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Parmacrack: ascoltato
Beppe Grillo
16
Gennaio 2004
20:51
Piacenza
(La
Repubblica)
Il
comico è arrivato poco dopo le 16 alla caserma Artale di via Emilia Pavese,
sede del Comando provinciale delle Fiamme gialle, a bordo di una Lancia Libra
blu, scortata da due auto della Guardia di Finanza. Ed è stato ascoltato dal
colonnello Domenico Fornabaio, comandante del gruppo verifiche speciali del
nucleo di Polizia tributaria di Bologna.
"Ho
portato anche altri documenti sulle situazioni Fiat e Telecom, così ci portiamo
avanti", ha risposto, scherzando, ai giornalisti che lo aspettavano davanti
alla caserma. Poi, più seriamente: "Al magistrato ho ripetuto quello che
da tempo vado dicendo nei miei spettacoli. Cose che dico da anni e che erano
cose sulla bocca di tutti". "Parmalat - ha proseguito - è una
debacle, ma è solo la punta di un iceberg enorme. Ma la vera catastrofe è
l'informazione: è grave che queste cose vengano fuori da noi, dai comici, non
dalla stampa che è arrivata dopo".
In
due momenti diversi Grillo aveva citato Parmalat. Una prima volta, nel 1999,
durante il monologo intitolato Discorso all'umanità, trasmesso da Telepiù. Nel
mirino, il latte all'Omega3, prodotto dall'azienda di Collecchio. "Il latte
all'Omega3 è latte con l'aggiunta di olio di pesce - aveva detto - ci voleva la
Parmalat per fare un latte così? Ha preso del latte normale, poi ha preso un
baccalà e l'ha messo dentro. Perché ci devono prendere per dei coglioni?".
E
ancora: "Scrivono 'Scoperto il latte della vita: Parmalat dichiara guerra
ai trigligeridi e ai nemici del cuore'. Ma che sono i nemici del cuore? Sono
loro che mi fanno venire un infarto, che mi danno del latte al pesce. Scoprire
il latte al pesce? Tu puoi scoprire un vulcano, non puoi scoprire una cosa che
non esiste".
Poi,
ancora, nel 2002, ospite di Striscia: "Un dirigente della Parmalat - aveva
detto - mi ha confidato, chiedendomi di non dire la cosa a nessuno (e io: non ti
preoccupare, ti pare che ti farei mai una cosa del genere) che la sua società
fattura 13000 miliardi di lire e ha 13000 miliardi di debiti".
Oggi,
dopo un'audizione di quaranta minuti, Grillo ha risposto ai giornalisti a suon
di battute. "Cosa mi hanno chiesto? Volevano vendermi dei bond della
Nigerialat e sto pensando seriamente di fare una piccola speculazione".
Alla domanda su chi gli avesse suggerito le rivelazioni dei suoi spettacoli, ha
risposto che "bastava guardare nei bilanci". E ha citato come esempio
la Cirio: "Bastava leggere chi era Cragnotti, guardare la sua fedina
penale, per capire che si tratta di una persona che non poteva neanche firmare
il conto di un ristorante in Canada".
Quanto
alla talpa delle rivelazioni sul crac Parmalat, Grillo ha confermato "che
c'è stata una persona con cui ho parlato, dopo un mio spettacolo, ma era al di
fuori di questa cosa. Io avevo scherzato sui deficit delle grandi aziende, così
mi disse che si sentivano fortunati, perché avevano solo 13 mila miliardi di
debiti. Fiat e Telecom sono dei bambini al confronto".
Poi,
altre battute: "Adesso nei miei spettacoli parlerò anche della Fininvest,
così ci portiamo un po' avanti con il lavoro. Sono cose che salteranno fuori
nei prossimi anni, bisogna avere pazienza, la giustizia deve fare il suo corso,
prima i comici e poi i giudici".
