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INDICE ARTICOLI

 

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Finanza italiana - Crack Parmalat

Parmacrack: ascoltato Beppe Grillo

Finanza italiana - Crack Parmalat e altro

Bond dannati Bond. Obbligazioni e rischi

Finanza italiana - Crack Parmalat e altro

Nei crack finanziari coinvolti 800.000 italiani

FED e Macro USA

USA; Greenspan: economia flessibile agevola ...

FED e Elezioni USA

Wall Street: Mr. Greenspan e le elezioni presidenziali

Geo politica - USA e Iraq

La guerra in Iraq pianificata da Bush tre anni fa

 

+++ CRAC PARMALAT +++ La rassegna delle prime pagine del Sole 24 Ore in formato PDF +++ CRAC PARMALAT +++

venerdì  02 gennaio 2004   domenica  04 gennaio 2004   martedì  06 gennaio 2004

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  Parmacrack: ascoltato Beppe Grillo

16 Gennaio 2004   20:51   Piacenza  (La Repubblica)

 

Il comico è arrivato poco dopo le 16 alla caserma Artale di via Emilia Pavese, sede del Comando provinciale delle Fiamme gialle, a bordo di una Lancia Libra blu, scortata da due auto della Guardia di Finanza. Ed è stato ascoltato dal colonnello Domenico Fornabaio, comandante del gruppo verifiche speciali del nucleo di Polizia tributaria di Bologna.

"Ho portato anche altri documenti sulle situazioni Fiat e Telecom, così ci portiamo avanti", ha risposto, scherzando, ai giornalisti che lo aspettavano davanti alla caserma. Poi, più seriamente: "Al magistrato ho ripetuto quello che da tempo vado dicendo nei miei spettacoli. Cose che dico da anni e che erano cose sulla bocca di tutti". "Parmalat - ha proseguito - è una debacle, ma è solo la punta di un iceberg enorme. Ma la vera catastrofe è l'informazione: è grave che queste cose vengano fuori da noi, dai comici, non dalla stampa che è arrivata dopo".

In due momenti diversi Grillo aveva citato Parmalat. Una prima volta, nel 1999, durante il monologo intitolato Discorso all'umanità, trasmesso da Telepiù. Nel mirino, il latte all'Omega3, prodotto dall'azienda di Collecchio. "Il latte all'Omega3 è latte con l'aggiunta di olio di pesce - aveva detto - ci voleva la Parmalat per fare un latte così? Ha preso del latte normale, poi ha preso un baccalà e l'ha messo dentro. Perché ci devono prendere per dei coglioni?".

E ancora: "Scrivono 'Scoperto il latte della vita: Parmalat dichiara guerra ai trigligeridi e ai nemici del cuore'. Ma che sono i nemici del cuore? Sono loro che mi fanno venire un infarto, che mi danno del latte al pesce. Scoprire il latte al pesce? Tu puoi scoprire un vulcano, non puoi scoprire una cosa che non esiste".

Poi, ancora, nel 2002, ospite di Striscia: "Un dirigente della Parmalat - aveva detto - mi ha confidato, chiedendomi di non dire la cosa a nessuno (e io: non ti preoccupare, ti pare che ti farei mai una cosa del genere) che la sua società fattura 13000 miliardi di lire e ha 13000 miliardi di debiti".

Oggi, dopo un'audizione di quaranta minuti, Grillo ha risposto ai giornalisti a suon di battute. "Cosa mi hanno chiesto? Volevano vendermi dei bond della Nigerialat e sto pensando seriamente di fare una piccola speculazione". Alla domanda su chi gli avesse suggerito le rivelazioni dei suoi spettacoli, ha risposto che "bastava guardare nei bilanci". E ha citato come esempio la Cirio: "Bastava leggere chi era Cragnotti, guardare la sua fedina penale, per capire che si tratta di una persona che non poteva neanche firmare il conto di un ristorante in Canada".

