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Tutte
le "bische"
del
capitalismo malato
09
Giugno 2003
16:05 Milano
(di
Giuseppe Turani)
Milano. E' notissima la vecchia battuta di Woody Allen: Gesù è morto,
Carlo Marx è morto e anch'io non mi sento tanto bene. Se al posto
dell'attore-regista americano, mettete il capitalismo moderno la battuta
continua a funzionare e ha un senso. Basta aprire i giornali. Così si viene a
scoprire che negli Stati Uniti la Sec (la commissione che vigila sulla regolarità
delle operazioni di Borsa), dopo l'ondata di scandali dell'anno scorso (spesso
conclusisi con multe miliardarie a carico delle grandi banche), ha sentito di
nuovo odore di bruciato e quindi ha avviato un nuovo giro di indagini che questa
volta riguarderanno anche i Fondi comuni, gli Hedge Fund e persino le agenzie di
rating. Intanto, sotto inchiesta è finito un colosso che "ha fatto
l'America" negli anni passati, e cioè la Ibm.
Insomma, non sono i no global, ma la Sec (la più istituzionale delle
istituzioni), a sospettare che ci siano state (e ci siano ancora) truffe a tutti
i livelli nel cuore del capitalismo americano.
All'inizio si credeva che a combinare pasticci fossero stati solo alcuni
spregiudicati analisti, che segnalavano come "da comprare" aziende che
invece, personalmente, vendevano perché ritenute poco promettenti. Poi si è
scoperto che in realtà, il marcio riguardava anche i vertici di alcune delle più
grandi banche del mondo. Adesso si vanno a rivedere i conti persino delle
temutissime agenzie di rating, quelle cioè che certificano se i debiti della
Fiat, della General Motors o della Ibm sono affidabili oppure no.
E nelle bufera, insieme ai disinvolti protagonisti della new economy e
della finanza cresciuta intorno a essi, va a finire anche la Ibm, di cui il
presidente Reagan era solito dire che "noi siamo meglio dell'Urss perché
noi abbiamo l'Ibm e loro no". Il capitalismo moderno, insomma, non sta
fornendo una buona immagine di se stesso.
E se dal cuore dell'impero, l'America, ci trasferiamo per un attimo qui
in Italia, le cose non stanno molto meglio. Mentre la gente si accalca sulle
spiagge e in riva ai fiumi per combattere questo caldo infernale, centinaia di
agenti della guardia di finanza e di ispettori della Banca d'Italia e della
Consob stanno buttando per aria i registri di tre o quattro banche italiane per
fare luce intorno allo scandalo dei "corporate bond". Intorno, cioè,
a prestiti miliardari concessi a aziende oggi incagliate (e in guai molto seri).
Ma concessi non con i fondi delle banche stesse. Per far arrivare i soldi a
queste aziende le banche hanno piazzato presso il popolo dei risparmiatori
obbligazioni a alto rendimento (cioè con alti interessi) e adesso c'è qualche
dubbio sul fatto che i soldi prestati possano essere restituiti. Consob e Banca
d'Italia vogliono vedere se i risparmiatori che, ingenuamente, hanno comprato
quella roba (quasi carta straccia, ormai, in certi casi) sono stati
adeguatamente avvertiti dei rischi che correvano. Se sono stati informati, cioè,
che prendevano un interesse del 6-7-8 per cento (di questi tempi!) anche perché
c'era qualche probabilità che tutto finisse in fumo. Dalle prime indagini
sembra che in qualche caso questi "avvisi", doverosi, non siano
affatto stati dati.
Insomma, tanto in America quanto in Italia sembra che il capitalismo non
abbia ancora trovato il modo di funzionare evitando che i risparmiatori siano
truffati. E quindi si viene a scoprire che si è un po' tutti sottoposti a un
doppio rischio. Il primo è quello, accettabile, di investire i propri denari su
un'impresa che poi si rivela non profittevole. Il secondo, non accettabile, è
quello di mettere i propri denari in imprese sballate senza essere avvisati
prima e senza, comunque, che il "sistema" (banche e autorità varie)
controlli adeguatamente quello che sta succedendo. Il capitalismo come le fiere
di paese, con i loro bravi giochi delle tre carte. E, ripeto, questo sulle due
sponde dell'Atlantico.