Il
comico ha poi detto che il suo ruolo "non è quello di andare davanti a dei
giudici a dimostrare che avevo ragione". "Io - ha proseguito - ho il
compito di interpretare la realtà un po' prima che accada. E ogni tanto ci
azzecco. Chi sono le prossime aziende che finiranno come la
Parmalat? Per
saperlo basta cliccare bancaditalia.it, vai a vedere chi ha chiesto questi
famosi bond, cioè prestiti obbligazionari. Si scopre che la Telecom ha 100 mila
miliardi di debiti, la Fiat è in una situazione per la quale si può solo dire
'speriamo bene'. Ragazzi, o smetto di lavorare io, o ristrutturano le aziende
loro".
Poi
un altro attacco: "Perché tutto questo è saltato fuori solo adesso? Ma
perché è un'associazione a delinquere fra banche, industrie, giornali. L'unica
cosa da fare è rompere questo sistema".
Quindi,
altre battute su Tanzi: "La sua leggerezza è stata quella di non fare un
partito, lui doveva scendere in campo creando Forzalat, poi faceva una legge con
cui obbligava tutti i latti del mondo a metterci gli Omega3 ed il latte di
pesce. Così era a posto. Sono superficialità che si pagano".

La Repubblica
Bond
dannati Bond. Obbligazioni
e rischi
29
Gennaio 2004
12:18
New York
(WSI)
Supranational,
government agencies, corporate, straight, convertible, strips, bullet, tigers,
cats, lions, cougars, gators, eagles, dogs, rats, zero, capped, cap & floor
e per finire junks. Queste sono solo
alcune delle denominazioni riconducibili alle svariate tipologie di obbligazioni
in circolazione, anche se i termini anglosassoni non tutti traducibili perché
espressi in forma di acronimo, dimostrano che parecchia applicazione matematica,
unita ad una notevole dose di estro artistico, hanno arricchito le modalità
d'incontro fra domanda di risorse e la gestione della liquidità nei mercati
finanziari sviluppati.
Ovviamente
questa fantasia scaturisce negli uffici dei merchant banker piuttosto che nei
lead manager, i quali alla solita ricerca del pane quotidiano, fees e
provvigioni di intermediazione, perseguono l'usuale obiettivo del competitive
advantage dettato dalla Business Intelligence, elaborando di conseguenza
qualunque metodo che meglio delinei i bisogni oltre che le necessità dei
clienti.
Appare
quindi opportuno sottolineare come lo scopo primario del prestito
obbligazionario, sia quello di soddisfare una lecita richiesta di denaro e
pertanto molte entità sovragovernative, oltre che stati sovrani risultano
emittenti costanti, nel mentre al contrario le imprese o corporation possono
selezionare fra il debito e l'aumento di capitale. In ragionevole contropartita
il risparmio esiste robusto e in linea di principio sempre ben disposto ad
investire a reddito fisso.
Fatti
recenti hanno riconfermato che le certezze assolute non sono di questo mondo,
visto che in assunto generico tutti i bond sono soggetti ad un possibile default
e molte delle compagnie quotate possono fallire. Il giudizio sostanziale di
solvibilità, che dovrebbe rappresentare la sintesi per la sicurezza
dell'investimento, viene santificato dalle agenzie di rating, S&P, Moody e
Fitch, considerate qualificate e famose per il tramite delle note simbologie di
AAA, A+, BAA, BBB e cosi via, laddove il giudizio corrente di mercato rimane
evidenziato dal rendimento a maturità, quale funzione implicita del prezzo
quotidiano.
Pur
tuttavia, al sistema di Business Intelligence degli emittenti deve rispondere
specularmente quello dei compratori, perché come ovvio l'emissione si preoccupa
unicamente degli interessi di una sola delle parti coinvolte e dei profitti
risultanti per i numerosi consulenti addetti ai vari compiti di collocamento. In
via teorica una corporate dovrebbe decidere il lancio di bond per sopperire ad
un temporaneo gap finanziario, ma sempre con lo scopo di migliorare il ritorno
economico a favore degli azionisti.
