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Interdetti Fiorani, Gnutti e
Ricucci
Antonveneta, sì del giudice al sequestro di azioni e plusvalenze.
Il gip Forleo accoglie tutte le richieste dei pm. "Atti premeditati e reiterati
di pirateria finanziaria".
03 Agosto 2005
7:59
-
Milano (di Ferruccio
Sansa)
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«Pirateria finanziaria». Così la definisce il
gip Clementina Forleo al termine delle 90 pagine - divise in tre
provvedimenti - che chiudono la prima fase dell´inchiesta Antonveneta. La decisione del giudice è di quelle che
lasciano il segno: convalida del provvedimento di sequestro delle azioni.
Sequestro delle plusvalenze realizzate con la compravendita dei titoli
Antonveneta. E soprattutto interdizione da tutte le cariche ricoperte dai
quattro personaggi chiave della scalata Antonveneta: da Gianpiero Fiorani
(amministratore delegato della Banca Popolare Italiana) a Gianfranco Boni
(direttore finanziario di Bpi), dall´immobiliarista romano Stefano Ricucci al
finanziere bresciano Emilio Gnutti. Tutti e quattro dovranno comparire tra
giovedì e venerdì davanti al gip per essere interrogati.
Il giudice Forleo ha soppesato ogni virgola,
perché i tre provvedimenti che ha depositato ieri avranno effetti devastanti: un
sequestro di plusvalenze per 100 milioni di euro (oltre alle azioni sequestrate
una settimana fa). Per non dire dell´interdizione, che toglierà dalla scena
economica – per i prossimi due mesi – i quattro protagonisti delle più clamorose
operazioni finanziarie degli ultimi tempi. Un provvedimento forte, il cui
senso si concentra nelle ultime pagine. Conclusioni che tracciano un ritratto
d´insieme dell´ambiente in cui, secondo il gip e l´accusa, sarebbe maturato il
reato: «Accanto agli atti di pirateria finanziaria posti in essere dagli attuali
indagati – scrive Forleo – viene infatti drammaticamente alla luce un sistema
istituzionale gravemente malato, restìo a prendere le distanze da logiche di
favori e favoritismi, non certo consone ai capisaldi costituzionali». E ancora:
«Le condotte manipolative degli
indagati» sono «evidentemente premeditate e reiterate e non certo occasionali...
nonché già collaudate in passato».
Una motivazione corposa, ma il
giudice ha deciso che a parlare fossero soprattutto gli stessi accusati. Ecco
allora la pubblicazione quasi integrale di decine e decine di intercettazioni.
La convalida del sequestro delle azioni era prevedibile, dopo la procedura
d´urgenza decisa dai pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti: «È evidente che la
libera disponibilità delle azioni – scrive Forleo – possa consentire di portare
a compimento il piano criminoso». Così il 40% delle azioni Antonveneta (quelle
dei concertisti) restano sotto il controllo del custode giudiziario nominato
dalla Procura, Emanuele Rimini. Più inatteso è stato il sequestro delle
plusvalenze. Del resto l´intera inchiesta ha preso lo spunto proprio da qui: un
gruppo di persone fisiche – molte vicine a Emilio Gnutti – che «hanno ricevuto,
in un breve arco temporale, finanziamenti da 10 a 50 milioni di euro (per
complessivi 550 milioni di euro) tutti impiegati per l´acquisto di azioni
Antonveneta».
Infine, appunto, l´interdizione – una
decisione quasi inedita, almeno a questi livelli – disposta applicando
l´articolo 290 del codice di procedura penale. Da ieri pomeriggio, così,
Fiorani, Boni, Ricucci e Gnutti non possono più esercitare le loro funzioni
nelle società di cui sono alla guida: da Bpi (Fiorani e Boni) a Hopa e Gp
Finanziaria (Gnutti) passando per Magiste (Ricucci). La legge prevede «il
divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali e
imprenditoriali... qualora si proceda per un delitto contro l´incolumità
pubblica o contro l´economia pubblica, l´industria e il commercio». I quattro
"interdetti" adesso possono solo aspettare: la misura scade tra due mesi, mentre
la pausa feriale rende impossibile il ricorso al Tribunale del Riesame fino al
15 settembre.