Ma c'è ancora di più. C'è anche una sorta di truffa istituzionale, e
è quella sui dati macro-economici. Venerdì scorso Wall Street è schizzata al
rialzo (facendo chiudere in modo brillante tutte le Borse europee) perché i
dati sulla perdita di posti di lavoro in America erano "buoni": 17
mila invece degli attesi 33 mila. Ma proprio sul "Sole-24 ore" di ieri
Fabrizio Galimberti (uno dei migliori economisti italiani) ha spiegato che si
tratta di pura aria fritta. Tanto, dopo, questi dati vengono pesantemente
rivisti. A luglio dell'anno scorso, racconta Galimberti, erano stati annunciati
54 mila posti di lavoro in più in America: dopo, con la revisione, sono
diventati invece 179 mila in meno. A settembre è stata annunciata una perdita
di 84 mila posti di lavoro, che poi però in sede di revisione si è trasformata
in un guadagno di 65 mila. Ognuno di questi annunci ufficiali (come quello di
venerdì) ha provocato investimenti nelle Borse (al rialzo o al ribasso) per
migliaia di miliardi. Investimenti fatti su dati clamorosamente falsi, come poi
ammesso dagli stessi enti governativi che li avevano comunicati.
Insomma, al di là dei seri problemi che affliggono il capitalismo
(recessione, deflazione, incapacità di crescere da qualche anno a questa
parte), adesso c'è anche questa scoperta: nonostante i potentissimi apparati di
controllo, le piazze finanziarie, da Wall Street a piazza Affari, sono anche un
po' delle bische, dove avidi protagonisti truffano, tutti i giorni, ingenui
risparmiatori, fornendo loro informazioni false, deviate, distorte, inventate.
Poi ci si lamenta perché, di quando in quando, i risparmiatori scappano dalle
Borse. E' un miracolo che ogni tanto ritornino.

Da la Repubblica, rubrica
"Affari & Politica"
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TASSI: FED LI PORTA A LIVELLO PIU' BASSO DAL 1958 +++
(ANSA-BLOOMBERG) - ROMA, 25 GIU - Riducendo il tasso interbancario a
breve all'1% la Fed lo ha portato al livello più basso da 45 anni a
questa parte. Per trovarlo ad un livello inferiore, infatti, bisogna
tornare al luglio 1958 quando era allo 0,68%. (ANSA).
25
Giugno 2003
20:21
New
York (ANSA)
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USA:ECONOMISTI
NATIONAL BUREAU, RECESSIONE NON ANCORA CHIUSA
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(ANSA) - NEW YORK, 19 GIU - Gli Stati Uniti non possono ancora scrivere
la parola fine accanto alla recessione vissuta nel 2001. Benché analisti
ed esperti e la stessa Casa Bianca abbiano già archiviato il declino
come evento del passato gli economisti del National Bureau of Economic
Research diCambridge nel Massachussets non se la sentono ancora di
apporre il loro timbro. Una certificazione pesante: gli uomini del
National Bureau -che ha sede nella stessa cittadina della prestigiosa
Harvard University - sono considerati ufficialmente gli
'arbitri'dell'inizio e della fine di una recessione e la loro parola
valutata come simbolo di garanzia assoluta. Secondo una nota
pubblicata sul sito dell'associazione - e subito ripresa dai media
americani - "in base ai dati più recenti l'economia americana
continua a manifestare una crescita nelle entrate e nella produzione ma
l'occupazione continua a declinare. A causa del comportamento divergente
dei diversi indicatori - conclude il comunicato - la Commissione sui
cicli economici del National Bureau of Economic Research ritiene di
avere
bisogno di ulteriore tempo prima di interpretare i movimenti
dell'economia negli ultimi due anni".(ANSA).

