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INDICE ARTICOLI

PARTE 2

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Finanza italiana

Interdetti Fiorani, Gnutti e Ricucci

Finanza italiana

Scandalo Fazio: ecco le accuse degli ispettori

Materie Prime - Petrolio

S&P abbassa l'outlook sull'Italia

Tassi USA e Materie Prime

Il toro è stanco ma non demorde. E' ora di biotech

Finanza italiana

Fondi oscurati dai quotidiani, SOS dei gestori

   

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ANSA  +++  Interdetti Gnutti, Ricucci e Fiorani  +++  La posizione del Governatore di Bankitalia si fa sempre più scomoda   +++  ANSA

mercoledì  3  agosto  2005   giovedì  18  agosto  2005   venerdì  26  agosto  2005
   
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   Interdetti Fiorani, Gnutti e Ricucci

Antonveneta, sì del giudice al sequestro di azioni e plusvalenze. Il gip Forleo accoglie tutte le richieste dei pm. "Atti premeditati e reiterati di pirateria finanziaria".

03 Agosto 2005   7:59   - Milano  (di Ferruccio Sansa)

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«Pirateria finanziaria». Così la definisce il gip Clementina Forleo al termine delle 90 pagine - divise in tre provvedimenti - che chiudono la prima fase dell´inchiesta Antonveneta. La decisione del giudice è di quelle che lasciano il segno: convalida del provvedimento di sequestro delle azioni. Sequestro delle plusvalenze realizzate con la compravendita dei titoli Antonveneta. E soprattutto interdizione da tutte le cariche ricoperte dai quattro personaggi chiave della scalata Antonveneta: da Gianpiero Fiorani (amministratore delegato della Banca Popolare Italiana) a Gianfranco Boni (direttore finanziario di Bpi), dall´immobiliarista romano Stefano Ricucci al finanziere bresciano Emilio Gnutti. Tutti e quattro dovranno comparire tra giovedì e venerdì davanti al gip per essere interrogati.

Il giudice Forleo ha soppesato ogni virgola, perché i tre provvedimenti che ha depositato ieri avranno effetti devastanti: un sequestro di plusvalenze per 100 milioni di euro (oltre alle azioni sequestrate una settimana fa). Per non dire dell´interdizione, che toglierà dalla scena economica – per i prossimi due mesi – i quattro protagonisti delle più clamorose operazioni finanziarie degli ultimi tempi. Un provvedimento forte, il cui senso si concentra nelle ultime pagine. Conclusioni che tracciano un ritratto d´insieme dell´ambiente in cui, secondo il gip e l´accusa, sarebbe maturato il reato: «Accanto agli atti di pirateria finanziaria posti in essere dagli attuali indagati – scrive Forleo – viene infatti drammaticamente alla luce un sistema istituzionale gravemente malato, restìo a prendere le distanze da logiche di favori e favoritismi, non certo consone ai capisaldi costituzionali». E ancora: «Le condotte manipolative degli indagati» sono «evidentemente premeditate e reiterate e non certo occasionali... nonché già collaudate in passato».

Una motivazione corposa, ma il giudice ha deciso che a parlare fossero soprattutto gli stessi accusati. Ecco allora la pubblicazione quasi integrale di decine e decine di intercettazioni. La convalida del sequestro delle azioni era prevedibile, dopo la procedura d´urgenza decisa dai pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti: «È evidente che la libera disponibilità delle azioni – scrive Forleo – possa consentire di portare a compimento il piano criminoso». Così il 40% delle azioni Antonveneta (quelle dei concertisti) restano sotto il controllo del custode giudiziario nominato dalla Procura, Emanuele Rimini. Più inatteso è stato il sequestro delle plusvalenze. Del resto l´intera inchiesta ha preso lo spunto proprio da qui: un gruppo di persone fisiche – molte vicine a Emilio Gnutti – che «hanno ricevuto, in un breve arco temporale, finanziamenti da 10 a 50 milioni di euro (per complessivi 550 milioni di euro) tutti impiegati per l´acquisto di azioni Antonveneta».