Fonte - La Repubblica
Scandalo Fazio: i verbali di gola profonda
In Svizzera la
tesoreria occulta per i 38 «concertisti» nella scalata Antonveneta.
Ruberie personali. Una «ristretta cerchia di clienti che si
arricchiscono senza rischi» con sistematiche operazioni di «insider
trading» pilotate da Fiorani.
14 Agosto 2005 10:07 -
Milano (di Paolo Biondani)
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Finanziamenti occulti ai 38
«concertisti», i presunti alleati occulti di Bpi (già Bpl) nella scalata
ad Antonveneta. Ruberie personali di amministratori e dirigenti
autorizzate dai vertici. Una «ristretta cerchia di clienti privilegiati»
che si arricchiscono senza rischi con sistematiche operazioni di «insider
trading» pilotate da Lodi. E mille rivelazioni sui conti della Bpl
Suisse, la controllata che, secondo i pm, funzionava come «tesoreria
occulta» del banchiere Fiorani. Ad aprire i primi squarci nella rete
finanziaria segreta della banca di Lodi è Egidio Menclossi, fino al 2003
vicedirettore generale di Bpl Suisse, da maggio testimone chiave
dell’inchiesta Antonveneta: una «gola profonda» in grado di descrivere
dall’interno il «sistema Fiorani».
Le centinaia di pagine di interrogatori
di Menclossi sollevano nuovi interrogativi sulle garanzie concesse dalla
Bpl (ora Bpi) e sui patti per il riacquisto di azioni: sono gli stessi
problemi che avevano convinto due ispettori di Bankitalia a mettere in
dubbio la tenuta patrimoniale del gruppo bancario e a dare parere
negativo all’Opa. Autorizzazione concessa dalla Banca d’Italia alla
mezzanotte dell’11 luglio, nonostante il no degli ispettori, su
intervento personale del Governatore Antonio Fazio.
I conti segreti delle
scalate
«Ritengo di poter fornire utili
indicazioni alla Procura sull’utilizzo di Bpl Suisse per estero-vestire
operazioni riservate, finalizzate a scalate e/o a favorire singoli
soggetti comunque utili alle strategie di Fiorani ... La Bpl era un
rispettabilissimo istituto bancario finché non si è prestata ad azioni
che stanno gettando discredito su una realtà produttiva che andrebbe
invece salvaguardata». Si aprono così i verbali di Egidio Menclossi, 50
anni, assunto alla Bpl nel 1986, promosso direttore di varie filiali e
nel febbraio 1999 diventato, «per espresso incarico di Fiorani»,
vicedirettore generale di Bpl Suisse (già Adamas): la controllata di
Lugano che, secondo l’accusa, è la «tesoreria occulta» usata dal gruppo
bancario di Lodi per finanziare riservatamente gli alleati nella scalata
ad Antonveneta. Presentandosi ai pm, il testimone premette: «Sono stato
licenziato dalla banca nel febbraio 2003 a causa dell’atteggiamento
intransigente da me assunto dopo aver rilevato diverse irregolarità».
Tra maggio e giugno, Menclossi ha riempito centinaia di pagine di
verbali diventando la prima «gola profonda» del caso Bpl-Antonveneta.
La banca dell’insider e
i privilegiati
«Il 7 gennaio 2004 ho presentato alla
Procura elvetica un esposto su operazioni di insider trading, archiviato
il 28 aprile 2004 per i motivi qui documentati: incompetenza
territoriale, in quanto i reati sono stati commessi all’estero. Le
operazioni dell’esposto erano state condotte da un sindaco e da un
consigliere d’amministrazione che mi avevano detto di aver ricevuto
l’indicazione direttamente da Fiorani». Dentro la banca, il caso era
esploso già due anni fa. Sostiene Menclossi: «Sia Bpl che Efibanca
avevano supportato l’acquisizione della Kamps da parte del gruppo
Barilla e dunque i dirigenti di Bpl avevano informazioni privilegiate.