Quanto alla talpa delle rivelazioni sul crac Parmalat, Grillo ha confermato "che c'è stata una persona con cui ho parlato, dopo un mio spettacolo, ma era al di fuori di questa cosa. Io avevo scherzato sui deficit delle grandi aziende, così mi disse che si sentivano fortunati, perché avevano solo 13 mila miliardi di debiti. Fiat e Telecom sono dei bambini al confronto".

Poi, altre battute: "Adesso nei miei spettacoli parlerò anche della Fininvest, così ci portiamo un po' avanti con il lavoro. Sono cose che salteranno fuori nei prossimi anni, bisogna avere pazienza, la giustizia deve fare il suo corso, prima i comici e poi i giudici".

Il comico ha poi detto che il suo ruolo "non è quello di andare davanti a dei giudici a dimostrare che avevo ragione". "Io - ha proseguito - ho il compito di interpretare la realtà un po' prima che accada. E ogni tanto ci azzecco. Chi sono le prossime aziende che finiranno come la Parmalat? Per saperlo basta cliccare bancaditalia.it, vai a vedere chi ha chiesto questi famosi bond, cioè prestiti obbligazionari. Si scopre che la Telecom ha 100 mila miliardi di debiti, la Fiat è in una situazione per la quale si può solo dire 'speriamo bene'. Ragazzi, o smetto di lavorare io, o ristrutturano le aziende loro".

Poi un altro attacco: "Perché tutto questo è saltato fuori solo adesso? Ma perché è un'associazione a delinquere fra banche, industrie, giornali. L'unica cosa da fare è rompere questo sistema".

Quindi, altre battute su Tanzi: "La sua leggerezza è stata quella di non fare un partito, lui doveva scendere in campo creando Forzalat, poi faceva una legge con cui obbligava tutti i latti del mondo a metterci gli Omega3 ed il latte di pesce. Così era a posto. Sono superficialità che si pagano".

La Repubblica

 

 

 

mercoledì  07 gennaio 2004   giovedì  08 gennaio 2004   venerdì  09 gennaio 2004
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  Bond dannati Bond. Obbligazioni e rischi

29 Gennaio 2004   12:18   New York  (WSI)

Supranational, government agencies, corporate, straight, convertible, strips, bullet, tigers, cats, lions, cougars, gators, eagles, dogs, rats, zero, capped, cap & floor e per finire junks. Queste sono solo alcune delle denominazioni riconducibili alle svariate tipologie di obbligazioni in circolazione, anche se i termini anglosassoni non tutti traducibili perché espressi in forma di acronimo, dimostrano che parecchia applicazione matematica, unita ad una notevole dose di estro artistico, hanno arricchito le modalità d'incontro fra domanda di risorse e la gestione della liquidità nei mercati finanziari sviluppati.

Ovviamente questa fantasia scaturisce negli uffici dei merchant banker piuttosto che nei lead manager, i quali alla solita ricerca del pane quotidiano, fees e provvigioni di intermediazione, perseguono l'usuale obiettivo del competitive advantage dettato dalla Business Intelligence, elaborando di conseguenza qualunque metodo che meglio delinei i bisogni oltre che le necessità dei clienti.

Appare quindi opportuno sottolineare come lo scopo primario del prestito obbligazionario, sia quello di soddisfare una lecita richiesta di denaro e pertanto molte entità sovragovernative, oltre che stati sovrani risultano emittenti costanti, nel mentre al contrario le imprese o corporation possono selezionare fra il debito e l'aumento di capitale. In ragionevole contropartita il risparmio esiste robusto e in linea di principio sempre ben disposto ad investire a reddito fisso.

Fatti recenti hanno riconfermato che le certezze assolute non sono di questo mondo, visto che in assunto generico tutti i bond sono soggetti ad un possibile default e molte delle compagnie quotate possono fallire. Il giudizio sostanziale di solvibilità, che dovrebbe rappresentare la sintesi per la sicurezza dell'investimento, viene santificato dalle agenzie di rating, S&P, Moody e Fitch, considerate qualificate e famose per il tramite delle note simbologie di AAA, A+, BAA, BBB e cosi via, laddove il giudizio corrente di mercato rimane evidenziato dal rendimento a maturità, quale funzione implicita del prezzo quotidiano.