Infine, appunto, l´interdizione – una decisione quasi inedita, almeno a questi livelli – disposta applicando l´articolo 290 del codice di procedura penale. Da ieri pomeriggio, così, Fiorani, Boni, Ricucci e Gnutti non possono più esercitare le loro funzioni nelle società di cui sono alla guida: da Bpi (Fiorani e Boni) a Hopa e Gp Finanziaria (Gnutti) passando per Magiste (Ricucci). La legge prevede «il divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali e imprenditoriali... qualora si proceda per un delitto contro l´incolumità pubblica o contro l´economia pubblica, l´industria e il commercio». I quattro "interdetti" adesso possono solo aspettare: la misura scade tra due mesi, mentre la pausa feriale rende impossibile il ricorso al Tribunale del Riesame fino al 15 settembre.

Fonte - La Repubblica

   

 

 

 

 

 

Scandalo Fazio: i verbali di gola profonda

 

In Svizzera la tesoreria occulta per i 38 «concertisti» nella scalata Antonveneta. Ruberie personali. Una «ristretta cerchia di clienti che si arricchiscono senza rischi» con sistematiche operazioni di «insider trading» pilotate da Fiorani.

 

14 Agosto 2005  10:07  -  Milano  (di Paolo Biondani)

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Finanziamenti occulti ai 38 «concertisti», i presunti alleati occulti di Bpi (già Bpl) nella scalata ad Antonveneta. Ruberie personali di amministratori e dirigenti autorizzate dai vertici. Una «ristretta cerchia di clienti privilegiati» che si arricchiscono senza rischi con sistematiche operazioni di «insider trading» pilotate da Lodi. E mille rivelazioni sui conti della Bpl Suisse, la controllata che, secondo i pm, funzionava come «tesoreria occulta» del banchiere Fiorani. Ad aprire i primi squarci nella rete finanziaria segreta della banca di Lodi è Egidio Menclossi, fino al 2003 vicedirettore generale di Bpl Suisse, da maggio testimone chiave dell’inchiesta Antonveneta: una «gola profonda» in grado di descrivere dall’interno il «sistema Fiorani».

Le centinaia di pagine di interrogatori di Menclossi sollevano nuovi interrogativi sulle garanzie concesse dalla Bpl (ora Bpi) e sui patti per il riacquisto di azioni: sono gli stessi problemi che avevano convinto due ispettori di Bankitalia a mettere in dubbio la tenuta patrimoniale del gruppo bancario e a dare parere negativo all’Opa. Autorizzazione concessa dalla Banca d’Italia alla mezzanotte dell’11 luglio, nonostante il no degli ispettori, su intervento personale del Governatore Antonio Fazio.

 

I conti segreti delle scalate

«Ritengo di poter fornire utili indicazioni alla Procura sull’utilizzo di Bpl Suisse per estero-vestire operazioni riservate, finalizzate a scalate e/o a favorire singoli soggetti comunque utili alle strategie di Fiorani ... La Bpl era un rispettabilissimo istituto bancario finché non si è prestata ad azioni che stanno gettando discredito su una realtà produttiva che andrebbe invece salvaguardata». Si aprono così i verbali di Egidio Menclossi, 50 anni, assunto alla Bpl nel 1986, promosso direttore di varie filiali e nel febbraio 1999 diventato, «per espresso incarico di Fiorani», vicedirettore generale di Bpl Suisse (già Adamas): la controllata di Lugano che, secondo l’accusa, è la «tesoreria occulta» usata dal gruppo bancario di Lodi per finanziare riservatamente gli alleati nella scalata ad Antonveneta. Presentandosi ai pm, il testimone premette: «Sono stato licenziato dalla banca nel febbraio 2003 a causa dell’atteggiamento intransigente da me assunto dopo aver rilevato diverse irregolarità». Tra maggio e giugno, Menclossi ha riempito centinaia di pagine di verbali diventando la prima «gola profonda» del caso Bpl-Antonveneta.