19 Giugno 2003
16:43
New
York
(ANSA)
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Fed: tassi ancora giù
su paura deflazione, ripresa lenta
25
Giugno 2003
21:42
New York
(Ansa
- di Gianluca Angelini)
La Federal Reserve non tradisce
le attese della vigilia e, alla conclusione del meeting del Federal Open Market
Committee,taglia per la tredicesima volta consecutiva il costo del
danaro. Con un voto di 11 a 1, la Banca Centrale degli Stati Uniti
ha deciso di
portare il tasso di interesse all'1%, erodendo un quarto di punto all'1,25% -
quella che era la soglia più bassa
degli ultimi 41 anni - e innalzando un
barriera contro lo spettro di una deflazione, ancora possibile, in una economia
statunitense che presenta rischi di crescita bilanciati.
A spingere la Federal Reserve verso l'ennesima riduzione
al costo del
danaro - arretrato, ora, ai livelli più bassi dal luglio 1958 - il timore per
una economia ancora in mezzo al guado e lontana dalla piena ripresa benché
vadano registrate "condizioni finanziarie migliorate" e un mercato del
lavoro "stabile". Nonostante queste considerazioni - spiega il Federal
OpenMarket Committe nel rituale comunicato post incontro l'economia deve
ancora mostrare una crescita sostenuta" cui -valutati i rischi inflattivi
come sotto controllo - gli uomini della Banca Centrale hanno pensato di dare una
mano limando i tassi nell'ottica di un rilancio dei consumi e delle spese da
parte
dei cittadini americani. Compiute le necessarie valutazioni alla luce dei dati
macroeconomici diffusi di recente, viene spiegato dai membri del Fomc,
"si è ritenuto che una politica monetaria leggermente più espansiva
assicurerà ulteriore supporto a un'economia che attende già da tempo di
migliorare".
Accanto alla volontà di stimolare la fase di recupero
della finanza a
stelle e strisce, la mossa della Federal Reserve trova fondamento, poi, nella
paura di una deflazione, ipotesi con cui l'America, storicamente, ha avuto poco a
che fare. "La possibilità, sebbene minima, di uno sgradita sostanziale calo
dell'inflazione - si legge sulla nota del Fomc - supera quella di una ripresa
dell'inflazione dai suoi livelli già minimi". Uno scenario non incombente
che,tuttavia, "potrebbe predominare nel prossimo futuro".
L'allarme per una possibile deflazione, d'altronde, era
stato lanciato già
da tempo dallo stesso presidente della Fed, Alan Greenspan il quale, lo scorso 21
maggio innanzi al Congresso di Washington aveva definito il fenomeno, "un
problema contro il quale la Fed non si e ' " mai battuta '' ma che avrebbe
potuto costringere - come accaduto oggi - la Banca Centrale a mostrare i muscoli e
fare "ciò che serve". La deflazione - aveva inoltre ammonito -
"non è un rischio imminente per gli Stati Uniti, bensì una minaccia
contenuta ma sufficientemente ampia da richiedere la massima attenzione e,forse,
un'azione del Fed".
Quella che i membri della Fomc hanno fatto scaturire dalla riunione
odierna, quasi all'unanimità. Nella votazione,conclusa 11 a 1 , infatti, Robert
Parry - presidente della Fed di San Francisco - ha espresso la necessità di una
riduzione del costo del danaro ancora più ingente. Un taglio di mezzo punto, che
avrebbe portato il tasso di interesse allo 0,75%. (ANSA).

25
Giugno 2003
21:42
New York
(Ansa)
Borsa: FT, la fiducia
è tornata ma fondamentali deboli
18
Giugno 2003
16:19
Londra
(Ansa)
Anche se la fiducia è tornata
sui mercati
finanziari internazionali, non tutti i fondamentali dell' economia globale
forniscono un quadro incoraggiante. Dalla metà di marzo il Toro domina le borse
mondiali, il mercato delle nuove emissioni si sta riprendendo, insieme all'
attività di fusioni ed acquisizioni. Malgrado ciò, è
ancora molto difficile
essere sicuri che la lunga fase di depressione delle borse sia finita, anche
perché i mercati devono ancora far fronte a questioni di lungo termine.