Gli ordini d’acquisto poi spalmati sui conti dei clienti privilegiati
provenivano direttamente dalla direzione Finanza, da Boni e/o Lucchini
... Decidemmo di eseguire un monitoraggio completo dei soggetti che
avevano comprato Kamps. Mi accorsi così del conto di Besozzi e di altri
acquisti richiesti da dipendenti di Bpl Suisse come Fiorenzo Indi e
Marco Nichetti, il che ci indusse a emanare un divieto ad operare su
tale titolo ... Tutti i beneficiari di informazioni riservate fanno
parte di una ristretta cerchia...»
«...La società Coppe Investment,
amministratore Brunello Donati, ha aperto nel 2001 un conto con
beneficiario Roberto Araldi della Bpl Scarl e con procura a Francesco
Ferrari. Qui sono confluiti circa 1,5 milioni di euro dalla banca Pkb
con riferimento Donato Patrini, regional manager di Bpl Toscana. Araldi
mi indicò Fiorani come la persona che gli aveva suggerito l’operazione».
«15 miliardi senza
depositare una lira»
«Giuseppe Besozzi è un agricoltore del
Lodigiano, azionista storico della Bpl, presentatomi da Silvano
Spinelli, uomo di fiducia di Fiorani. Nel 2001 Besozzi acquistò titoli
Kamps per oltre 15 miliardi di lire senza depositare neppure una lira,
ossia con concessione di credito da Bpl Suisse garantita da fideiussione
Bpl. Le azioni vennero vendute nel 2002 con 3 milioni di utile netto.
Era un’operazione incredibile. Sono al corrente di operazioni analoghe
sul titolo eBiscom ... Ho poi saputo che Besozzi ha avuto un affidamento
di oltre 32 milioni di euro con fideiussione Bpl per l’acquisto di
Antonveneta».
«Secondo quanto ho appreso da
conoscenze nel mondo bancario elvetico, "Garlsson" avrebbe come
beneficiario economico Stefano Ricucci: all’8 aprile 2005 aveva
acquistato 5,1 milioni di azioni Antonveneta garantite da fideiussioni
Bpl per 100 milioni di euro ... Mi risulta abbia pagato consegnando
titoli Hopa a Maryland (Caltagirone) ... Ricucci mi era stato presentato
come cliente importante conosciuto dalla direzione ... Maryland Inc.
avrebbe come beneficiario Ignazio Caltagirone. Sempre all’8 aprile,
aveva acquistato 1.100.000 azioni Antonveneta con fideiussioni Bpl per
10 milioni di euro ... Mi è stato riferito che Tracklyn è una società
legata a Danilo Coppola, che mi risulta aver avuto un recente
affidamento di 7,5 milioni garantito sempre da fideiussione Bpl per
operare su Antonveneta e/o Bnl...» .
«...Sui 38 concertisti di Antonveneta,
posso dire che Baietta, Bersani, Besozzi, Dordoni e Raimondi sono
gestiti da Spinelli; Marini, Orsini e Roveda da Boni. Marini, che è
stato un noto calciatore, ha conseguito con Antonveneta un utile di 6,3
milioni di euro».
«Malversazioni e
ricatti»
«Quando ero in Bpl Suisse mi accorsi di
importanti malversazioni di Filippo Montesi. Per recuperare quanto
sottratto, nel 2000 proposi di congelare i due conti che deteneva per
interposta persona: moglie ed ex segretaria. Quando Montesi lo seppe, mi
disse testualmente: "Se mi congelate i fondi, parlerò con Mozzi che si
rivolgerà direttamente a Fiorani e gli ricorderà la storia della
Popolare di Crema". Era qualcosa che avrebbe nuociuto a Fiorani...».