 

La banca dell’insider e i privilegiati

«Il 7 gennaio 2004 ho presentato alla Procura elvetica un esposto su operazioni di insider trading, archiviato il 28 aprile 2004 per i motivi qui documentati: incompetenza territoriale, in quanto i reati sono stati commessi all’estero. Le operazioni dell’esposto erano state condotte da un sindaco e da un consigliere d’amministrazione che mi avevano detto di aver ricevuto l’indicazione direttamente da Fiorani». Dentro la banca, il caso era esploso già due anni fa. Sostiene Menclossi: «Sia Bpl che Efibanca avevano supportato l’acquisizione della Kamps da parte del gruppo Barilla e dunque i dirigenti di Bpl avevano informazioni privilegiate. Gli ordini d’acquisto poi spalmati sui conti dei clienti privilegiati provenivano direttamente dalla direzione Finanza, da Boni e/o Lucchini ... Decidemmo di eseguire un monitoraggio completo dei soggetti che avevano comprato Kamps. Mi accorsi così del conto di Besozzi e di altri acquisti richiesti da dipendenti di Bpl Suisse come Fiorenzo Indi e Marco Nichetti, il che ci indusse a emanare un divieto ad operare su tale titolo ... Tutti i beneficiari di informazioni riservate fanno parte di una ristretta cerchia...»

«...La società Coppe Investment, amministratore Brunello Donati, ha aperto nel 2001 un conto con beneficiario Roberto Araldi della Bpl Scarl e con procura a Francesco Ferrari. Qui sono confluiti circa 1,5 milioni di euro dalla banca Pkb con riferimento Donato Patrini, regional manager di Bpl Toscana. Araldi mi indicò Fiorani come la persona che gli aveva suggerito l’operazione».

 

«15 miliardi senza depositare una lira»

«Giuseppe Besozzi è un agricoltore del Lodigiano, azionista storico della Bpl, presentatomi da Silvano Spinelli, uomo di fiducia di Fiorani. Nel 2001 Besozzi acquistò titoli Kamps per oltre 15 miliardi di lire senza depositare neppure una lira, ossia con concessione di credito da Bpl Suisse garantita da fideiussione Bpl. Le azioni vennero vendute nel 2002 con 3 milioni di utile netto. Era un’operazione incredibile. Sono al corrente di operazioni analoghe sul titolo eBiscom ... Ho poi saputo che Besozzi ha avuto un affidamento di oltre 32 milioni di euro con fideiussione Bpl per l’acquisto di Antonveneta».

«Secondo quanto ho appreso da conoscenze nel mondo bancario elvetico, "Garlsson" avrebbe come beneficiario economico Stefano Ricucci: all’8 aprile 2005 aveva acquistato 5,1 milioni di azioni Antonveneta garantite da fideiussioni Bpl per 100 milioni di euro ... Mi risulta abbia pagato consegnando titoli Hopa a Maryland (Caltagirone) ... Ricucci mi era stato presentato come cliente importante conosciuto dalla direzione ... Maryland Inc. avrebbe come beneficiario Ignazio Caltagirone. Sempre all’8 aprile, aveva acquistato 1.100.000 azioni Antonveneta con fideiussioni Bpl per 10 milioni di euro ... Mi è stato riferito che Tracklyn è una società legata a Danilo Coppola, che mi risulta aver avuto un recente affidamento di 7,5 milioni garantito sempre da fideiussione Bpl per operare su Antonveneta e/o Bnl...» .

«...Sui 38 concertisti di Antonveneta, posso dire che Baietta, Bersani, Besozzi, Dordoni e Raimondi sono gestiti da Spinelli; Marini, Orsini e Roveda da Boni. Marini, che è stato un noto calciatore, ha conseguito con Antonveneta un utile di 6,3 milioni di euro».

 

«Malversazioni e ricatti»

«Quando ero in Bpl Suisse mi accorsi di importanti malversazioni di Filippo Montesi. Per recuperare quanto sottratto, nel 2000 proposi di congelare i due conti che deteneva per interposta persona: moglie ed ex segretaria. Quando Montesi lo seppe, mi disse testualmente: "Se mi congelate i fondi, parlerò con Mozzi che si rivolgerà direttamente a Fiorani e gli ricorderà la storia della Popolare di Crema". Era qualcosa che avrebbe nuociuto a Fiorani...».