Prima tra queste lo squilibrio nell' economia globale, con il disavanzo
commerciale statunitense pari a 500 miliardi di dollari all' anno. A delineare il
quadro è il Financial Times,in una lunga analisi dedicata alle borse mondiali e
pubblicata oggi. L' incertezza sulla futura direzione dei mercati
azionari dipende
anche dal fatto che negli ultimi 3 anni le borse sono state oberate da eventi
esterni, osserva il FT, come gli attacchi terroristici dell' 11 settembre, la
guerra in Iraq o i collassi di Enron e WorldCom.
Un attacco nucleare, biologico o chimico contro il mondo occidentale
potrebbe far crollare i mercati del 20-25% in breve tempo, ma tale possibilità
non può essere considerata, rileva il quotidiano, nella tradizionale analisi
finanziaria. Gli investitori pessimisti sulle prospettive delle borse saranno
pure in minoranza, aggiunge il quotidiano britannico,ma, anche se sbagliassero
sull' entità del potenziale disastro,le loro preoccupazioni potrebbero invece
riguardare le questioni giuste. Gli alti livelli di indebitamento e la necessità
di correzione del disavanzo commerciale americano potrebbero infatti pesare sull'
economia globale per un certo periodo.
Un ritorno ai livelli di guadagni visti durante il Toro
degli anni '90 e'
altamente improbabile, prevede il quotidiano, e la teoria finanziaria standard
suggerisce la stessa cosa. Se i ratings del mercato rimanessero invariati, il
rendimento per gli investitori in azioni sarebbe uguale al rendimento del
dividendo più la crescita del dividendo. Considerando un rendimento inferiore al
2% del mercato Usa,anche se i dividendi crescessero di un tasso reale del 3%all'
anno, il rendimento reale per gli investitori sarebbe inferiore al 5% e quello
nominale del 7% (sulla base di un' inflazione al 2%). Tali rendimenti, conclude
il FT, saranno anche meglio di quelli delle obbligazioni e dei contanti. Ma
bisogna chiedersi se, qualora si rendessero davvero conto ditali cifre, gli
investitori sarebbero così entusiasti dell' attuale rialzo.(ANSA).

18
Giugno 2003
16:19
Londra
(Ansa)
SCANDALI:
USA; STATO FA CAUSA A BANCHE
AFFARI WALL STREET
(ANSA) - NEW YORK, 25 GIU - Lo Stato americano della West Virginia, va
all'attacco delle principali banche d'investimento di Wall Street, già
costrette dalla procura di New York e dall'Authority di Borsa ad
accettare una transazione da 1,4miliardi di dollari per chiudere le
accuse di conflitto di interessi loro rivolte. La Procura generale della
West Virginia, uno degli Stati dell'Unione meno abbienti, ha aperto una
causa legale nei confronti di Bear Sterans, Credit Suisse First Boston,
GoldmanScahs, Lehman Brothers, Citigroup, Jp Morgan, Morgan Stanley,Merrill
Lynch, Ubs e Us Bancorp Piper Jaffray, accusandole di avere violato - con
la loro condotta irregolare in materia di conflitto di interessi - il
'West Virginia Consumer CreditActy', la norma a tutela dei crediti dei
consumatori dello Statoper la cui infrazione è prevista una penale da
5.000 dollari. Secondo la causa presentata dallo Stato - che riceverà
4milioni di dollari degli 1,4 miliardi di dollari della transazione
raggiunta lo scorso aprile - le banche d'affari avrebbero compiuto
centinaia di migliaia violazioni le quali -secondo la versione americana
del Financial times - dovrebbero rendere particolarmente cospicuo il
computo dei risarcimenti richiesti.(ANSA).
