno 2003   21:42   New York  (Ansa)

 

 

 

mercoledì 11 giugno 2003   giovedì 12 giugno 2003   venerdì 13 giugno 2003   mercoledì 18 giugno 2003
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GR1 RAI - 10 GIU 22:00 MP3 (210 KB)
 
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GR1 RAI - 17 GIU  19:30 MP3 (234 KB)

 

 

 

  Borsa: FT, la fiducia è tornata ma fondamentali deboli

18 Giugno 2003   16:19   Londra  (Ansa)

 

Anche se la fiducia è tornata sui mercati finanziari internazionali, non tutti i fondamentali dell' economia globale forniscono un quadro incoraggiante. Dalla metà di marzo il Toro domina le borse mondiali, il mercato delle nuove emissioni si sta riprendendo, insieme all' attività di fusioni ed acquisizioni. Malgrado ciò, è ancora molto difficile essere sicuri che la lunga fase di depressione delle borse sia finita, anche perché i mercati devono ancora far fronte a questioni di lungo termine. 

Prima tra queste lo squilibrio nell' economia globale, con il disavanzo commerciale statunitense pari a 500 miliardi di dollari all' anno. A delineare il quadro è il Financial Times,in una lunga analisi dedicata alle borse mondiali e pubblicata oggi. L' incertezza sulla futura direzione dei mercati azionari dipende anche dal fatto che negli ultimi 3 anni le borse sono state oberate da eventi esterni, osserva il FT, come gli attacchi terroristici dell' 11 settembre, la guerra in Iraq o i collassi di Enron e WorldCom. 

Un attacco nucleare, biologico o chimico contro il mondo occidentale potrebbe far crollare i mercati del 20-25% in breve tempo, ma tale possibilità non può essere considerata, rileva il quotidiano, nella tradizionale analisi finanziaria. Gli investitori pessimisti sulle prospettive delle borse saranno pure in minoranza, aggiunge il quotidiano britannico,ma, anche se sbagliassero sull' entità del potenziale disastro,le loro preoccupazioni potrebbero invece riguardare le questioni giuste. Gli alti livelli di indebitamento e la necessità di correzione del disavanzo commerciale americano potrebbero infatti pesare sull' economia globale per un certo periodo. 

Un ritorno ai livelli di guadagni visti durante il Toro degli anni '90 e' altamente improbabile, prevede il quotidiano, e la teoria finanziaria standard suggerisce la stessa cosa. Se i ratings del mercato rimanessero invariati, il rendimento per gli investitori in azioni sarebbe uguale al rendimento del dividendo più la crescita del dividendo. Considerando un rendimento inferiore al 2% del mercato Usa,anche se i dividendi crescessero di un tasso reale del 3%all' anno, il rendimento reale per gli investitori sarebbe inferiore al 5% e quello nominale del 7% (sulla base di un' inflazione al 2%). Tali rendimenti, conclude il FT, saranno anche meglio di quelli delle obbligazioni e dei contanti. Ma bisogna chiedersi se, qualora si rendessero davvero conto ditali cifre, gli investitori sarebbero così entusiasti dell' attuale rialzo.(ANSA).

18 Giugno 2003   16:19   Londra  (Ansa)  

                                   

 

 

+++  SCANDALI: USA; STATO FA CAUSA A BANCHE AFFARI WALL STREET --- LEHMAN BROTHERS: COINVOLTA IN TRUFFA MUTUI, MULTA 5 MLN DLR  +++

 

SCANDALI: USA; STATO FA CAUSA A BANCHE AFFARI WALL STREET

(ANSA) - NEW YORK, 25 GIU - Lo Stato americano della West Virginia, va all'attacco delle principali banche d'investimento di Wall Street, già costrette dalla procura di New York e dall'Authority di Borsa ad accettare una transazione da 1,4miliardi di dollari per chiudere le accuse di conflitto di interessi loro rivolte. La Procura generale della West Virginia, uno degli Stati dell'Unione meno abbienti, ha aperto una causa legale nei confronti di Bear Sterans, Credit Suisse First Boston, GoldmanScahs, Lehman Brothers, Citigroup, Jp Morgan, Morgan Stanley,Merrill Lynch, Ubs e Us Bancorp Piper Jaffray, accusandole di avere violato - con la loro condotta irregolare in materia di conflitto di interessi - il 'West Virginia Consumer CreditActy', la norma a tutela dei crediti dei consumatori dello Statoper la cui infrazione è prevista una penale da 5.000 dollari. Secondo la causa presentata dallo Stato - che riceverà 4milioni di dollari degli 1,4 miliardi di dollari della transazione raggiunta lo scorso aprile - le banche d'affari avrebbero compiuto centinaia di migliaia violazioni le quali -secondo la versione americana del Financial times - dovrebbero rendere particolarmente cospicuo il computo dei risarcimenti richiesti.(ANSA).  