«Sui titoli Popolare Crema l’ordine preciso era di piazzarli sui clienti, ma non indistintamente: solo su clienti selezionati e su dipendenti Bpl, cioè persone disponibili a venire in assemblea e votare a favore». «Dieci giorni prima dell’Opa su Crema, venni incaricato di verificare la quantità di azioni: scoprii così che avevamo meno del 30%. La mia direzione palesò preoccupazione, ma Fiorani rassicurò tutti del successo ... Alla fine i titoli furono conferiti da società offshore. Per non rivelare che dietro la "Summa" c'era la Bpl, per ben due anni non sono stati incassati i dividendi».

 

Il fondo dei misteri

«Il fondo Victoria & Eagle è stato costituito dalla famiglia Bassani, già proprietaria della Bi-Ticino, negli anni ’90. I comparti B e C però non sono alimentati dalla famiglia Bassani. Il comparto B è un "Umbrella Fund", per maggiore riservatezza, che contiene solo 7,4 milioni di azioni Bpl. Le quote sono della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, ma la Bpl ha un contratto di put. In sostanza il fondo può in ogni momento imporre a Bpl di riacquistare le azioni che ha in pancia. Nel comparto C ci sono soltanto 113 milioni di obbligazioni convertibili Fingruppo Holding. Anche qui esiste un contratto put che obbliga la Bpl al riacquisto...».

«Un’altra operazione enorme è stata effettuata sul titolo Autostrade dalla società HD2, oltre che dalla solita Coppe Investment e dal signor Besozzi ... Sul conto HD2, il 15 maggio 2003, veniva contabilizzato, fuori dal sistema informatico e con totale falsificazione dei documenti sia della banca svizzera che nella Bpl italiana, un’operazione di trading costruita a tavolino sul titolo Alstom. Sono anch’io azionista di Bpl e mi ritengo danneggiato da amministratori che hanno sfruttato la loro funzione a scopo di arricchimento personale. ..».

 

Le perdite di Ricucci

«Ricordo un'operazione sui cambi euro-dollaro per circa 100 milioni di euro che portò a un’elevata perdita in capo a Ricucci ... Signorili mi chiese un significativo trasferimento delle nostre garanzie anche a causa di gravi perdite sul titolo Microsoft ... Poi tentarono di scaricare su di me la responsabilità dell’esposizione al limite della normativa ... Ricucci in un incontro riservato si rese disponibile a intercedere a mio favore con Fiorani. Gli chiesi di non fare nulla».

 

 

Fonte - Corriere della Sera

 

 

 

 

 

   Scandalo Fazio: ecco le accuse degli ispettori

I verbali delle deposizioni davanti ai pm di Milano. «Così lo pseudo-governatore impose il sì alla scalata Fiorani». L'inchiesta sul caso Antonventa. C'era il rischio di un buco da 1,5 a 2 miliardi di euro per la Banca Popolare di Lodi.

11 Agosto 2005   9:57   - Milano  (di Paolo Biondani, Giuseppe Guastella)

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È stato il rischio di un buco macroscopico da 1,5 a 2 miliardi di euro nei bilanci della Banca popolare italiana a far decidere agli ispettori della Banca d’Italia di negare l’autorizzazione all’offerta pubblica di acquisto della stessa ex Lodi sulle azioni di Antonveneta.

Via libera, invece, poi concesso dal Governatore Antonio Fazio con un clamoroso intervento personale che ha segnato la prima spaccatura nella storia di Bankitalia tra struttura tecnica e vertice decisionale. Spaccatura documentata nei dettagli dagli atti dell’inchiesta milanese, oggi non più segreti perché depositati ai legali di tutte le parti in causa. Quella voragine, tanto grande da richiamare alla mente i crac Parmalat e Cirio, rischia di crearsi nelle casse della banca lodigiana quando bisognerà coprire i finanziamenti fatti ai 18 concertisti (correntisti finanziati in modo occulto dalla stessa banca per scalare Antonveneta) e gli accordi riservati (put and call) con le banche e con i finanzieri alleati nella scalata.