Ad
esempio la realizzazione di un nuovo stabilimento produttivo costa sicuramente
meno se pagato a pronta cassa e dove entrasse in funzione producendo profitti,
questi potranno essere utilizzabili anche ad accantonare capitale ed interessi
per il servizio e rimborso del debito. Le emissioni riservate invece alla
gestione di una ristrutturazione, sottolineano fondamentalmente due motivazioni
di cui una puramente finanziaria, perché quando scendono i tassi di riferimento
è logico anticipare il rimborso della vecchia obbligazione per eventualmente
riemetterne un'altra meno onerosa, l'altra appalesa riformulazioni dovute a
fattori esterni contingenti.
Una
contrazione economica allunga i tempi necessari ad accantonare il capitale da
restituire, costringendo allora la società a rimborsare il debito esistente e
contestualmente tentando per una scadenza più lunga, sperando che l'intoppo sia
considerato temporaneo e che le agenzie preposte non abbassino il rating. Tutto
sommato il sottoscrittore privato non deve ritenersi a tutti i costi un esperto,
bensì dovrebbe ottemperare al dovere di essere per lo meno attento e curioso,
visto che storicamente nessuno si è mai rovinato nel vendere troppo presto,
tenendo a freno la propria avidità.
Evidentemente
un corporate bond qualifica automaticamente il proprio rendimento, perché in
finale costa meno o paga cedola maggiore, dato che a tutti gli effetti soffre di
una rischiosità elevata rispetto ad un buono del tesoro di un paese sovrano che
gode di dignitosa valutazione e non certo perché l'azienda intenda compiere
generosa beneficenza. Inoltre la valutazione all'atto della emissione condiziona
l'importo delle cedole, ma anche la durata e il prezzo iniziale, dal momento che
il mercato rifiuta effetti non competitivi.
Il
government bond identifica come sempre il metro standard di giudizio, vale a
dire la misura professionale di una emissione, che si esprime in punti base
suppletivi nei confronti di un treasury con la stessa data di scadenza. Quando
lo spread tende ad aumentare durante la vita dell'obbligazione e se gli
operatori professionisti implicitamente forniscono segnali su serie perplessità
inerenti la capacità di rimborso a scadenza di quell'emittente, il bond oggetto
dell'analisi semplicemente perde il suo competitive advantage, in ossequio ai
principi di Business Intelligence che obbligano a liberarsi rapidamente dei
prodotti che non godono di adeguato appeal.
In
conclusione gli emittenti che generano abitualmente una buona catena del valore,
usufruiscono di migliori condizioni e le banche d'investimento fanno a gara per
ottenere l'incarico di consulenza, accettando ben volentieri di ridurre le
proprie considerevoli fees, lasciando naturalmente alla trasparenza del mercato
la conferma quotidiana nell'assegnazione del prezzo corretto. Ignorare questo
rigoroso giudizio a favore di calcoli vitalizi alla ricerca di rendite
strumentalmente confacenti ai desideri personali di spesa appare un
atteggiamento assurdo, perché alla fine di ogni storia il sistema finanziario
globale ha sempre ragione.

Il Riformista
°
Nei crack
finanziari
coinvolti 800.000 italiani
Cirio,
Parmalat, Be-Pop-Career, Giacomelli, Myway, For you e ''chi piu' ne ha
piu' ne metta'': nei crac finanziari che si sono succeduti negli ultimi
due anni sono rimasti coinvolti 800 mila risparmiatori per un controvalore
di 36,5 miliardi di euro, ''quasi l'importo di tre manovre finanziarie''.
Lo afferma l'Intesa dei consumatori, in queste ore insieme ad alcune
centinaia di risparmiatori, impegnata a manifestare davanti alla Banca
d'Italia per difendere i diritti della ''gente comune'' e chiedere una
maggiore trasparenza al sistema bancario e dei controlli.