«Sui titoli Popolare Crema l’ordine
preciso era di piazzarli sui clienti, ma non indistintamente: solo su
clienti selezionati e su dipendenti Bpl, cioè persone disponibili a
venire in assemblea e votare a favore». «Dieci giorni prima dell’Opa su
Crema, venni incaricato di verificare la quantità di azioni: scoprii
così che avevamo meno del 30%. La mia direzione palesò preoccupazione,
ma Fiorani rassicurò tutti del successo ... Alla fine i titoli furono
conferiti da società offshore. Per non rivelare che dietro la "Summa"
c'era la Bpl, per ben due anni non sono stati incassati i dividendi».
Il fondo dei misteri
«Il fondo Victoria & Eagle è stato
costituito dalla famiglia Bassani, già proprietaria della Bi-Ticino,
negli anni ’90. I comparti B e C però non sono alimentati dalla famiglia
Bassani. Il comparto B è un "Umbrella Fund", per maggiore riservatezza,
che contiene solo 7,4 milioni di azioni Bpl. Le quote sono della
Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, ma la Bpl ha un contratto di
put. In sostanza il fondo può in ogni momento imporre a Bpl di
riacquistare le azioni che ha in pancia. Nel comparto C ci sono soltanto
113 milioni di obbligazioni convertibili Fingruppo Holding. Anche qui
esiste un contratto put che obbliga la Bpl al riacquisto...».
«Un’altra operazione enorme è stata
effettuata sul titolo Autostrade dalla società HD2, oltre che dalla
solita Coppe Investment e dal signor Besozzi ... Sul conto HD2, il 15
maggio 2003, veniva contabilizzato, fuori dal sistema informatico e con
totale falsificazione dei documenti sia della banca svizzera che nella
Bpl italiana, un’operazione di trading costruita a tavolino sul titolo
Alstom. Sono anch’io azionista di Bpl e mi ritengo danneggiato da
amministratori che hanno sfruttato la loro funzione a scopo di
arricchimento personale. ..».
Le perdite di Ricucci
«Ricordo un'operazione sui cambi
euro-dollaro per circa 100 milioni di euro che portò a un’elevata
perdita in capo a Ricucci ... Signorili mi chiese un significativo
trasferimento delle nostre garanzie anche a causa di gravi perdite sul
titolo Microsoft ... Poi tentarono di scaricare su di me la
responsabilità dell’esposizione al limite della normativa ... Ricucci in
un incontro riservato si rese disponibile a intercedere a mio favore con
Fiorani. Gli chiesi di non fare nulla».

Fonte -
Corriere
della Sera
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Scandalo Fazio: ecco le accuse
degli ispettori
I verbali
delle deposizioni davanti ai pm di Milano. «Così lo pseudo-governatore impose il
sì alla scalata Fiorani». L'inchiesta sul caso Antonventa. C'era il rischio di
un buco da 1,5 a 2 miliardi di euro per la Banca Popolare di Lodi.
11 Agosto 2005
9:57
- Milano (di Paolo Biondani, Giuseppe
Guastella)
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È stato il rischio di un buco
macroscopico da 1,5 a 2 miliardi di euro nei bilanci della Banca popolare
italiana a far decidere agli ispettori della Banca d’Italia di negare
l’autorizzazione all’offerta pubblica di acquisto della stessa ex Lodi sulle
azioni di Antonveneta.
Via libera, invece, poi concesso
dal Governatore Antonio Fazio con un clamoroso intervento personale che ha
segnato la prima spaccatura nella storia di Bankitalia tra struttura tecnica e
vertice decisionale. Spaccatura documentata nei dettagli dagli atti
dell’inchiesta milanese, oggi non più segreti perché depositati ai legali di
tutte le parti in causa. Quella voragine, tanto grande da richiamare alla mente
i crac Parmalat e Cirio, rischia di crearsi nelle casse della banca lodigiana
quando bisognerà coprire i finanziamenti fatti ai 18 concertisti (correntisti
finanziati in modo occulto dalla stessa banca per scalare Antonveneta) e gli
accordi riservati (put and call) con le banche e con i finanzieri alleati nella
scalata.