RIVELAZIONI - A rivelare questa previsione catastrofica, nonché i retroscena della decisione di Fazio, sono i verbali degli ispettori e i brogliacci che riassumono le intercettazioni dell’inchiesta milanese per aggiotaggio. In particolare Claudio Clemente, uno degli ispettori di Bankitalia, spiega agli inquirenti milanesi: «Il patto parasociale con gli altri soggetti coinvolti nel concerto ha effetti patrimoniali significativi» che si ripercuoteranno sul bilancio di chiusura 2005 a causa della possibilità che la banca debba rimborsare gli stessi soggetti. La testimonianza di Clemente conferma l’esistenza di un «asse» di fatto tra gli ispettori scrupolosi di Bankitalia e i pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti che indagano sull’espansione del banchiere Gianpiero Fiorani

E mentre gli investigatori (davvero pochi per le ferie) sono al lavoro, oggi pomeriggio i vertici della Popolare Italiana si riuniranno per il terzo consiglio di amministrazione in una settimana. Non ci sarà l’amministratore delegato Gianpiero Fiorani, sospeso dalla carica per due mesi dal gip Clementina Forleo che ha «congelato» le azioni della Antonveneta detenute da lui e dai suoi alleati (i finanzieri Emilio Gnutti con i tre fratelli Lonati, gli immobiliaristi Stefano Ricucci e Danilo Coppola) e ha sequestrato 100 milioni di euro guadagnati come capital gain dai 18 concertisti grazie alla manovra.

STRATEGIE E INDAGINI - Il vertice della ex Lodi dovrà individuare le strategie per il futuro. Come quella che riguarda il consolidamento del patrimonio, la cui solidità è stata messa in discussione proprio dall’ispettore della Banca d’Italia e ora confermata dal declassamento stabilito dall’agenzia Moody’s. Fermata l’opa, ora si parla di un possibile compromesso tra la Bpi e gli olandesi dell’Abn Amro, protagonisti dello scontro che ha dato il via all’inchiesta. Da Amsterdam arrivano segnali di una qualche disponibilità a trovare una soluzione, azione della magistratura a parte. Ma il cda di Bpi dovrà anche tracciare le basi per raccogliere le informazioni richieste dalla Banca d’Italia che ha invitato l’istituto a fornire chiarimenti proprio sulla solidità del patrimonio e sull’andamento dell’aumento di capitale.

In queste ore la Gdf di Milano sta eseguendo una serie di verifiche, a partire dal conto corrente vincolato della ex Lodi presso la filiale a Londra della Deutsche Bank, legato proprio alla questione del patrimonio di Bpi. Ma dalle indagini milanesi emergono anche nuovi elementi sulla scalata a Bnl tra i quali il rapporto privilegiato tra Bankitalia e Unipol.

Fonte -  Corriere della Sera

 

 

 

ANSA  +++  S&P declassa l'economia italiana  +++  Il Governo mira alle rendite finanziarie  +++  ANSA

sabato  20  agosto  2005   martedì  23  agosto  2005   sabato  27  agosto  2005
   
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   S&P abbassa l'outlook sull'Italia

08 Agosto 2005   14:17   - Roma

L’Italia sia quella di Governo che di opposizione mostra estreme divisioni interne per cui è difficile prevedere, anche dopo le elezioni, l’effettiva attuazione di una politica incisiva per ridurre il debito pubblico e la percentuale deficit/Pil.

Questa in breve sintesi la motivazione di Standard&Poor’s l’agenzia di rating statunitense che ha portato stabili a negative le prospettive della valutazione (l’outlook) assegnata all'Italia aprendo la porta a una possibile riduzione del rating nel giro di 18 mesi.

I rating sono stati confermati ad 'AA-' sul lungo termine e 'A-1+' sul breve. Ma già nello scorso mese di luglio l'agenzia aveva abbassato di un gradino il giudizio di lungo termine sull'Italia e da allora, avverte S&P, le prospettive di bilancio sono ulteriormente peggiorate.