Con
vari slogan, tra i quali ''San Vittore, l'unico protettore del
risparmiatore'', molte persone rimaste coinvolte nei casi Cirio e Parmalat
stanno picchettando davanti a Palazzo Koch. ''Vogliamo difendere la Banca
d'Italia e la sua autonomia, in quanto si tratta di un'istituzione che non
puo' essere confusa con quella del governatore, che ha un mandato a vita e
non deve rispondere a nessuno del suo operato'', ha detto il presidente
dell'Adusbef, Elio Lannutti, sottolineando che ''serve una riforma della
vigilanza, una riforma legislativa seria che tolga alla Banca d'Italia i
compiti relativi alla concorrenza, che dovrebbero invece cadere cosi' come
avviene in tutti gli altri paesi del mondo sull'antitrust''.
Facendo
sfilare un uomo in calzamaglia coperto solo da una foglia di fico, per via
Nazionale, l'Intesa dei consumatori vuole portare alla ribalta il concetto
di un risparmiatore ''che ha ormai perso tutto, che e' nudo e non ha piu'
niente''.
Fra
i manifestanti molte delle persone coinvolte nei recenti crac Parmalat e
Cirio: ''Ho perso circa 150 milioni acquistando bond Parmalat dal San
Paolo-Imi - spiega una delle persone coinvolte - la colpa non e' della mia
banca ma di un sistema carente in tutto, dalle societa' di revisione, alla
Consob, alla Banca d'Italia''.
Nel
mirino dell'intesa dei consumatori ci sono soprattutto le ultime
dichiarazioni rilasciate dai numeri uno di importanti banche, in primis il
presidente di Capitalia Cesare Geronzi. ''Banche parti lese? E' una tesi
ridicola ed offensiva - si legge in uno dei volantini distribuiti ai
manifestanti - Fazio, Geronzi, Profumo e Masera dovete dimettervi entro
questa sera. Se i banchieri si sono fatti truffare da modesti ragionieri,
infatti, non sono adatti a guidare le banche e si devono dimettere essendo
inadatti a ricoprire incarichi essenziali per l'economia''. Secondo le
varie associazioni dei consumatori ''non sono i banchieri le vittime, le
uniche parti lese sono le centinaia di migliaia di risparmiatori raggirate
dai cattivi consigli di chi invece avrebbe l'obbligo di tutelare il
pubblico risparmio''.
La
proposta delle banche di rimborsare i risparmiatori, aggiunge l'Intesa, e'
una ammissione di colpa. Sulla Gazzetta Ufficiale e' stata pubblicata una
direttiva che prevede che un conto corrente bancario con 11 operazioni
mensili viene a costare all'anno circa 500 euro: cosi' facendo le banche
vogliono fare provvista per i risarcimenti''.
Sullo
stesso tema, pubblichiamo anche il seguente articolo dell'ANSA:
CRAC
FINANZIARI: LA PROTESTA DEI 'BOND-PEOPLE'
ROMA
- Da semplice sit-in ad evento di portata storica: la protesta dei 'bond-people'
d'Italia e' arrivata ai piani alti di Via Nazionale. E lo ha fatto in modo
del tutto inaspettato: il modesto presidio organizzato stamani dall'Intesa
dei Consumatori e da alcune centinaia di risparmiatori coinvolti nei crac
finanziari davanti all'ingresso di palazzo Koch si e' tramutato, nel giro
di mezz'ora, in una convocazione ufficiale. Il direttore generale di
Bankitalia, Vincenzo Desario, poco dopo le undici ha ricevuto i vertici
dell'Intesa. Ed Elio Lannutti, Rosario Trefiletti, Carlo Pileri e Carlo
Rienzi, in rappresentanza dell'Intesa, non si sono lasciati sfuggire la
ghiotta occasione: sono saliti ed hanno avanzato le loro richieste.