RIVELAZIONI - A rivelare questa
previsione catastrofica, nonché i retroscena della decisione di Fazio, sono i
verbali degli ispettori e i brogliacci che riassumono le intercettazioni
dell’inchiesta milanese per aggiotaggio. In particolare Claudio Clemente, uno
degli ispettori di Bankitalia, spiega agli inquirenti milanesi: «Il patto
parasociale con gli altri soggetti coinvolti nel concerto ha effetti
patrimoniali significativi» che si ripercuoteranno sul bilancio di chiusura 2005
a causa della possibilità che la banca debba rimborsare gli stessi soggetti. La
testimonianza di Clemente conferma l’esistenza di un «asse» di fatto tra gli
ispettori scrupolosi di Bankitalia e i pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti che
indagano sull’espansione del banchiere Gianpiero Fiorani
E mentre gli investigatori
(davvero pochi per le ferie) sono al lavoro, oggi pomeriggio i vertici della
Popolare Italiana si riuniranno per il terzo consiglio di amministrazione in una
settimana. Non ci sarà l’amministratore delegato Gianpiero Fiorani, sospeso
dalla carica per due mesi dal gip Clementina Forleo che ha «congelato» le azioni
della Antonveneta detenute da lui e dai suoi alleati (i finanzieri Emilio Gnutti
con i tre fratelli Lonati, gli immobiliaristi Stefano Ricucci e Danilo Coppola)
e ha sequestrato 100 milioni di euro guadagnati come capital gain dai 18
concertisti grazie alla manovra.
STRATEGIE E INDAGINI - Il
vertice della ex Lodi dovrà individuare le strategie per il futuro. Come quella
che riguarda il consolidamento del patrimonio, la cui solidità è stata messa in
discussione proprio dall’ispettore della Banca d’Italia e ora confermata dal
declassamento stabilito dall’agenzia Moody’s. Fermata l’opa, ora si parla di un
possibile compromesso tra la Bpi e gli olandesi dell’Abn Amro, protagonisti
dello scontro che ha dato il via all’inchiesta. Da Amsterdam arrivano segnali di
una qualche disponibilità a trovare una soluzione, azione della magistratura a
parte. Ma il cda di Bpi dovrà anche tracciare le basi per raccogliere le
informazioni richieste dalla Banca d’Italia che ha invitato l’istituto a fornire
chiarimenti proprio sulla solidità del patrimonio e sull’andamento dell’aumento
di capitale.
In queste ore la Gdf di Milano
sta eseguendo una serie di verifiche, a partire dal conto corrente vincolato
della ex Lodi presso la filiale a Londra della Deutsche Bank, legato proprio
alla questione del patrimonio di Bpi. Ma dalle indagini milanesi emergono anche
nuovi elementi sulla scalata a Bnl tra i quali il rapporto privilegiato tra
Bankitalia e Unipol.

Fonte - Corriere
della Sera
S&P abbassa l'outlook sull'Italia
08 Agosto
2005 14:17
-
Roma
L’Italia sia quella di Governo che di
opposizione mostra estreme divisioni interne per cui è difficile prevedere,
anche dopo le elezioni, l’effettiva attuazione di una politica incisiva per
ridurre il debito pubblico e la percentuale deficit/Pil.
Questa in breve sintesi la
motivazione di Standard&Poor’s l’agenzia di rating statunitense che ha
portato stabili a negative le prospettive della valutazione (l’outlook)
assegnata all'Italia aprendo la porta a una possibile riduzione del rating nel
giro di 18 mesi.
I rating sono stati confermati
ad 'AA-' sul lungo termine e 'A-1+' sul breve. Ma già nello scorso mese di
luglio l'agenzia aveva abbassato di un gradino il giudizio di lungo termine
sull'Italia e da allora, avverte S&P, le prospettive di bilancio sono
ulteriormente peggiorate.
All'epoca infatti l'agenzia
prevedeva un graduale rientro del rapporto tra debito e prodotto interno lordo
mentre oggi S&P's ritiene che il debito possa raggiungere il 110% del Pil
nel 2007.