Pur tuttavia, al sistema di Business Intelligence degli emittenti deve rispondere specularmente quello dei compratori, perché come ovvio l'emissione si preoccupa unicamente degli interessi di una sola delle parti coinvolte e dei profitti risultanti per i numerosi consulenti addetti ai vari compiti di collocamento. In via teorica una corporate dovrebbe decidere il lancio di bond per sopperire ad un temporaneo gap finanziario, ma sempre con lo scopo di migliorare il ritorno economico a favore degli azionisti.

Ad esempio la realizzazione di un nuovo stabilimento produttivo costa sicuramente meno se pagato a pronta cassa e dove entrasse in funzione producendo profitti, questi potranno essere utilizzabili anche ad accantonare capitale ed interessi per il servizio e rimborso del debito. Le emissioni riservate invece alla gestione di una ristrutturazione, sottolineano fondamentalmente due motivazioni di cui una puramente finanziaria, perché quando scendono i tassi di riferimento è logico anticipare il rimborso della vecchia obbligazione per eventualmente riemetterne un'altra meno onerosa, l'altra appalesa riformulazioni dovute a fattori esterni contingenti.

Una contrazione economica allunga i tempi necessari ad accantonare il capitale da restituire, costringendo allora la società a rimborsare il debito esistente e contestualmente tentando per una scadenza più lunga, sperando che l'intoppo sia considerato temporaneo e che le agenzie preposte non abbassino il rating. Tutto sommato il sottoscrittore privato non deve ritenersi a tutti i costi un esperto, bensì dovrebbe ottemperare al dovere di essere per lo meno attento e curioso, visto che storicamente nessuno si è mai rovinato nel vendere troppo presto, tenendo a freno la propria avidità.

Evidentemente un corporate bond qualifica automaticamente il proprio rendimento, perché in finale costa meno o paga cedola maggiore, dato che a tutti gli effetti soffre di una rischiosità elevata rispetto ad un buono del tesoro di un paese sovrano che gode di dignitosa valutazione e non certo perché l'azienda intenda compiere generosa beneficenza. Inoltre la valutazione all'atto della emissione condiziona l'importo delle cedole, ma anche la durata e il prezzo iniziale, dal momento che il mercato rifiuta effetti non competitivi.

Il government bond identifica come sempre il metro standard di giudizio, vale a dire la misura professionale di una emissione, che si esprime in punti base suppletivi nei confronti di un treasury con la stessa data di scadenza. Quando lo spread tende ad aumentare durante la vita dell'obbligazione e se gli operatori professionisti implicitamente forniscono segnali su serie perplessità inerenti la capacità di rimborso a scadenza di quell'emittente, il bond oggetto dell'analisi semplicemente perde il suo competitive advantage, in ossequio ai principi di Business Intelligence che obbligano a liberarsi rapidamente dei prodotti che non godono di adeguato appeal.

In conclusione gli emittenti che generano abitualmente una buona catena del valore, usufruiscono di migliori condizioni e le banche d'investimento fanno a gara per ottenere l'incarico di consulenza, accettando ben volentieri di ridurre le proprie considerevoli fees, lasciando naturalmente alla trasparenza del mercato la conferma quotidiana nell'assegnazione del prezzo corretto. Ignorare questo rigoroso giudizio a favore di calcoli vitalizi alla ricerca di rendite strumentalmente confacenti ai desideri personali di spesa appare un atteggiamento assurdo, perché alla fine di ogni storia il sistema finanziario globale ha sempre ragione.  

Il Riformista

 

 

  sabato  10  gennaio 2004   domenica  11  gennaio 2004  
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  Nei crack finanziari coinvolti 800.000 italiani

 

Cirio, Parmalat, Be-Pop-Career, Giacomelli, Myway, For you e ''chi piu' ne ha piu' ne metta'': nei crac finanziari che si sono succeduti negli ultimi due anni sono rimasti coinvolti 800 mila risparmiatori per un controvalore di 36,5 miliardi di euro, ''quasi l'importo di tre manovre finanziarie''. Lo afferma l'Intesa dei consumatori, in queste ore insieme ad alcune centinaia di risparmiatori, impegnata a manifestare davanti alla Banca d'Italia per difendere i diritti della ''gente comune'' e chiedere una maggiore trasparenza al sistema bancario e dei controlli.