All'epoca infatti l'agenzia prevedeva un graduale rientro del rapporto tra debito e prodotto interno lordo mentre oggi S&P's ritiene che il debito possa raggiungere il 110% del Pil nel 2007.

"La revisione dell'outlook riflette i crescenti rischi negativi per le finanze pubbliche italiane in un contesto di bassa crescita e minori pressioni tra stati membri dell'Unione per l'indebolimento del Patto di Stabilità e Crescita", spiega l'analista di S&P's Moritz Kraemer.

"Nessuno dei due maggiori raggruppamenti politici ha presentato una strategia puntuale per affrontare gli squilibri di bilancio", si legge nel comunicato di S&P's.

"Dal momento che tanto il centro-destra quanto il centro-sinistra soffrono di profonde divisioni interne, sarà difficile per entrambi intraprendere dopo le elezioni una strategia di consolidamento sufficientemente decisa da portare a un sostenuto miglioramento fiscale e strutturale".

I rating, invece, sono rimasti stabili anche per il mutamento di atteggiamento del governo nei confronti delle misure una-tantum: ''escludendo l'effetto di queste misure - viene precisato - la gestione del budget 2005 appare soddisfacente e il target fissato dall'esecutivo al 4,3%, per quanto riguarda il deficit, realistico. Nonostante ciò - puntualizza S&P - un progresso futuro presenta più dubbi e il deficit del 2006 dovrebbe avvicinarsi, con ogni probabilità, al 5% del prodotto interno lordo''.

E sulla stessa lunghezza d’onda arriva il commento del ministro dell’Economia Domenico Siniscalco. “La decisione di Standard and Poors – sottolinea Siniscalco - non è legata al 2005, di cui anzi si commentano positivamente alcuni andamenti di bilancio. Al contrario è dovuta all’incertezza oggettiva sull'evoluzione della situazione politica ed economica nel medio periodo legata alle elezioni del 2006. Essa riflette sfiducia verso il futuro, più che giudizi sul presente. Ciò che il Governo deve fare fin dai prossimi giorni per migliorare la fiducia - conclude il ministro - è assumere decisioni sulle questioni irrisolte ed attuare senza indugio la politica economica concordata con l'Unione Europea, il cui principale obiettivo è quello della crescita”.

Una buona notizia, invece, arriva da Moody’s. L’altro colosso per la valutazione del debito ha infatti fatto sapere di non avere nessuna intenzione di cambiare il rating o l’outlook e di non ritenerli sotto pressione.

Fonte - Miaeconomia.it

 

 

 

 

 

 

BORSE, GLI OPERATORI VEDONO ROSA

Venerdì  12  Agosto  2005

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Ancora ottimismo sui mercati azionari. E saranno soprattutto i listini del vecchio continente a fare da traino. Questo il dato più importanti che si evidenzia da uno studio sulle previsioni di fine settembre dell' Assiom, l' associazione che rappresenta gli operatori sui mercati finanziari (banche, Sim, assicurazioni e aziende che svolgono attività sul mercato dei capitali). 

Il 62% degli operatori li vede in crescita, il 5% in forte rialzo, saranno stabili per il 18%. Qualche punto meno positivi sono visti i mercati Usa. Sia per l' indice Dow Jones che per il Nasdaq un moderato rialzo è previsto dal 59% degli operatori, mentre il 24% vede il mercato stabile. Più incerto il Giappone, dove il 41% vede Tokio in crescita moderata, il 34% stabile e il 13% in cauto ribasso.

”Per fine settembre quindi - secondo lo studio dell’Assiom - torna decisamente l' ottimismo tra gli operatori. L' atteso ritocco in alto dei tassi Usa ha confermato le previsioni degli analisti e i segnali di ripresa delle economie vengono percepiti ora con più concretezza. Si conferma quindi - afferma l' Assiom – l’attesa di una discreta positività sui mercati azionari che potrebbe preludere ad un interessante e vivace ultimo trimestre dell' anno”.