25
Giugno 2003
19:12
NEW YORK (ANSA)
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LEHMAN
BROTHERS: COINVOLTA
IN TRUFFA MUTUI, MULTA 5 MLN DLR
(ANSA-BLOOMBERG) - ROMA, 17 GIU - Non c'é pace per le banche d' affari
Usa, già coinvolte nella vicenda del conflitto di interessi tra attività
degli analisti e investment banking, conclusasi con un
maxipatteggiamento con le autorità federali. Ora sul settore si profila
la connivenza con società di prestiti ipotecari poco trasparenti. La
prima a finire nel mirino della giustizia è Lehman Brothers,
riconosciuta colpevole da una giuria federale di avere, anche se in
minima parte, appoggiato l' azione fraudolenta - attraverso interessi
troppo alti e informazioni poco chiare - svolta ai danni dei suoi
clienti dalla società di prestiti First Alliance. Per questo Lehman
Brothers, che secondo il giudice federale ha avuto un coinvolgimento al
10% nell' operazione, dovrà pagare 5 milioni di dollari ai clienti
danneggiati. Non era mai successo che una banca d' affari fosse
coinvolta in una vicenda del genere e il caso potrebbe non rimanere
isolato visto che il giudice che ha sentenziato sulla questione ha già
detto di voler estendere le indagini su altri soggetti bancari.(ANSA).
17
Giugno 2003
12:32
(ANSA)
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Finanza USA:
NYT, dopo
Freddie Mac, dubbi sui conti di Fannie Mae
23
Giugno 2003
18:51
New York (Ansa)
Giorni difficili per il
settore dei prestiti
immobiliari americano. Dopo le inchieste aperte dalle autorità sui conti di
Freddie Mac - la seconda azienda per importanza negli Stati Uniti - tocca adesso
a Fannie Mae,l'altra big del comparto, a finire sotto i riflettori.
Particolarmente rispettata nel mondo di Wall Street, l'azienda - capace di
raccogliere nel 2002 profitti pari a 6,4miliardi di dollari e inanellare la
settima stagione consecutiva con ricavi saliti del 10% rispetto al precedente
esercizio fiscale - ha iniziato ad attrarre la curiosità di esperti
contabili
indipendenti secondo i quali nei conti 2002 dell'azienda potrebbe esserci
qualcosa di poco chiaro.
Secondo quanto riportato da alcuni di questi ripresi dal
New York Times,
Fannie Mae avrebbe perso diversi miliardi di dollari in concomitanza con il calo
dei tassi di interesse, la scorsa estate, senza che questo sia apparso in
bilancio. A tenere nascoste le perdite - viene segnalato - complicati ma regolari
calcoli contabili che avrebbero permesso alla società di mostrare bilanci
positivi privi di segni di flessione. Le voci riportare dal New York Times
dovranno trovare conferma ma, intanto, fanno scendere una ulteriore ombra sul
mercato dei prestiti immobiliari, già toccato dalla vicenda Feddie Mac.
Proprio lo scorso giovedì era emerso come la società investita da due inchieste
- una giudiziaria e una dell'Authority di Borsa - in merito a presunte
irregolarità contabili, dovrà rivedere i bilanci passati per una cifra
compresa
tra gli 1 e i 3 miliardi di dollari.
Il riesame dei propri conti, secondo quanto era stato reso noto dal Wall
Street Journal, dovrebbe segnare pesantemente i futuri ricavi della società la
quale - investita dallo scandalo finanziario - ha immediatamente licenziato i
suoi vertici ed è finita nel mirino, oltre che della Sec e della
magistratura penale, anche del Governo il quale, attraverso il Segretario al
Tesoro, John Snow ha invitato, la scorsa settimana, a procedere a controlli
attenti e approfonditi sull'intero settore dei prestiti immobiliari.(ANSA).
23
Giugno 2003
18:51
New York (Ansa)
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