Con vari slogan, tra i quali ''San Vittore, l'unico protettore del risparmiatore'', molte persone rimaste coinvolte nei casi Cirio e Parmalat stanno picchettando davanti a Palazzo Koch. ''Vogliamo difendere la Banca d'Italia e la sua autonomia, in quanto si tratta di un'istituzione che non puo' essere confusa con quella del governatore, che ha un mandato a vita e non deve rispondere a nessuno del suo operato'', ha detto il presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti, sottolineando che ''serve una riforma della vigilanza, una riforma legislativa seria che tolga alla Banca d'Italia i compiti relativi alla concorrenza, che dovrebbero invece cadere cosi' come avviene in tutti gli altri paesi del mondo sull'antitrust''.

Facendo sfilare un uomo in calzamaglia coperto solo da una foglia di fico, per via Nazionale, l'Intesa dei consumatori vuole portare alla ribalta il concetto di un risparmiatore ''che ha ormai perso tutto, che e' nudo e non ha piu' niente''.

Fra i manifestanti molte delle persone coinvolte nei recenti crac Parmalat e Cirio: ''Ho perso circa 150 milioni acquistando bond Parmalat dal San Paolo-Imi - spiega una delle persone coinvolte - la colpa non e' della mia banca ma di un sistema carente in tutto, dalle societa' di revisione, alla Consob, alla Banca d'Italia''.

Nel mirino dell'intesa dei consumatori ci sono soprattutto le ultime dichiarazioni rilasciate dai numeri uno di importanti banche, in primis il presidente di Capitalia Cesare Geronzi. ''Banche parti lese? E' una tesi ridicola ed offensiva - si legge in uno dei volantini distribuiti ai manifestanti - Fazio, Geronzi, Profumo e Masera dovete dimettervi entro questa sera. Se i banchieri si sono fatti truffare da modesti ragionieri, infatti, non sono adatti a guidare le banche e si devono dimettere essendo inadatti a ricoprire incarichi essenziali per l'economia''. Secondo le varie associazioni dei consumatori ''non sono i banchieri le vittime, le uniche parti lese sono le centinaia di migliaia di risparmiatori raggirate dai cattivi consigli di chi invece avrebbe l'obbligo di tutelare il pubblico risparmio''.

La proposta delle banche di rimborsare i risparmiatori, aggiunge l'Intesa, e' una ammissione di colpa. Sulla Gazzetta Ufficiale e' stata pubblicata una direttiva che prevede che un conto corrente bancario con 11 operazioni mensili viene a costare all'anno circa 500 euro: cosi' facendo le banche vogliono fare provvista per i risarcimenti''.

Sullo stesso tema, pubblichiamo anche il seguente articolo dell'ANSA:  

 

CRAC FINANZIARI: LA PROTESTA DEI 'BOND-PEOPLE'

ROMA - Da semplice sit-in ad evento di portata storica: la protesta dei 'bond-people' d'Italia e' arrivata ai piani alti di Via Nazionale. E lo ha fatto in modo del tutto inaspettato: il modesto presidio organizzato stamani dall'Intesa dei Consumatori e da alcune centinaia di risparmiatori coinvolti nei crac finanziari davanti all'ingresso di palazzo Koch si e' tramutato, nel giro di mezz'ora, in una convocazione ufficiale. Il direttore generale di Bankitalia, Vincenzo Desario, poco dopo le undici ha ricevuto i vertici dell'Intesa. Ed Elio Lannutti, Rosario Trefiletti, Carlo Pileri e Carlo Rienzi, in rappresentanza dell'Intesa, non si sono lasciati sfuggire la ghiotta occasione: sono saliti ed hanno avanzato le loro richieste.