 

25 Giugno 2003   19:12   NEW YORK  (ANSA)

 

 

LEHMAN BROTHERS: COINVOLTA IN TRUFFA MUTUI, MULTA 5 MLN DLR

 

(ANSA-BLOOMBERG) - ROMA, 17 GIU - Non c'é pace per le banche d' affari Usa, già coinvolte nella vicenda del conflitto di interessi tra attività degli analisti e investment banking, conclusasi con un maxipatteggiamento con le autorità federali. Ora sul settore si profila la connivenza con società di prestiti ipotecari poco trasparenti. La prima a finire nel mirino della giustizia è Lehman Brothers, riconosciuta colpevole da una giuria federale di avere, anche se in minima parte, appoggiato l' azione fraudolenta - attraverso interessi troppo alti e informazioni poco chiare - svolta ai danni dei suoi clienti dalla società di prestiti First Alliance. Per questo Lehman Brothers, che secondo il giudice federale ha avuto un coinvolgimento al 10% nell' operazione, dovrà pagare 5 milioni di dollari ai clienti danneggiati. Non era mai successo che una banca d' affari fosse coinvolta in una vicenda del genere e il caso potrebbe non rimanere isolato visto che il giudice che ha sentenziato sulla questione ha già detto di voler estendere le indagini su altri soggetti bancari.(ANSA).

 

 

17 Giugno 2003   12:32    (ANSA)

 

 

     

 

 

         

  Finanza USA: NYT, dopo Freddie Mac, dubbi sui conti di Fannie Mae

23 Giugno 2003 18:51 New York (Ansa)  

 

Giorni difficili per il settore dei prestiti immobiliari americano. Dopo le inchieste aperte dalle autorità sui conti di Freddie Mac - la seconda azienda per importanza negli Stati Uniti - tocca adesso a Fannie Mae,l'altra big del comparto, a finire sotto i riflettori. Particolarmente rispettata nel mondo di Wall Street, l'azienda - capace di raccogliere nel 2002 profitti pari a 6,4miliardi di dollari e inanellare la settima stagione consecutiva con ricavi saliti del 10% rispetto al precedente esercizio fiscale - ha iniziato ad attrarre la curiosità di esperti contabili indipendenti secondo i quali nei conti 2002 dell'azienda potrebbe esserci qualcosa di poco chiaro. 

Secondo quanto riportato da alcuni di questi ripresi dal New York Times, Fannie Mae avrebbe perso diversi miliardi di dollari in concomitanza con il calo dei tassi di interesse, la scorsa estate, senza che questo sia apparso in bilancio. A tenere nascoste le perdite - viene segnalato - complicati ma regolari calcoli contabili che avrebbero permesso alla società di mostrare bilanci positivi privi di segni di flessione. Le voci riportare dal New York Times dovranno trovare conferma ma, intanto, fanno scendere una ulteriore ombra sul mercato dei prestiti immobiliari, già toccato dalla vicenda Feddie Mac. Proprio lo scorso giovedì era emerso come la società investita da due inchieste - una giudiziaria e una dell'Authority di Borsa - in merito a presunte irregolarità contabili, dovrà rivedere i bilanci passati per una cifra compresa tra gli 1 e i 3 miliardi di dollari. 

Il riesame dei propri conti, secondo quanto era stato reso noto dal Wall Street Journal, dovrebbe segnare pesantemente i futuri ricavi della società la quale - investita dallo scandalo finanziario - ha immediatamente licenziato i suoi vertici ed è finita nel mirino, oltre che della Sec e della magistratura penale, anche del Governo il quale, attraverso il Segretario al Tesoro, John Snow ha invitato, la scorsa settimana, a procedere a controlli attenti e approfonditi sull'intero settore dei prestiti immobiliari.(ANSA).

 

23 Giugno 2003 18:51 New York (Ansa)