Sul piano dei mercati obbligazionari, il 54% degli operatori vede un moderato ribasso ed il 28% prevede stabilità. Leggere differenze per i Treasusy Usa: le percentuali sono meno sbilanciate verso previsioni di moderato ribasso atteso dal 51% degli operatori (stabilità per il 26%).

Molto incerte invece le previsioni sul piano dei cambi. Con il 36% degli operatori che li vede stabili con un valore di riferimento intorno a 1,20 nel rapporto euro/dollaro, ancora il 36% prevede invece un moderato rialzo della prima moneta e il 27% un moderato ribasso.  

Fonte - Morningstar.it

 

 

 

 

 

 

   Il toro è stanco ma non demorde. E' ora di biotech

Ralph Acampora, probabilmente il più noto analista tecnico di Wall Street, predica prudenza, ma non troppa: «Non è ancora il momento di uscire da New York». «I nuovi cavalli? Chip ed energia. E niente costruzioni».

16 Agosto 2005   10:02  -  Milano  (di Vincenzo Sciarretta)

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Ralph Acampora, probabilmente il più noto analista tecnico di Wall Street, predica prudenza. Ma non troppa. «Il Toro ormai dà qualche segno di stanchezza. Anzi, sembra decisamente invecchiato. Anche se non ha ancora esaurito tutte le energie. Così, qualche tema interessante non manca. In prima fila vedo la biotecnologia, i semiconduttori e il settore energia». Insomma, per l’esperto Wall Street non è poi messa così male in salute. Da metà marzo lo S&P’s 500 è cresciuto da quota 1.138 a 1.240. Produzione e investimenti vanno a gonfie vele, mentre la Federal Reserve procede nella sua graduale ascesa dei tassi senza cambiare rotta.

Ma le cronache di questi giorni sono piene di articoli sul rincaro del petrolio. In passato, l'aumento delle materie prime ha provocato l’aumento dell’inflazione e il ridimensionato del mercato azionario. Dobbiamo preoccuparci?

No, non ancora. Certo, quel concetto è corretto, storicamente vero. Ma proviamo ad analizzare la congiuntura dal punto di vista delle Borse, invece che dall’angolo delle commodity. L’andamento robusto delle azioni suggerisce un’economia globale in gran forma. Questo è, peraltro, confermato anche dai dati macro. Non dimentichiamo che nel 2004 il mondo è cresciuto al tasso più elevato degli ultimi 20 anni. E la galoppata continua.

Quindi è lo stato di salute dell’economia globale a spingere i prezzi delle risorse di base?

Esatto. Certo, prima o poi l’andamento dell’oro nero rischia di minare la profittabilità delle aziende. Ma credo che il giorno del giudizio sia ancora lontano. Non ci sono ragioni per anticipare i tempi, perciò propendo per uno scenario positivo.

Che cosa suggerisce a proposito dell’inflazione e dei tassi d’interesse negli Stati Uniti?

I rendimenti seguono una leggera parabola ascendente. Mi aspetto il decennale fra il 4,6% e il 5% entro il 2006. Ritengo, però, che non si tratti di una minaccia seria per le piazze finanziarie.

Quale area d’investimento considera più promettente?

Probabilmente la biotecnologia. Essa non è soggetta alle bizzarrie del petrolio o dei tassi d’interesse. È preferibile alla farmaceutica perché è un settore dove sono presenti un numero notevole di nuovi prodotti. Se guardiamo poi all’analisi tecnica, diversi titoli hanno già rotto al rialzo, con la prospettiva di guadagni ulteriori.

Che cosa conviene fare per partecipare a questa ondata?

La strategia giusta è quella di comprare sulle correzioni. Un giardinetto di società dell’indice Amex Biotechnology (simbolo: BTK) rappresenta un veicolo ideale per gli investitori.

Ci sono dei settori del listino che sta evitando perché troppo rischiosi?

Sì, le costruzioni. Credo che il continuo aumento del costo del denaro raffredderà gli animi.

Quale strategia per i petroliferi?