Apertura di un'indagine straordinaria sulle emissioni di bond degli ultimi cinque anni, pressing sulle banche affinche' vadano incontro alle esigenze dei consumatori e maggiore trasparenza dei fogli informativi, soprattutto quelli diffusi da Poste Italiane: queste le proposte messe sul tavolo dai consumatori durante un'incontro protrattosi circa un'ora e mezza, in cui si e' parlato del ''sistema in generale'', riferiscono Adoc, Federconsumatori, Adusbef e Codacons. Desario, afferma Lannutti dell'Adusbef, si e' dimostrato reticente sull'operato di Bankitalia sul caso Parmalat, ma allo stesso tempo si e' detto disponibile sulla richiesta avanzata dall'Intesa di aprire un'indagine straordinaria sui bond emessi negli ultimi 5 anni. Desario, stando sempre alla ricostruzione dell'Adusbef, si e' detto disponibile anche a fare pressing sulle banche per andare incontro a quanti si sono trovati coinvolti nei crac finanziari.

Dopo Cirio, Parmalat, Tango bond, Giacomelli, My Way, Bibop-Carire per i risparmiatori - precisa l'Intesa dei Consumatori - sembra aprirsi uno spiraglio di speranza sempre che alle ''grandi aperture della Banca d'Italia seguano i fatti''. La via dei risarcimenti e' l'unica che puo' ristabilire fiducia nel sistema, che sia per le associazioni dei consumatori sia per Bankitalia e' la grande assente del momento. ''La fiducia non verra' di sicuro riportata con iniziative come Patti Chiari dell'Abi'' afferma l'Intesa che, pur apprezzando la decisione autonoma di alcune banche di provvedere ai rimborsi, sottolinea come ''gli istituti di credito stiano provvedendo ad aumentare le commissioni sui conti correnti per crearsi una riserva con cui pagare: e' pazzesco - aggiunge l'Intesa - che un conto corrente con 11 operazioni mensili costi 500 euro all'anno''.

L'appuntamento davanti a Bankitalia era fissato alle 10.30. Proprio a quell'ora hanno iniziato a sfilare striscioni e slogan di vario genere a difesa degli 800.000 risparmiatori che ''piangono sul latte versato'' dopo aver visto volatilizzarsi 36,5 miliardi di euro, cioe' tre manovre finanziarie. A rappresentare la loro rabbia ed il loro rancore un ragazzo vestito con una calzamaglia color carne e coperto solo da una foglia di fico, a testimonianza di come, a causa di colpe che nessuno vuole assumersi, i cittadini siano rimasti senza nulla. Appena una mezz'oretta dopo dall'avvio della protesta, hanno cominciato a girare voci di un possibile incontro con il Governatore. Dopo 5 minuti, l'inattesa convocazione: ma non dal numero uno di Palazzo Koch, bensi' dal direttore generale Vincenzo Desario. Trefiletti, Lannutti, Rienzi e Pileri hanno varcato l'ingresso fra l'incredulita' degli stessi manifestanti che, senza nascondere la soddisfazione, hanno continuato ad esibire striscioni come 'Bond argentini, Cirio, Parmalat: titoli offerti sul mercato con il marchio Dop (denominazione d'origine a perdere)', 'San Vittore l'unico protettore del risparmiatore'.

L'Intesa pero' invita a non confondere: ''abbiamo scelto di manifestare davanti alla Banca d'Italia per difendere la sua autonomia ed indipendenza. Non siamo ne' con Tremonti ne' con Fazio. Sotto la lente dell'Intesa - sostiene Trefiletti - ''ci sono soprattutto le banche ed i loro vertici, da Cesare Geronzi (Capitalia) ad Alessandro Profumo (Unicredit), passando per Rainer Masera (San Paolo Imi)''. 21/01/2004 19:00

 

21 Gennaio 2004  11:56  Roma  (ANSA)

 

 

 

 

 

mercoledì  14  gennaio 2004   giovedì  15  gennaio 2004   giovedì  22  gennaio 2004
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domenica  25  gennaio 2004   martedì  27  gennaio 2004   mercoledì  28  gennaio 2004
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  USA; Greenspan: economia flessibile agevola politica monetaria

02 Gennaio 2004   19:48  Roma  (Ansa-Bloomberg)

 