Apertura
di un'indagine straordinaria sulle emissioni di bond degli ultimi cinque
anni, pressing sulle banche affinche' vadano incontro alle esigenze dei
consumatori e maggiore trasparenza dei fogli informativi, soprattutto
quelli diffusi da Poste Italiane: queste le proposte messe sul tavolo dai
consumatori durante un'incontro protrattosi circa un'ora e mezza, in cui
si e' parlato del ''sistema in generale'', riferiscono Adoc,
Federconsumatori, Adusbef e Codacons. Desario, afferma Lannutti dell'Adusbef,
si e' dimostrato reticente sull'operato di Bankitalia sul caso Parmalat,
ma allo stesso tempo si e' detto disponibile sulla richiesta avanzata
dall'Intesa di aprire un'indagine straordinaria sui bond emessi negli
ultimi 5 anni. Desario, stando sempre alla ricostruzione dell'Adusbef, si
e' detto disponibile anche a fare pressing sulle banche per andare
incontro a quanti si sono trovati coinvolti nei crac finanziari.
Dopo
Cirio, Parmalat, Tango bond, Giacomelli, My Way, Bibop-Carire per i
risparmiatori - precisa l'Intesa dei Consumatori - sembra aprirsi uno
spiraglio di speranza sempre che alle ''grandi aperture della Banca
d'Italia seguano i fatti''. La via dei risarcimenti e' l'unica che puo'
ristabilire fiducia nel sistema, che sia per le associazioni dei
consumatori sia per Bankitalia e' la grande assente del momento. ''La
fiducia non verra' di sicuro riportata con iniziative come Patti Chiari
dell'Abi'' afferma l'Intesa che, pur apprezzando la decisione autonoma di
alcune banche di provvedere ai rimborsi, sottolinea come ''gli istituti di
credito stiano provvedendo ad aumentare le commissioni sui conti correnti
per crearsi una riserva con cui pagare: e' pazzesco - aggiunge l'Intesa -
che un conto corrente con 11 operazioni mensili costi 500 euro all'anno''.
L'appuntamento
davanti a Bankitalia era fissato alle
10.30.
Proprio a quell'ora hanno iniziato a
sfilare striscioni e slogan di vario genere a difesa degli 800.000
risparmiatori che ''piangono sul latte versato'' dopo aver visto
volatilizzarsi 36,5 miliardi di euro, cioe' tre manovre finanziarie. A
rappresentare la loro rabbia ed il loro rancore un ragazzo vestito con una
calzamaglia color carne e coperto solo da una foglia di fico, a
testimonianza di come, a causa di colpe che nessuno vuole assumersi, i
cittadini siano rimasti senza nulla. Appena una mezz'oretta dopo
dall'avvio della protesta, hanno cominciato a girare voci di un possibile
incontro con il Governatore. Dopo 5 minuti, l'inattesa convocazione: ma
non dal numero uno di Palazzo Koch, bensi' dal direttore generale Vincenzo
Desario. Trefiletti, Lannutti, Rienzi e Pileri hanno varcato l'ingresso
fra l'incredulita' degli stessi manifestanti che, senza nascondere la
soddisfazione, hanno continuato ad esibire striscioni come 'Bond
argentini, Cirio, Parmalat: titoli offerti sul mercato con il marchio Dop
(denominazione d'origine a perdere)', 'San Vittore l'unico protettore del
risparmiatore'.
L'Intesa
pero' invita a non confondere: ''abbiamo scelto di manifestare davanti
alla Banca d'Italia per difendere la sua autonomia ed indipendenza. Non
siamo ne' con Tremonti ne' con Fazio. Sotto la lente dell'Intesa -
sostiene Trefiletti - ''ci sono soprattutto le banche ed i loro vertici,
da Cesare Geronzi (Capitalia) ad Alessandro Profumo (Unicredit), passando
per Rainer Masera (San Paolo Imi)''.
21/01/2004
19:00
21
Gennaio 2004 11:56
Roma
(ANSA)
|
USA;
Greenspan: economia
flessibile agevola politica monetaria
02
Gennaio 2004
19:48 Roma
(Ansa-Bloomberg)
La sempre maggiore
flessibilità dell'economia americana offre alla Fed "una considerevole
tranquillità" nelle decisioni di politica monetaria. E' quanto ha
affermato il Presidente della stessa Federal Reserve Alan Greenspan incontrando
a San Diego l'American Economics Association. "Il marcato incremento del
grado di flessibilità e resistenza mostrato dalla nostra economia negli ultimi
anni - ha detto Greenspan - dovrebbe portarci a una considerevole tranquillità".