"La revisione dell'outlook riflette i
crescenti rischi negativi per le finanze pubbliche italiane in un contesto di
bassa crescita e minori pressioni tra stati membri dell'Unione per
l'indebolimento del Patto di Stabilità e Crescita", spiega l'analista di
S&P's Moritz Kraemer.
"Nessuno dei due maggiori
raggruppamenti politici ha presentato una strategia puntuale per affrontare gli
squilibri di bilancio", si legge nel comunicato di S&P's.
"Dal momento che tanto il
centro-destra quanto il centro-sinistra soffrono di profonde divisioni interne,
sarà difficile per entrambi intraprendere dopo le elezioni una strategia di
consolidamento sufficientemente decisa da portare a un sostenuto miglioramento
fiscale e strutturale".
I rating, invece, sono rimasti
stabili anche per il mutamento di atteggiamento del governo nei confronti delle
misure una-tantum: ''escludendo l'effetto di queste misure - viene precisato -
la gestione del budget 2005 appare soddisfacente e il target fissato
dall'esecutivo al 4,3%, per quanto riguarda il deficit, realistico. Nonostante
ciò - puntualizza S&P - un progresso futuro presenta più dubbi e il deficit
del 2006 dovrebbe avvicinarsi, con ogni probabilità, al 5% del prodotto interno
lordo''.
E sulla stessa lunghezza d’onda arriva il
commento del ministro dell’Economia Domenico Siniscalco. “La decisione di
Standard and Poors – sottolinea Siniscalco - non è legata al 2005, di cui anzi
si commentano positivamente alcuni andamenti di bilancio. Al contrario è dovuta
all’incertezza oggettiva sull'evoluzione della situazione politica ed economica
nel medio periodo legata alle elezioni del 2006. Essa riflette sfiducia
verso il futuro, più che giudizi sul presente. Ciò che il Governo deve fare fin
dai prossimi giorni per migliorare la fiducia - conclude il ministro - è
assumere decisioni sulle questioni irrisolte ed attuare senza indugio la
politica economica concordata con l'Unione Europea, il cui principale obiettivo
è quello della crescita”.
Una buona notizia, invece,
arriva da Moody’s. L’altro colosso per la valutazione del debito ha infatti
fatto sapere di non avere nessuna intenzione di cambiare il rating o l’outlook e
di non ritenerli sotto pressione.

Fonte - Miaeconomia.it
BORSE, GLI OPERATORI VEDONO
ROSA
Venerdì
12 Agosto 2005
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Ancora ottimismo sui
mercati azionari. E saranno soprattutto i listini del vecchio continente a
fare da traino. Questo il dato più importanti che si evidenzia da uno
studio sulle previsioni di fine settembre dell' Assiom, l' associazione
che rappresenta gli operatori sui mercati finanziari (banche, Sim,
assicurazioni e aziende che svolgono attività sul mercato dei
capitali).
Il 62% degli operatori li
vede in crescita, il 5% in forte rialzo, saranno stabili per il 18%.
Qualche punto meno positivi sono visti i mercati Usa. Sia per l' indice
Dow Jones che per il Nasdaq un moderato rialzo è previsto dal 59% degli
operatori, mentre il 24% vede il mercato stabile. Più incerto il Giappone,
dove il 41% vede Tokio in crescita moderata, il 34% stabile e il 13% in
cauto ribasso.
”Per fine settembre quindi
- secondo lo studio dell’Assiom - torna decisamente l' ottimismo tra gli
operatori. L' atteso ritocco in alto dei tassi Usa ha confermato le
previsioni degli analisti e i segnali di ripresa delle economie vengono
percepiti ora con più concretezza. Si conferma quindi - afferma l' Assiom
– l’attesa di una discreta positività sui mercati azionari che potrebbe
preludere ad un interessante e vivace ultimo trimestre dell' anno”.
Sul piano dei mercati
obbligazionari, il 54% degli operatori vede un moderato ribasso ed il 28%
prevede stabilità. Leggere differenze per i Treasusy Usa: le percentuali
sono meno sbilanciate verso previsioni di moderato ribasso atteso dal 51%
degli operatori (stabilità per il 26%).