La sempre maggiore flessibilità dell'economia americana offre alla Fed "una considerevole tranquillità" nelle decisioni di politica monetaria. E' quanto ha affermato il Presidente della stessa Federal Reserve Alan Greenspan incontrando a San Diego l'American Economics Association. "Il marcato incremento del grado di flessibilità e resistenza mostrato dalla nostra economia negli ultimi anni - ha detto Greenspan - dovrebbe portarci a una considerevole tranquillità". Nel suo discorso, il numero uno della Fed non ha commentato in nessun modo la corsa dell'economia Usa (+8,2% il Pil del terzo trimestre), ma si è invece soffermato sull'attività della Fed negli ultimi 25 anni. E ha difeso la Banca centrale dalle accuse di aver contribuito, negli anni '90, alla bolla speculativa che ha contaminato le Borse e per non aver introdotto un obiettivo di inflazione. Secondo Greenspan, infatti, l'introduzione di un tetto inflattivo come quello usato dalla Bce, avrebbe potuto privare la Fed della flessibilità necessaria per rispondere ai rischi dell'economia.

"Un contributo sempre più grande per la risoluzione degli squilibri dell'economici arriverà dalle azioni delle aziende e delle famiglie" grazie appunto al forte livello di flessibilità raggiunto dall'economia americana e per questo, ha spiegato Greenspan, "verranno richieste sempre meno iniziative cariche di rischio di politica monetaria". Nel suo discorso, Greenspan è intervenuto sul dibattito in merito al ruolo della Fed negli anni (tra il 1997 e il 2001) della bolla dei mercati azionari, quando l'indice S&P's500 era più che raddoppiato, per poi riscendere ai livelli originari alla fine del 2002. Il numero uno della Fed ha difeso il suo operato, affermando innanzi tutto che è difficile capire quando un mercato è entrato in una bolla: "L'idea - ha detto Greenspan - che una tempestiva stretta potesse essere esercitata per prevenire la bolla degli ultimi anni '90 preservando comunque la stabilita' economica è quasi sicuramente un'illusione". Anzi, ha concluso, "la nostra strategia di indirizzare le conseguenze della bolla, invece della bolla stessa, è stata un successo". Tanto che nel 2001 "nonostante i crolli della Borsa, gli attacchi terroristici, gli scandali finanziari e le guerre in Afghanistan e Iraq, abbiamo assistito a una recessione eccezionalmente leggera". E poi, ha concluso, "molta dell'abilità dell'economia Usa di assorbire questa sequenza di shock è derivata da una flessibilità strutturale molto accresciuta", ma "l'allentamento monetario portato avanti con aggressività è stato senza dubbio un significativo contributo alla stabilita". 

Quanto alla questione dell'obiettivo di inflazione, Greenspan ha rigettato i suggerimenti di alcuni rappresentanti della stessa Fed, secondo cui l'adozione di un target sull'aumento dei prezzi potrebbe rendere più chiare le intenzioni politiche e ridurre la volatilità dei mercati. La complessità dell'economia, ha spiegato, significa che il giudizio personale sui rischi è una guida importante per la politica. Linee guida in merito alla leva dei tassi si sarebbero infatti rilevate "inadeguate" dopo il crac dell'87, il default russo del '98 e gli attacchi terroristici del 2001. ''L'esperienza della Fed negli ultimi vent'anni - ha concluso su questo punto - dice chiaramente che l'incertezza non è solo una caratteristica pervasiva del panorama della politica monetaria, ma è un tratto distintivo di quel panorama". E, ha aggiunto, "nessuna regola semplice potrebbe descrivere l'azione politica da intraprendere in ogni contingenza e quindi diventare un valido surrogato per un approccio basato sui principi del risk management". 

Il numero uno della Fed si è infine soffermato sull'opinione di alcuni economisti, secondo i quali l'epoca dei tassi bassi è probabilmente terminata. Greenspan ha ricordato a questo proposito che la Fed è stata in grado di tagliare i tassi a breve in maniera così aggressiva perché l'inflazione non rappresentava una minaccia per l'economia: "Abbiamo pensato che dovevamo e potevamo essere forti nel 2002 e nel 2003 anche perché, con una domanda debole, i rischi di inflazione erano diventati a due sensi per la prima volta in 40 anni".(ANSA).  