Nel suo discorso, il numero uno della Fed non ha commentato in nessun modo la
corsa dell'economia Usa (+8,2% il Pil del terzo trimestre), ma si è invece
soffermato sull'attività della Fed negli ultimi 25 anni. E ha difeso
la Banca
centrale dalle accuse di aver contribuito,
negli anni '90, alla bolla speculativa che ha contaminato le Borse e per non
aver introdotto un obiettivo di inflazione. Secondo Greenspan, infatti,
l'introduzione di un tetto inflattivo come quello usato dalla Bce, avrebbe
potuto privare
la Fed
della flessibilità necessaria per rispondere
ai rischi dell'economia.
"Un
contributo sempre più grande per la risoluzione degli squilibri dell'economici
arriverà dalle azioni delle aziende e delle famiglie" grazie appunto al
forte livello di flessibilità raggiunto dall'economia americana e per questo,
ha spiegato Greenspan, "verranno richieste sempre meno iniziative cariche
di rischio di politica monetaria".
Nel suo discorso, Greenspan è
intervenuto sul dibattito in merito al ruolo della Fed negli anni (tra il 1997 e
il 2001) della bolla dei mercati azionari, quando l'indice S&P's500 era più
che raddoppiato, per poi riscendere ai livelli originari alla fine del 2002. Il
numero uno della Fed ha difeso il suo operato, affermando innanzi tutto che è
difficile capire quando un mercato è entrato in una bolla: "L'idea - ha
detto Greenspan - che una tempestiva stretta potesse essere esercitata per
prevenire la bolla degli ultimi anni '90 preservando comunque la stabilita'
economica è quasi sicuramente un'illusione". Anzi, ha concluso, "la
nostra strategia di indirizzare le conseguenze della bolla, invece della bolla
stessa, è stata un successo". Tanto che nel 2001 "nonostante i crolli
della Borsa, gli attacchi terroristici, gli scandali finanziari e le guerre in
Afghanistan e Iraq, abbiamo assistito a una recessione eccezionalmente
leggera". E poi, ha concluso, "molta dell'abilità dell'economia Usa
di assorbire questa sequenza di shock è derivata da una flessibilità
strutturale molto accresciuta", ma "l'allentamento monetario portato
avanti con aggressività è stato senza dubbio un significativo contributo alla
stabilita".
Quanto alla questione dell'obiettivo di inflazione, Greenspan
ha rigettato i suggerimenti di alcuni rappresentanti della stessa Fed, secondo
cui l'adozione di un target sull'aumento dei prezzi potrebbe rendere più chiare
le intenzioni politiche e ridurre la volatilità dei mercati. La complessità
dell'economia, ha spiegato, significa che il giudizio personale sui rischi è
una guida importante per la politica. Linee guida in merito alla leva dei tassi
si sarebbero infatti rilevate "inadeguate" dopo il crac dell'87, il
default russo del '98 e gli attacchi terroristici del 2001. ''L'esperienza della
Fed negli ultimi vent'anni - ha concluso su questo punto - dice chiaramente che
l'incertezza non è solo una caratteristica pervasiva del panorama della
politica monetaria, ma è un tratto distintivo di quel panorama". E, ha
aggiunto, "nessuna regola semplice potrebbe descrivere l'azione politica da
intraprendere in ogni contingenza e quindi diventare un valido surrogato per un
approccio basato sui principi del risk management".
Il numero uno della Fed
si è infine soffermato sull'opinione di alcuni economisti, secondo i quali
l'epoca dei tassi bassi è probabilmente terminata. Greenspan ha ricordato a
questo proposito che
la Fed
è stata in grado
di tagliare i tassi a breve in maniera così aggressiva perché l'inflazione non
rappresentava una minaccia per l'economia: "Abbiamo pensato che dovevamo e
potevamo essere forti nel 2002 e nel 2003 anche perché, con una domanda debole,
i rischi di inflazione erano diventati a due sensi per la prima volta in 40
anni".(ANSA).