Molto incerte invece le
previsioni sul piano dei cambi. Con il 36% degli operatori che li vede
stabili con un valore di riferimento intorno a 1,20 nel rapporto
euro/dollaro, ancora il 36% prevede invece un moderato rialzo della prima
moneta e il 27% un moderato ribasso.

Fonte - Morningstar.it
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Il toro è stanco ma non demorde. E' ora di
biotech
Ralph
Acampora, probabilmente il più noto analista tecnico di Wall Street, predica
prudenza, ma non troppa: «Non è ancora il momento di uscire da New York». «I
nuovi cavalli? Chip ed energia. E niente costruzioni».
16 Agosto
2005 10:02
- Milano (di Vincenzo Sciarretta)
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Ralph Acampora, probabilmente il più noto
analista tecnico di Wall Street, predica prudenza. Ma non troppa. «Il
Toro ormai dà qualche segno di stanchezza. Anzi, sembra decisamente invecchiato.
Anche se non ha ancora esaurito tutte le energie. Così, qualche tema
interessante non manca. In prima fila vedo la biotecnologia, i semiconduttori e
il settore energia». Insomma, per
l’esperto Wall Street non è poi messa così male in salute. Da metà marzo
lo S&P’s 500 è cresciuto da quota 1.138 a 1.240. Produzione e investimenti
vanno a gonfie vele, mentre la Federal Reserve procede nella sua graduale ascesa
dei tassi senza cambiare rotta.
Ma le cronache di questi giorni sono piene di
articoli sul rincaro del petrolio. In passato, l'aumento delle materie prime ha
provocato l’aumento dell’inflazione e il ridimensionato del mercato azionario.
Dobbiamo preoccuparci?
No, non ancora. Certo, quel concetto è
corretto, storicamente vero. Ma proviamo ad analizzare la congiuntura dal punto
di vista delle Borse, invece che dall’angolo delle commodity. L’andamento
robusto delle azioni suggerisce un’economia globale in gran forma. Questo è,
peraltro, confermato anche dai dati macro. Non dimentichiamo che nel 2004 il
mondo è cresciuto al tasso più elevato degli ultimi 20 anni. E la galoppata
continua.
Quindi è lo stato di salute
dell’economia globale a spingere i prezzi delle risorse di base?
Esatto. Certo, prima o poi l’andamento dell’oro nero
rischia di minare la profittabilità delle aziende. Ma credo che il giorno del
giudizio sia ancora lontano. Non ci sono ragioni per anticipare i tempi,
perciò propendo per uno scenario positivo.
Che cosa suggerisce a proposito
dell’inflazione e dei tassi d’interesse negli Stati Uniti?
I rendimenti seguono una leggera
parabola ascendente. Mi aspetto il decennale fra il 4,6% e il 5% entro il 2006.
Ritengo, però, che non si tratti di una minaccia seria per le piazze
finanziarie.
Quale area d’investimento considera più
promettente?
Probabilmente la biotecnologia. Essa non è
soggetta alle bizzarrie del petrolio o dei tassi d’interesse. È preferibile alla
farmaceutica perché è un settore dove sono presenti un numero notevole di nuovi
prodotti. Se guardiamo poi all’analisi tecnica, diversi titoli hanno già
rotto al rialzo, con la prospettiva di guadagni ulteriori.
Che cosa conviene fare per
partecipare a questa ondata?
La strategia giusta è quella di
comprare sulle correzioni. Un giardinetto di società dell’indice Amex
Biotechnology (simbolo: BTK) rappresenta un veicolo ideale per gli investitori.
Ci sono dei settori del listino che sta evitando perché troppo rischiosi?
Sì, le costruzioni. Credo che il continuo
aumento del costo del denaro raffredderà gli animi.
Quale
strategia per i petroliferi?