 

02 Gennaio 2004   19:48  Roma  (Ansa-Bloomberg)  

 

 

 

+++ CRESCITA USA RALLENTA +++ DAL +7,2% DI OTTOBRE 2003  AL +4% DI GENNAIO 2004 +++

sabato  31  gennaio 2004  

Il commento dello Studio C.F.A. 

Nella Rassegna Stampa dell'Ottobre 2003  avevamo sottolineato che il tasso di crescita "asiatico" pari al 7,2% fatto registrare dal PIL USA nel trimestre precedente, era il frutto di un'economia "dopata" e molto presto questa crescita impressionante si sarebbe drasticamente ridimensionata.

 

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FMI: DEFICIT BILANCIO USA METTE A RISCHIO RIPRESA GLOBALE --- FED: GREENSPAN; CON DERIVATI FINANZA PIU' EFFICIENTE

 

FMI: DEFICIT BILANCIO USA METTE A RISCHIO RIPRESA GLOBALE

(ANSA) - ROMA, 8 GEN - Il macroscopico deficit di bilancio statunitense minaccia di spingere in alto i tassi di intesse dei Paesi industrializzati, mettendo a rischio gli investimenti e la ripresa economica globale. Lo afferma in un documento il Fondo monetario internazionale, sottolineando come il disavanzo Usa, lanciato verso i 500 miliardi di dollari nell'anno fiscale, può portare a un rialzo dei tassi di interesse dell'1% nei Paesi industrializzati.(ANSA).

8 Gennaio 2004 11:44 Roma (ANSA)

 

 

FED: GREENSPAN; CON DERIVATI FINANZA PIU' EFFICIENTE

(ANSA) - NEW YORK, 26 GEN - Nonostante le critiche rivolte dapiù parti all'uso di strumenti finanziari derivati fatto dafondi e banche perché ritenuto troppo rischioso per gliinvestitori, una lancia in loro favore viene spezzata dalpresidente della Federal Alan Greenspan. "Questi strumenti finanziari di crescente complessità - haspiegato nel corso di un collegamento via satellite con Londra -hanno contribuito, specie nel recente periodo ricco di tensioni,allo sviluppo di un sistema finanziario più flessibile,efficiente e, da questo momento, più elastico rispetto a quelloesistente solo un quarto di secolo fa".(ANSA).

26 Gennaio 2004   20:12 New York (ANSA)

 

 

 

 

 

 

  Wall Street: Mr. Greenspan e le elezioni presidenziali

03 Gennaio 2004   15:08  New York  (WSI)

 

Quando avverrà la tanto temuta revisione al rialzo dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve?
Nell’anno delle elezioni presidenziali in America, aspettando ulteriori conferme dal trend di crescita dell’economia a stelle e strisce, i listini azionari d’oltreoceano si trovano attualmente sui massimi degli ultimi 12 mesi, e tutto lascia pensare che la tendenza in questo inizio 2004 sia destinata a continuare in virtù di una ritrovata fiducia da parte degli investitori.
Gli economisti, tra l’altro, non escludono che Mr. Greenspan e gli altri membri della Banca Centrale statunitense continuino nella loro politica accomodante per non intralciare la rielezione di Gorge W. Bush alla Casa Bianca; su tali presupposti, quindi, l’appuntamento con la manovra restrittiva sui tassi sarebbe addirittura rinviato al 2005.
Non è però dello stesso avviso Tom McManus, strategist azionario di Banc of America: “La storia passata dimostra che spesso i tassi americani sono stati innalzati nell’anno delle elezioni presidenziali”, ha dichiarato, “dato che a livello statistico nell’anno del voto i Fed Funds sono stati mediamente innalzati di 57 punti base rispetto ad una media di 40 punti base registrata in periodo pre-elettorale”. Nel 1972, pur tuttavia, è ancora vivo il ricordo del Presidente della Fed Arthur Burns che, pur di appoggiare la rielezione di Richard Nixon, mantenne una politica di bassi tassi d’interesse nonostante il sorgere di forti spinte inflazionistiche.
Le previsioni di crescita 2004 del Prodotto Interno Lordo americano sono per un 4% su base annua, e gli economisti, guardando solo ai fondamentali, s’aspettano in ogni caso un innalzamento dei tassi d’interesse nella seconda metà del corrente anno.
“Gli investitori nel corso del 2004 non possono non ignorare l’alta probabilità di una stretta ai cordoni del credito”, ha aggiunto Tom McManus, che ha altresì affermato d’attendersi delle ripercussioni negative, ma comunque circoscritte, da parte dei listini azionari.
Di riflesso, potremmo assistere ad una moderata e persistente fase di profit taking da parte degli operatori, che nello specifico potrebbero puntare ad alleggerire le posizioni dopo un 2003 caratterizzato da una lenta ma persistente ascesa dei corsi;