È improntata alla fiducia. Attualmente le compagnie petrolifere rappresentano solo il 9,5% della capitalizzazione di Borsa a Wall Street. Credo che, nel tempo, la percentuale salirà al 25% sostenuta dall’espansione dei profitti. Ci saranno delle correzioni, anche dolorose, ma conviene tenersi stretti questi titoli.

Il prezzo dell’energia salirà ancora?

L’orientamento tecnico è orientato al rialzo. Fino a poco tempo fa avevo un obiettivo a 66-67 dollari al barile. Ora l’ho ritoccato a quota 75.

Qualche altro gruppo di azioni che giudica promettente?

Bisogna tener presente che la tendenza Toro, partita nell’ottobre del 2002, ormai ha 35 mesi. Questo, intendiamoci, non significa che un’inversione sia imminente. Ma un passaggio di leadership sì. I semiconduttori hanno tutte le caratteristiche per fare bene.

Fonte - Bloomberg - Borsa & Finanza

 

 

 

 

   Fondi oscurati dai quotidiani, SOS dei gestori

 

Dopo il Corriere anche La Stampa elimina le pagine con le quotazioni dei prodotti di risparmio gestito. Allarme trasparenza.

 

3 Agosto 2005  8:23  -  Milano  (di Anna Messia)

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Fondi comuni cancellati con un colpo di bianchetto dai grandi quotidiani nazionali. Dopo il Corriere della Sera anche La Stampa ha deciso di non pubblicare più le quotazioni dei prodotti di risparmio gestito. Il giornale del gruppo Rcs ha eliminato le tabelle il 20 luglio scorso, contestualmente all’avvio del nuovo formato.

Mentre è di ieri la decisione de La Stampa di trasferire le informazioni on line. «Le quotazioni di tutti i fondi d’investimento e delle Sicav si possono trovare ogni giorno nella sezione soldi del sito Internet», avvisava ieri il quotidiano torinese. Che cosa c’è dietro la decisione del secondo e terzo quotidiano nazionale di non pubblicare più queste informazioni? Forse i fondi, che nel 2004 hanno subìto riscatti netti superiori a 12 miliardi, non interessano più al grande pubblico. Ma la scelta dei due quotidiani potrebbe incidere negativamente sulla trasparenza e dunque sulla credibilità di questi prodotti d’investimento.

A sollevare dubbi sono gli stessi protagonisti del risparmio gestito. «Queste scelte editoriali mi preoccupano - dice Carlo Gentili, amministratore delegato di Nextam Partners - Da un punto di vista educativo per il risparmiatore è completamente sbagliato. Paradossalmente, se le cancellazioni delle tabelle fossero state dettate da ragioni di spazio, sarebbe stato meglio eliminare le quotazioni dei singoli titoli. Altrimenti - continua Gentili - si rischia di invogliare il grande pubblico a comprare azioni invece dei fondi comuni, aumentando considerevolmente il rischio di perdite». Anche Assogestioni non sembra avere gradito la novità. «Non ci fa certo piacere perché il risparmiatore medio deve avere la possibilità di essere informato - dice Guido Cammarano, presidente dell’associazione che rappresenta l’industria del risparmio gestito - Ma fortunatamente le fonti informative per conoscere le quotazioni dei fondi restano tante».

Non del tutto negativo è invece il giudizio di Giorgio Giovannini, country manager in Italia di Henderson Global Investors: «Con la pubblicazione quotidiana del valore dei fondi il risparmiatore a volte è indotto a seguire eccessivamente l’andamento dei suoi investimenti. Non sapendo magari che, se sceglie di liquidare, il valore della quota che riceve non è quello che legge sul giornale il giorno del disinvestimento ma quello di qualche giorno dopo. La pubblicazione dovrebbe quindi essere meno frequente, ma certamente non dovrebbe scomparire del tutto». L’ultima parola spetta però ai lettori. Se le telefonate di protesta, che già hanno intasato i centralini dei giornali, continueranno, forse si potrà tornare alle origini. E sarebbe il segno che questi prodotti interessano ancora anche al grande pubblico.

 

 

Fonte - Finanza&Mercati