02
Gennaio 2004
19:48 Roma
(Ansa-Bloomberg)
sabato
31
gennaio 2004 |
|
 |
Il
commento
dello
Studio C.F.A.
Nella
Rassegna Stampa dell'Ottobre 2003
avevamo sottolineato che il tasso di crescita "asiatico" pari al
7,2% fatto registrare dal PIL USA nel trimestre precedente, era il frutto
di
un'economia "dopata" e molto presto questa crescita
impressionante si sarebbe drasticamente ridimensionata.
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FMI:
DEFICIT BILANCIO USA METTE A
RISCHIO RIPRESA GLOBALE
(ANSA)
- ROMA, 8 GEN - Il macroscopico deficit di bilancio statunitense
minaccia di spingere in alto i tassi di intesse dei Paesi
industrializzati, mettendo a rischio gli investimenti e la ripresa
economica globale. Lo afferma in un documento il Fondo monetario
internazionale, sottolineando come il disavanzo Usa, lanciato verso i
500 miliardi di dollari nell'anno fiscale, può portare a un rialzo dei
tassi di interesse dell'1% nei Paesi industrializzati.(ANSA).
8
Gennaio 2004
11:44
Roma
(ANSA)
|
FED:
GREENSPAN; CON DERIVATI FINANZA
PIU' EFFICIENTE
(ANSA)
- NEW YORK, 26 GEN - Nonostante le critiche rivolte dapiù parti all'uso
di strumenti finanziari derivati fatto dafondi e banche perché ritenuto
troppo rischioso per gliinvestitori, una lancia in loro favore viene
spezzata dalpresidente della Federal Alan Greenspan. "Questi
strumenti finanziari di crescente complessità - haspiegato nel corso di
un collegamento via satellite con Londra -hanno contribuito, specie nel
recente periodo ricco di tensioni,allo sviluppo di un sistema
finanziario più flessibile,efficiente e, da questo momento, più
elastico rispetto a quelloesistente solo un quarto di secolo
fa".(ANSA).
26
Gennaio 2004
20:12
New
York (ANSA)
|
Wall
Street:
Mr.
Greenspan e le elezioni presidenziali
03
Gennaio 2004
15:08 New York
(WSI)
Quando
avverrà la tanto temuta revisione al rialzo dei tassi d’interesse da parte
della Federal Reserve?
Nell’anno delle elezioni presidenziali in America, aspettando ulteriori
conferme dal trend di crescita dell’economia a stelle e strisce, i listini
azionari d’oltreoceano si trovano attualmente sui massimi degli ultimi 12
mesi, e tutto lascia pensare che la tendenza in questo inizio 2004 sia destinata
a continuare in virtù di una ritrovata fiducia da parte degli investitori.
Gli economisti, tra l’altro, non escludono che Mr. Greenspan e gli altri
membri della Banca Centrale statunitense continuino nella loro politica
accomodante per non intralciare la rielezione di Gorge W. Bush alla Casa Bianca;
su tali presupposti, quindi, l’appuntamento con la manovra restrittiva sui
tassi sarebbe addirittura rinviato al 2005.
Non è però dello stesso avviso Tom McManus, strategist azionario di Banc of
America: “La storia passata dimostra che spesso i tassi americani sono stati
innalzati nell’anno delle elezioni presidenziali”, ha dichiarato, “dato
che a livello statistico nell’anno del voto i Fed Funds sono stati mediamente
innalzati di 57 punti base rispetto ad una media di 40 punti base registrata in
periodo pre-elettorale”. Nel 1972, pur tuttavia, è ancora vivo il ricordo del
Presidente della Fed Arthur Burns che, pur di appoggiare la rielezione di
Richard Nixon, mantenne una politica di bassi tassi d’interesse nonostante il
sorgere di forti spinte inflazionistiche.