03 Gennaio 2004   15:08  New York  (WSI)

 

 

 

  La guerra in Iraq pianificata da Bush tre anni fa

11 Gennaio 2004   21:29   New York  (Ansa)  

L’attacco all’Iraq fu pianificato dall’amministrazione Bush fin da poche ore dopo l’insediamento nel gennaio 2001. Lo dice Paul O’Neill, ex segretario di stato americano al tesoro, “licenziato” da Bush alla fine del 2002. «Fin dall’inizio c’era la convinzione che Saddam fosse un male e che avrebbe dovuto essere cacciato» racconta O’Neill a Lesley Stahl, della rete televisiva Cbs «Per me la nozione di attacco preventivo, che cioè gli Stati Uniti abbiano il diritto unilaterale di fare qualsiasi cosa decidano, è veramente un po’ troppo».

L’intervista a O’Neill, che verrà trasmessa domenica alle 19 durante il programma 60 Minutes, è stata data per la presentazione di The Price of Loyalty, un libro scritto da Ron Suskind al quale O’Neill ha rilasciato una lunga intervista ed ha dato circa 30 mila documenti sull’amministrazione di George Bush.

Alcune rivelazioni contenute nel libro sono basate, oltre che sulle testimonianze di O’Neill e di altri funzionari governativi, anche su documenti segreti del Pentagono che circolavano già nei primi mesi del 2001.

Secondo Suskind, nei primi tre mesi del 2001 (cioè due anni prima dell’inizio della guerra), l’amministrazione stava studiando le opzioni militari per rimuovere Saddam Hussein dal potere e stava già pianificando il dopo-Saddam: l’organizzazione delle truppe per il mantenimento della pace, i tribunali per i crimini di guerra e il futuro del petrolio iracheno.

Secondo Susking, un documento del Pentagono intitolato Foreign Suitors For Iraqi Oilfields Contracts (stranieri interessati a contratti per i pozzi petroliferi iracheni) «parla di possibili contraenti da 30 o 40 paesi e quali avessero interesse al petrolio iracheno».

Nel libro si cita lo stupore di O’Neill perché nessuno durante le riunioni del National Security Council si chiedesse perché l’Iraq avrebbe dovuto essere invaso: «Il problema era solo trovare un modo per farlo. Il clima era questo. Il presidente diceva: trovatemi il modo per farlo».

Le affermazioni di Susking e O’Neill sono in parte confermate, secondo la Cbs , dall’inviata del network a Baghdad, Lisa Barron. Il portavoce del Consiglio nazionale iracheno, una coalizione di oppositori del regime di Saddam Hussein, ha detto alla Barron di «non essere sorpreso delle affermazioni di O’Neill. L’amministrazione Bush aprì dei canali con l’opposizione irachena subito dopo essere andata al potere e ci furono consultazioni su come rimuovere Saddam. Poco dopo aprimmo un ufficio a Washington».

Tra le altre affermazioni di O’Neill contenute nel libro una riguarda le riunioni del governo. Il presidente Bush, dice l’ex segretario al tesoro, era così disinteressato «che sembrava un cieco in mezzo a tanti sordi».

 

11 Gennaio 2004   21:29   New York  (Ansa)