È improntata alla fiducia. Attualmente le
compagnie petrolifere rappresentano solo il 9,5% della capitalizzazione di Borsa
a Wall Street. Credo che, nel tempo, la percentuale salirà al 25% sostenuta
dall’espansione dei profitti. Ci saranno delle correzioni, anche dolorose, ma
conviene tenersi stretti questi titoli.
Il prezzo dell’energia salirà ancora?
L’orientamento tecnico è orientato al rialzo.
Fino a poco tempo fa avevo un obiettivo a 66-67 dollari al barile. Ora l’ho
ritoccato a quota 75.
Qualche altro gruppo di azioni
che giudica promettente?
Bisogna tener presente che la tendenza Toro,
partita nell’ottobre del 2002, ormai ha 35 mesi. Questo, intendiamoci, non
significa che un’inversione sia imminente. Ma un passaggio di leadership
sì. I semiconduttori hanno tutte le caratteristiche per fare
bene.

Fonte - Bloomberg - Borsa & Finanza
Fondi oscurati dai quotidiani, SOS dei gestori
Dopo
il Corriere anche La Stampa elimina le pagine con le quotazioni dei prodotti di
risparmio gestito. Allarme trasparenza.
3 Agosto 2005 8:23 -
Milano (di Anna Messia)
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Fondi comuni cancellati con un colpo di
bianchetto dai grandi quotidiani nazionali. Dopo il Corriere della Sera anche La
Stampa ha deciso di non pubblicare più le quotazioni dei prodotti di risparmio
gestito. Il giornale del gruppo Rcs ha eliminato le tabelle il 20 luglio scorso,
contestualmente all’avvio del nuovo formato.
Mentre è di ieri la decisione de La Stampa di
trasferire le informazioni on line. «Le quotazioni di tutti i fondi
d’investimento e delle Sicav si possono trovare ogni giorno nella sezione soldi
del sito Internet», avvisava ieri il quotidiano torinese. Che cosa c’è dietro la
decisione del secondo e terzo quotidiano nazionale di non pubblicare più queste
informazioni? Forse i fondi, che nel 2004 hanno subìto riscatti netti superiori
a 12 miliardi, non interessano più al grande pubblico. Ma la scelta dei due
quotidiani potrebbe incidere negativamente sulla trasparenza e dunque sulla
credibilità di questi prodotti d’investimento.
A sollevare dubbi sono gli stessi protagonisti
del risparmio gestito. «Queste scelte editoriali mi preoccupano - dice Carlo
Gentili, amministratore delegato di Nextam Partners - Da un punto di vista
educativo per il risparmiatore è completamente sbagliato. Paradossalmente, se le
cancellazioni delle tabelle fossero state dettate da ragioni di spazio, sarebbe
stato meglio eliminare le quotazioni dei singoli titoli. Altrimenti - continua
Gentili - si rischia di invogliare il grande pubblico a comprare azioni invece
dei fondi comuni, aumentando considerevolmente il rischio di perdite».
Anche Assogestioni non sembra avere gradito la novità. «Non ci fa certo piacere perché
il risparmiatore medio deve avere la possibilità di essere informato - dice
Guido Cammarano, presidente dell’associazione che rappresenta l’industria del
risparmio gestito - Ma fortunatamente le fonti informative per conoscere le
quotazioni dei fondi restano tante».
Non del tutto negativo è invece il giudizio di
Giorgio Giovannini, country manager in Italia di Henderson Global Investors:
«Con la pubblicazione quotidiana del valore dei fondi il risparmiatore a volte è
indotto a seguire eccessivamente l’andamento dei suoi investimenti. Non sapendo
magari che, se sceglie di liquidare, il valore della quota che riceve non è
quello che legge sul giornale il giorno del disinvestimento ma quello di qualche
giorno dopo. La pubblicazione dovrebbe quindi essere meno frequente, ma
certamente non dovrebbe scomparire del tutto». L’ultima parola spetta però ai
lettori. Se le telefonate di protesta, che già hanno intasato i centralini dei
giornali, continueranno, forse si potrà tornare alle origini. E sarebbe il segno
che questi prodotti interessano ancora anche al grande pubblico.
Fonte -
Finanza&Mercati
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