Le previsioni di crescita 2004 del Prodotto Interno Lordo americano sono per un
4% su base annua, e gli economisti, guardando solo ai fondamentali,
s’aspettano in ogni caso un innalzamento dei tassi d’interesse nella seconda
metà del corrente anno.
“Gli investitori nel corso del 2004 non possono non ignorare l’alta
probabilità di una stretta ai cordoni del credito”, ha aggiunto Tom McManus,
che ha altresì affermato d’attendersi delle ripercussioni negative, ma
comunque circoscritte, da parte dei listini azionari.
Di riflesso, potremmo assistere ad una moderata e persistente fase di profit
taking da parte degli operatori, che nello specifico potrebbero puntare ad
alleggerire le posizioni dopo un 2003 caratterizzato da una lenta ma persistente
ascesa dei corsi;

03
Gennaio 2004
15:08 New York
(WSI)
La guerra in Iraq
pianificata da Bush tre anni fa
11
Gennaio 2004
21:29
New York
(Ansa)
L’attacco all’Iraq fu pianificato dall’amministrazione Bush
fin da poche ore dopo l’insediamento nel gennaio 2001. Lo dice Paul O’Neill,
ex segretario di stato americano al tesoro, “licenziato” da Bush alla fine
del 2002. «Fin dall’inizio c’era la convinzione che Saddam fosse un male e
che avrebbe dovuto essere cacciato» racconta O’Neill a Lesley Stahl, della
rete televisiva Cbs «Per me la nozione di attacco preventivo, che cioè gli
Stati Uniti abbiano il diritto unilaterale di fare qualsiasi cosa decidano, è
veramente un po’ troppo».
L’intervista a O’Neill, che verrà trasmessa domenica alle 19
durante il programma 60 Minutes, è stata data per la presentazione di The Price
of Loyalty, un libro scritto da Ron Suskind al quale O’Neill ha rilasciato una
lunga intervista ed ha dato circa 30 mila documenti sull’amministrazione di
George Bush.
Alcune rivelazioni contenute nel libro sono basate, oltre che sulle
testimonianze di O’Neill e di altri funzionari governativi, anche su documenti
segreti del Pentagono che circolavano già nei primi mesi del 2001.
Secondo Suskind, nei primi tre mesi del 2001 (cioè due anni prima
dell’inizio della guerra), l’amministrazione stava studiando le opzioni
militari per rimuovere Saddam Hussein dal potere e stava già pianificando il
dopo-Saddam: l’organizzazione delle truppe per il mantenimento della pace, i
tribunali per i crimini di guerra e il futuro del petrolio iracheno.
Secondo Susking, un documento del Pentagono intitolato Foreign
Suitors For Iraqi Oilfields Contracts (stranieri interessati a contratti per i
pozzi petroliferi iracheni) «parla di possibili contraenti da 30 o 40 paesi e
quali avessero interesse al petrolio iracheno».
Nel libro si cita lo stupore di O’Neill perché nessuno durante
le riunioni del National Security Council si chiedesse perché l’Iraq avrebbe
dovuto essere invaso: «Il problema era solo trovare un modo per farlo. Il clima
era questo. Il presidente diceva: trovatemi il modo per farlo».
Le affermazioni di Susking e O’Neill sono in parte confermate,
secondo
la Cbs
, dall’inviata del network a Baghdad, Lisa Barron. Il
portavoce del Consiglio nazionale iracheno, una coalizione di oppositori
del
regime di Saddam Hussein, ha detto alla Barron di «non essere sorpreso delle
affermazioni di O’Neill. L’amministrazione Bush aprì dei canali con
l’opposizione irachena subito dopo essere andata al potere e ci furono
consultazioni su come rimuovere Saddam. Poco dopo aprimmo un ufficio a
Washington».
Tra le altre affermazioni di O’Neill contenute nel libro una riguarda
le riunioni del governo. Il presidente Bush, dice l’ex segretario al tesoro,
era così disinteressato «che sembrava un cieco in mezzo a tanti sordi».
11
Gennaio 2004
21:29
New York
(Ansa)
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